Scuola digitale, una sconosciuta

da ItaliaOggi

Scuola digitale, una sconosciuta

Non esiste neppure il piano di dematerializzazione del ministero, atteso da un anno. Toccafondi al senato: anche il 2014 sarà di transizione

 di Mario D’Adamo

Nemmeno l’imminente inizio delle lezioni di quest’anno scolastico vedrà completate le operazioni di dematerializzazione e digitalizzazione, cui ha dato impulso il governo di Mario Monti con la spending review, il decreto legge n. 95 del 2012. Tolte le iscrizioni on line, che in moltissimi casi si sono svolte con l’assistenza delle segreterie scolastiche e hanno così comportato non già uno snellimento delle procedure ma un loro aggravamento, pagella in formato elettronico, registri on line, invio delle comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico sono una realtà di non moltissime scuole.

E non servirebbe nemmeno un intervento formale di proroga dell’entrata in vigore delle norme sulla dematerializzazione, commi da 27 a 32 dell’art. 7, come richiede con un’interrogazione la senatrice del partito democratico Elena Ferrara, poiché, risponde il sottosegretario del ministero dell’istruzione Gabriele Toccafondi, termini perentori per la messa a regime delle relative operazioni in materia di istruzione nel decreto legge n. 95 proprio non ci sono.

A onor del vero non c’è neppure il piano per la dematerializzazione per la cui predisposizione a cura del ministero dell’istruzione un termine invece c’era, anche se non perentorio, ed era il 14 ottobre 2012, sessanta giorni dal 15 agosto 2012, data entrata in vigore della legge di conversione del decreto n. 95. Entro quella data, ormai passata da quasi un anno, il ministero avrebbe dovuto effettuare una ricognizione delle disponibilità esistenti, dei materiali occorrenti, delle iniziative necessarie anche di formazione, darsi e dare dei tempi. Il 3 ottobre del 2012 uscì invece solo una breve circolare per tranquillizzare le scuole, in fibrillazione e incerte sul da farsi, e per dichiarare l’anno scolastico 2012/2013, appena trascorso, «un periodo di transizione durante il quale le scuole dovranno attivarsi per realizzare al meglio il cambiamento». E, per quel che si legge nelle parole del sottosegretario Toccafondi, anche quello che è appena iniziato rappresenta «un periodo di transizione».

La senatrice Ferrara, nonostante si dolga non ci sia un computer in ogni aula e non ci sarà per chissà quanto tempo ancora, si è dichiarata soddisfatta della risposta ricevuta, avendovi colto che almeno «i dirigenti scolastici potranno contare sull’assistenza del Dicastero». Dalla risposta del sottosegretario si apprende anche che il ministero «ha reso disponibili una pluralità di servizi, quali il portale SIDI, il protocollo informatico, la posta elettronica ordinaria e certificata, la firma digitale e l’albo on line» e che è stata stanziata una somma complessiva di 40 milioni di euro per gli interventi sulla dematerializzazione. Anche se forse si tratta di quei soliti 40 milioni (16 dalle regioni e 24 dal miur), che dovevano servire ad altro, continuare il progetto cl@sse 2.0. Il sottosegretario, pur nella consapevolezza che gli investimenti necessari sono rilevanti, ritiene che le somme assegnate costituiscano un primo significativo supporto alle scuole, le quali comunque possono contare sull’intervento degli enti locali, e avverte che in ogni caso sono allo studio, visto l’obbligo di invarianza della spesa, «possibili soluzioni per la messa a punto di strumenti applicativi, organizzativi e gestionali dedicati».

Infine, risulta già avviato attraverso l’Osservatorio tecnologico uno specifico monitoraggio, l’ennesimo, su tutto il territorio nazionale per effettuare le periodiche rilevazioni sulla presenza di dotazioni multimediali per la didattica, di infrastrutture di rete e della connettività internet e sulla disponibilità di servizi on line di comunicazione scuola-famiglia. Fatto sta che nessuno è più convinto, né lo afferma, che i tempi saranno brevi. Del resto, per instaurare un paragone, stando agli esiti della valutazione richiesta all’Ocse dall’allora ministro Francesco Profumo, l’estensione del piano nazionale della scuola digitale con gli attuali ritmi di spesa richiederà non meno di quindici anni.