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Lavoratori sempre più in difficoltà

Scuola, Mascolo (Ugl): “Lavoratori sempre più in difficoltà”

“Dai numerosi incontri con i lavoratori che l’Ugl Scuola sta effettuando sul territorio è evidente la difficile situazione che stanno vivendo i lavoratori del comparto, in un momento delicato come quello che il paese sta attraversando”.
Lo dichiara il segretario nazionale dell’Ugl scuola, Giuseppe Mascolo, che oggi è intervenuto al corso di formazione per Rsu e dirigenti sindacali, svoltosi in provincia di Ragusa.
“Questo senso di disorientamento sta creando malcontento generale, e confusione tra i lavoratori. La farraginosa normativa ma soprattutto le continue modifiche apportate negli ultimi anni, hanno creato tanto allarmismo e, purtroppo, in tale situazione, la mancanza di chiarezza aggrava una situazione già critica”.
“L’Ugl Scuola continuerà l’attività di formazione e informazione sul territorio, cercando di rispondere concretamente alle richieste di chi lavora, facendosi portavoce delle istanze del personale della scuola, che non può pagare colpe non sue”.

SCATTI: ACCELERARE TRATTATIVA E RECUPERARE MOF ANNI PASSATI

SCATTI, GILDA: ACCELERARE TRATTATIVA E RECUPERARE MOF ANNI PASSATI
“L’incontro di oggi segna un passo avanti e apprezziamo che il ministero abbia inviato all’Aran l’atto di indirizzo relativo al piano triennale di assunzioni che per il prossimo anno scolastico prevede l’immissione in ruolo di 12.625 docenti, 1.604 insegnanti di sostegno e 4.317 Ata, mentre per l’anno corrente conferma 4.447 posti di sostegno”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta la riunione avvenuta questa mattina a viale Trastevere tra i sindacati e il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza.
“Al ministro – spiega Di Meglio – abbiamo sollecitato una generale velocizzazione dell’azione amministrativa: per quanto riguarda il contratto sulla mobilità, soltanto per citare un esempio, in attesa del visto dei ministeri dell’Economia e della Funzione Pubblica, la tabella di marcia registra già 4 mesi di ritardo che inevitabilmente si ripercuoteranno sul corretto avvio delle attività didattiche”.
Sul fronte degli scatti, la Gilda ha chiesto di spingere l’acceleratore sulla trattativa e di recuperare le risorse del Mof non spese negli anni passati, così da incidere in maniera meno pesante sul Mof corrente, scongiurando il rischio che le progressioni di carriera vengano assegnate in base a una sorta di lotteria.
“Inoltre – spiega ancora Di Meglio – abbiamo richiamato l’attenzione del ministro sulle posizioni stipendiali del personale Ata, ribadendo l’ingiustizia di togliere soldi per un lavoro già svolto a una categoria professionale già economicamente debole”.
“Infine, alla proposta della Carrozza di rivedere il sistema degli scatti, – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – abbiamo messo in chiaro che, prima di intavolare una discussione in merito, vogliamo essere certi di poter contare su maggiori risorse. Non bisogna dimenticare, infatti, che già oggi l’anzianità di servizio dei docenti italiani è tra le meno riconosciute rispetto al resto dei Paesi economicamente avanzati”.

Lettera di una DOCENTE INIDONEA passata ATA

Sono una docente inidonea che nel 2011, in base alla legge 111, aderì alla mobilità accedendo così ai ruoli ATA. Ho 35 anni di servizio e quasi 60 di età.
Dopo un anno e mezzo in segreteria mi trovo ridotta alla depressione più nera, al ricorso costante allo psichiatra e all’ansia insistente, quotidiana. Non riesco a svolgere i compiti che mi vengono richiesti perché ho difficoltà a memorizzare tutte le procedure delle pratiche, non conosco tutta la marea di leggi e regolamenti che il lavoro in segreteria richiede, non riesco ad imparare ulteriori procedure.
Finora mi hanno consentito mansioni meno complesse, ora però mi hanno messo di fronte al fatto che devo sapermi disimpegnare con tutte le incombenze del profilo amministrativo: sono uno dei componenti il contingente di segreteria e come tale devo fare il lavoro come gli altri (che peraltro lamentano che io non contribuisco equamente  al lavoro complessivo).
Capisco quanto le loro richieste siano logiche, ma proprio non so adeguarmi.
Al momento mi occupo della posta, del protocollo, delle circolari, dei certificati, dell’Invalsi e di altre incombenze generiche, ma Dirigente scolastico  e Segretario sostengono che non è abbastanza, anche se  -per la verità-  non mi rimane del tempo inutilizzato.

Mi hanno detto che una via d’uscita potrebbe essere una nuova richiesta di visita medica collegiale. Non so come muovermi. E’ meglio che la chieda io o che la faccia richiedere dalla scuola? Che cosa è bene evidenziare nella documentazione medica? Il dirigente  mi ha concesso pochi giorni per dare una risposta. Qualcuno mi può aiutare?
(segue firma)

