Semplificando si cancella anche la scuola che però ha più di 800 studenti

da La Tecnica della Scuola

Di Pasquale Almirante

Siccome è in corso la cancellazione di alcuni decreti regi, troppo vecchi per essere ancora validi o per avere ragione di esistere, ingombrando carpette e brogliacci, non si è fatto caso che fra tanta inutili carta c’era pure il decreto che istituiva l’istituto ‘Giovanni Da Castiglione’ di Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo.

Sorpresa e incredulità del dirigente, difronte alla notifica con cui si cancellava la sua scuola: “Visto che ho appena finito la maturità, dove tante volte ho sentito Pirandello, mi fa piacere sapere che siamo diventati ‘Il fu Liceo Giovanni da Castiglione‘. Così, con citazione giustamente pirandelliana, ma che poteva essere   anche kafkiana, sul tipo dei gendarmi che arrestano senza motivi apparenti, il preside dell’istituto ‘Giovanni Da Castiglione’ parlando a LaPresse.

Certamente si è trattato di un errore e a cui è posto rimedio, con una serie di emendamenti ‘riparativi’ annunciati dal governo, anche se a causarlo è stato il ministero della Semplificazione che – come riconosciuto la stessa ministra Maria Elisabetta Casellati – ha cancellato decine di decreti regi risalenti al periodo 1870-1946.

E, come si diceva, tra i tanti inutili anche molti altri provvedimenti che avevano un impatto importante ancora oggi e che sono utili all’amministrazione dei ministeri e al funzionamento di numerose istituzioni pubbliche. E tra queste amministrazioni pubbliche, c’era anche proprio la scuola toscana.

“Non credo che l’esistenza di una scuola, che ha ad oggi più di ottocento studenti ed è un punto di riferimento culturale di tutta la Valdichiana, dipenda solo da un regio decreto”, sottolinea il dirigente. E poi conclude: “Noi ci siamo e simpaticamente invito la ministra Casellati a venirci a trovare, così da constatare di persona il nostro stato in vita. L’accoglieremo col sorriso”.

Legge 95 del 4 luglio 2024 settore scuola contro la povertà educativa

da La Tecnica della Scuola

Di Salvatore Pappalardo

La legge n° 95 di conversione del decreto n°60 del 7 maggio 2024, occupandosi di politiche di coesione all’art. 29 detta disposizioni in materia d’istruzione e di contrasto alla povertà educativa.

Contrasto alla povertà educativa

Al fine di ridurre i divari territoriali e infrastrutturali nelle «regioni meno sviluppate” è autorizzato un piano da 200 milioni di euro, per il potenziamento delle infrastrutture per lo sport nelle scuole.

Potenziare l’istruzione tecnica e professionale

Al fine di potenziare l’istruzione tecnica e professionale nelle regioni meno sviluppate, è autorizzato un piano da 150 milioni di euro per la realizzazione di laboratori innovativi e avanzati per lo sviluppo di specifiche competenze tecniche e professionali connesse con i relativi indirizzi di studio.

Percorso integrato 0/6 anni

Per rafforzare e migliorare l’offerta educativa nella fascia di età 0-6 anni è autorizzata la spesa di 100 milioni di euro, per la fornitura di arredi didattici innovativi anche nelle strutture oggetto di finanziamento nelle regioni meno sviluppate.

Dispersione scolastica e proroga contratti personale ausiliario

Al fine di contrastare la dispersione scolastica e ridurre i divari territoriali e negli apprendimenti nell’ambito in esecuzione del piano «Agenda Sud», le istituzioni scolastiche statali del primo e del secondo ciclo di istruzione possono stipulare, contratti per incarichi temporanei di personale ausiliario a tempo determinato in favore del personale assunto ai sensi dell’articolo 21, comma 4-bis.2, del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 agosto 2023, n. 112, fino al 15 giugno 2024. Fermo restante che in caso di rinuncia all’incarico, le istituzioni scolastiche possono attingere dalle rispettive graduatorie d’istituto.

Pagamento personale ATA impegnati nei progetti PNRR

Prevede il pagamento del personale amministrativo, tecnico e ausiliario impegnato temporaneamente per lo svolgimento di attività di supporto tecnico, per la realizzazione dei progetti PNRR.

