Horus, dispositivo hi-tech che permette ai ciechi di “vedere”

Horus, dispositivo hi-tech che permette ai ciechi di “vedere”

Un sensore cattura le immagini circostanti, un software le analizza e invia una risposta vocale. A realizzare Horus una start up genovese. “Grazie a questo dispositivo leggere un giornale, evitare gli ostacoli in strada e muoversi in città sarà più facile”

da Redattore Sociale
16 dicembre 2014

BOLOGNA – Per ‘ridare la vista’ ai ciechi basta una telecamera montata su degli occhiali, un processore che codifica le immagini e un auricolare da cui una voce descrive il mondo circostante. Leggere il giornale, evitare gli ostacoli per strada e riconoscere un volto, sono solo alcune delle funzioni che Horus, un dispositivo realizzato da una start up genovese, è in grado di fare.

La mente che ha partorito quest’idea è quella di Saverio Murgia, un ventitreenne di Savona studente di robotica avanzata, che insieme a Luca Nardelli e Benedetta Magri ha fondato la Horus technology. “L’idea è nata un po’ per caso insieme al mio collega Luca – racconta Saverio – Un giorno ci è capitato di aiutare un cieco ad attraversare la strada. In quel periodo con Luca lavoravamo su strumenti visivi per robot. Da lì ci siamo detti: perché non applicare i nostri studi a persone in carne e ossa?”. Da quel momento passano 6 mesi, e grazie alle risorse ricevuti da diversi premi, come il terzo posto all’Ict idea challenge, al Grant di Working capital e alla possibilità di lavorare al Talent garden di Genova, i due ragazzi realizzano un primo prototipo.

Ma come funziona Horus? La telecamera e i sensori catturano le immagini intorno, che vengono inviate per essere elaborate a un processore. A questo punto la persona interagisce con il dispositivo con delle domande e attende la risposta che gli viene comunicata tramite un auricolare. “Le domande possono riguardare qualsiasi cosa – dice Saverio – Posso chiedere di descrivermi un viso, leggere un cartello stradale, un libro o di cercare le strisce pedonali”. Per portare avanti il loro progetto i tre hanno lanciato una campagna di crowdfunding. Obiettivo? Raccogliere 20 mila euro per poter realizzare più prototipi da offrire all’Unione italiana ciechi. Nel frattempo stanno cercando anche finanziatori interessati a mettere in produzione il loro dispositivo.“Per adesso non ci sono altre aziende che stanno sviluppando una tecnologia simile alla nostra – conclude Saverio –L’idea è quella di entrare sul mercato al più presto e rimanere in Italia con lo sviluppo. Siamo disposti a tutto pur di realizzare la nostra idea”. (Dino Collazzo)