Questa è una recentissima, disperante testimonianza, arrivata al Conbs, dei guasti prodotti da norme drastiche e grossolane che trattano i docenti  inidonei all’insegnamento come numeri, senza alcun riguardo per lo stato di salute e per la preparazione professionale acquisita in una vita da un lavoratore ormai anziano…
Con la L.111/2011 il MIUR aveva mobilitato nel ruolo ATA (e dequalificato, “sradicandoli” dalle loro competenze…)  circa 600 docenti,  consenzienti per timore del peggio,  che si trovano ora in condizioni simili a quelle della “sfortunata” collega.
Con la L. 128 si predispone un nuovo transito (sempre “volontario”) di circa altri 200 “richiedenti”, buona parte dei quali lamentano di aver praticato in realtà una autentica scelta al buio, accettata  per non affrontare il trauma della mobilità in altri enti (che non è stato possibile conoscere prima e quindi valutare) oppure per problemi logistici (determinanti quando ci siano di mezzo età e salute).
Tra questi “mobilitati-Ata volontari”  c’erano persone utilizzate  esclusivamente in biblioteca, quindi senza alcuna  esperienza di attività in segreteria.
Il Conbs ha girato la testimonianza alle Parlamentari che hanno seguito l’iter legislativo della mobilità. Una di queste, sconsolata, suggerisce di avviare istanza per tentare la dispensa.
Fosse tutto così semplice…  La dispensa, stando alle normative più recenti,  è ormai ristretta ai soli casi di chi “non è assolutamente in grado di lavorare”.  Inoltre fra i docenti inidonei ci sono persone relativamente giovani –eppure con gravi handicap- a cui la dispensa lascerebbe  una pensione da fame.
Il legislatore avrebbe dovuto prevedere questi casi, o almeno avrebbe dovuto “ascoltare” chi li conosce bene per farne parte e perché raccoglie quotidianamente testimonianze e valuta quindi problemi e possibili rimedi, senza per questo chiedere la luna.
Il nostro coordinamento richiama a questo punto l’attenzione su quella che riteniamo essere già ora  una “piccola” emergenza (piccola per il numero di coinvolti: “poche” migliaia di insegnanti) ma che senza interventi immediati emergerà lacerante e dannosa. Non si può lasciare la categoria insegnante, abbandonata a se stessa e “punita” per il suo lavoro, da tutti riconosciuto come un pilastro della società futura ma visibilmente esposto a diffuse malattie da stress.

Applicazione contratti integrativi regionali anno scolastico 2012‐2013 e precedenti

L’Associazione nazionale DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR (Di.S.-Conf), unica associazione di categoria rappresentante solo i dirigenti scolastici, chiede al Ministro Carrozza di tutelare la categoria e difenderla dalla “buttata” del Ministro Saccomani  che, unilateralmente, ha deciso di bloccare i CC.II.RR. già sottoscritti e scaduti, con l’intento di scippare dalle tasche dei dirigenti scolastici circa 2.000 euro l’anno, oppure di dimettersi.

Perché una richiesta, peraltro, inusuale, da parte di un’Associazione di Dirigenti Scolastici, di coloro ai quali la Nazione affida l’educazione e la formazione dei propri figli,  di dimissioni del Ministro della Pubblica Istruzione?

“ Per un quadro completo basta leggere la nota inviata alle Autorità. Perché

– afferma il Segretario Generale della Di.S.Conf. e aggiunto Confedir Attilio Fratta –

quando un Ministro dichiara pubblicamente che Lei non c’entra niente con la decisone del collega Saccomani, che  non condivide la sua decisione, che i dirigenti scolastici sono già molto sottopagati, che la colpa è del MEF,  vuol semplicemente dire che non ha voce in capitolo, che non ha alcun potere decisionale. Delle due l’una: o il ministro Carrozza, magari con l’aiuto del Presidente Letta, costringe Saccomani a ritirare il suo unilaterale, illegittimo e vergognoso provvedimento, peraltro mai reso pubblico, oppure difenda almeno la Sua dignità dimettendosi. La scuola non ha bisogno di un ministro fantoccio. Tocca a lei difendere e tutelare i suoi dirigenti che non possono essere costretti a ricorrere continuamente, con tutto quello che comporta, ai Giudici per vedersi riconosciuti i loro diritti. Ricorrere al Giudice deve essere un’eccezione, una patologia, non la norma. Può dirsi “normale”un Paese nel quale il cittadino è costretto a ricorrere continuamente dal Giudice per far rispettare le leggi violate da chi le ha emanate? O da chi prende provvedimenti calpestando i più elementari valori e principi sanciti dalla Costituzione? Se non si inverte questa tendenza prima o poi ci vorrà la ghigliottina perché, e non solo i dirigenti scolastici, ma il Popolo è stanco; ma evidentemente il Potere, le Istituzioni non si rendono conto che il Popolo “ha fame Maestà!”. “Dattegli le brioches” risposte Maria Antonietta… e le conseguenze le conosciamo. Peraltro come può un dirigente inculcare principi continuamente calpestati e nei quali non crede più?  Un educatore insegna ciò che è non ciò che sa!”

Il Segretario Generale Dirigentiscuola e Segretario Generale aggiunto Confedir
Attilio Fratta

Foggia 27 gennaio 2014

On. Maria Chiara Carrozza
Ministro Istruzione, Università e Ricerca

Dott. Fabrizio Saccomanni
Ministro dell’Economia e delle Finanze

E, p.c.
On. Giorgio Napolitano
Presidente della Repubblica

On. Enrico Letta
Presidente del Consiglio dei Ministri
– On. Presidente del Senato della Repubblica
Sen. Pietro Grasso
– On. Presidente della Camera dei Deputati
On. Laura Boldrini
– Dott. Luciano Chiappetta
Capo Dipartimento MIUR

Oggetto: Applicazione contratti integrativi regionali anno scolastico 2012‐2013 e precedenti: 2010/2011 e 2011/2012

