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Personale Ata con disabilità ha diritto a prestare lavoro straordinario

SCUOLA: ANCHE IL PERSONALE DISABILE ATA HA DIRITTO AD EFFETTUARE LAVORO STRAORDINARIO

Anche il personale Ata con disabilità e con “mansioni ridotte” ha diritto a prestare lavoro straordinario, e l’Amministrazione scolastica che lo impedisce commette una vera e propria discriminazione.
E’ il contenuto di una importante sentenza pronunciata nei giorni scorsi dal Giudice del lavoro presso il Tribunale di Modena che con una ordinanza, la 1.03.2024, ha condannato il Ministero dell’Istruzione e del Merito per aver discriminato una lavoratrice, appartenente ai ruoli del personale Ata come collaboratrice scolastica e beneficiaria della legge n. 104/1992, alla quale era stato impedito dalla scuola, un istituto superiore della provincia di Modena, lo svolgimento di lavoro straordinario in aggiunta al normale orario di lavoro, “a recupero” delle giornate pre-festive di chiusura della scuola.
La prestazione lavorativa straordinaria a recupero è prassi consolidata nelle suole modenesi e prevista espressamente dalla contrattazione di istituto, al fine di evitare ai lavoratori e alle lavoratrici interessate di dover fruire di giorni di ferie nelle giornate non lavorate, durante la chiusura della scuola per ponti o alla vigilia di festività.
Il Tribunale ha quindi imposto all’Amministrazione di adottare tutti gli “accomodamenti ragionevoli” previsti dalla normativa italiana ed europea per garantire alla lavoratrice disabile la parità di trattamento rispetto agli altri dipendenti dell’istituto scolastico.
Il sindacato Flc Cgil di Modena, che ha seguito la lavoratrice durante l’intera vicenda, nell’esprimere soddisfazione per una sentenza che, oltre a riaffermare il fondamentale principio della non discriminazione dei lavoratori disabili, conferma quanto sostenuto e rivendicato dal sindacato a favore della lavoratrice in tutte le sedi.
La Flc Cgil stigmatizza con forza il fatto che episodi di discriminazione possano avvenire in un luogo di lavoro e di formazione quale la scuola: la discriminazione è gravissima in ogni contesto lavorativo, se avviene in una scuola è ancora più grave e deprecabile!

Flc Cgil Modena

12/3/2024

Raccontare la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità

Raccontare la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, Fand e Fish puntano sulle scuole per costruire una società più inclusiva 

Approfondimenti

08 marzo 2024 

Roma- Andare nelle scuole “per rappresentare agli studenti cos’è la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, quali sono questi diritti e i temi affrontati”.

Questa la proposta lanciata da Nazario Pagano, presidente di Fand, in accordo con il presidente di Fish, Vincenzo Falabella, in occasione della seduta congiunta dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità e dell’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica che si è svolta a Roma, nell’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera dei deputati. L’appuntamento è stato l’evento di apertura delle celebrazioni per commemorare la data del 3 marzo, quindicesimo anniversario della ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità,  adottata a New York il 13 dicembre 2006. Una proposta che il ministro Locatelli e il ministro Valditara hanno prontamente accolto. “Spiegare a ragazzi e ragazze cosa sono, ad esempio, il progetto personalizzato o l’accomodamento ragionevole- ha continuato Pagano- potrebbe essere un ottimo momento per rendere ancora più inclusiva la nostra società. Credo che la scuola sia il contesto più importante della nostra nazione, se costruiamo una scuola inclusiva, riusciremo a costruire una società inclusiva”.

“L’Italia è ricordata per essere stata il primo paese ad aver abolito le scuole speciali, era il 1977- ha evidenziato Vincenzo Falabella- però dobbiamo essere critici sul fatto che il nostro sistema inclusivo non garantisce ancora l’esigibilità dei diritti costituzionali, basti pensare alle gite scolastiche in cui, spesso, gli alunni con disabilità non vengono inseriti. Il nostro Paese deve intervenire per consentire che quei principi vangano appllicati e garantiti. Non vogliamo privilegi- ha sottolineato Falabella- ma dobbiamo rivendicare diritti e pari opportunità, vogliamo una scuola che oltre a includere formi i nostri ragazzi”.

 La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità riconosce che la disabilità è un concetto in evoluzione, risultato dell’interazione tra le persone con disabilità e l’ambiente circostante. La sua approvazione e ratifica è stato un passaggio fondamentale per tutte le persone con disabilità e per il movimento associativo.

 In occasione del 15esimo anniversario della stipula della Convenzione, Fish e Fand si sono impegnate a rinnovare il loro sostegno alle persone con disabilità e la lotta per garantire piena inclusione, uguaglianza e dignità, affinché tutti i cittadini con disabilità siano protagonisti e liberi.

“Attraverso il costante lavoro delle due principali federazioni, attraverso le proprie reti associative, congiunto con le istituzioni, continueremo a promuovere un mondo in cui ogni individuo possa realizzare il proprio potenziale senza barriere né discriminazioni. Fiduciosi che questo anniversario possa essere occasione per promuovere e diffondere i principi e i valori fondanti della Convenzione”, hanno sottolineato Falabella e Pagano.

SUPERABILE

Il ministro dell’Istruzione sul sostegno

SUPERABILE INAIL

Scuola e disabilità, il ministro dell’Istruzione Valditara sul sostegno: “Pronta norma che consentirà al genitore di confermare il docente”

Roma-  Il fronte della scuola legato alla disabilità è sempre aperto. La politica cerca soluzioni. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha detto: “Nel settembre dello scorso anno abbiamo assunto oltre 13mila insegnanti di sostegno; poi abbiamo introdotto una novità importante: chi assume il ruolo deve restare su quella cattedra per almeno tre anni. Abbiamo già pronta una norma che sarà presentata nel prossimo Consiglio dei ministri e prevede che, se i genitori sono soddisfatti di come il docente di sostegno si è rapportato con il giovane con disabilità, a loro richiesta il docente può restare accanto allo studente per tre anni. E’ molto importante per garantire la continuità didattica”. 

 “Abbiamo indirizzato una parte importante del Pnrr per abbattere le barriere architettoniche, anche questo è un passo avanti- ha concluso il ministro- e per rendere più attrattiva questa professione, le università devono garantire più formazione sul sostegno. In questo è in atto un’interlocuzione con i vari rettori perché mettano a disposizione più posti di specializzazione sul sostegno”.

Lo schermo-babysitter

Che cosa (di nuovo) rischiano i bambini messi davanti allo schermo-babysitter?
le Scienze del 15/02/2024 

I bambini fino ai due anni sottoposti a un eccessiva visione di tv, tablet e smartphone potrebbero avere problemi di elaborazione sensoriale. Che cosa significa?

Nel 2019, l’Organizzazione mondiale della sanità lanciava questo appello ai genitori: “I bambini da zero a due anni non dovrebbero essere mai lasciati davanti a uno schermo di tv, tablet, pc e smartphone. Al massimo un’ora al giorno, invece, è il tempo consigliato per i bambini da due a cinque anni”. Un appello che arrivava dopo anni di studi che avevano riscontrato problemi comportamentali nei bimbi affidati agli schermi-babysitter.

PROBLEMI COMPORTAMENTALI. L’elenco è lungo: irritabilità, apatia, ritardo nel linguaggio, alterazioni del sonno. E ancora, in età scolare, perdita di capacità cognitive: problemi di attenzione, di memoria e difficoltà di comprensione. Ma adesso questo elenco si allunga: secondo un team di ricercatori della Drexel University, Philadelphia (Usa), l’esposizione agli schermi di neonati e bambini di età inferiore ai due anni potrebbe essere associata a problemi di elaborazione sensoriale, che sono prevalenti nei disturbi dello spettro autistico e della sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Lo studio è stato pubblicato su JAMA Pediatrics. 
 
