Arriva SoftHand, la mano artificiale sensibile (quasi) come una vera

da Redattore sociale

Arriva SoftHand, la mano artificiale sensibile (quasi) come una vera

Il prototipo presentato dall’Inail e dall’Iit: sarà disponibile entro il 2017. Permette di compiere atti estremamente precisi come spalmare il burro sul pane, piantare un chiodo, usare il trapano. Il paziente che l’ha sperimentata: “E’ come se avessi di nuovo entrambe le mani”

ROMA – Riuscire dopo 45 anni ad aprire di nuovo una bottiglia, a piantare un chiodo o semplicemente a spalmare del burro sul pane. Piccoli gesti quotidiani che per Marco Zambelli, amputato a un braccio all’età di 15 anni dopo un infortunio sul lavoro, oggi sono di nuovo realtà, grazie alla prima mano artificiale sensibile realizzata in Italia. E’ lui, infatti, ad aver sperimentato il primo prototipo di SofthHand, un arto meccanico di derivazione robotica ma talmente preciso da sembrare vero. Il progetto, completamente made in Italy, è stato realizzato dall’ Inail insieme all’Istituto italiano di tecnologia ed è stato presentato ufficialmente oggi a Roma alla presenza dei ministri della Salute e del Welfare, Beatrice Lorenzin e Giuliano Poletti.

Si indossa semplicemente senza bisogno di operazioni, disponibile a partire dal  2017. La mano artificiale è stata realizzata con l’ausilio della tecnologia 3D-printing, in materiale plastico e con alcune componenti metalliche, per questo è estremamente flessibile. Grazie all’ingegnerizzazione di un tendine artificiale consente di riprodurre tutti i movimenti naturali: il paziente la controlla attraverso due sensori, che captano i segnali naturali dei muscoli. Può essere indossata semplicemente sopra l’arto amputato, senza operazioni invasive. A sperimentarla per primo un paziente del Centro protesi Inail, che da circa quattro mesi utilizza la SoftHand per compiere tutte le più semplici azioni quotidiane. “Sono stato amputato a un braccio quando ero poco più di un ragazzino – racconta Zambelli, oggi sessantenne -. Le protesi hanno sempre fatto parte della mia vita, ma oggi finalmente torno a vivere come se avessi di nuovo entrambe le mani. Fino a ieri, infatti, usavo solo la mano sinistra per fare qualsiasi cosa, mentre ora posso compiere anche gesti banali con entrambe. Per me è una conquista importantissima, un vero ritorno alla vita”. Alla realizzazione del progetto ha lavorato un team composto da circa 20 persone. La mano artificiale sarà disponibile per le persone amputate a partire dal 2017, alla fine della fase di sperimentazione con i pazienti del Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio. Mentre la produzione e la commercializzazione saranno affidate a una nuova start up, che sta nascendo all’interno dell’Istituto italiano di tecnologia.

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De Felice: “Una meraviglia della tecnica”. Il progetto di mano artificiale vede la luce dopo circa un anno dalla sigla dell’accordo Inail- Iit, che prevede un investimento congiunto complessivo pari a 11,5 milioni di euro. “Questo è un progetto importantissimo che si inserisce in modo coerente nella tradizione dell’Inail e mostra come un ente semiautonomo rispetto allo stato possa contribuire a portare forza innovativa e progetti di avanguardia – sottolinea il presidente dell’Inail Massimo De Felice – E’ impressionante fare il confronto tra la prima mano artificiale, realizzata in legno negli anni 60, e questa meraviglia della tecnica che  possiamo vedere oggi. Questi arti robotizzati lasciano intravedere una prospettiva davvero mirabile, nel futuro verranno aggiunte altre potenzialità tattili rispetto a quanto c’è già nel primo prototipo. Ma vedere all’opera questa mano nell’afferrare un bicchiere di carta senza accartocciarlo e nel riuscire allo stesso tempo astringere una morsa per afferrare un trapano un martello è sorprendente. E le prospettive di progresso sono notevolissime: i risultati raggiunti con l’esperienza del centro di Vigorso di Budrio e dell’Iit di Genova ci danno notevoli garanzie per il futuro. Il presidente dell’Inail ha ricordato come nella realizzazione del progetto siano state coinvolte diverse realtà della riabilitazione e della protesica. Soddisfazione è stata espressa anche dal direttore generale dell’Inail Giuseppe Lucibello: “Questo è un prodotto che vede la compartecipazione di eccellenze nella realizzazione di un risultato di grande rilevanza – afferma -. Il fatto che il primo prototipo sia pronto dopo appena un anno inorgoglisce, a breve presenteremo anche i risultato di nuove ricerche che stiamo portando avanti con il Campus biometrico di Roma e con il Sant’Anna di Pisa”. Ogni anno, ricorda l’Inail, sono 3600 le amputazione di arti subite da persone che, nella maggior parte dei casi, hanno avuto un infortunio sul lavoro. In più dell’80 per cento dei casi a essere amputate sono le mani o le dita.

