Esame di Stato: il tema a carattere storico

A volte ritornano…
Esame di Stato: il tema a carattere storico

di Maria Grazia Carnazzola

Il 25 novembre scorso è stata pubblicata la circolare n.2197, avente per oggetto: esame di Stato conclusivo dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado a.s.2019/2020- indicazioni.

A pagina 2 si legge: “Prima prova-Traccia di ambito storico. Per quanto attiene alla prima prova scritta di italiano si rappresenta ce, ferma restando la struttura e le tipologie testuali definite nel quadro di riferimento di cui al D.M. n° 767 del 26 novembre 2018, l’onorevole Ministro ha inteso prevedere, con D.M. n°1095 del 21 novembre 2019, che almeno una delle tracce della tipologia B (analisi e produzione di un testo argomentativo) debba riguardare l’ambito storico.

La scelta è motivata dalla consapevolezza che la storia costituisce disciplina fondamentale per la formazione degli studenti di tutti i percorsi di studio e che vada, quindi, valorizzata anche nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione.”

Sorvolando sul curioso passaggio riguardante le intenzioni dell’onorevole ministro, segnalo che il secondo ciclo di istruzione e formazione ha come riferimento unitario il profilo educativo, culturale e professionale indicato nel decreto legislativo 17 ottobre 2005, n.226, allegato A), ed è finalizzato:

  1. alla crescita educativa, culturale e professionale dei giovani, per trasformare la molteplicità dei saperi in un sapere unitario, dotato di senso, ricco di motivazioni;
  2. allo sviluppo di una autonomia di giudizio e di pensiero critico;
  3. all’esercizio della responsabilità personale e sociale.

Se ci riferiamo poi alle competenze chiave del 2018 e all’importanza che viene assegnata a Cittadinanza e Costituzione, il contributo che l’insegnamento/apprendimento della storia può apportare alla formazione di adulti consapevoli è evidente.

Ben venga, allora, il ritorno della traccia di ambito storico alla prima prova scritta. Il problema vero, però, è che pochissimi candidati hanno scelto, in passato, di orientarsi sulla traccia a carattere storico e spesso, dal colloquio emerge una preparazione superficiale e frammentaria proprio in storia. Per dieci anni ho svolto la funzione di presidente di commissione e, in tutti gli indirizzi, con qualche leggera deviazione verso l’alto nei Licei, la percentuale dei candidati che orientava la propria scelta sul tema a carattere storico era residuale, risibile. In genere ne scaturivano lavori di tutto rispetto, ma se sono due su cinquanta qualche domanda è opportuno porsela.

La Storia.

Il problema, allora, non è tanto, o non solo, quello di reinserire il tema di storia in sede di esame di stato, la domanda rimanda al cosa e al come si insegna quando si parla di Storia, al rapporto tra Storia, storia insegnata e pratiche didattiche. Quale Storia insegnare? Quali sono i fondamentali della conoscenza storica? Quali i processi cognitivi e le operazioni mentali sollecitati e costruiti? Quali le relazioni tra descrizione, narrazione, argomentazione? Quali rapporti tra conoscenza storica, atteggiamento storico, identità personale, culturale e sociale?  Che relazione c’è tra fatto storico, testo storico e conoscenza storica?

Lo Storico costruisce la Storia, a partire dal presente, sollecitato dal particolare concetto di passato come realtà conoscibile, la cui conoscenza può influenzare il modo di pensare il presente e di rappresentare il futuro. Lo Storico, come tutti quelli che si interrogano sul passato, è uomo del presente con una particolare “attrezzatura cognitiva” che gli deriva, anche, dall’educazione. Il passato è infinito e caotico, la prima operazione da fare per indagarlo è tematizzare. La tematizzazione richiede la periodizzazione e informazioni specifiche, da ricercare nelle fonti, ordinate secondo gli operatori di successione o di contemporaneità, la datazione e la cronologia. Per passare dalla cronistoria alla storiografia, bisogna ragionare sui concetti di evento, mutamento/ permanenza, lunga durata, congiuntura… da leggere attraverso la problematizzazione: perché è successo, in che relazione l’evento sta con, quali le congiunture… È questo il momento della spiegazione che attribuisce “scientificità” all’evocazione e alla ciclicità. Perchè la spiegazione sia completa e lo sguardo sia complessivo è necessario inserire le relazioni spaziali con concetti quali distanza, localizzazione, mondializzazione/globalizzazione, estensione…

La storia insegnata

Tenendo fermi i tre diversi elementi fatto storico, testo storico e conoscenza storica, provo a sintetizzare.