BAMBINI TROPPO SENSIBILI. L’elaborazione sensoriale atipica è il disturbo del quale soffrono i bambini che, pur avendo organi di senso normali da un punto di vista fisiologico, sono troppo sensibili – oppure per nulla – agli stimoli dei sensi, ovvero a ciò che vedono, toccano, gustano, annusano, ascoltano. Per esempio, il bambino può toccare o annusare eccessivamente gli oggetti (“ricerca di sensazioni”), può avere una sensibilità inferiore ed essere più lento a rispondere agli stimoli – come essere chiamati per nome (“bassa registrazione”), o può essere turbato da suoni, rumori o luci, ed evitare alcune azioni sensoriali, come farsi lavare i denti (“evitamento di sensazioni”).
Lo studio è stato realizzato su dati registrati dal National Children’s Study tra il 2011 e il 2014 su un campione di 1.471 bambini (50%maschi) che avevano guardato – o non avevo guardato – programmi tv o dvd (allora tablet e cellulari non era diffusi come adesso) a 12, 18 e 24 mesi. I genitori o caregiver hanno compilato un questionario  – Infant/Toddler Sensory Profile – progettato per ottenere un “profilo” sensoriale dei bambini a 33 mesi di età.

SCHERMI PERICOLOSI. Risultato: i bambini di un anno che trascorrono del tempo davanti agli schermi hanno una probabilità maggiore del 105% di sviluppare problemi di elaborazione sensoriale entro i 33 mesi; per quelli di 18 mesi, ogni ora in più al giorno trascorso davanti allo schermo è associata a una probabilità maggiore del 23%; infine, per quelli di 24 mesi, ogni ora al giorno in più segnala una probabilità maggiore del 20% entro l’anno successivo.
«Abbiamo scoperto che l’esposizione allo schermo a entro i 24 mesi di età è legata a un aumento dell’elaborazione sensoriale atipica a 33 mesi», spiega la responsabile dello studio Karen Heffler, professoressa associata di psichiatria alla Drexel University. «È questa associazione potrebbe avere importanti implicazioni per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività e per l’autismo, poiché l’elaborazione sensoriale atipica è riscontrata in circa il 60% dei bambini con ADHD e in circa il 90% dei bambini con disturbo dello spettro autistico».
Se dunque i risultati dello studio indicherebbero che il tempo trascorso davanti allo schermo nei primi anni di vita può essere un fattore significativo, sono necessari «ulteriori approfondimenti che potrebbero determinare se la visione può alimentare l’iperconnettività cerebrale sensoriale osservata nei disturbi dello spettro autistico, come l’aumento delle risposte cerebrali alla stimolazione sensoriale», conclude Karen Heffler.

GIOCHI E PASSEGGIATE. Una cosa è certa: considerando che la neuroscienza ci ripete da tanto tempo che affidare i bambini piccoli agli schermi-babysitter può causare numerosi problemi comportamentali e di sviluppo, la raccomandazione è sempre la stessa: più giochi e passeggiate all’aria aperta. Ma non con i piccoli seduti sul passeggino con il tablet in mano.di Fabrizia Sacchetti

Assegno unico universale figli disabili

Assegno unico universale figli disabili: aggiornate le tabelle importi e soglie ISEE
Disabili.com del 13/02/2024 

L’INPS ha pubblicato gli importi dell’ Assegno unico universale per i figli a carico per il 2024, adeguati alle variazioni dell’indice del costo della vita, e le relative soglie di reddito ISEE

Con la variazione dell’indice del costo della vita, sono stati rideterminati gli importi dell’Assegno unico e universale per i figli a carico (AUU) spettanti per l’annualità 2024. A prevederlo è l’articolo 4, comma 11, del decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, secondo il quale sia l’AUU che le relative soglie ISEE sono adeguati annualmente alle variazioni dell’indice del costo della vita.

LA VARIAZIONE ISTAT
La variazione dell’indice dei prezzi, ha comunicato l’ISTAT il 16 gennaio scorso, è pari al +5,4%: in conseguenza di ciò, l’INPS ha comunicato Con il messaggio 8 febbraio 2024, n. 572 i nuovi importi dell’AUU e le relative soglie dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) aggiornate.

DIFFERENZE DI GENNAIO E FEBBRAIO
In considerazione della data in cui è stato pubblicato il comunicato ISTAT di cui sopra, il pagamento dell’AUU per il mese di gennaio 2024 è stato effettuato sulla base dei valori del 2023.

Poiché la comunicazione della variazione è stata fatta il 16 gennaio scorso, il pagamento del mese di gennaio è stato fatto ancora con gli importi 2023, mentre da febbraio2024 verranno applicati i nuovi importi appena comunicati. Inoltre, la rivalutazione dell’importo dell’AUU già pagato nel mese di gennaio 2024, utilizzando i valori dell’anno 2023, sarà conguagliata con la mensilità di febbraio 2024.

I NUOVI IMPORTI
I nuovi importi dell’assegno unico e universale, con le relative soglie ISEE, sono contenuti nell’allegato 1 del messaggio INPS.

ASSEGNO UNICO FIGLI DISABILI
Ricordiamo che dal 1° gennaio 2023:
–  ai nuclei con figli disabili senza limiti di età è corrisposto l’Assegno unico e universale con importi fino a un massimo di 189,20 euro per ISEE inferiore o uguale a 16.215 euro;
–   le maggiorazioni in funzione del grado di disabilità per i figli maggiorenni fino al compimento dei 21 anni di età sono stabilmente equiparate a quelle dei figli disabili minorenni.
Inoltre, l’incremento della maggiorazione transitoria di 120 euro per i nuclei in cui è presente un figlio a carico con disabilità (di cui all’articolo 5, comma 1, del decreto legislativo n. 230/2021), è confermato per l’anno 2024.
In merito all’ultimo punto, tale incremento si applica senza subire decurtazioni alle maggiorazioni transitorie di cui all’articolo 5, comma 1[8], del decreto legislativo n. 230/2021, per le quali è, invece, prevista la graduale riduzione nel seguente modo:
a) per l’intero, nell’anno 2022, a decorrere dal 1° marzo 2022; 
b) per un importo pari a 2/3 nell’anno 2023;
c) per un importo pari a 1/3 nell’anno 2024 e per i mesi di gennaio e febbraio nell’anno 2025.

SIMULATORE DI CALCOLO
Ricordiamo che l’INPS mette a disposizione un simulatore di calcolo dell’assegno unico che si può utilizzare per comprendere l’importo effettivo percepibile, sulla base delle specifiche delle singole condizioni familiari, reddituali e patrimoniali.

Per approfondire
messaggio 8 febbraio 2024, n. 572
https://www.inps.it/it/it/inps-comunica/atti/circolari-messaggi-e-normativa/dettaglio.circolari-e-messaggi.2024.02.messaggio-numero-572-del-08-02-2024_14470.html

Circolare numero 41 del 07-04-2023 https://www.inps.it/it/it/inps-comunica/atti/circolari-messaggi-e-normativa/dettaglio.circolari-e-messaggi.2023.04.circolare-numero-41-del-07-04-2023_14128.html

Disability Card

Disability Card. Accordo sulla carta europea disabilità e contrassegno parcheggio disabili
Disabili.com del 12/02/2024

Le istituzioni UE hanno raggiunto un accordo sulla tessera che riconoscerà la condizione di disabilità in tutti gli stati dell’Unione, riconoscendo le relative agevolazioni e benefici, oltre ai diritti di mobilità e parcheggio.