Ecco il prof per stranieri a scuola

da La Tecnica della Scuola

Di Pasquale Almirante

Sarebbe pronto il piano del ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara per sostenere lo studio dei ragazzi stranieri nelle scuole italiane: un prof e corsi pomeridiani per potenziare lo studio della lingua.

Il primo passo sarebbe la verifica delle conoscenze linguistiche per poi fare partire i corsi.

L’accelerazione da parte del ministero sarebbe dovuto al fato che fra due mesi riaprono le scuole e dunque appare indispensabile l’approvazione del decreto che, con le misure urgenti per il regolare avvio dell’anno scolastico, dovrebbe essere convertito nelle prossime settimane, prima della pausa estiva. In caso contrario non si farebbe in tempo per attuarlo a settembre.

Sembra intanto che per “studente straniero” si intenda semplicemente l’alunno che si iscrive per la prima volta al sistema di istruzione nazionale e che dimostra di non averne le competenze di base per studiare in classe con gli alunni italiani perché carente della conoscenza della lingua.

In quelle classi allora, si legge anche sul Messaggero,  che hanno almeno il 20% di studenti stranieri, iscritti  per la prima volta senza le competenze linguistiche di base, arriverà un docente dedicato, secondo un parametro per cui su 25 alunni, ad esempio, gli stranieri devono essere almeno 5 per avere il professore.

L’individuazione degli alunni carenti di lingua italiana, verrà accertata secondo il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue, mentre le singole scuole, che lo riterranno opportuno, potranno stipulare accordi con i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti. Ma dovranno pure predisporre i Piani didattici personalizzati e avviare, da settembre, attività di potenziamento didattico in orario extracurricolare.

Come d’altra parte è noto, queste iniziative del ministero sono avviate anche per  lottare contro la dispersione scolastica degli studenti stranieri,  che supera il 30%, soprattutto nel Mezzogiorno. In Europa l’Italia si trova al terzo posto per tasso di dispersione dietro solo alla Romania che arriva al 15,3% e alla Spagna con il 13,3%. La media nazionale del 12,7%

Assegnazione provvisoria 2024, può essere richiesta anche da chi ha gravi esigenze di salute

da La Tecnica della Scuola

Di Lucio Ficara

Una nostra lettrice ci chiede se avendo la precedenza dell’art.21 della legge 104/92, ha diritto a richiedere assegnazione provvisoria in una provincia dove è seguita da strutture specialistiche per una sua grave patologia. Rispondiamo che se l’esigenza di salute è opportunamente documentata nella sua particolare gravità e il motivo della scelta della provincia è strettamente collegato alle cure e all’assistenza che il richiedente potrebbe avere, allora, a prescindere dal ricongiungimento ad un familiare, la domanda di assegnazione provvisoria può essere fatta.

Motivi per richiedere assegnazione provvisoria

Vediamo di elencare quali sono i motivi per la richiesta di assegnazione provvisoria:

  1. ricongiungimento ai figli o agli affidati di minore età con provvedimento giudiziario;
  2. ricongiungimento al coniuge o alla parte dell’unione civile o al convivente, ivi compresi parenti o affini, purché la stabilità della convivenza risulti da certificazione anagrafica;
  3. ricongiungimento al genitore.
  4. gravi esigenze di salute del richiedente comprovate da idonea certificazione sanitaria;

Non esiste un ordine di priorità per il ricongiungimento, ma l’aspirante ha l’opportunità di scegliere a chi vuole ricongiungersi, anche in caso fosse coniugato o avesse figli. Questo significa che la docente coniugata e con figli, può tranquillamente optare per il ricongiungimento al genitore.

È necessario sapere che non esiste il bisogno della convivenza anagrafica quando si chiede il ricongiungimento al coniuge o alla parte dell’unione civile, quando si chiede il ricongiungimento ai figli e ai genitori.

Cosa si intende per gravi esigenze di salute

Nel CCNI 2019-2022 e in nessun altra intesa di ultrattività, nemmeno nelle note del CCNI utilizzazioni, si specifica cosa si intende per gravi esigenze di salute. Tuttavia il termine “gravi”, riferito alle esigenze di salute, fa comprendere che non sia sufficiente avere una invalidità o lo status di disabilità senza connotazione di gravità, ma necessita invece che in una idonea certificazione sanitaria, venga specificata una gravità dello stato di salute e la necessità di cure specifiche, in strutture ospedaliere in cui si è in cura e in ambienti utili al benessere del richiedente. Per esempio gli emodializzati sono soggetti che hanno una grave esigenza di salute, il personale con una certificazione art.3, comma 3 della legge 104/92, ha una condizione grave di salute, il peronale docente o Ata che svolge terapie salvavita ha una condizione grave di salute.