On. Ministro Carrozza

non è usuale, per dei Dirigenti Scolastici, istituzionalmente preposti alla formazione e all’educazione alla convivenza civile e democratica dei cittadini, oltre che al rispetto delle Istituzioni, usare toni ed espressioni poco ortodossi.
L’ indecente e inqualificabile spettacolo a cui stiamo assistendo da oltre un mese e che ci preoccupa, ci costringe a dimenticare che siamo educatori e, come cittadini e lavoratori, a gridare che siamo stanchi e stufi di essere calpestati e maltrattati proprio da quello Stato che serviamo e difendiamo formando i cittadini.
I Dirigenti Scolastici, per colpa delle complicità di chi ora sbraita, organizza sit-in, proclama stati di agitazioni e scioperi, a differenza di tutti gli altri dirigenti di pari fascia, sono confinati nella “riserva indiana” dell’area V e percepiscono meno della metà della retribuzione accessoria degli altri colleghi di pari fascia. Vi è di più! Tra gli stessi dirigenti scolastici vi è disparità di trattamento derivanti da una logica di squallido sfruttamento e patto scellerato stipulato con le OO.SS. della ex-pentiade complici di questa inqualificabile situazione.
Ai Dirigenti Scolastici, immessi nei ruoli dal 2011 è stata perfino scippata la loro retribuzione individuale di anzianità (R.I.A.): unico caso nel pubblico impiego!
Siamo stati costretti in centinaia e centinaia a ricorrere al Giudice del lavoro per vedere riconosciuti quei sacrosanti principi costituzionali che cerchiamo di inculcare ai nostri alunni. Lo Stato e le Istituzioni che dovrebbero essere i garanti e i difensori della Costituzione, dei principi della stessa e delle Leggi, e punire, a mezzo della Giustizia, coloro che li violano, è il primo a violarli.
I Dirigenti scolastici sono stati costretti a ricorrere ai Giudici per vedersi riconosciuti i diritti violati dallo Stato e, di recente, negati, con la Sentenza n. 310, anche dalla suprema Corte.
Come si può arrivare ad affermare, a chiare lettere, che la Legge non è uguale per tutti? Come si può arrivare a sostenere che in periodi di crisi finanziaria i diritti soggettivi possono essere calpestati? Come si può arrivare ad affermare che lo stesso principio non vale per i Magistrati? Non sono anche loro cittadini dello Stato? La legge non è uguale anche per loro? Dobbiamo forse insegnare ai nostri alunni che la Legge è uguale per tutti, ma non tutti sono uguali per la Legge?
In questo scenario apocalittico si inserisce il novello Quintino Sella che, calpestando brutalmente la legge e interpretandola, o facendola interpretare, con argomentazioni illogiche e irrazionali, non contento del blocco delle retribuzioni da “pezzenti” dei Dirigenti Scolastici, intende bloccare, UNILATERALMENTE, i contratti integrativi regionali, già sottoscritti e relativi all’a.s. 2012/2013, già concluso da mesi.
Solo il D.G. della Campania è arrivato fino al punto di inventarsi il “contratto unilaterale”, uno dei tanti istituti giuridici del codice Bouchè e per il quale la scrivente organizzazione ne ha chiesto la rimozione. In precedenza analoghe situazioni, per chi ha memoria, si sono verificate in Puglia, in Sardegna e in Abruzzo …. ma con la complicità degli sprovveduti, incapaci e improvvisati sindacalisti che hanno firmato i relativi CC.II.RR.
Il MEF, evidentemente, ha preso esempio da Buochè. Il primo adotta contratti unilaterali, il secondo annulla contratti in modo unilaterale dandone informativa alle OO.SS.
L’informativa, come è sempre successo, consiste anche nel consegnare alle parti i provvedimenti oggetto della stessa.
I documenti “incriminati” non sono stati consegnati o le OO.SS., che li hanno ricevuti, si guardano bene dal pubblicarli? Su quali basi giuridiche si fonda la presa di posizione del MEF è, forse, coperta da segreto di Stato o è legittimo chiedere che vengano pubblicati i provvedimenti?
I Dirigenti Scolastici hanno almeno il diritto di sapere perché saranno scippati?
Sembrerebbe che il Mef abbia preso a pretesto la legge 122/2010. Ma la L. 122/2010, non impone, abusivamente, il blocco degli stipendi? Blocco degli stipendi, in lingua italiana, è forse sinonimo di decurtazione dello stipendio? Chissà poi perché la decurtazione dovrebbe essere applicata solo per i Dirigenti Scolastici, categoria che non solo non percepisce aumenti, ma, addirittura, subisce una diminuzione del già miserevole stipendio!
Cos’è un’altra battuta di Saccomani? Un’altra provocazione pari a quella dei docenti, rientrata solo perché Il Presidente Letta ha tirato le orecchie al titolare del MEF che si è giustificato, come il bambino colto con le dita nella marmellata, asserendo che si era trattato solo di una incomprensione con Lei, egregio Ministro Carrozza, una specie di difetto di comunicazione che ha messo in serio imbarazzo il Presidente Letta costretto a minimizzare la “bravata” nelle varie interviste televisive.
Evidentemente la lezione e la magra figura non è bastata! Ci ha riprovato nuovamente!
Dobbiamo anche noi indignarci a mezzo stampa? Dobbiamo fare lo sciopero della fame, incatenarci davanti al Palazzaccio? Dobbiamo organizzare sit-in e proclamare scioperi di facciata come le OO.SS. che hanno firmato i CC.II.RR. “incriminati” e che, probabilmente, calmate le acque, firmeranno anche i nuovi per ratificare lo scippo?
La sfiducia nello Stato e nelle Istituzioni, che approvano oltre 200 balzelli con la legge di stabilità, è tale che prima o poi il Popolo si ribellerà. Non è che il ministro Saccomani, non sapendo dove andare a prendere i soldi per finanziare i “balzelli” della Legge di stabilità, ha pensato di scipparli ai Dirigenti scolastici?
Cosa volete che facciamo? Dobbiamo ricorrere ai forconi anche noi, dobbiamo diventare provocatori?)
Orbene egr. Ministro Carrozza lei che ha gridato allo scandalo quando si è resa conto delle retribuzioni dei docenti e dei Dirigenti, cosa ha fatto e cosa intende fare?
Tocca a Lei difendere il Suo Ministero e i Suoi Dirigenti. Non può lavarsi le mani dando la colpa solo al MEF o scrollandosi le spalle dicendo che non ha soldi.
Alzi la voce, tiri fuori i muscoli e, se non sarà ascoltata faccia la cosa più corretta e nobile che un Ministro deve fare: si dimetta motivando alla categoria, al Parlamento e al popolo italiano le Sue dimissioni. Dica ad alta voce che lo Stato vuole distruggere la scuola italiana, che calpesta i diritti e non rispetta i principi costituzionali, ragion per cui, indignata, si dimette.
Noi non proclamiamo stati di agitazione, non chiediamo tavoli di concertazione, non organizziamo sit-in e non proclamiamo scioperi inutili e distruttivi dell’immagine di un Paese che sta cadendo a pezzi.
In questo mese ci siamo limitati a pubblicare sul nostro sito (www.dirigentiscuola.org) e non solo, una serie di documenti e articoli facendo calcoli e commenti.
Noi chiediamo e pretendiamo che sia Lei a difenderci o a tutelarci. E’ Suo preciso dovere.
Al Presidente Letta che ci legge, reiteriamo lo stesso invito.
Convochi, anche questa volta, il neo Quintillo Sella, gli ri-tiri le orecchie una seconda volta e gli dica di smetterla con queste trovate da circo e, se recidivo gli ritiri anche la fiducia. Non ha alcun diritto di fare il terrorista seminando panico con ricadute sul funzionamento delle istituzioni che i dirigenti …. DIRIGONO.
Se i provvedimenti “incriminati” non saranno immediatamente pubblicati, le nostre reazioni non saranno di facciata e sapremo bene come regolarci al momento opportuno Nel frattempo preannunciamo che, in caso contrario, faremo formale richiesta di accesso agli atti per poi rivolgerci ai Giudici ancora una volta.
Ci sarà pure un Giudice a Berlino!!!
In attesa di riscontro, si coglie l’occasione per distintamente salutare le autorità in indirizzo invitate a fare ognuna la sua parte.