Procede a grandi passi l’iter verso una tessera europea della disabilità e il nuovo contrassegno auto disabili unificato: due progetti che dovrebbero semplificare la libera circolazione e l’accesso alle agevolazioni perviste negli Stati membri dell’UE quando ci si trova al difuori della propria nazione.

Il Forum europeo sulla disabilità segnala infatti che nella giornata di giovedì scorso è stato raggiunto, dalle istituzioni dell’UE, l’accordo provvisorio sulla tessera europea di disabilità, che costituisce una accelerata all’iter del testo definitivo della Carta, che potrà così essere votato prima della fine della legislatura.

Va detto, tuttavia, che, seguendo tutti i passaggi comunitari e poi nazionali degli Stati membri, la Card diventerà pienamente operativa solo tra 4 anni

CARTA EUROPEA DI DISABILITÀ
La Disability Card europea sarà una tessera che funzionerà come prova della disabilità in tutta l’UE. Attraverso questo strumento, durante i soggiorni di breve durata in altri Paesi dell’Unione Europea, alle persone con disabilità sarà garantito pari accesso a condizioni speciali e trattamenti preferenziali rispetto a servizi, attività e strutture pubbliche e private. Vale a dire, ad esempio, accessi prioritari, tariffe ridotte, assistenza personale e guide in braille o audio per trasporti, eventi culturali, musei, centri ricreativi e sportivi, nonché parchi di divertimento. La tessera integrerà le tessere o i certificati nazionali esistenti e riconosce il ruolo di ciascuno Stato membro nella valutazione dello stato di disabilità.

IL NUOVO CONTRASSEGNO EUROPEO DI PARCHEGGIO
Analogamente, la tessera di contrassegno europeo per il parcheggio disabili servirà a fornire ai suoi titolari gli stessi diritti di parcheggio in tutta l’UE, garantendo parità di accesso ai parcheggi riservati designati e ad altre condizioni e strutture di parcheggio. Questo nuovo contrassegno auto disabili europeo sostituisce il contrassegno di parcheggio UE per le persone con disabilità, creato su base volontaria attraverso una raccomandazione del Consiglio. Per affrontare gli attuali problemi di riconoscimento, diversi in tutta l’UE, il contrassegno di parcheggio europeo migliorato utilizzerà un modello comune vincolante.

LE RICHIESTE DEL MOVIMENTO CITTADINI DISABILI
Non tutte le richieste del movimento rappresentativo dei cittadini disabili europei sono state accolte, ma è lo stesso Forum a evidenziare i punti positivi del percorso che poterà alla realizzazione della European Disability Card, tra cui:

  • L’inserimento dei servizi di trasporto (pur con delle eccezioni).
  • La previsione di disposizioni per l’accesso al sostegno quando si partecipa ai programmi di mobilità dell’UE.
  • Rilascio e rinnovo gratuiti della carta europea di disabilità
  • Sito web dell’UE e siti web nazionali con informazioni sulla carta
  • Misure di sicurezza per proteggere la privacy dei titolari di carta
  • La possibilità, per gli stati membri, di decidere l’estensione dell’uso della carta a soggiorni più lunghi.

Inoltre, i negoziatori hanno ottenuto l’impegno della Commissione europea di esaminare ulteriormente le lacune rimanenti relative alla libera circolazione delle persone con disabilità, come la portabilità del sostegno alla disabilità quando si trasferiscono in un altro paese dell’UE. Si segnala, inoltre, che questo accordo getta le basi anche per una rapida conclusione della proposta di estendere le carte ai cittadini di paesi terzi che risiedono nei paesi dell’UE.

I punti deboli
Il Forum evidenzia anche alcune proprie richieste che, di contro, non sono state accolte:

  • Accesso temporaneo al sostegno e all’indennità di invalidità quando le persone con disabilità si trasferiscono per lavorare e studiare all’estero. Allo stato attuale, le persone con disabilità potrebbero non avere accesso al supporto durante i lunghi processi di “rivalutazione”
  • Finanziamenti dell’UE per sostenere l’effettiva attuazione delle carte da parte degli Stati membri.
  • La possibilità di escludere alcuni servizi specifici nel caso in cui l’accesso speciale o gli sconti previsti dipendano da ulteriori valutazioni

TEMPISTICHE
Il maggiore rammarico viene dai lunghi tempi di recepimento e attuazione.
Il testo finale deve ancora ottenere l’approvazione formale del Consiglio dell’UE e del Parlamento europeo, seguita dalla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE. Successivamente, inizieranno le scadenze di cui sopra. Gli Stati membri dell’UE avranno 42 mesi di tempo per iniziare a fornire le carte, di cui 30 mesi per recepire la legislazione (vale a dire per creare leggi nazionali che la rispettino). Ciò significa che la Card diventerà pienamente realtà solo tra 4 anni.

IL COMMENTO
Yannis Vardakastanis, Presidente del Forum Europeo sulla Disabilità, ha dichiarato:
“Questa è una vittoria epocale per il movimento dei disabili, che ha lottato per questa carta per oltre un decennio. Ci aspettiamo che questa Carta sia ben implementata e che diventi una pietra miliare per la piena inclusione dei cittadini con disabilità nel progetto europeo”.

Per approfondire:
Proposta di tessera europea di disabilità https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_23_4331

Commissione europea – Relazione sulle consultazioni pubbliche https://ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=en&catId=89&furtherNews=yes&newsId=10659

La matematica inclusiva

La matematica inclusiva con la dettatura
Vita del 12/02/2024

All’Università di Torino si lavora a un software di dettatura vocale capace di scrivere e manipolare simboli e formule matematiche per favorire l’inclusione degli studenti con disabilità motoria

TORINO. Poter scrivere alla lavagna formule su formule, cancellando i passaggi più vecchi per fare spazio alla risoluzione in divenire, è fonte di grande piacere per ogni matematico e fisico, come ormai sanno tutti grazie alla serie Big bang theory. Scrivere sulla carta non è la stessa cosa. Forse in pochi hanno pensato alle difficoltà di chi, privato dell’uso delle mani o delle braccia dopo un trauma o una malattia, si trova nella necessità di usare un software di dettatura vocale. Sorprenderà sapere che non ne esiste uno in grado di consentire la scrittura e la manipolazione di formule matematiche. I software per clinici qualche cifra e qualche operatore di funzione riescono a capirla e il mio computer ha un sistema di dettatura abbastanza evoluto da scrivere“x+3” e non “ics più tre”, ma niente di più. E comunque le formule vanno manipolate.

Il problema, concretissimo, è stato posto da Jan Berger, studente del corso di laurea in matematica dell’Università di Torino, rimasto in carrozzina e incapace di usare le mani nel 2019 in seguito a un tuffo in mare. Si è rivolto al Laboratorio Polin, che è parte del Dipartimento di Matematica e promuove le nuove tecnologie per l’accesso agli studi da parte di giovani con disabilità che, non sapendo quale software consigliare, ha pensato di crearlo internamente. È nata così la prima versione di SpeechMatE, un software che permetterà a persone con disabilità agli arti superiori di scrivere e manipolare formule matematiche.«Studiare discipline scientifiche in autonomia è complesso per le persone che hanno una disabilità agli arti superiori o non possono utilizzare le mani» ha dichiarato Sandro Coriasco, associato del Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino e responsabile della campagna di crowdfunding MatematIcA senza barriere insieme alle matematiche Tiziana Armano ed Erika Brunetto, per la quale è attiva una campagna di crowdfunding e, al contempo, l’ateneo sta contattando e ricercando partner istituzionali e aziendali interessati a supportare il progetto. Continua Coriasco: «I fondi che stiamo raccogliendo ci permetteranno di attivare delle borse di ricerca, necessarie per sviluppare e testare il nuovo prototipo di SpeechMatE, che utilizzi i Large Language Models, gli stessi che fanno funzionare ChatGPT, per interpretare correttamente le indicazioni vocali necessarie a scrivere e manipolare una formula. Inoltre, grazie a questo strepitoso risultato, potremo immediatamente avviare le fasi successive del progetto, per realizzare una versione del software utilizzabile dagli studenti. Continuate a sostenerci, abbiamo ancora bisogno dell’aiuto di tutti!». Come spiega Erika Brunetto: «Si tratta di un progetto di grossa portata e molto complesso. Servono competenze da diversi settori della ricerca scientifica contemporanea: didattica della matematica, sviluppo del software, Natural Language Processing, Human-Computer Interaction, Large Language Models. La realizzazione del progetto coinvolge un team di oltre dieci ricercatrici e ricercatori attivi in questi ambiti».