Educazione motoria in tutte le classi di primaria. Ci sono le condizioni?

da Tuttoscuola

In occasione dell’approvazione del voto di fiducia alla Camera sul Decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, cosiddetto “Coesione” (ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione), è stato presentato un ordine del giorno da parte dal deputato del Partito Democratico Mauro Berruto, ex CT della nazionale italiana maschile di pallavolo, che, apprezzato anche dai partititi di maggioranza, è stato approvato all’unanimità.

L’O.d.G. chiede di estendere l’insegnamento dell’educazione motoria nelle prime tre classi della scuola primaria, affidandolo a docenti con titolo idoneo.

L’on. Berruto ha sottolineato l’importanza di investire nella cultura del movimento fin dai primi anni di scuola: “I primi tre anni della primaria sono il luogo dove nasce la scintilla della cultura del movimento. Chiediamo che ci siano risorse e si identifichi la cultura del movimento come un investimento”.

La proposta è indubbiamente interessante, ma, se davvero dovesse essere attuata nelle attuali condizioni delle scuole primarie, potrebbe trovare notevoli limitazioni. Da un lato potrebbe avere l’ok del MEF, perché sarebbe a costo zero (i prof. di educazione motoria sostituirebbero i docenti attuali di primaria), ma dall’altro sarebbe una estensione della attuale riforma avviata per le quarte e quinte classi, imputabile della serie “nozze con i fichi secchi”. Perché?

La cultura del movimento, posta al centro dell’O.d.G. Berruto, presuppone luoghi idonei, cioè palestre o luoghi opportunamente adattati. Che in buona parte non ci sono.

Gli ultimi dati relativi all’edilizia scolastica pubblicati nel Portale unico dl MIM per il 2022-23 sono disarmanti in proposito.

Meno del 42% degli edifici che ospitano scuole primarie sono dotati di locali-palestre.

Probabilmente una minima parte di scuole primarie può utilizzare la palestra di una scuola secondaria vicina. È stimabile che la metà o poco più delle scuole primarie possa comunque avvalersi di palestra o locale idonei.

Gli alunni delle altre scuole dovranno accontentarsi di attività motorie pressoché simboliche, ben lontane da quelle condizioni che dovrebbero favorire “la scintilla della cultura del movimento” di cui all’OdG Berruto.

Per una risposta credibile occorrerà investire risorse cospicue per la costruzione o adattamento di locali-palestre. E ci vorranno anni…

Qualche speranza in proposito la desta il nuovo, presidente di Sport e Salute, la società partecipata al 100% dal ministero dell’Economia che si occupa dello sviluppo dell’attività sportiva e dei corretti stili di vita, Marco Mezzaroma, che in una intervista al Sole 24 Ore ha affermato che “Le carenze delle scuole italiane, tra poche palestre e scarsa formazione, sono ataviche ma stiamo intervenendo. Nell’anno scolastico 2023/24 i progetti “Scuola attiva” realizzati in collaborazione con il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, il Dipartimento dello Sport e il ministero dell’Istruzione, in base alla legge 234 del 2001, nei due filoni kids per la scuola primaria e junior per la secondaria e di I grado hanno coinvolto 11.200 scuole,1o4mila classi e 2,1 milioni di alunni e alunne, in quasi 4mila comuni. Al programma, cui abbiamo destinato 13,4 milioni, hanno aderito anche 44 tra Federazioni e Discipline sportive per favorire l’orientamento degli studenti”.

Poi sulla questione impianti ha spiegato: “Dobbiamo conoscere dove sono e in che stato versano le strutture per dar vita a un Piano regolare dell’impiantistica. Ci sono oltre 6200 impianti non funzionanti e 57 mai completati, specie al Sud. Dalle richieste degli enti locali, in gran parte proprietari delle strutture, sappiamo che c’è un fabbisogno enorme”.

Se son rose, fioriranno…