Il fatto storico è l’oggetto della ricostruzione e dell’analisi; il modello di fatto storico costituisce la matrice del processo di conoscenza che si concretizza attraverso la ricostruzione, la problematizzazione e la spiegazione.

Il testo storico è fondamentale per costruire la conoscenza del fatto storico, tematizzato e integrato; ogni blocco del testo prepara la comprensione dei blocchi successivi e può essere trasformato in una mappa delle conoscenze che può generare nuovi testi e, integrando altre mappe, costituisce la conoscenza storica che crea mentalità storica e identità culturale, personale e sociale. È necessario rendere evidenti i diversi processi, superando il mero racconto dei fatti, esplicitando che tra passato e conoscenza storiografica ci sono due mediazioni: l’attività di ricerca e la modalità di comunicazione scelta e praticata. Lo storico non riproduce i fatti ma produce informazioni sui fatti, raggruppati, rielaborati, organizzati attraverso operazioni cognitive e restituiti nella forma della comunicazione storica, dove gli elementi interpretativi sono supportati da appositi referenti, unendo efficacemente descrizione- narrazione-argomentazione. La forma della comunicazione non veicola solo nozioni e conoscenze, ma anche schemi e modelli conoscitivi.

La costruzione di ogni conoscenza storiografica potrebbe seguire alcune regole che possono poi costituire una matrice di trasversalità per tutte le discipline: a) assegnare significati alle informazioni fattuali; b) assegnare referenti ai significati, alle interpretazioni, alle generalizzazioni; d) eliminare valutazioni e giudizi che attengono al campo delle opinioni; e) contenere la tendenza a ripetere concetti e significazioni senza riferimenti fattuali.

Per concludere.

Ritengo che lo studio e la conoscenza storica possano contribuire alla formazione e alla costruzione di quelle abilità del cittadino, indispensabili per contribuire alla vita sociale consapevolmente, valutando e giudicando con spirito critico, partecipando e non parteggiando. Talmon, ne Le origini della democrazia, sostiene che “…gli atteggiamenti mentali di base, una volta cristallizzati, sono la reale sostanza della storia”.

Ecco allora l’importanza di parlare di democrazia, sia come governo del popolo sia come governo per il popolo, sottolineando che la definizione che ne davano gli Ateniesi è molto più chiara e diretta di quella che diamo noi; la chiarezza derivava dal numero di coloro che erano coinvolti nelle decisioni: I cittadini maggiorenni di sesso maschile, contrariamente a quanto avveniva nel governo di pochi (aristocrazia o oligarchia) o di uno solo (monarchia o tirannia). Per noi è tutto più complesso sia per i criteri di inclusione, sia per quelli di decisione. La distinzione attuale tra Stato e governo, che rappresentano due entità che incarnano la separazione tra la volontà sovrana e volontà di chi la esercita temporaneamente, pone il problema del come preservare le libertà fondamentali dell’individuo. Qui la distinzione tra democrazia totalitaria e democrazia liberale può aiutarci a comprendere. La storia ci può insegnare la differenza tra “libertà da” e “libertà di” o che libertà e eguaglianza non sono la stessa cosa.  Scriveva A. de Tocqueville “Io penso che i popoli democratici provino per la libertà un gusto naturale: abbandonati a sé stessi, la cercano, l’amano e se ne distaccano con dolore. Ma essi hanno per l’eguaglianza una passione ardente, insaziabile, eterna, invincibile: vogliono l’eguaglianza nella libertà e, se non possono ottenerla, la vogliono anche nella schiavitù”.  Possiamo riflettere con i ragazzi sulla differenza tra eguaglianza e omologazione? E fra omologazione e globalizzazione? Il presente deve essere reso conoscibile dalla scuola, attraverso strumenti culturali forti e la costruzione di un orizzonte di valutazione ampio e razionale.

Bibliografia

J.L.Talmon, Le origini della democrazia totalitaria, p. 21, Il Mulino, Bologna,1967;

N. Bobbio, Il futuro della democrazia, Einaudi, Torino,1984;

A. de Tocqueville, La democrazia in America. BUR Rizzoli, Milano 1999;

Alessandro Mulier, Democrazia totalitaria, Donzelli Editore, Roma 2019;

D.L.vo 17-10-2005, n.226.

Competenze chiave- Raccomandazioni UE 22.5.2018.