Degenerazione maculare atrofica

Al Gemelli ricerca con cellule staminali per proteggere gli occhi dalla degenerazione maculare atrofica
SuperAbile INAIL del 10/02/2024

ROMA. È stata messa a punto dai ricercatori della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS una nuova tecnica per rallentare l’evoluzione della degenerazione maculare atrofica legata all’età. Le iniezioni sotto-retiniche di un prodotto derivato dal sangue di cordone ombelicale si sono dimostrate in grado di rallentare l’evoluzione di questa condizione, ancora orfana di trattamento e che può portare alla perdita della vista. In Italia ne soffre qualche milione di persone sopra i 50 anni.

COS’E’ LA DEGENERAZIONE MACULARE ATROFICA
La degenerazione maculare “atrofica” (secca o dell’anziano), è una delle patologie oculari più frequenti nel mondo industrializzato negli over 50 e può portare a perdita completa della vista nella parte centrale del campo visivo. Interessa in vari stadi di gravità qualche milione di italiani, mentre le stime per il 2050 prevedono che saranno affetti da questa patologia 280 milioni di persone nel mondo. La forma ‘secca’ rappresenta il 90% di tutte le maculopatie degenerative senili e ad oggi non dispone di un trattamento autorizzato in Europa.
A fronte della diffusione di questa patologia così invalidante insomma, c’è un grave unmet need relativo al suo trattamento. Al Gemelli si sta dunque tentando una strada innovativa, descritta in una recentissima pubblicazione su Opthalmology Science, che sfrutta le capacità rigenerative del sangue da cordone ombelicale.
“La degenerazione atrofica è una patologia molto comune ed invalidante negli anziani, per la quale ad oggi in Europa non esiste alcun trattamento- ha spiegato il professor Stanislao Rizzo, direttore della Uoc di Oculistica di Fondazione Policlinico Gemelli e professore ordinario di Oculistica presso l’Università Cattolica-. Abbiamo dunque avuto l’idea di utilizzare un derivato del sangue di cordone ombelicale, il plasma ricco di piastrine (PRP). Siamo i primi al mondo ad aver fatto questa esperienza e quello appena pubblicato è il nostro studio di fase 1”.
“In questa prima fase della nostra ricerca- ha detto la dottoressa Maria Cristina Savastano, della Uoc di Oculistica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, responsabile del disegno dello studio – abbiamo valutato innanzitutto la safety della procedura, consistente nell’iniezione in sede sotto-retinica di PRP da sangue ombelicale. Si tratta di una procedura non semplice, da affidare a mani esperte (al Gemelli è stata effettuata dal dottor Alfonso Savastano e dal professor Rizzo), che non può essere ripetuta troppo di frequente. Per cui, abbiamo subito disegnato un protocollo parallelo di somministrazione intra-vitreale, molto più facile da eseguire e più sicura, che è in corso già da un anno”.
“Il prodotto utilizzato in questo studio- ha aggiunto la professoressa Luciana Teofili, direttore Uoc Emotrasfusione del Policlinico Gemelli e Associato di Malattie del sangue all’Università Cattolica – è plasma arricchito di fattori di crescita e mediatori solubili contenuti all’interno delle piastrine. Utilizziamo le unità donate alla Banca del Cordone Ombelicale (della quale è responsabile la dottoressa Maria Bianchi), che non possono essere congelate per scopo trapiantologico. Dopo aver separato il concentrato, le piastrine vengono concentrate e sottoposte ad uno shock termico (ripetuti processi di congelamento e scongelamento), che le porta a rilasciare nel plasma una serie di preziosi fattori di crescita, che si vanno ad aggiungere a quelli già presenti nel plasma fetale. Per limitare la variabilità di questi prodotti vengono allestiti pool di varie unità e viene più volte testata la loro sterilità attraverso test di coltura per batteri e funghi”. L’IMPIEGO DI PRP
L’impiego di PRP da sangue adulto trova da tempo applicazione nel trattamento delle ulcere diabetiche, dei processi degenerativi ortopedici, in chirurgia estetica, in dermatologia, ecc. L’uso del PRP cordonale in ambito oculistico è invece molto meno diffuso. Visto l’estendersi dei campi di utilizzo di sangue cordonale, l’invito è quello di donare sempre il cordone al momento del parto.
“La somministrazione di questo emocomponente- ha sostenuto il professor Rizzo- andrà verosimilmente ripetuta a cadenza mensile, ogni due mesi o ogni tre mesi perché dallo studio appena concluso abbiamo evidenziato che l’arresto dell’estensione dell’atrofia si ottiene solo per 1-3 mesi, dopo la somministrazione dell’emoderivato”. Certo, se gli studi in corso (quelli con la somministrazione intra-vitreale) ne dimostrassero una buona efficacia, questo potrebbe essere l’uovo di Colombo per i pazienti, peraltro low cost.
“Abbiamo depositato negli Usa il brevetto dell’utilizzo intra-oculare di pool di PRP da sangue di cordone ombelicale- ha proseguito il professore- a ulteriore conferma che siamo stati i primi ad avere l’idea di un preparato di questo tipo (il ‘pool’ e la via di somministrazione)”.

Pantheon, visite guidate per non vedenti

Pantheon, dal 24 febbraio visite guidate per non vedenti
Redattore Sociale del 08/02/2024

ROMA. Da sabato 24 febbraio, al Pantheon iniziano con cadenza mensile le visite guidate speciali per persone con disabilità visive. Il progetto di inclusione culturale è curato dalla direzione del monumento in collaborazione con l’Istituto Sant’Alessio-Margherita di Savoia.

“Dopo il positivo esperimento del 3 dicembre scorso, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, abbiamo deciso di rendere stabile, una volta al mese, questa iniziativa pensata per i disabili visivi ed eventuali accompagnatori, ma aperta a tutte le persone interessate alla scoperta di un modo unico di percepire sensorialmente uno dei monumenti tra i più antichi e meglio conservati”, ha detto la direttrice Gabriella Musto.

Stati Generali sulle Disabilità intellettive e Disturbo del Neurosviluppo

Si svolgono giovedì 8 febbraio 2024 in Abruzzo, più precisamente a Pescara – dalle ore 9.00 alle ore 17.30, presso l’Hotel Mood in Via Tito de Caseari, 8, Marina di Città Sant’Angelo – gli “Stati Generali sulle Disabilità intellettive e Disturbo del Neurosviluppo”, iniziativa realizzata da Anffas Abruzzo in collaborazione con Anffas Nazionale che rappresenta la seconda tappa di quel percorso virtuoso che, iniziato nel dicembre 2023 in Sicilia, vedrà progressivamente coinvolte tutte le regioni d’Italia, per culminare all’organizzazione degli Stati Generali sulle Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo a livello nazionale nel 2025 e supportare l’iniziativa di Fish Nazionale che a sua volta andrà a celebrare gli Stati Generali di tutte le disabilità.

