Petizione al Presidente della Repubblica

Ill.mo Presidente della Repubblica

                                                                                               On. Sergio Mattarella

                                                                                               Palazzo del Quirinale

                                                                                               00187 Roma

 

 

OGGETTO: Petizione al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella                        

da parte dell’Istituzione scolastica   I.T.C. “A. Gallo” di Aversa (CE)

contro il DDL “La Buona Scuola” di Renzi.

 

 

Egregio signor Presidente, a nome di tutto il personale scolastico dell’Istituzione secondaria di

II grado che rappresentiamo, le rivolgiamo un sincero ed accorato appello, affinchè “il disegno di legge recante riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, con delega per il rinnovo delle disposizioni legislative vigenti” possa essere emendato, laddove presenti palesi incostituzionalità, lesive della democrazia e della libertà che sono a fondamento della nostra Costituzione.

Il nostro è un urlo consapevole di professionisti e veri lavoratori che temono si realizzi uno scenario clientelare, aziendalistico e privatistico della Scuola.

Ciò che chiediamo è che il disegno di legge venga attentamente ed accuratamente riesaminato nelle commissioni parlamentari in ogni sua parte, in quanto così come si presenta a tutt’oggi non è altro che un mostro giuridico frutto di un’ingiustificabile ed intrappolata decretazione d’urgenza che certamente produrrà soltanto dissensi e contrasti contribuendo a rendere la Scuola Pubblica una fucina di stacanovisti, ormai stanchi di combattere una guerra senza armi nè eroi.

Così come recita lo stesso DDL al Capo III (Organico, assunzioni e assegnazione dei docenti) art.7

(Competenze del Dirigente scolastico) comma 1 si evidenzia che il Dirigente scolastico stesso ha il potere di scelta dei docenti attraverso albi regionali. Ciò renderebbe ancor più precari gli insegnanti, violando non solo i diritti acquisiti di quei docenti, ma anche l’ art. 33 della Costituzione “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”.

La libertà d’insegnamento, infatti, implica un’autonomia didattica e metodologica che non potrebbe essere più garantita nel momento in cui, come pretende la Riforma, si aumentasse la discrezionalità del Dirigente scolastico fino al punto di consentirgli la selezione della sua “squadra”, scegliendo un docente rispetto a un altro in virtù di criteri puramente soggettivi.

Nel disegno di legge “La Buona Scuola “ si continua a parlare di meritocrazia che si rivela in realtà fallace, una presa in giro, poiché non esiste nessun organo di garanzia esterno super partes di natura ispettiva e tecnica che possa valutare oggettivamente ed obiettivamente il merito del personale della Scuola Pubblica italiana.

Con ciò verrebbero meno i presupposti minimi di oggettività e di merito su cui dovrebbe essere improntata l’azione del pubblico impiego, specie in un settore così delicato, come quello dell’istruzione, preposto alla formazione delle persone e dei cittadini.

Verrebbero meno, peraltro, i principi di imparzialità e di buon andamento della Pubblica Amministrazione, come sancito dall’art. 97 della Costituzione. Il che non significa assenza di orientamento, perché non è preclusa ai funzionari pubblici la possibilità di esprimere valutazioni discrezionali, ma ciò deve avvenire nella piena osservanza della legge e senza discriminare i soggetti coinvolti.

La Scuola italiana è diventata paradossalmente quella raccontata nel libro di Marcello D’Orta “Io speriamo che me la cavo” divenuto un capolavoro cinematografico , che rispecchia appieno una scuola di teatro dove ogni giorno si è costretti ad indossare una maschera pirandelliana per illudersi che tutto funzioni, tutto vada bene e ognuno possa continuare imperterrito a recitare la sua parte, dilaniato, pero, da un logorante burn-out perché è in cerca di un ignoto benessere psicologico che cede sempre più il passo al montaliano “male di vivere”.

L’elenco dei vulnus presenti nel disegno di legge di Riforma della Scuola è lungo e sarebbe impossibile soffermarsi, ma è doveroso continuare ad affermare che se una Nazione e uno Stato sono all’avanguardia nel Mondo, attualmente sempre più globalizzato e competitivo, ciò è merito della Scuola che deve sempre più appartenere allo Stato e non ai privati. Essa appare oggi silenziosa e fortemente produttiva di cervelli in fuga, sovvenzionata dagli innumerevoli sforzi da parte delle famiglie già fortemente svenate da una spending review e da una pressione fiscale che è divenuta ormai insopportabile avrebbe, invece bisogno di un forte vento di rinnovamento gratificante e non lesivo dei diritti fondamentali previsti dallo Statuto dei Lavoratori, ossia la legge 20 maggio 1970 n. 300 che reca “Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”.

A tal proposito si ritiene opportuno precisare che l’ultimo C.C.N.L. del Comparto Scuola è stato siglato dai Sindacati confederali in data 29-11-2007 e, purtroppo, gli scatti stipendiali a tutt’oggi risultano un mero miraggio.

Egregio Signor Presidente, in ultima analisi e mai come estrema ratio ci appelliamo, pertanto, al suo ruolo di Garante della Costituzione e alla Sua sensibilità istituzionale perché intervenga nei modi e nei tempi che riterrà opportuni, al fine di evitare i rischi di una palese forzatura nell’uso della decretazione d’urgenza, inibendo in tal modo anche le istanze di partecipazione dei cittadini.

Il personale docente e non docente

per poter firmare la petizione on line:
http://firmiamo.it/petizione-alpresidente-della-repubblicasergio-mattarella