Splendori e miserie dell’Istruzione tecnica

da Tecnica della Scuola

Splendori e miserie dell’Istruzione tecnica
di P.A.
Mentre sono in corso le iscrizioni a scuola, continua il dibattito sull’utilità strategica degli Istituti tecnici e professionali per le nostre industrie e per lo sviluppo occupazione
Disfida tra licei e istituti tecnici quando c’è da decidere dove iscriver i figli, considerato che gli istituti tecnici e professionali vengono ancora considerate di serie B e quindi nel complesso scuola di ripiego e in modo particolare se dalla media si esce con voti non particolarmente lusinghieri.  Tuttavia in alcuni casi quelle scuole, considerate un gradino più basso, possono aiutare i ragazzi a trovare un lavoro prima e meglio del classico percorso liceo+università, per cui la domanda è: come rilanciare l’istruzione tecnica? Una proposta, che da qualche tempo viene sollecitata, è quella di dare più spazio al contratto d’apprendistato. A tale scopo, Il Sole 24 ore, parla di potenziamento dell’istruzione tecnica e professionale puntando sui tirocini per i quali «sarebbe opportuno immaginare incentivi specifici» per le imprese che poi li trasformano in «contratti di lavoro». Partendo da queste premesse, la commissione Lavoro della Camera, presieduta da Cesare Damiano, presenterà i risultati di una indagine sul mercato del lavoro, e in particolare sulle misure per fronteggiare l’emergenza occupazione dei giovani, alla presenza del ministro Enrico Giovannini. Il documento, che raccoglie il giro di audizioni svolte in questi mesi, stima come in Italia siano presenti circa sette milioni di soggetti in situazione di disagio occupazionale, mentre i giovani sono fortemente penalizzati, visto che nel confronto con gli altri paesi europei è emerso come da noi il rischio di rimanere senza un impiego è molto più alto per i ragazzi: sino a quattro volte rispetto alle altre classi d’età.
 Oltre quindi a mettere in cantiere «politiche ad hoc per creare domanda di lavoro», sarebbe necessario, suggerisce il giornale, irrobustire la fase di transizione scuola-lavoro, rimuovendo «le cause che portano spesso il sistema di formazione professionale a essere autoreferenziale». Il documento ricorda infatti come, nonostante la crisi e gli elevati tassi di disoccupazione, ci siano quasi 150mila posti di lavoro disponibili ma che rimangono “dimenticati”, come infermieri, panettieri, falegnami, baristi, camerieri, tecnici informatici, operai specializzati. Ciò significa che per avvicinare i ragazzi alle esigenze delle imprese, è importante rilanciare l’apprendistato come accade nei sistemi duali presenti in Germania e Austria. Per questo è opportuno «garantire un più esteso accesso alla formazione aziendale» e ipotizzare, anche, un prolungamento del periodo di prova, oltre a una “modulazione” delle risorse «a favore delle imprese che scelgono di stabilizzare gli apprendisti». Ma attenzione soprattutto «a non cannibalizzare l’apprendistato con altre tipologie contrattuali, come contratto unico o d’inserimento, che si sovrappongono ed è importante partire subito con il programma sperimentale di apprendistato a scuola previsto dal decreto Carrozza e che interessa gli studenti di quarta e quinta superiore». Tra le altre misure indicate al governo per aiutare i ragazzi c’è anche il potenziamento dei centri per l’impiego e il congelamento dell’aggravio contributivo per i veri lavoratori autonomi. In più il documento della Commissione Lavoro della Camera, riferisce Il Sole 24 Ore, stima che in Italia ci sono 7 milioni di soggetti in situazione di disagio occupazionale, mentre nel confronto con gli altri paesi europei è emerso come in Italia il rischio di rimanere senza un impiego è molto più alto per i ragazzi: sino a 4 volte rispetto alle altre classi 
di età.