Il Segretario Generale Dirigentiscuola e
Segretario Generale aggiunto Confedir

Obblighi di trasparenza – pubblicazione dati sui contratti di appalto

Obblighi di trasparenza – pubblicazione dati sui contratti di appalto

Ci pervengono, da parte dei colleghi, numerose richieste di chiarimenti circa gli adempimenti cui le scuole sarebbero tenute entro il 31 gennaio prossimo in materia di pubblicità e trasparenza, con particolare riferimento ai contratti di appalto. Forniamo al riguardo alcune precisazioni, che riteniamo utili a fugare molte preoccupazioni, non sempre fondate.

1 – il Piano per la Trasparenza e l’Integrità

Secondo l’ANP, le scuole non devono redigere e pubblicare questo documento per le ragioni più volte esplicitate e rese note. Sullo stesso argomento, peraltro, il MIUR ha indetto per il 29 gennaio una specifica riunione con le OO.SS.; ogni rilevante informazione sarà da noi prontamente pubblicata su queste pagine.

2 – gli obblighi di pubblicità dei dati relativi ai contratti di appalto

Si tratta di un obbligo previsto dall’art. 1, c. 32 della Legge 190/2012 “anticorruzione”, regolamentato dall’AVCP (Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici) con Deliberazione n. 26/2013, cui le scuole sono tenute ad adempiere.

Ogni Stazione Appaltante – e le istituzioni scolastiche sono tali – ha l’obbligo di pubblicare sul proprio sito internet, entro il 31 gennaio di ogni anno, alcuni dati (precisati nella citata Deliberazione) relativi alle procedure di aggiudicazione dei contratti di appalto avviate durante il precedente anno solare.

In fase di prima attuazione (quella attuale) devono essere ricomprese le procedure avviate durante il periodo 1° dicembre 2012 – 31 dicembre 2013.

Il formato di pubblicazione deve essere lo standard “aperto” XML.

Tale file può essere creato con varie modalità: tramite i pacchetti gestionali in uso presso le segreterie scolastiche (qualora il pacchetto non ne disponesse, sono generalmente disponibili a prezzo contenuto le relative estensioni), tramite software “open source” liberamente scaricabile dalla rete, tramite redazione manuale utilizzando programmi come Wordpad o Word. Le ultime due possibilità richiedono il possesso di competenze informatiche di medio livello.

L’indirizzo internet al quale pubblicare il file XML deve avere la seguente struttura:

www.nomesitoscuola.it/AmministrazioneTrasparente/BandiContratti/nomefile.xml

ad esempio:
www.liceofermi.it/AmministrazioneTrasparente/BandiContratti/appalti_2013.xml

Tale indirizzo deve essere comunicato all’AVCP – entro il 31 gennaio 2014 – utilizzando l’apposito modulo in formato PDF liberamente scaricabile seguendo questo link.

L’AVCP provvederà al controllo dell’avvenuta pubblicazione con procedure automatizzate, a partire dal 1° febbraio 2014 e fino al 30 aprile, effettuando fino a cinque tentativi di accesso, ad intervalli di almeno 72 ore. Solo se tutti e cinque i tentativi di accesso risulteranno infruttuosi, l’istituzione scolastica verrà considerata inadempiente.

Ne deriva che le scuole possono provvedere a caricare materialmente il file con i dati almeno fino a tutto il 12 febbraio prossimo. Resta fermo invece l’obbligo di comunicare entro il 31 gennaio all’AVCP l’indirizzo Internet a cui il file verrà pubblicato.

