Un miliardo per le assunzioni, ma gli altri capitoli restano senza coperture

da Corriere della sera

Un miliardo per le assunzioni, ma gli altri capitoli restano senza coperture

E il fondo perle università rischia un nuovo taglio da 200 milioni

Valentina Santarpia

Nella Legge di Stabilità ci sarà un miliardo per la scuola: l’annuncio, dato dal premier Matteo Renzi alla fine dell’incontro con i sindacati, era atteso e ampiamente annunciato. Questi fondi dovranno servire a coprire, almeno per il primo anno, cioè a partire dal 1° settembre del 2015, l’assunzione a tempo indeterminato di circa 150 mila precari, che dal 2016 costeranno 3 miliardi all’anno. Ma restano ancora tantissimi punti «oscuri» sul fronte delle coperture. A partire dagli anni successivi al 2015, quando bisognerà pagare gli stipendi per l’intero anno a tutti gli insegnanti stabilizzati. La riforma a regime dovrebbe costare tre miliardi.Dove saranno trovare queste risorse? Secondo il piano della buona scuola, «a partire dal 2016-2017, e quindi dall’anno successivo a quello in cui verrà attuato il piano straordinario per l’assunzione dei 148 mila, il reclutamento avverrà senza ulteriori costi per le casse dello stato oltre quelli sopra previsti. Si tratterà infatti di assumere su turnover e di sostituire, quindi, i docenti che andranno via via in pensione». Ma il ministro Stefania Giannini ha anche annunciato che l’anno prossimo sarà bandito un nuovo concorso, per l’assunzione di 40 mila nuovi insegnanti, che presumibilmente dovrebbero coprire proprio le cattedre lasciate vuote dai pensionandi.

Cosa manca all’appello

Nella legge di stabilità ci sarà anche qualche altro fondo destinato alla scuola: cento milioni per l’alternanza scuola lavoro, e circa 15 milioni annuali (ma l’obiettivo è di spalmare 40 milioni entro i prossimi tre anni) per finanziare le reti wifi degli istituti. Stop. E le altre riforme della buona scuola, come verranno foraggiate? Il potenziamento dei laboratori dovrebbe trovare sponda nei finanziamenti privati, secondo i piani ottimistici del Miur. La formazione obbligatoria e continuativa degli insegnanti dovrebbe svolgersi indirizzando in maniera funzionale i progetti di formazione già in corso. Ma non ci sono previsioni di spese ad hoc per finanziarla. Le nuove materie da introdurre o potenziare (dalla musica all’inglese alla storia dell’arte) non avranno stanziamenti specifici per ora: i tecnici sono alle prese con un censimento dei precari in graduatoria, per capire chi sono e se potranno essere utilizzati per i vari insegnamenti, in modo da evitare di dover spendere ancora per formarli e renderli adatti a occupare i posti a disposizione.

I risparmi

Anche perché intanto la spending review, imposta dal commissario Carlo Cottarelli a tutti i ministeri, dovrà sfoltire pure l’Istruzione. Secondo le stime, saranno 800 i milioni alla fine ricavati dalle sforbiciate qua e là: sarà ridotta la pianta organica del ministero, tagliati gli Ata (ausiliari tecnici e amministrativi), ritoccati all’ingiù i costi intermedi (dalla carta alle macchine alle bollette), e un taglio alla fine dovrà toccare pure al Fondo dell università, che già soffre da anni, dopo la scelta di Tremonti di ridurlo di anno in anno: il Ffo è stato ridotto di quasi un miliardo dal 2009 ad oggi. Attualmente ammonta a 6,7 miliardi, secondo la lege Tremonti dovrebbe essere sfoltito di ulteriori 170 milioni, mentre i risparmi stimati dal Miur (che però non dovrebbero toccare la didattica, ma solo le spese correnti) ammontano a 30 milioni. Totale: 200 milioni a rischio. L’obiettivo del ministro Giannini sarebbe quello di evitare quanto meno il taglio Tremonti, come fatto dal governo Letta, che lo aveva scongiurato all’ultimo inserendo in Finanziaria 170 milioni per l’università . Ma per ora, fanno sapere dal Mef, coperture alternative non ce ne sono, quindi tutto dovrebbe procedere secondo piano. Con buona pace dei rettori.