Obiettivo, anche per questo appuntamento, è realizzare un focus sui punti di forza e di criticità presenti nell’attuale sistema dei servizi e sull’esigibilità dei diritti nella Regione Abruzzo, con espresso riferimento alla condizione delle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo e dei loro familiari e corposo in tal senso è il programma che vede anche l’intervento del Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli.

Dopo l’apertura dei lavori con Maria Pia Di Sabatino, presidente Anffas Regione Abruzzo,  e Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas, ed i saluti istituzionali – con Marco Marsilio, Presidente Regione Abruzzo, Carlo Masci, Sindaco di Pescara, Mons. Tommaso Valentinetti, Vescovo di Pescara, Vincenzo Falabella, Presidente FISH, Nazaro Pagano, Presidente FAND* – infatti, si svolgeranno le diverse sessioni previste, iniziando con “I diritti delle persone con disabilita intellettive e disturbi del neurosviluppo e dei loro familiari in Abruzzo. Quadro Generale” (con l’avv.Valentina Di Bonaventura, Consulente Anffas Regione Abruzzo, l’Avv. Alessia Maria Gatto e l’Avv. Corinne Ceraolo Spurio, entrambe componenti del Centro Studi Giuridici e Sociali di Anffas Nazionale), proseguendo con “L’impatto della normativa sulla programmazione sanitaria e sociale della Regione Abruzzo” (con Nicoletta Verì, Assessore Regionale Salute e Pari Opportunità, e Pietro Quaresimale, Assessore Regionale Politiche Sociali), e con la sessione dedicata al tema “Nuovo PEI e quadro generale sull’inclusione scolastica nella Regione Abruzzo” (con Massimiliano Nardocci, Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale per l’Abruzzo). I lavori della mattina vedranno anche la consegna del documento realizzato dagli Autorappresentanti delle strutture Anffas del territorio abruzzese – che raccoglie le opinioni, le idee e le richieste degli Autorappresentanti proprio in merito all’esigibilità dei loro diritti nei vari ambiti della società – ai rappresentanti della Regione Abruzzo e al Ministro Alessandra Locatelli e proprio l’intervento del Ministro Locatelli chiuderà la prima parte della giornata dei lavori.

Il pomeriggio riprenderà con la tavola rotonda “Punti di forza e punti di debolezza del sistema di presa in carico delle persone con disabilita intellettive e disturbi del neurosviluppo in Abruzzo” (a cui prenderanno parte Raimondo Pascale e Tobia Monaco, Dipartimento Lavoro e Sociale Regione Abruzzo, Gianguido D’Alberto, presidente Anci Abruzzo, Daniela Arcieri Mastromattei, UVM ASL Pescara, Giuliano Bocchia, dirigente tecnico USR Abruzzo – referente per l’Inclusione e Scuola in Ospedale, Gabriele Perfetti, portavoce Forum Terzo Settore Abruzzo, Marco Stornelli, commissario FAND Abruzzo, Casto Di Bonaventura, presidente Centro Servizi Volontariato Abruzzo, Germana Sorge, presidente Federautismo Abruzzo, Vittorio Morganti, coord. Aism Abruzzo, Mariangela Cilli, segreterio Ass.ne Carrozzine Determinate, Tiziana Arista, presidente Cosma Odv, Maria Cristina Falone, UIL Abruzzo, Carmine Ranieri, Segretario Generale CGIL Abruzzo Molise, Giovanni Notaro,  Segretario Generale Cisl Abruzzo, a cui seguiranno gli interventi della presidente di Anffas Regione Abruzzo, Maria Pia Di Sabatino, e del vicepresidente di Anffas Nazionale, Emilio Rota, dedicati ad offrire una sintesi di quanto esposto in precedenza e ad illustrare quelle che sono le prospettive e gli impegni per il futuro. A chiudere i lavori sarà Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas, con le sue conclusioni. 

A moderare sarà Angela Trentini, Caposervizio TGR Abruzzo.

Così come per gli Stati Generali della regione Sicilia, l’evento sarà nuovamente occasione per evidenziare le specificità del territorio, dialogare e confrontarsi con tutti gli attori – famiglie, persone con disabilità, amministrazioni, istituzioni, realtà associative del Terzo Settore e sindacali – del territorio coinvolti, con l’obiettivo di ribadire quali sono i diritti delle persone con disabilità intellettive e del neurosviluppo e il loro livello di esigibilità in Abruzzo, inquadrare il nuovo ruolo assunto dal Terzo Settore nelle relazioni con le istituzioni ed evidenziare come vengono declinati i nuovi istituti della co-programmazione e co-progettazione e, più in generale, dell’amministrazione condivisa.

Maria Pia Di Sabatino, presidente Anffas Regione Abruzzo: “Anffas Abruzzo, unitamente alle diciotto realtà Anffas dislocate nei diversi territori della nostra regione e al nostro livello nazionale, ha fortemente voluto la realizzazione di tale importante evento che, mettendo insieme le voci di tutti i soggetti che a vario titolo si occupano delle persone con disabilità e soprattutto a partire proprio dalla voce dei diretti interessati, rappresenterà certamente un momento di confronto costruttivo su cui porre nuove basi per migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie e, di conseguenza, per la costruzione di un futuro migliore e più inclusivo a beneficio di tutta la collettività”.

Continua il percorso di approfondimento, confronto e dialogo di Anffas per comprendere la realtà della condizione delle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo e delle loro famiglie in tutti gli ambiti che le riguardano su tutto il territorio italiano: siamo certi che anche questo appuntamento in Abruzzo sarà fonte di nuovi spunti e opportunità per il futuro e per mettere un altro tassello a quelli che saranno gli Stati Generali sulle Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo a livello nazionale del 2025”: così Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas a pochi giorni dall’incontro abruzzese.

Inclusione scolastica: un gelido clima e un clamoroso caso di discriminazione

Inclusione scolastica: un gelido clima e un clamoroso caso di discriminazione
Superando del 02/02/2024

In questi ultimi mesi si sta diffondendo un gelido clima culturale e sociale contrario all’inclusione scolastica degli alunni e delle alunne con disabilità. Ha cominciato il professor Galli della Loggia, sostenendo la tesi secondo cui sarebbe assurdo che alunni intellettivamente molto differenti dai compagni debbano frequentare le scuole comuni, costringendo i compagni a ritardi negli apprendimenti, senza trarre personalmente alcun vantaggio. Il tutto, quindi, proponendo, «almeno per quelli in situazione di gravità» a tornare a frequentare le scuole speciali.
Poi, in occasione delle visite di istruzione, in molte scuole sono state sollevate difficoltà per la partecipazione degli alunni con disabilità, adducendo le motivazioni più varie, che in buona parte sono state superate con “accomodamenti ragionevoli”, come previsti dall’articolo 3 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/09.
Da ultimo, è scoppiato un caso in Umbria a Foligno, dove un’alunna con disabilità certificata “non grave”, frequentante la scuola media, è stata esclusa dalla partecipazione alla visita di istruzione in Spagna. Quest’ultima vicenda è paradigmatica, poiché ha avuto un risvolto particolarmente articolato.

