Scuola del fare e non dell’insegnare

SCUOLA DEL FARE E NON DELL’INSEGNARE

di Umberto Tenuta

Verum et factum convertuntur

Avete visto i bimbi appena nati?

Non stanno mai fermi e, anche quando dormono, si rigirano nella culla, e la mamma teme che restino soffocati sotto i cuscini.

Ma essi sono troppo intelligenti per soffocare sotto le coperte.

Non cessano di fare quello che per nove mesi hanno fatto, indisturbati, nel grembo materno.

Muovono la testa intelligente, muovono le braccine che esplorano il mondo vicino in attesa di esplorare quello lontano.

Sgambettano per prepararsi a correre per prati, per colline, per pozzanghere, per laghi, per terre lontane, oltre l’orizzonte.

Appena possono si svincolano dalla vostra mano e corrono, saltano, nuotano, si arrampicano, salgono le scale.

Non li fermate mai, voi madri giudiziose, li lasciate andare ove il disio miri, oltre la cinta dell’orizzonte, per terre lontane, per voli sull’altalena in alto, sempre più in alto, fino a toccare l’azzurro del cielo.

A tre anni, il mondo intorno hanno esplorato con le mani, con i piedi, con le orecchie, con gli occhi, con il naso, con la lingua, con il corpo tutto.

Hanno fatto la conoscenza, la prima conoscenza del loro mondo di figli di donna.

E la saggia materna genitrice li ha incoraggiati, stimolati, aiutati, quando richiesta.

Ora avranno la loro scuola, la scuola dell’infanzia, e là troveranno un giardino, un giardino d’infanzia, porte aperte, finestre spalancate, spazi dentro e fuori, aiuole d’erbe e giaggioli, mirti e lauri, anche i fichi ed i mandorli, ed i ciliegi, ed i peschi.

Là, in fondo, cinguettano gli uccelli e ragliano gli asini…

Un mondo meraviglioso!

Rigodetevelo anche voi, giovani adulti!

Ma non lo togliete ai bambini quando vengono a scuola, a quella primaria ed a quella secondaria ancora più.

Essi hanno bisogno di fare.

Conoscono bene Vico, conoscono bene Giambattista Vico.

Verum et factum convertuntur.

La verità è lo stesso fare!

Conoscono bene anche Confucio

Se ascolto dimentico

Se vedo ricordo

Se faccio capisco

Bene!

O maestre, la vostra saggezza sociopsicopedagogica li comprende.

Ed anche alla scuola primaria e secondaria tenete ben presente che per comprendere occorre prendere, prendere con le mani, manipolare, pedipolare.

La vostra è la scuola del fare.

Voi non avete fretta, rispettate i loro tempi, lasciandoli fare prima di ascoltare, prima di guardare sulle LIM.

Non elencate la scala cromatica ma gliela lasciate scoprire nell’arcobaleno dei fiori, non disegnate i quadrati, i triangoli, i rettangoli, i rombi, le ellissi, i cerchi, ma glieli fate scoprire nelle forme del fiori, nelle finestre dei palazzi, nelle parallele dei marciapdiedi.

Non imparano la scala del SI (ex SMD), ma la costruiscono nel gioco dell’oca……

È un grande daffare nella vostra scuola!

Altro che tavolini biposti allineati e bimbi inchiodati con le mani conserte, le bocche col cerotto, le orecchie tappate, le gambe incrociate.

La scuola è un vivaio di relazione umane, di giovani che toccano, esplorano, costruiscono, sperimentano, inventano, parlano, dialogano…

Imparano, assaporano, annusano, raccolgono le cose che si rassomigliano…

Ma, attenzione: essi imparano facendo!

Imparano a nuotare nuotando!

Imparare a parlare la lingua inglese parlando appunto la lingua inglese con una maestra che l’italiano non parla.

Imparano la sintassi legando le parole.

Imparano la grammatica mettendo le parole nei cestini.

Imparano la storia costruendo le strisce storiche…

Imparano la geografia guardando cieli e terre, monti e mari… senza illusioni ottiche con video registrazione sui tablet.

Imparano la matematica imitando i pastori che nel loro orciuolo mettevano un sassolino per ogni pecora venduta.

Imparano financo la filosofia filosofando coi loro perchè…!

Oddio che bello!

Il paradiso dei bimbi.

Il paradiso dei giovani.

Il paradiso degli studenti!

Miraggio di Fata Morgana?

No, la potete toccare con mano.

Basta mettere sotto chiave le enciclopedie dei libri di testo e via…… spazio alla manualità… alla operatività… alla costruzione… alla invenzione… alla scoperta del mondo!

Nuovi Colombi che spiccano il volo verso le terre ed i cieli infiniti della conoscenza umana che li innamora!

Novelli Prometeo, novelli poeti e navigatori, novelli esploratori che l’universo cosmo esplorano, conoscono, fanno proprio.

Sì, di tutto si appropriano, a nome della loro regina Isabella che, scesa dal trono, tra le ciurme si aggira, spandendo sorrisi e maravedi ai marinai, liberi navigatori sciolti dalle catene che li tenevano inchiodati ai loro banchi.

Ora non sono più schiavi frustati, ma liberi navigatori bramosi di scoprire nuove terre, nuovi cieli, nuovi monti sempre più alti.

Excelsius!

Cristoforo Colombo, su suggerimento di Ulisse, non si lasciò incantare dalle parole, ma mise mano ai remi.

E navigò.

I fatti gli diedero ragione!

Vogliamo provare anche noi nella scuola, cominciando dai fatti, dal fare, dal manipolare, dallo scoprire?

Siatene certi, ogni giovane navigatore raggiungerà la sua terra promessa!

Sarà la sua America, l’America dei suoi sogni , il suo destino di uomo.

Un destino non affidato alle parole.

Un destino costruito, scoperto, inventato giorno dopo giorno nella scuola del fare, della didattica operativa e cooperativa, come la ciurma di Cristoforo Colombo.

Miraggio di Fata Morgana?

No, realtà del fare quotidiano dei giovani, in una scuola nuova, nella scuola in cui si filosofa con Giambattista Vico!

VERUM ET IPSUM FACTUM.

Cara Maestra, vedrai che i tuoi studenti, non solo impareranno, ma comprenderanno e ameranno quello che apprendono.

Non solo, ma attraverso il fare, impareranno come fare quando nuove cose dovranno apprendere.

E tutto questo sarà un gioia, la gioia dei tuoi studenti, la gioia tua, o Maestra, e anche la vostra gioia, o Maestri, se ci siete ancora.