Scuola, la Maturità fuori dalle celebrazioni e dai rituali

da FIRST online

Scuola, la Maturità fuori dalle celebrazioni e dai rituali

E’ tempo di riflettere sull’oggettività e sulla terzietà dell’esame e di rispondere alla domanda sollevata dal direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto: “Quando un esame di Stato eguale per tutti gli studenti?” rendendo confrontabili gli esami – Sul tappeto resta la controversa questione del bonus e si attendono i cambiamenti del ministro Carrozza.

 di Donatella Purger

E’ fatta. La prima pericolosa strambata è stata compiuta e la navigazione può proseguire. Non mancano altre insidiose ondate, ma tutti (quasi 500.000) ormai si trovano in mare aperto. L’esame è come una regata e dopo la prima prova si va comunque avanti perché ansie e paure non possono più fermare la barca. Accompagnato dai soliti riti (il toto-tema che fallisce sempre, i cinquanta milioni di pedagogisti che declinano tutte le alternative immaginabili alle prove e al loro svolgimento, le opinioni del solito studente e del solito professore davanti alla scuola, eccetera)  e dopo il trionfale ingresso di Magris, degli omicidi politici e dei BRICS, l’eco della cosiddetta maturità, che invece è esame di Stato, occuperà oggi e lunedì le cronache, per spegnersi gradualmente.

Ma stavolta sulla scia di quell’eco, tre voci sembrano destinati a non spegnersi. Il possibile cambiamento dell’esame (e dell’ultimo anno delle superiori), annunciato dal ministro Maria Chiara Carrozza in alcune interviste, le traversie del bonus per l’accesso all’Università e la questione sollevata dal Direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, sulla Stampa di Torino a proposito dell’oggettività e della terzietà dell’esame.

“Quando un esame di Stato uguale per tutti gli studenti?” si chiede Gavosto “non è forse giunto il momento di riflettere seriamente su come rendere i risultati dell’esame di Stato finalmente confrontabili su scala nazionale? Solo così elimineremo lo scarto fra l’epopea emotiva che la vecchia maturità ancora rappresenta e la sua sempre più scarsa utilità come strumento di valutazione delle competenze dei diplomati.”

Sacrosanti quesiti che richiamano  la questione ancora non risolta del merito e della valutazione, mentre non si intravvedono ancora strumenti efficaci per penalizzare i furbi e i corrotti.

Il bonus fino a un massimo di 10 punti rapportati ai risultati della scuola e della Commissione d’esame era stato introdotto dal ministero Profumo in era montiana, nel tentativo di arginare il facile successo di coloro che ottenevano il diploma in commissioni, scuole e contesti sociali e regionali di manica larga. Il provvedimento, di ispirazione anglosassone, era nato nell’intento di disincentivare la facile concessione di voti elevati perché premiava il migliore di una popolazione con valutazioni relativamente basse e penalizzava i primi di una popolazione con molti voti elevati. Tuttavia, il meccanismo ha incontrato la ferma opposizione del CRUI, di molti ambienti universitari, di associazioni studentesche, di realtà prestigiose come l’Istituto Cattaneo, in nome del diritto del diplomato al riconoscimento del bonus e la conseguenza è stata quella di rinviare i test di ammissione alle università a settembre, consentendo così di rapportare i risultati non ai dati del precedente anno scolastico ma a quelli dell’anno di riferimento. La complicata e controversa questione presenta aspetti complessi.

La risposta riposa proprio nell’individuazione di soluzioni che possano garantire l’oggettività della valutazione, in modo tale che i risultati della scuola superiore italiana non siano più viziati da squilibri tra regioni, tra tipologie di scuole, tra statali e paritarie, tra situazioni.

Ancora molto poco, anzi nulla si sa dei cambiamenti anticipati dal ministro Carrozza riguardo all’esame di Stato, ma c’è da augurarsi che essi si muovano nella direzione della oggettività della valutazione delle prove d’esame e che diano risposte concrete alla valorizzazione del merito, invocata da tutti ma ancora troppo latitante.