La scuola, dunque, organizza dal 31 gennaio al 7 febbraio un viaggio di istruzione per una settimana in Spagna, per approfondire la lingua spagnola presso un istituto, fissando come requisiti solo l’assenza di provvedimenti disciplinari e avere il 9 in condotta.
Quando la famiglia dell’alunna ha chiesto l’iscrizione, la scuola esprime una serie di obiezioni, sostenendo che avrebbe avuto problemi di disagio, dovuti alla mancanza di autonomia e che in quella scuola spagnola non si applica l’inclusione scolastica; che durante quei giorni, insomma, sarebbe stato meglio per l’alunna rimanere a scuola per un breve corso di recupero.
La famiglia si rivolge al Garante Regionale per la tutela delle persone con disabilità, il quale contatta la scuola, che però sostiene non trattarsi di viaggio di istruzione, ma di un “viaggio di studio”, e che quindi, come tale, esso non era previsto dal PEI (Piano Educativo Individualizzato).
Il Garante stesso, dunque, al termine di una lunga interlocuzione, invia una nota all’Ufficio Scolastico Regionale, facendo presente che nessuna norma riporta la distinzione tra “viaggio di istruzione” e “viaggio di studio”, mentre la normativa prevede altresì il diritto pieno di inclusione scolastica e che tale violazione comporta discriminazione ai sensi della Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilita’ vittime di discriminazioni); fa presente inoltre che la normativa prevede la possibilità di “accomodamenti ragionevoli”, onde evitare la discriminazione e cioè che la ragazzina sarebbe stata accompagnata da un familiare e che avrebbe seguito le attività di studio secondo tempi e modi concordati coi docenti.
L’Ufficio Scolastico Regionale si dichiara disponibile a questi accomodamenti ragionevoli, ma la scuola si rifiuta decisamente, dicendo che l’alunna avrebbe svolto a Foligno un breve corso di aggiornamento e diffidando la famiglia dall’insistere. Quest’ultima, allora, promuove ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale), chiedendo la sospensiva dal divieto di partecipazione e il TAR, in via urgente, senza valutare affatto gli accomodamenti ragionevoli proposti, nega la sospensiva.
A questo punto la famiglia chiede il programma di aggiornamento da svolgere a Foligno, ma la scuola non dà seguito e la classe il 31 gennaio parte, lasciando la ragazzina in aula senza far nulla.

Ritengo questo fatto veramente grave per il reiterato diniego di “accomodamento ragionevole”. Infatti, il problema del disorientamento della ragazzina se fosse stata sola era stato superato con l’offerta della famiglia di accompagnarla. Riguardo poi alla frequenza del corso di spagnolo – impossibile, essendo vietato ai docenti di sostegno di seguire l’alunna durante le lezioni -, sarebbe stata superata tramite attività didattiche rivolte alla ragazza dai docenti che non potevano seguire la classe. La ragazza stessa, però, avrebbe seguito la classe in tutte le altre attività culturali, quali visite a monumenti, a musei e ad altre località.

Ritengo a questo punto che la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) debba intervenire per stigmatizzare pubblicamente questo comportamento discriminatorio, sostenendo la famiglia in tutte le sedi, politica e legale. In altre circostanze, infatti, le scuole hanno cambiato itinerario per rendere l’iniziativa compatibile con la presenza di un alunno con disabilità. In alcune addirittura i compagni, per solidarietà, si sono rifiutati di partecipare alla visita di istruzione. Non ci saremmo aspettati tanto dalla classe, ma un accomodamento ragionevole dalla scuola sì.
Questa scuola, invece, non ha assolutamente voluto tener conto di alcun accomodamento ragionevole e quindi la famiglia merita certamente un intervento di sostegno antidiscriminatorio.

di Salvatore Nocera,
Presidente del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap)

Smartphone e scuola

È ora di dircelo: i minori di 17 anni non dovrebbero avere smartphone e la scuola non dovrebbe spingere a usarli
La Tecnica della Scuola del 02/02/2024

Lo smartphone danneggia la psiche dei minorenni. Non lo diciamo noi. Lo dicono i dati, e gli psicoterapeuti lo confermano. D’altronde, non è difficile comprendere che un minore non può non rimanere traumatizzato da ciò che facilmente può reperire in rete. Scene di incredibile violenza, ad esempio, scioccanti persino per gli adulti. Il piccolo, trovandosi da solo di fronte a immagini simili, sente il bisogno di qualcuno che lo fermi, che gli dica di non guardare: ma quel qualcuno non è lì insieme a lui (o lei), perché l’assoluta maggioranza dei genitori è convinta di aver esaurito i propri doveri verso i figli regalando loro l’ultimo modello di device.

 Soli con lo smartphone, e figli di genitori soli con lo smartphone
Nell’assenza costante di qualcuno che lo aiuti, lo consigli e lo guidi di fronte ad emozioni così forti, il minore si convince di potercela fare da solo. Inoltre, percependo oscuramente di essersi avventurato in territori vietati, nasconde agli adulti ciò che ha visto, temendo punizioni. Continua pertanto a cercare immagini simili, per dimostrare a se stesso di esser forte abbastanza da reggerle, facendosi in realtà del male. Nella migliore delle ipotesi ciò deforma il suo modo di vedere le cose, ne rimescola la scala valoriale, fino a renderlo indifferente a certe scene, riducendone l’empatia, la comprensione e la compassione per la sofferenza altrui.

Rinserrati in una fortezza (che diventa gabbia)
Malgrado ciò, quasi nove adolescenti italiani su dieci usano lo smartphone ogni giorno. Sette su dieci frequentano quotidianamente il web. Il primo pensiero di ognuno di loro, appena svegli, è controllare il telefono (ed è anche l’ultimo prima di dormire). La media di uso quotidiano è di quattro ore e mezza. Con danni alla vista: occhi irritati, sensazioni di abbagliamento, affaticamento e secchezza oculare. E sarebbe il meno, visto che i danni più gravi sono quelli comportamentali.
Cresce, infatti, il numero degli hikikomori: adolescenti introversi e timidi (soprattutto maschi) che approfittano del cellulare per isolarsi nella propria stanza, col rischio di complicazioni psichiatriche gravi, riscontrabili sempre più spesso specialmente tra i 14 e i 30 anni.

Guai scheletrici, distrazione e fallimenti scolastici
Passare più di cinque ore piegati sul device significa sviluppare seri problemi muscolo-scheletrici — specialmente a spalle e collo — destinati ad aggravarsi nell’età adulta. Possono comprenderlo, tuttavia, ragazzi e ragazze che vedono i propri genitori fissi sul cellulare più di loro? La disattenzione degli adulti è ormai cronica persino mentre guidano, tanto da aver moltiplicato gli incidenti automobilistici imputabili all’uso compulsivo degli smartphone. Possiamo quindi meravigliarci che i giovanissimi camminino in mezzo al traffico fissando lo schermo, chattando e giocando ai videogame con le cuffie a tutto volume? Che dire poi dei risultati scolastici? Il genitore italiano medio non se ne accorge, ma i docenti ben sanno quanto sia calata la capacità di concentrazione degli alunni nell’ultimo quindicennio. Fatalità? Certamente no. Energie e concentrazione degli allievi sono completamente assorbite dal marchingegno elettronico che essi tengono sempre in mano, e pochissime ne restano per l’apprendimento dei contenuti e delle abilità proposti dalla Scuola.
Ecco perché, quand’anche studino, questi giovanissimi lo fanno in modo mnemonico, superficiale, privo di qualsiasi interesse per l’approfondimento (e per la semplice comprensione). «Eppure», sostiene il genitore medio, «sta sempre in camera a studiare!».

A letto col cellulare acceso sotto al cuscino
 Lo stesso genitore medio non controlla che la propria prole faccia colazione la mattina prima di recarsi a scuola. Né che dorma bene, almeno otto ore a notte. Infatti, anche il ritmo circadiano del giovane è danneggiato dall’abuso dei cellulari, rendendo difficile l’addormentamento a causa della continua sovreccitazione nervosa che procura. 
Eppure è noto a tutti che la carenza di riposo notturno è gravemente nociva, e che ad essa sono spesso dovuti i disturbi ossessivo-compulsivi evidenziati da non pochi adolescenti. Se non dormono adeguatamente, i giovani vanno incontro a disfunzioni metaboliche, possibilità di sviluppare il diabete, stanchezza cronica. Ne possono derivare abuso di alcolici, depressione, dipendenza da stupefacenti, e persino malattie cardiovascolari.