L’ANP ha già tenuto numerosi seminari presso le sue sezioni territoriali ed è disponibile ad effettuarne di ulteriori qualora gli iscritti ne ravvisassero l’esigenza.

Corso di Specializzazione per il Sostegno

Corso di Specializzazione per il Sostegno – Nuova conferma per l’ANIEF dal TAR Lazio: i candidati con diploma magistrale hanno pieno diritto a partecipare alle prove

 

Confermato dal TAR Lazio il diritto degli iscritti ANIEF a partecipare alle prove per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità. Stavolta è il bando emanato dall’Università della Calabria ad essere sospeso con una nuova ordinanza cautelare ottenuta dall’Avv. Tiziana Sponga. L’Ordinanza conferma pienamente i provvedimenti d’urgenza già ottenuti dal nostro sindacato per l’ammissione alle prove dei ricorrenti in possesso del diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002.

 

Il MIUR con due note dello scorso dicembre ha illegittimamente previsto che la partecipazione ai corsi di specializzazione per il sostegno di cui al D.M. 706/2013 “non può essere estesa anche ai docenti in possesso del solo diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/02”; secondo la normativa vigente, invece, (D.Lgs. 297/94 e DPR 323/98) tale diploma ha valore abilitante permanente. L’ANIEF, impugnando al TAR Lazio anche le determinazioni ministeriali contrarie a quanto previsto dalla specifica normativa di settore, ha ottenuto nuovamente ragione in favore dei propri iscritti illegittimamente esclusi dalla possibilità di conseguire l’ulteriore specializzazione per le attività didattiche di sostegno.

 

L’ANIEF ricorda che per alcune regioni è ancora possibile ricorrere al TAR Lazio in base alla data di pubblicazione dei bandi emanati dalle singole università. I candidati in possesso del diploma magistrale conseguito entro il 2001/2002 che hanno presentato regolare domanda di partecipazione al corso per la specializzazione di sostegno possono richiedere immediatamente le istruzioni operative per l’instaurazione del contenzioso inviando una mail a sostegno.magistrale@anief.net.

Su sicurezza edifici Governo stanzi risorse adeguate

Scuola, Mascolo (Ugl): “Su sicurezza edifici Governo stanzi risorse adeguate”

“Prendiamo atto di quanto previsto dal Dpcm diffuso oggi ma auspichiamo che il governo provveda in tempi brevi a stanziare le risorse necessarie per mettere in campo gli interventi in materia di riqualificazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici”.
E’ quanto afferma il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, nel corso del direttivo provinciale di categoria che oggi si è tenuto a Catania, evidenziando come “le criticità della scuola sono numerose e vanno affrontate nel loro complesso a partire dalla sicurezza degli edifici, fino alla restituzione delle somme trattenute sullo stipendio di gennaio e inerenti gli scatti di anzianità, che auspichiamo vengano restituite a febbraio”.
“Non dobbiamo inoltre dimenticare che la semplificazione dell’operato dell’amministrazione deve essere uno dei primi ostacoli da superare per evitare interpretazioni ambigue delle norme che continuano a generare contenziosi inutili ed evitabili”.
“Auspichiamo che il governo ascolti le richieste dei lavoratori, emerse chiaramente nella riunione odierna, attuando delle politiche serie per una scuola di qualità, a vantaggio dei lavoratori, alunni e famiglie”.

Nostre proposte sulla scuola

Nelle scorse settimane il segretario del Pd Matteo Renzi ha annunciato l’intenzione di coinvolgere il mondo della scuola in una larghissima consultazione. Abbiamo quindi deciso di mettere insieme un dossier che raccoglie sinteticamente le nostre principali proposte e glielo abbiamo inviato alcuni giorni fa.

Naturalmente si tratta di idee a disposizione di chiunque – insegnanti e dirigenti, scuole, movimenti e partiti politici – le ritenga utili. Con questo spirito abbiamo pensato di pubblicizzare più ampiamente il nostro dossier, attraverso il nostro blog e inviandolo ai principali organi di informazione e ai siti dedicati alla scuola.

Dossier

CONTRO IL TAGLIO DEI FINANZIAMENTI ALL’ATTIVITÀ SPORTIVA SCOLASTICA

GLI INSEGNANTI CONTINUANO LA PROTESTA CONTRO IL TAGLIO DEI FINANZIAMENTI ALL’ATTIVITÀ SPORTIVA SCOLASTICA

Da Milano a Catania da Novara a Caltanisetta, Taranto, Genova, Arezzo, Treviso, Parma.. i colleghi di EF continuano nella protesta  a livello provinciale o di singole scuole e dichiarano, viste le poche risorse messe a disposizione, di attivare iniziative di avviamento alla pratica sportiva prevalentemente con attività di istituto non aderendo alle fasi provinciali e oltre dei Campionati studenteschi. Vengono coinvolti i collegi docenti e i consigli di Istituto, gli studenti e le famiglie!

Continuiamo a far sentire la protesta inviando i documenti  oltre che al Miur e al Ministro dello sport, anche alle forze politiche nazionali e territoriali, ai sindacati, alla stampa…

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Non tagliate i fondi per lo sport a scuola – Milano (Corriere della sera)
di Carlotta De Leo

Tagli, tagli e ancora tagli. Il mondo della scuola continua a lanciare allarmi sulla scarsità delle risorse a disposizione della didattica,  sia in aula che in palestra (quando c’è…).
È questo il caso di Edumoto, l’associazione di Milano che raccoglie i professori di educazione fisica e scienze motorie e sportive (sms) che con una lettera aperta si è sfogata pubblicamente.
«Volevamo dimostrare il nostro disagio e la scarsa considerazione dell’attività sportiva a scuola» spiega Elena Trequattrini.

