Sull’educazione affettiva e sessuale

Sull’educazione affettiva e sessuale

di Agostina Melucci

    Educare all’affettività e alla dimensione sessuale della persona è una delle direzioni dell’impegno educativo che la scuola può utilmente percorrere. Trattare sul piano culturale  e pedagogico le due dimensioni di senso può evitare impostazioni sterilmente riduttive o meramente funzionalistiche e assumere invece l’irriducibile complessità di ciascuno di noi. Si attua  didatticamente con l’ intreccio tra modo di relazionarsi di ciascun insegnante, oggetti di conoscenza, clima complessivo della classe e della scuola. E dell’epoca.

Penso che sia necessario in primis un quadro valoriale condiviso tra gli adulti: educare al rispetto dell’altro qualunque caratteristica questi abbia, all’ascolto e alla comprensione -che non c’entra niente con il lassismo- all’empatia, al contrasto deciso a ogni forma di violenza; dedicare tempo e spazio a momenti di conoscenza sul piano scientifico. Utile sarà confrontarsi con testi narrativi, poetici, musicali, teatrali, cinematografici, filosofici, religiosi. In tutte le discipline, anche in quelle più “dure”, viene veicolato anche il mondo affettivo del docente (es. sguardo verso la vita, verso ciascun alunno, rapporto affettivo con la disciplina che insegna). 

A chi compete l’educazione affettiva

Non ritengo che tali curvature dell’educare possano essere appaltate costantemente a figure sussidiarie come se non costituissero comunque parti integranti dell’educazione. Ovviamente ciò non significa negare la proficuità di opportune informazioni,  approfondimenti con studiosi, associazioni, tecnici AUSL ..

 Competenti sono tutti gli insegnanti che coltivano le scienze della vita sotto i vari profili disciplinari. L’ impostazione della scuola è l’educazione tramite la cultura, mediata pedagogicamente. Gli insegnanti non sono psicologi, né psico-terapisti. Se l’alunno è assunto nella sua interezza di essere umano allora lo sguardo di chi insegna non si smarrisce solo puntando a una parte isolata dal resto. Conta la consapevolezza pedagogica capace di vedere l’intero della soggettualità attraverso l’Intero della cultura.

A scuola ogni bambino o giovane porta il proprio corpo, porta tutto se stesso. E il corpo non è neutro, né asessuato.  Portano il proprio corpo  pure gli insegnanti, i dirigenti, gli eventuali psicologi, il personale ATA, i genitori,   con i rispettivi pregi, difetti, capacità e torsioni, influssi costruttivi o distruttivi di varia intensità. E ogni parte  interagisce con le altre. Se un pezzo della persona  non sta tanto bene anche la mente lavora in malo modo. Se la relazione non funziona,  anche con se stessi,  qualcosa si rompe e può incrinare l’incontro con l’altro.  La relazione è la nostra vita; rimanda all’esistenza,  alla attività di educazione, formazione.

Per vivere,  noi in quanto esseri umani (e anche qualsiasi altra cosa al mondo, in vario modo) abbiamo bisogno di  relazioni tali da ingenerare  evoluzioni, ossia legami plastici che ci consentano l’arricchimento sul piano  sociale e intellettivo. 

Relazioni educanti all’armonia dei pensieri e dei sentimenti

La scuola è luogo di relazioni. Non di qualunque tipo di relazione, ma di quella -intenzionale e culturalmente solida- che ha i caratteri dell’educativo,  volta pertanto alla crescita complessiva di ciascuno.  Occorre che le relazioni  siano educative sia nella famiglia che entro la scuola, a partire dalla classe e fuori di essa, con i  colleghi, i genitori,  il territorio. E’ l’idea della comunità educante. Per costruire relazioni educative  significative,  incisive occorre aiutare a formare  consapevolezza, coscienza di essere al mondo, di esser-ci  con un corpo dotato di anima e di mente, desiderio di esistere senza limitarsi a sopravvivere. Non basta il tirare a campare. Non si  può vivere a propria insaputa; il processo di coscienza deve diventare consapevolezza. 