Al punto da non potersene separare mai
Infine, l’uso compulsivo degli smartphone può generare una vera e propria dipendenza dalla tecnologia, riconoscibile quando il soggetto letteralmente non pensa ad altro che a quello e agli altri apparecchi elettronici, ormai incapace di provare alcun interesse per ciò che prima lo attraeva. La dipendenza dal cellulare lo porta a perdere il controllo di sé quando ne sia privato, ad isolarsi dalla realtà e, di conseguenza, a vivere nell’ansia e a deprimersi.

È impopolare dirlo, ma non va usato se non quando è prossima la maggiore età
È dunque corretto che la Scuola spinga gli studenti a usare la tecnologia anche per studiare? O non sarebbe più saggio che la Scuola stessa fosse il momento della libertà della mente (l’otium dei Romani antichi, la scholé degli antichi Elleni), nel quale si sperimenta com’è bello pensare insieme e scambiarsi informazioni e idee, guardandosi negli occhi, ascoltandosi, parlandosi, leggendo libri di carta e scrivendo con la penna? Non è forse vero che — come tutti i giornali riportano — persino gli alti funzionari della Silicon Valley, ideatori e creatori del mondo degli smartphone, vietano lo smartphone ai propri figli?
Forse è il caso di dircelo francamente e con coraggio: lo smartphone può essere un’arma, come può esserlo un’automobile. E come l’automobile non si mette in mano a un minorenne (che con essa farebbe male a se stesso e agli altri), così non gli si può affidare uno smartphone.
Aspettiamo dunque, per consegnarlo ai giovanissimi, che questi abbiano almeno 17 anni, se siamo adulti consapevoli della realtà.di Alvaro Belardinelli

Cattedra inclusiva

Cattedra inclusiva, Evelina Chiocca: “Chi non vuole avere a che fare con la disabilità dovrebbe cambiare mestiere”
La Tecnica della Scuola del 30/01/2024

Le polemiche sulla proposta della “cattedra inclusiva” proseguono senza sosta. Numerose le lettere pervenute alla nostra redazione e ancora più numerosi i commenti dei lettori nella nostra pagina Facebook.

Per il momento fra le prese di posizioni sindacali va segnalata quella della Uil Scuola, di cui abbiamo dato conto nelle ultime ore.

A molte delle critiche e delle osservazioni risponde anche Evelina Chiocca, una delle esperte che ha lavorato per la messa a punto della proposta di legge.
“Molti docenti – sottolinea Chiocca – affermano che il progetto di legge taglierà le ore di sostegno e quindi temono di perdere il posto di lavoro; ma è affatto così, perché con la cattedra inclusiva le ore di sostegno sono garantite. Ogni ora sarà garantita, grazie alla presenza, in classe, di due docenti secondo le ore indicate dal GLO. In altre parole non viene meno la risorsa sostegno”.

Ma c’è un altro timore e cioè quello di dover lavorare “anche” con l’alunno con disabilità. “Mi sembra che molti – interviene Chiocca – stiano dimenticando che l’alunno con disabilità è alunno di tutti i docenti della classe. L’obbligo di garantire all’alunno con disabilità il successo formativo è già presente oggi, non viene introdotto con la cattedra inclusiva”. “Già oggi – ribadisce l’esperta – ogni insegnante, compreso quello curricolare deve insegnare all’alunno con disabilità, preparare le verifiche, valutare l’alunno, riportare il voto nel suo registro personale”.
“Se qualcuno pensa che l’alunno con disabilità non sia suo alunno – ammonisce Evelina Chiocca – allora ha sbagliato lavoro, vada altrove, non nella scuola. L’alunno con disabilità, esattamente come i suoi compagni, ha diritto di apprendere e di socializzare, di essere accompagnato nel suo percorso e di vivere la quotidianità scolastica, crescendo e imparando insieme ai coetanei. Il diritto è garantito dalla Costituzione, è meglio ricordarlo!”

Quanto alle accuse di appartenenza partitica, Evelina Chiocca è categorica: “La cattedra inclusiva non è un’idea né della sinistra, né della destra, né del centro; molto semplicemente è il frutto di una riflessione e di una ricerca di 7 persone che all’inclusione credono davvero e che hanno a cuore la scuola italiana”.
Come spesso accade ci sono anche critiche del tutto infondate come quelle di chi mette in dubbio le competenze dei promotori dell’iniziativa usando alle volte anche espressioni fuori luogo (“esperti di che?”, “i sedicenti esperti che non sono mai entrati in un’aula in vita loro”, ecc…) e che addirittura, riferendosi ad uno dei 7, noto persino a livello internazionale, parlano di “un tal xxx“.

Evelina Chiocca replica anche su questo: “Siamo 7 persone che conoscono la scuola e che dentro la scuola stanno lavorando o ci hanno lavorato per anni, alcuni per decenni”.di Reginaldo Palermo

Nuovo Pei 2023

Nuovo Pei 2023. Disposizioni correttive del DM 182/2020 modelli e linee guida
SuperAbile INAIL del 29/01/2024

ROMA. È stato pubblicato il Decreto Ministeriale n. 153 del 1° agosto 2023, con disposizioni correttive al decreto interministeriale 29 dicembre 2020, n. 182, recante: “Adozione del modello nazionale di piano educativo individualizzato e delle correlate linee guida, nonché modalità di assegnazione delle misure di sostegno agli alunni con disabilità, ai sensi dell’articolo 7, comma 2-ter del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66” a valle di un percorso complesso. 

Nel settembre 2021, infatti, il Tar del Lazio, con sentenza n. 9795, aveva disposto l’annullamento del Decreto Interministeriale n.182/2020 e dei suoi allegati. La sentenza aveva sindacato, tra altri profili, la legittimità di quanto previsto in ordine alla possibilità di frequentare le lezioni con orario ridotto, alla composizione e alla funzione del GLO (Gruppo Lavoro Operativo per l’inclusione), all’assegnazione di risorse per il sostegno ma anche all’esonero dalle materie per gli alunni disabili. La legittimità del Decreto è stata  poi ripristinata con la sentenza del Consiglio di Stato n. 3196/2022. 

Con Nota prot. n° 10166 del 1° giugno 2023, il ministero dell’Istruzione e del Merito ha fornito le indicazioni per la redazione del Pei 2023/2024. 
Nello stesso si ribadisce l’importanza delle linee guida per la redazione della certificazione di disabilità in età evolutiva, ai fini dell’inclusione scolastica e del profilo di funzionamento. 

Predisporre il Pei 2023 sarà un compito non solo del docente di sostegno, ma anche del GLO. 

Nel Gruppo di Lavoro sono presenti:
– i rappresentanti del Consiglio di Classe;
– il corpo docenti;
– i genitori dell’alunno coinvolto;
e diverse figure professionali esterne alla scuola quali:
– gli specialisti e terapisti dell’Asl;
– gli specialisti e terapisti privati segnalati dalla famiglia;
– gli operatori e le operatrici dell’Ente Locale, soprattutto se è attivo un Progetto Individuale;
– i componenti del GIT (Gruppi per l’Inclusione Territoriale). Il nuovo modello Pei aspira ad essere uno strumento innovativo per la progettazione didattica, al cui interno sarà possibile trovare:
– le finalità didattiche ed educative;
– gli itinerari di lavoro;
– le tecnologie, i metodi e i sussidi utilizzati;
– i criteri di valutazione;
– le forme di integrazione tra scuola ed extra scuola.