A far infuriare i prof di ginnastica sono i poco più di  20 milioni che il ministero dell’Istruzione ha messo a disposizione  per le attività complementari di educazione fisica  (quelle svolte dagli insegnanti ore sei ore aggiuntive settimanali previste nel contratto).
Questo significa che ogni classe avrà a disposizione circa 107 euro lordi  – la cifra netta supera appena la metà – per gruppi sportivi o laboratori di avviamento alla pratica sportiva (pallavolo, basket, rugby e molto altro). O per organizzare e partecipare ai campionati studenteschi.
«I 20 milioni ci sembrano uno stanziamento irrisorio per una pratica sportiva estesa ai giovani in età scolastica! L’ impegno dei docenti che da anni accompagnano i giovani alle gare, soprattutto gli alunni non tesserati, non va vanificato» afferma Edumondo.

L’appello di Edumoto, più in generale, richiama l’attenzione sulla necessità di una «cultura dello sport».  «La nostra vita ha bisogno di movimento – scrivono gli insegnanti di educazione fisica – l’uomo si è e evoluto correndo, i bambini crescono tra movimento, percezioni, sensazioni ed emozioni, i giovani si esprimono con lo sport».
Lo sport non è solo un «bisogno primario» dei bambini, ma anche una vera e propria emergenza a livello sociale. Le abitudini alimentari scorrette e la sedentarietà aumentano e così crescono le malattie cardiovascolari:«Il 22,2% dei bimbi tra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso e il 10,6% è obeso».
I dati del ministero della Salute fotografano poi un’Italia di «adulti senza sport»: il 30% degli adulti tra i 18 e i 69 anni non svolge attività fisica.

E questo significa che per una persona su tre, l’unico sport praticato in tutta la vita è quello dei tempi della scuola.
La politica, però, non sembra accorgersi di questa emergenza.  Ed è un paradosso perché «gli stessi ministri praticano sport, corrono, si allenano per la maratona: forse cresciuti in un’ epoca dove le risorse per lo sport erano destinate anche alla scuola!».
Di qui l’appello a riconsiderare «l’influenza del docente di scienze motorie sui giovani: la sua presenza previene molti comportamenti a rischio, stempera gli atteggiamenti violenti, favorisce lo sviluppo dell’autonomia, placa molti momenti di ansia, permette di svolgere una corretta attività fisica che servirà nella vita».
«La dimensione economica da sempre rispecchia i valori che “interessano” maggiormente. Vogliamo una società malata, obesa, tachicardica, ipercolesterolizzata e dolce fino alla nausea? Che forse l’interesse primario sia la cura e non la prevenzione? »

Documento riassuntivo della riunione dei Docenti di Educazione Fisica
della provincia di Catania

Catania, 18 gennaio 2014
I Docenti di Educazione Fisica della provincia di Catania si sono riuniti in data 18 gennaio 2014 spinti dal disagio profondo sottolineato durante il precedente incontro del 10 gennaio, giornata in cui erano state affrontate in prima battuta le problematiche scaturite dai pesanti tagli operati dal MIUR sulle risorse da destinare all’organizzazione e allo svolgimento dei Campionati Studenteschi e dalla conseguente impossibilità fornita a ciascun docente di programmare e garantire un’adeguata preparazione psico-fisica e sportiva agli alunni.
Le recenti disposizioni ministeriali, va ricordato, hanno ridotto sensibilmente i fondi per l’avviamento alla pratica sportiva scolastica; la cifra stanziata, infatti, è stata ridotta a 20 milioni di euro (contro i 40 di un anno fa e i 60 del 2011). Tutto ciò con gravi ripercussioni sia sugli studenti (specialmente quelli che per scelta o per mancanza di possibilità non praticano attività sportiva al di fuori della scuola), sia sugli insegnanti che sono costretti a gestire la programmazione extracurriculare di avviamento alla pratica sportiva con un budget economico talmente esiguo da non poter coprire oltre le 20/25 ore annuali di attività.
Va, inoltre, sottolineato che le ultime modalità di assegnazione dei fondi non garantiscono una parità di trattamento economico tra i Docenti di Educazione Fisica; esse, infatti, determinano la cifra da mettere a disposizione delle diverse scuole sulla base del numero delle loro classi.  In sostanza, se in una scuola con un numero esiguo di classi, l’unico insegnante presente decidesse di impegnarsi nei Campionati Studenteschi avrebbe a disposizione una cifra decisamente inferiore a quella che spetterebbe all’unico insegnante che assumesse lo stesso impegno in una scuola con un maggior numero di classi e con altri 8/10 professori di educazione fisica che scegliessero di non effettuare alcuna attività extra-curriculare.
Il nutrito gruppo di Docenti di Educazione Fisica presenti all’odierna riunione, in rappresentanza della quasi totalità delle scuole secondarie di 1° e 2° grado di tutta la provincia di Catania, decide di denunciare con forza questa situazione ed intende, con questo documento e con la forma di protesta illustrata più avanti, manifestare il proprio assoluto dissenso nei confronti di un Ministero che teorizza ipocritamente sui valori educativi e di prevenzione dello sport e dell’attività fisica scolastica, ma di fatto ne penalizza lo svolgimento, ne vanifica gli obiettivi, ne mortifica e demotiva i promotori e, soprattutto, ne danneggia, privandoli di un loro sacrosanto diritto, i destinatari finali, cioè gli alunni di tutta Italia.
I Docenti che hanno preso la parola durante l’assemblea hanno espresso con toni accorati la propria amarezza nel constatare che ancora una volta i diritti della categoria sono stati calpestati, che noi insegnanti veniamo sempre più posti di fronte all’impossibilità pratica di svolgere al meglio il nostro fondamentale ruolo di educatori (oltre che di promotori dell’avviamento alla pratica di vari sport) e che i nostri alunni e le loro famiglie pagheranno sulla propria pelle le conseguenze di quanto sta accadendo, trovandosi costretti, qualora desiderassero svolgere attività sportiva, a rivolgersi a strutture private, ovviamente a pagamento.
Ma gli interventi registrati non si sono limitati ad una sterile esposizione delle problematiche che investono la categoria e l’attività a discapito degli alunni; da ciascuno di essi, infatti, sono scaturiti suggerimenti sulle iniziative di protesta da adottare sui quali l’assemblea è stata chiamata ad esprimersi con una votazione per alzata di mano.
L’esito della votazione ha permesso di stabilire, a maggioranza, che per l’anno scolastico in corso, 2013/2014, tutte le scuole della provincia di Catania effettueranno la propria iscrizione ai Campionati Studenteschi, ma si limiteranno a partecipare ad essi effettuando soltanto la “Fase d’Istituto”. Tale iniziativa si affianca a quella preannunciata anche attraverso organi di stampa da altre province italiane. Si decide inoltre di stilare il presente documento e di darne massima diffusione inviandolo agli organi di stampa (locali e non), agli Uffici di Coordinamento di tutte le province d’Italia e ai Dirigenti di tutte le scuole della provincia di Catania, invitando gli stessi ad una lettura attenta e condivisa dello stesso Documento sia con il Collegio dei Docenti sia con il Consiglio d’Istituto della propria scuola.
L’assemblea si chiude con l’auspicio che il ritrovato spirito di compattezza registrato durante questa riunione possa servire da stimolo per immediati futuri incontri del genere che possano essere organizzati con maggiore regolarità in modo da garantire un confronto sempre più assiduo e produttivo tra tutti i docenti di Educazione Fisica della provincia di Catania e che, soprattutto, possano creare le basi per migliorare l’offerta educativa, motoria e sportiva per tutti gli alunni oggi innegabilmente penalizzati dalle decisioni che mortificano progettualità e professionalità.
I Docenti di Educazione Fisica della provincia di Catania

