B. Yoshimoto, Il dolce domani

Yoshimoto tra la vita e la morte

di Antonio Stanca

Tempo fa nella serie “Narratori” della Feltrinelli è comparso il romanzo Il dolce domani della scrittricegiapponese Banana Yoshimoto. La traduzione è di Gala Maria Follaco. L’opera risale al 2011 e nella postfazione la Yoshimoto dice di dedicarla alle vittime e ai superstiti del terremoto avvenuto quell’anno in Giappone, divolere con la sua lettura aiutare, confortare i reduci di quella grave circostanza, indicare una via per superarla.Erano quegli intenti umanitari che hanno sempre ispirato questa scrittrice fin dai suoi esordi negli anni ’80. Famosa è diventata in ambito internazionale per aver perseguito nella sua narrativa il recupero, la rivalutazione di quei valori morali, spirituali che la moderna società sembra aver dimenticato. Molti riconoscimenti le sono stati attribuiti.

 Protagonista di questo romanzo è la giovane Sayo che in un incidente stradale ha perso il fidanzato Yōichi, noto autore di sculture in ferro e legno. Lui viveva a Kyōto in un appartamento che era anche il suo studio mentre lei stava a Tōkyō con i genitori e qui lavorava. Non c’eramolta distanza tra loro, s’incontravano, si vedevano, stavano insieme molto spesso e per lungo tempo. Eranocontenti l’uno dell’altro, felici, la vita sorrideva loro, avevano tanti programmi per il futuro, tanta fiducia nelle proprie capacità, nel proprio amore. Il verde e suggestivopaesaggio di Kyōto faceva da sfondo a questi pensieri, sembrava suggellare, fissare la loro bellezza, la loro forza, il loro bene. Succederà, però, che Sayo rimangaimprovvisamente sola a causa della tragica morte di Yōichi. Passerà molto tempo prima che si rassegni alla nuova situazione, prima che rinunci all’idea di poter ammirare l’energia, lo spirito, la passione che provenivadalle sculture di Yōichi. Non le sembrerà possibile dover accettare tante perdite, quella di lui, delle sue cose, del loro amore, della loro unione. Sarà tanto presa da questi pensieri, tanto tormentata che le sembrerà di vederlo, d’incontrarlo, di parlargli. Non distinguerà più tra realtà e immaginazione, non farà differenza tra questo e l’altro mondo, tra vivi e morti. Crederà possibile che le due condizioni coesistano, convivano. Crederà di poter stare con Yōichi nonostante non ci sia più. 

  L’intero libro percorrerà questa illusione. Per Sayovarrà, sarà utile anche quando constaterà che è solo un’illusione. Avrà conferma della sua funzione positiva perché s’imbatterà in situazioni analoghe alla sua, inpersone che sono convinte di stare, comunicare con imorti. Col tempo, però, si accorgerà che la vita vissuta in quelle condizioni è rivolta solamente al passato, si alimenta solo di ciò che è finito e non si pone alcun obiettivo se non per il futuro almeno per il presente. Si accorgerà che per i vivi vale pure e molto il presente, che in esso devono stare, pensare, agire e lo possono fare senza dimenticare quanto è successo, possono vivere le due realtà e liberarsi dell’ossessione di un passato che non finisce mai.

  Comparirà, maturerà, si formerà questa nuova coscienza in Sayo e tutto le sembrerà più buono, più “dolce”. Non vivrà solo di ieri ma anche di oggi, di domani e dal suo caso la Yoshimoto crederà di poterricavare un esempio utile per coloro che nel Giappone del terremoto vivevano nella disperazione perché afflittidal pensiero delle persone care che avevano perduto. Aloro, con questo romanzo, con la sua protagonista, la scrittrice voleva mostrare come fare per uscire dal dramma, per ridurne la gravità e superarlo in nome di una vita che è destinata a continuare, a svolgersi nonostante la morte.

Semplice, chiaro il linguaggio della Yoshimoto anche quando si tratta di un tema impegnato, di un argomentocomplicato. Stavolta si è proposta di far sapere come stare tra la morte e la vita: non era facile ma ci è riuscita usando i modi di sempre, costruendo situazioni tra le più comuni.