Discipline come sguardi sull’intero della cultura e del soggetto

Tutte le discipline possono essere linguaggi di educazione affettiva. Alcune si prestano particolarmente ossia le arti, la letteratura, la poesia,  il cinema, il teatro, la filosofia, la religione; ed educare l’affettività è educare il pensiero e il comportamento.   Genesi e sviluppo del pensare sono infatti fortemente connessi, intrecciati  alle dinamiche emotive e affettive. Propendo a pensare che il prius siano le emozioni in quanto  sono queste a dare il via al pensiero. Il sentire, a mio avviso,  indirizza, orienta il pensare, fa vedere certe questioni, individua gli interrogativi, coglie alcuni tratti,  dà forma alle relazioni, contribuisce potentemente a delineare la propria visione del mondo e a stabilire i legami d’amore. C’è anche un “sentire” l’altro come c’è un rapporto affettivo con il mondo. Le varie forme di disaffezione verso lo studio, il lavoro, la vita in genere che talvolta arrivano anche a conseguenze estreme possono essere in correlazione con l’assenza, in vari gradi, di desiderio, di tensione, di non percepire la seduzione. Non c’è più nulla per cui valga la pena spendersi. 

Sentire/pensare

Esiste una forte interconnessione,  un complesso groviglio tra pensare e sentire; si può ipotizzare una sorta di  danza. Nelle regioni dell’affettivo nascono la  disponibilità, l’interesse, la passione, la curiosità, l’impegno, la volontà, il desiderio,  la responsabilità, il sentire che c’è qualcosa e qualcuno  che ci attrae. Questo tipo di sentire  è importante che venga  educato, coltivato; ed è  un sentire  che ha funzione  cognitiva,  di orientamento verso di sé, nel mondo e con gli altri.  Desiderio di esplorare nuovi modi di pensare, pensiero in movimento, attento, dinamico, in ascolto,  disponibilità alla discussione, alla fondata capacità di rivedere le proprie prospettive, al decentramento cognitivo danno forma a un certo tipo  di  pensare e di conoscere. Il circuito può/deve essere virtuoso.

Occorre offrire a bambini e giovani la bellezza e le modalità per esprimere la loro interiorità. Soprattutto- non solo-  ciò deve avviene con il linguaggio perché la parola consente di accedere alla comprensione di sé, degli altri, del mondo entro le possibilità della stessa. Diceva Maria Zambrano che la vita  ha bisogno della parola, della parola che sia suo specchio, che la rischiari, la potenzi,  la innalzi e al tempo  stesso dichiari  il suo fallimento.  Ecco allora l’importanza di una pluralità di  forme espressive pur tenendo presente che è inevitabile la permanenza  di zone avvolte nell’indicibile e nel mistero.

L’insegnare non è somministrare  sapere, ma atto vitale in cui il nostro patrimonio culturale, organizzato nelle discipline,  diventa conoscenza, pensiero critico, riflessivo, aperto, sapere, competenza, senso civico, etico, politico, capacità creativa, sensibilità.  E le occasioni a tal proposito possono essere numerose, estese nel tempo e nello spazio.  

Il problema del male

In un tempo di forte regressione sul piano delle relazioni sia di prossimità che di maggiore distanza (guerre, disprezzo dei diritti umani e di quelli del lavoro, femminicidi, arroganza, prevaricazioni, crisi del diritto internazionale, prevalenza della forza) anche una seria educazione all’affettività può offrire un contributo volto alla  mitigazione delle varie forme di violenza.  Educare il mondo affettivo  può contribuire a controllare  le pulsioni, le scaturigini della violenza.

Sappiamo bene  come la  fraternità  sia minacciata fin dalle origini.Il male che uccide il fratello inizia presto.

Allora: il male e chi lo ha incarnato e lo incarna appartiene inevitabilmente agli esseri umani?  Come contrastare le potenze del negativo? Permane l’interrogativo agostiniano:   l’altro  che  compie gesti terribili è  comunque mio fratello? L’eventuale  perdono  può comportare un indebolimento della responsabilità  e un’ attenuazione dell’orrore verso il male?

Qual è lo spazio della responsabilità della persona? Si può arrivare al bene attraverso il male? La guerra è inevitabilmente connaturata  all‘essere umano?  E’ da ingenui, “da anime belle”  perseguire tenacemente la pace, tra le persone come tra le nazioni?