I docenti di Scienze Motorie dell’I.T.E. “M. Melloni” di Parma,
riuniti per l’incontro di dipartimento della disciplina, hanno deciso di non partecipare ai Campionati Sportivi Studenteschi per l’anno 2013-14.
L’investimento in risorse che è stato fatto nei confronti dell’attività sportiva è indice della scarsa o nulla importanza che viene attribuita al nostro lavoro; evidentemente valori come il rispetto delle regole e dei compagni, la ricerca del traguardo attraverso il lavoro e la fatica, l’accettazione leale sia della vittoria che della sconfitta, oltre che naturalmente il potenziamento delle capacità fisiche e il coinvolgimento di molti allievi, che diversamente non avrebbero le possibilità di praticare attività fisica, non sono ritenute utili.
Noi ci crediamo invece, per cui abbiamo deciso di investire tutte le (poche) ore che ci sono state assegnate esclusivamente in attività all’interno dell’istituto, per evitare di danneggiare ulteriormente gli studenti, ma anche per esprimere un segnale di scontento nei confronti di questi orientamenti.

I docenti di Ed.Fisica – Scienze Motorie
Parma,  21 gennaio 2014
Allegato A: Documento docenti SM di Caltanisetta

Allegato B: lettera docenti EF di Novara

Allegato C: Lettera docenti di Genova

Allegato D: Quotidiano la Sicilia su proteste docenti EF

– Per pagare gli scatti si prosciuga il fondo di istituto (da Tecnica della scuola)

Il pagamento degli scatti d’anzianità degli insegnanti o la tutela del fondo d’istituto per il miglioramento dell’offerta formativa? Questa è una domanda che nasce dal fatto che il governo ha deciso di mettere sui piatti di una bilancia due capitoli di spesa importanti per il nostro sistema scolastico, per i quali uno dei due dovrebbe prevalere necessariamente sull’altro.
È giusto dire che gli scatti di anzianità sono una parte salariale molto importante per gli insegnanti, che non hanno altro modo di avanzare in carriera. Infatti ancora oggi i docenti progrediscono in carriera unicamente attraverso il riconoscimento dell’anzianità di servizio, che è stata garantita da precisi accordi sindacali risalenti al gennaio 2009.
È utile ricordare che la FlCgil è stato l’unico sindacato che non sottoscrisse quell’accordo economico del contratto scuola, dichiarando che l’accordo non adeguava gli stipendi all’inflazione reale e riduceva il fondo d’istituto delle scuole. Da allora fino ad oggi, le politiche governative dei vari esecutivi che si sono succeduti, hanno bloccato gli scatti di anzianità per alcuni anni, per poi sbloccarli utilizzando le risorse dei risparmi di spessa disposti dall’art.64 della legge n. 133/2008 e le risorse destinate alle scuole per garantire il miglioramento dell’offerta formativa.
Prelevare sodi dai fondi destinati per il miglioramento dell’offerta formativa per garantire lo sblocco degli scatti di anzianità sta diventando un vero e proprio problema che sta determinando un pesante peggioramento delle condizioni di lavoro del personale, un evidente abbassamento della qualità dell’offerta formativa, oltre alla riduzione del salario accessorio nelle tasche dei docenti.
Il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri il 17 gennaio 2014, consentirà a tutto il personale scolastico che era scattato nel 2013 per effetto del blocco dell’anno 2012, di non restituire al mittente gli aumenti stipendiali ricevuti a gennaio 2013 o a settembre 2013 di mantenere la classe stipendiale raggiunta con tale scatto.
Una toppa messa dal Governo all’ultimo secondo, che comunque vedrà reperire le risorse sempre dai risparmi di spesa ai sensi dell’art. 64 legge n. 133/2008, ma anche da una ulteriore decurtazione del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa.
Quindi, da quanto emerge dal decreto sugli scatti, sembrerebbe che si continuano ad utilizzare le risorse destinate per il funzionamento delle scuole autonome, senza prevedere stanziamenti finanziari aggiuntivi volti a garantire la validità dell’anno 2012 per l’avanzamento di carriera del personale scolastico.
In buona sostanza si pagano gli scatti ma si prosciuga il fondo d’istituto, rischiando di mandare in corto circuito l’organizzazione del lavoro delle scuole. Per comprendere le dimensioni economiche del problema di cui stiamo parlando, è utile sapere che per sanare il mancato pagamento degli scatti del 2012 serviranno 490 milioni di euro. I tre quarti di questi soldi, cioè circa 370 milioni di euro saranno prelevati obtorto collo dal cosiddetto MOF, che rappresenta linfa vitale per rendere una scuola veramente autonoma.
I dirigenti scolastici stanno incominciando a protestare seriamente, contro questi tagli continui alle risorse della scuola, lamentando anche l’impossibilità di potere chiudere i contratti integrativi di istituto con le Rsu, per l’incertezza che regna sovrana sulla precisa entità del fondo d’istituto, che è diventato ormai, con grande dispiacere di tutti, il bancomat governativo per sanare la norma dello sblocco degli scatti di anzianità