L’innivazione tecnologica la servizio dei pazienti. Il primo prototipo della mano artificiale è stato realizzato da gruppo di lavoro composto da 20 esperti fra cui ricercatori, sviluppatori dei laboratori IIT e personale tecnico e medico presso il Centro Protesi Inail di Budrio.”E’ un progetto straordinario non solo tecnologicamente – sottolinea Gabriele Galatieri di Genola, presidente dell’Iit -. Esso rappresenta infatti la sintesi di quello che vogliamo fare: un’innovazione tecnologica che mette al centro il paziente. Questo prototipo è il risultato del lavoro di due eccellenze che si sono confrontate, l’innovazione non si fa da soli ma insieme”. Il progetto scientifico è stato guidato da Antonio Bicchi, Giorgio Grioli e Manuel Catalano di IIT, ed è stato sviluppato grazie al lavoro congiunto con Rinaldo Sacchetti, Emanuele Gruppioni e Simona Castellano per Inail.“Il nostro obiettivo è migliorare la qualità della vita dei nostri assistiti – spiega Sacchetti – Questo dispositivo va oltre, non è solo una semplice mano ma la tappa di un percorso per il reinserimento della persona nel contesto sociale e lavorativo”. (ec)
Mano artificiale, Lorenzin: “Eccellenza tecnologica, la inseriremo nei Lea”

Secondo la ministra della Salute, il dispositivo realizzato da Inail e Iit dovrà essere disponibile per tutti coloro che perdono un arto. Poletti: “Grande traguardo del made in Italy, dobbiamo ricominciare a investire sulla tecnologia”

ROMA – Il primo prototipo di mano artificiale made in Italy è un “bellissimo esempio di eccellenza tecnologica che contribuirà a dare nuove certezze alle migliaia di persone che ogni anno perdono un arto nel nostro paese” e che, una volta disponibile, dovrà essere inserito nei Lea per “essere fruibile da tutti e superare il gap di coloro che non possono accedere alle nuove tecnologie”. Lo sottolinea la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, intervenuta questa mattina a Roma alla presentazione di SoftHand, il progetto di mano poliarticolata e polifunzionale, realizzato dall’ Inail e dall’Istituto italiano di tecnologia.

“Il fatto che una persona possa riacquistare la funzionalità di un arto è straordinario. Plaudo alla collaborazione di Inail e Itt – sottolinea Lorenzin – auspico che questo incontro possa rafforzarsi: mettere insieme chi lavora sulla robotica con chi si occupa dell’assistenza ai lavoratori italiani vuol dire, infatti, mettere insieme le persone con la tecnologia. E questa protesi è un bellissimo esempio di eccellenza tecnologica italiana. Sono sicura che darà nuove certezze alle migliaia di persone che purtroppo ogni anno perdono un arto nel nostro paese”. La ministra sottolinea, inoltre, che nel 2017, quando la mano artificiale sarà disponibile, potrà  essere inserita nei livelli essenziali di assistenza. “Abbiamo proposto alle regioni i nuovi Lea, con un metodo nuovo di approcciare ai pazienti, prevedendo anche l’ inserimento delle biotecnologie – spiega – credo sarà possibile inserire anche questo dispositivo nei Lea e superare il gap tra chi può accedere e chi no a queste tecnologie. Il tema delle risorse è un falso problema – aggiunge -si trovano se vengono utilizzate bene quelle che già ci sono. Noi dobbiamo dare ai cittadini le tecnologie che possano cambiargli la vita dopo l’incidente”.

Alla presentazione di SoftHand è intervenuto anche il ministro del Welfare Giuiano Poletti. “Questo è un grande traguardo del made in Italy che riassume in sé le tante eccellenze che ci sono nel nostro paese – sottolinea – E’ un progetto pensato per una grande applicabilità diffusa, un grande risultato. Come ministero del Lavoro siamo molto interessati a questa azione, e a quanto sta facendo l’Inail che invece di limitarsi a fare solo l’ente assicuratore, è impegnato sul campo della prevenzione e della riabilitazione. Considero ottima la collaborazione con l’Istituto di tecnologia, ora il passaggio ulteriore è rendere fruibili questi prodotti, facendo partire delle start up che usino questa innovazione”. Secondo Poletti l’Italia deve riprendere ad investire sulla tecnologia, fondamentale in particolare nel campo della disabilità. “Dobbiamo scegliere di mettere la centro gli investimenti – aggiunge – il campo di azione è davvero ampio. Il fatto che siamo davanti a delle tecnologie umane, cioè alla possibilità di sostituire degli arti vuol dire che si apre davanti a noi una froniera importantissima ”. (ec)