Il Paese del Brutto No

Il Paese del Brutto No

di Maurizio Tiriticco

Eravamo il Paese dove il Bel Sì suona! Che emozione quando al liceo scoprii che la nostra bella lingua ha una lunga e bella storia! E’ nata nel 960 d. C! Lo testimonia la famosa Carta Capuana! Che costituisce il primo documento di un volgare che ormai, fin da quei lontani anni, si avviava a diventare il nostro italiano. Ecco il testo, ripetuto più volte, quanti sono i testimoni che rendono tale dichiarazione. Si tratta del notissimo “Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti”. Si tratta di quattro testimonianze giurateche riguardano l’appartenenza di certe terre ai monasteri benedettini di Capua, Sessa Aurunca e Teano; sono scritte in un linguaggio che vuole e deveessere ufficiale. La nostra è quindi una lingua che ha più di mille anni!

E ne 1960 il millenario della nostra lingua è stato solennemente celebrato! Una lingua, un popolo, un Paese! E, con un pizzico di retorica, potremmo anche dire: una Patria! Comunque è una lingua che viene da lontano e che quindi possiede un vocabolario molto ricco di parole ed una grammatica altrettanto ricca di norme e modalità espressive. Scienziati, poeti, scrittori nel corso dei secoli hanno lavorato, prodotto, scritto e tramandato ai posteri le loro scoperte e loro invenzioni utilizzando, appunto, la nostra bella lingua. Che, ovviamente cambia nel corso dei secoli: la lingua del Convivio non è quella del Principe o del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo o dei Promessi Sposi o della Coscienza di Zeno! Per non dire della lingua narrativa di un Camilleri, di una Maraini. E le citazioni non avrebbero mai fine. Che bello! Abbiamo alle spalle secoli di cultura e di produzione linguistica! Di una lingua, peraltro, ricca di costrutti, di espressioni, di vocaboli! Cosi è! Oppure così dovrebbe essere!? Una esclamazione di stupore. Un interrogativo di perplessità! Perché?

Secondo il report Perils of Perception di IPSOS Mori sull’ignoranza dei popoli, l’Italia risulta essere la dodicesima al mondo e, in questa speciale classifica, la PRIMA IN EUROPA. In effetti, non ero in trepida attesa del rapporto IPSOS! Perché l’ignoranza dei nostri concittadini si tocca con mano, anzi con occhio e con orecchio (lo scritto e il parlato) e ciò mi preoccupa! Eppure nell’immediato dopoguerra avviammo una grande campagna di alfabetizzazione! Penso all’abolizione dell’avviamento al lavoro ed all’istituzione della scuola media unica obbligatoria per tutti! Erano gli anni Sessanta ed io ricordo con piacere e un pizzico di onore – se si può dire così – di essere stato protagonista di tale importantissimainnovazione. Come insegnante! Anche se l’alunno Bomba – anno scolastico 1963/64, scuola media della Borgata Ottavia di Roma – figlio di un fornaio – ma penso di averlo già scritto – mi contestava perché io professore toglievo al forno del padre due braccia preziose.

I primi anni Sessanta! Quindi, non solo quelli del boom economico! Anche quelli dell’innalzamento dell’obbligo di istruzione per i nuovi nati e delle grandi campagne di alfabetizzazione degli adulti, soprattutto nelle Regioni del Sud! Ne feci parte attiva, con il Movimento di Collaborazione Civica! Magistralmente diretto da Ebe Flamini, di cui facevano parte persone di grande spessore: Raffaele Laporta, Augusto Frassineti, Cecrope Barilli, Ettore Gelpi, Filippo Maria De Sanctis Per non dire poi del grande contributo della ricerca e della concreta azione nel campo del parlare, leggere e scrivere dato da Tullio De Mauro! Come non ricordare il suo “Nuovo vocabolario di base della lingua italiana”? La prima versione fu pubblicata come appendice in un libro che ebbe una certa fortuna, dal titolo “Guida all’uso delle parole. Parlare e scrivere semplice e preciso per capire e farsi capire”, edito dagli Editori Riuniti di Roma nel 1980.

Insomma, il miracolo degli anni Sessanta e seguenti non fu solo economico, ma anche culturale e civile.Anni stupendi che… non vorrei scriverlo, ma lo penso… via via siamo andanti sempre più dimenticando. E non so se chiudere questo periodo con un punto esclamativo – perché è proprio così – od un punto interrogativo – perché forse non è così! E mi chiedo e chiedo: che cosa sta accadendo nel nostro Paese, per quanto riguarda il senso civico? E la padronanza linguistica e quella culturale? Non sono interrogativi di comodo. In effetti mi sembra di constatare con stupore che il progressivo incremento dell’ignoranza – mi si perdoni la goffa espressione –sia inversamente proporzionale con l’incremento dei mezzi di scrittura e di lettura! Penso all’enorme offerta che viene dal web! Da Facebook, ad esempio! Ma le piattaforme sono infinite! Per non dire poi dei cellulari! Leggere e scrivere non sono più a portata di penna, ma di dita!

E allora? Non so, ma mi sembra che l’implemento dei mezzi del leggere/scrivere, nonché del parlare/ascoltare sia direttamente proporzionale con un progressivo implemento dell’ignoranza, civica e culturale! Vorrei sbagliarmi! E mi si corregga, ma… mi sembra che oggi quello che una volta era il Paese del Bel Sì, o, se si vuole, “Il Bel Paese, Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica d’Italia”, per citare il titolo di un bel libro pubblicato nel lontano 1876 dall’abate Antonio Stoppani, stia diventando sempre più il Paese del Brutto no!