Studenti in piazza contro Legge di bilancio e Alternanza

da la Repubblica

Studenti in piazza contro Legge di bilancio e Alternanza

Nella “Giornata internazionale” manifestazioni e sit-in a Roma e in 40 città. Tafferugli a Milano. In mutande e vestiti con le tute blu: “No al lavoro gratuito”. Il 24 si fermano le università

Corrado Zunino

Ci sono gli studenti in mutande di prima mattina alla Piramide di Roma e quelli in tuta blu la notte prima al ministero dell’Istruzione. C’è anche un po’ di carosello, come sempre, nella nuova manifestazione scolastica e universitaria nel Paese, oggi in quaranta piazze d’Italia. La ricorrenza, 17 novembre, è quella dello studente cecoslovacco di Medicina, Jan Oppetal, ucciso nel 1939 dai nazisti durante l’occupazione, atto a cui seguì una violenta repressione con nove studenti e professori giustiziati senza processo. Prendendo lo spunto storico, in tutta Europa i ragazzi manifestano e qui in Italia le questioni del momento sono duela Legge di bilancio, considerata insufficiente, e l’Alternanza scuola lavoro, per la quale il ministero dell’Istruzione continua a raccontare storie riuscite e gli studenti oppongono fallimenti e sfruttamenti.

L’Unione degli universitari e la Rete degli studenti annunciano quattordici piazze per i loro cortei: Roma e Palermo, innanzitutto, poi Venezia e molta provincia siciliana. Alle undici e trenta, quando sono sotto il ministero, la polizia impedisce all’organizzazione di ripetere il flash mob degli studenti in mutande sotto le finestre della ministra Valeria Fedeli (lei non c’è). “Atti osceni in luogo pubblico”, è la minaccia.

La rete Link ha proposto manifestazioni, sit-in e presidi in trentadue città: appuntamenti mattutini e pomeridiani in Lombardia, in Puglia, a Torino, Genova, Bologna e Napoli. E un concentramento romano alle ore 15, in piazza di Montecitorio.

A Milano, dove gli studenti hanno proposto l’approvazione dello Ius soli, intorno alle 11 ci sono stati lanci verso la polizia schierata. In Corso Monforte, vicino alla prefettura, dalla parte avanzata del corteo si sono stati staccati alcuni studenti a volto coperto: hanno imbrattato vetrine di Benetton e delle Poste italiane, quindi iniziato lanci di uova, carta igienica, fumogeni e alcuni sanitari verso gli agenti del reparto mobile, che hanno messo di traverso un blindato. Poi il corteo ha ripreso la sua marcia.

Dice l’Udu, provando a spiegare questo autunno nuovamente inquieto degli studenti italiani (a Roma diverse scuole sono occupate): “Mancano quelle risorse che dovrebbero garantire la qualità nel nostro sistema di formazione. Lo Stato, in questi anni di crisi economica, ha tagliato l’istruzione più che qualsiasi altro settore pubblico. L’Italia investe il 7,1 per cento del Prodotto interno lordo in istruzione, ultimi tra i paesi più sviluppati: la media Ocse è dell’11,3 per cento. Ci mobilitiamo perché la più importante perdita subita da scuole e università in questi anni siamo proprio noi studenti. Terminare le scuole superiori comporta enormi sacrifici per i costi di trasporti e libri, il diritto allo studio è praticamente inesistente. Accedere all’università è sempre più difficile: all’ingresso ci scontriamo con la barriera del numero chiuso e una volta all’interno la carenza di borse di studio e le tasse, le terze più alte in Europa, il costo degli affitti e dei trasporti rendono quasi impossibile portare a termine la laurea. Vogliamo che i luoghi dell’istruzione siano realmente accessibili. Vogliamo un investimento sulla formazione dei nostri docenti, che siano garantite la qualità e la gratuità dei percorsi e una vera Carta dei diritti degli studenti in Alternanza. Per gli universitari i tirocini curriculari sono privi di diritti minimi garantiti e spesso manca del tutto una vigilanza sulla qualità dell’esperienza”.

L’Unione degli studenti e la Rete della Conoscenza hanno fatto proprio lo slogan “Scuola e Università in rosso” e nella notte, con le tute da operai indosso, si sono affacciati al portone del Miur. Per loro oggi inizia un percorso definito “Gli stati generali dello sfruttamento” – in evidente contrapposizione con gli Stati generali messi in agenda dalla ministra Valeria Fedeli – che proseguirà venerdì prossimo con la serrata, promossa da docenti e studenti, degli atenei italiani. “Con le mobilitazioni di oggi apriamo una settimana di mobilitazione in tutta Italia contro lo sfruttamento degli studenti in Alternanza scuola lavoro”, dice Francesca Picci, coordinatrice dell’Uds. “La Fedeli ha lanciato gli Stati generali dell’alternanza per fornire una passerella a Confindustria. L’alternanza è il paradigma del lavoro gratuito, povero e sfruttato che stanno imponendo ai giovani e non solo”.

Nel pomeriggio diverse le occasioni pubbliche con ricercatori precari, riders, disoccupati, pensionati. Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi: “Ancora una volta si sceglie di investire 290 milioni per una manovra a pioggia come il Bonus cultura, e non in misure progressive, e dei 114 milioni di euro in avanzo dal 2015 per il mancato utilizzo si è persa traccia. E’ evidente – i dati riportati dall’indagine di Save The Children lo dimostrano – che la condizione economica di partenza incide nel percorso scolastico 

e determina il successo formativo”.

Il Movimento studenti di Azione cattolica per la Giornata internazionale delle studentesse e degli studenti lancia il progetto “C’è BiSogno di scuola” per costruire un parere nazionale rivolto anche alle forze politiche.