Proposte sull’inclusione scolastica contrarie alla pedagogia e alla Costituzione

Proposte sull’inclusione scolastica contrarie alla pedagogia e alla Costituzione

di Salvatore Nocera

Superando del 24/01/2024

L’articolo del professor Galli della Loggia del 13 gennaio scorso, seguito da quello di chiarimento del 20 gennaio, ha scatenato un dibattito culturale che mi ha rimandato indietro di oltre cinquant’anni, quando si cominciò a parlare di inserimento e di integrazione scolastica [l’elenco dei contributi pubblicati su queste pagine rispetto a tale tema è disponibile a questo link negli “Articoli correlati”, N.d.R.].
Io ho partecipato al dibattito che fu suscitato da quella novità dirompente; allora i primi casi di inclusione erano eccezionali e turbavano i benpensanti che non avevano mai visto alunni con disabilità nelle classi comuni perché erano tutti chiusi nelle scuole e negli istituti speciali e la scuola procedeva con la sua routine quotidiana.
Il movimento per l’integrazione sconvolse il normale ritmo della scuola e dopo i primi anni di “inserimento selvaggio”, il fenomeno che era divenuto impetuoso fu affrontato dai docenti della scuola affiancati e guidati dai pedagogisti, poi seguiti dal legislatore, che cominciò a regolare il fenomeno stesso, nuovissimo, sostenuto dai ripetuti interventi di legittimazione della Corte Costituzionale.
Oggi il professor Galli della Loggia rimette in dubbio tutto il lavoro culturale, pedagogico, sociale e giuridico svolto, prendendo spunto da talune carenze, già denunciate con puntualità dal mondo accademico, specie della SIPeS (Società Italiana di Pedagogia Speciale) e dalle Associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari, specie dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap ); le denunce di Galli della Loggia riguardano sostanzialmente l’insufficiente preparazione dei docenti di sostegno e la loro permanente discontinuità, dovuta all’uso strumentale del posto di sostegno per poter passare su posto di ruolo disciplinare.
Non entro nel merito delle coerenti critiche a lui svolte da pedagogisti come i professori Daniele Novara e Fabio Bocci, illustri docenti universitari di Pedagogia, che si richiamano ai massimi esponenti del movimento per l’inclusione, come don Lorenzo Milani, Andrea Canevaro e altri; né ignoro i legittimi interventi critici delle Associazioni, come quelli di Vincenzo Falabella, presidente della FISH, dell’ANFFAS presieduta da Roberto Speziale, aderente anch’essa alla FISH, e di Francesca Palmas, pedagogista dell’ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi), altra organizzazione aderente alla FISH, insieme ad altri su varie riviste pedagogiche.
Leggo che anche il professor Dario Ianes critica la posizione del professor Galli della Loggia, contrapponendogli però la propria ipotesi di “cattedra inclusiva”, sostanzialmente “mista”, con la quale ogni docente dovrà essere specializzato per il sostegno e dovrà insegnare per mezza cattedra la disciplina e per l’altra mezza sostegno. Ho già avuto modo di scrivere su queste stesse pagine che questa “cattedra mista”, pur essendo una bella idea, è una pura utopia a livello teorico e organizzativo.
E in ogni caso vorrei qui intervenire come pluridecennale consulente giuridico dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), affiancato dal pedagogista Nicola Tagliani, con il quale curiamo l’Osservatorio sull’Inclusione Scolastica della stessa AIPD.

Ma le lagnanze del professor Galli della Loggia non solo sono minimali, mancando, come denuncia il professor Novara, della critica all’assenza di pedagogisti nella scuola italiana (ai quali Galli della Loggia non accenna nemmeno); e ancora, a questa carenza gravissima, se ne aggiunge un’altra, e cioè la mancata formazione iniziale dei docenti curricolari sulla pedagogia e la didattica speciale.
Sino ad oggi tali docenti, specie quelli delle scuole secondarie, sono ope legis “ignoranti” di tali discipline. Questo ha determinato una delega ai soli docenti di sostegno, facendo venire meno l’altro principale pilastro portante dell’inclusione scolastica, cioè la presa in carico del progetto inclusivo da parte di tutti i docenti della classe. Finalmente la Legge 79/22 ha previsto un anno abilitante all’insegnamento con 60 crediti formativi obbligatori che cercherebbe di colmare questa enorme smagliatura nel sistema inclusivo, ma, come ha da tempo segnalato il professor Luigi d’Alonzo, già presidente della SIPeS, tra questi 60 crediti formativi, quelli concernenti la pedagogia e la didattica speciale sono talmente poco numerosi da risultare insignificanti e quindi la “delega” permarrà, se non si interviene immediatamente. Per questo la FISH, nella citata Proposta di Legge, prevede un aumento nel numero di tali Crediti Formativi, i cui contenuti saranno precisati con apposito Decreto del Ministero dell’Università.

Purtroppo il professor Galli della Loggia alle proprie critiche non fa seguire delle proposte costruttive, ma salta subito al “ritorno al passato”, riproponendo le scuole speciali almeno per gli alunni più gravi (bontà sua!). Invece le Associazioni, e specie quelle aderenti alla FISH, sono riuscite ad ottenere nella Legge 107/15, cosiddetta sulla “buona scuola” la delega per adeguare la nostra normativa ai princìpi dell’ICF (la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). sulla valutazione del funzionamento dell’organismo umano, recepiti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (ratificata dall0’Italia con la Legge 18/09). Purtroppo, però, a distanza di quasi dieci anni da questo fondamentale potenziamento dell’originario principio inclusivo – introdotto con la Legge 104/92 -, non hanno fatto seguito quasi tutti gli atti applicativi, necessari per dare una piena risposta alle critiche del professor Galli della Loggia ed altri.

Infine il professor Galli della Loggia ignora totalmente il principio di “individualizzazione” introdotto nella normativa inclusiva fin dall’inizio; esso fa sì che nella scuola del primo ciclo l’articolo 16, commi 1 e 2 della Legge 104/92 prevedono che per gli alunni e le alunne con disabilità il PEI (Piano Educativo Individualizzato) debba essere formulato con riguardo alle sue «effettive capacità» e per le scuole del secondo ciclo la normativa ha previsto che per gli alunni che il professor Galli della Loggia vorrebbe rimandare sicuramente nelle scuole speciali, data la loro situazione di gravità, la formulazione di un Piano Educativo Individualizzato sempre formulato secondo le singole capacità effettive; esso può allontanarsi dai programmi ministeriali e non conduce al diploma di maturità, ma solo alla certificazione dei crediti formativi maturati.

In conclusione, non solo il secondo articolo del professor Galli della Loggia può considerarsi «una toppa peggiore del buco» rispetto al primo, come scrive il professor Fabio Bocci nel suo puntuale e articolato articolo di replica, ma, ossessionato dal concetto di “scuola del merito”, non tiene conto che la Corte Costituzionale, con la famosa Sentenza 215/87, ha stabilito che per gli alunni e le alunne con disabilità capacità e merito non vanno valutati secondo parametri standardizzati. ma secondo criteri relativi alle loro peculiari situazioni di disabilità.
Conseguentemente, se egli avesse tenuto conto del valore costituzionale del diritto all’inclusione degli alunni e delle alunne con disabilità, non avrebbe avanzato la sua richiesta anacronistica, almeno per l’Italia, dove abbiamo una scuola regolata dalla nostra Costituzione e dalle nostre leggi, ma avrebbe potuto e dovuto formulare delle proposte coerenti col dettato costituzionale e con le più avanzate conquiste della pedagogia. Quanto poi alla considerazione che l’Italia sia quasi l’unico Paese al mondo che si sforzza di attuare l’inclusione scolastica, questa considerazione, apparentemente democratica, è fuorviante, come lo era quella, basata sul “buon senso”, che costrinse Galileo ad abiurare obtorto collo la sua rivoluzionaria scoperta scientifica!