– LA SEGNALETICA DI SICUREZZA PUÒ AIUTARE A PREVENIRE TRAGICI INCIDENTI (DA TECNICA DELLA SCUOLA)

Prendendo spunto dal tragico incidente accaduto a Lecce, dove uno studente liceale di diciassette anni ha perso la vita, scavalcando un’inferriata, facciamo alcune riflessioni sulla segnaletica di sicurezza
Infatti, lo studente una volta sceso dall’altro lato dell’inferriata ha poggiato i piedi su una copertura non idonea a sopportare il peso di una persona, al di sotto della quale si trovavano circa quindici metri di vuoto. Una simile situazione di pericolo deve necessariamente essere ben evidenziata da un’opportuna segnaletica di sicurezza, che deve fornire un’indicazione o una prescrizione concernente la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro e che utilizza a seconda dei casi un cartello, un colore, un segnale luminoso o acustico, una comunicazione verbale o un segnale gestuale. In questo caso il datore di lavoro, ovvero il Dirigente scolastico, quando a seguito di una accurata valutazione i rischi non possono essere evitati o limitati con misure, metodi, sistemi di organizzazione del lavoro e mezzi tecnici di protezione collettiva, deve far ricorso alla segnaletica di sicurezza allo scopo di:
· avvertire di un rischio o di un pericolo le persone esposte;
· vietare comportamenti che potrebbero causare pericoli;
· prescrivere comportamenti necessari ai fini della sicurezza;
· fornire indicazioni relative alle uscite di sicurezza, ai mezzi di soccorso e di salvataggio;
· fornire altre indicazioni in materia di prevenzione e di sicurezza.
Inoltre il datore di lavoro provvede affinché:
· il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e i lavoratori siano informati su tutte le misure adottate o da adottare riguardo la segnaletica di sicurezza impiegata all’interno dell’azienda;
· il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e i lavoratori ricevano una formazione adeguata sul significato della segnaletica di sicurezza (uso di gesti, di parole, di comportamenti specifici e generici).

– La responsabilità del docente di EF e del tecnico sportivo: aspetti giuridici e organizzativi
Seminario nazionale a Mestre (Ve) Sabato 22 febbraio 2014 ore 9,00 -13,00 presso Coni Provinciale Via del Gazzato, 4

Con la partecipazione in qualità di docente della DS Livia Brienza ed esperti in ambito sportivo.
Il corso organizzato dall’Associazione veneziana insegnanti di EF, dalla Capdi e Coni provinciale di Venezia in collaborazione con la Scuola regionale dello sport del Veneto vuole approfondire le tematiche della responsabilità degli Istituti scolastici e delle società sportive (e del relativo personale) per gli infortuni occorsi agli studenti e atleti nello svolgimento dell’ Educazione fisica, delle  attività motorie e sportive.
Verificare le buone prassi di organizzazione delle attività, in modo tale da prevenire le situazioni di pericolo prevedibili
Analizzare gli adempimenti successivi all’infortunio: denunce dell’infortunio e rapporti con l’assicurazione.

Ore   9.00 – 11.30 Ambito comune
Ore 11.30 – 13.00 I lavori continuano con 2 gruppi distinti: scuola e società sportiva. Interlocuzione tra i partecipanti e i coordinatori dei gruppi sulle problematiche specifiche

Il corso è rivolto agli insegnanti di EF e tecnici di Società Sportive
La partecipazione è gratuita.

Le modalità per le iscrizioni in un apposito comunicato Capdi

Flavio Cucco
Presidente Capdi & LSM

Adozione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e aggiornamento del Programma triennale della trasparenza e l’integrità

Dott.ssa Sabrina Bono
Capo Dipartimento MIUR
Viale Trastevere, 76/a
00153 Roma

oggetto: adozione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e aggiornamento del Programma triennale della trasparenza e l’integrità. Riferimento nota AOODPPR 311/U del 20.1.2014.

Con riferimento alla nota indicata in oggetto, questa organizzazione ritiene di dover reiterare quanto già segnalato con propria precedente comunicazione in data 20 dicembre 2013. In particolare, si sottolinea la pratica impossibilità che il Dirigente della singola istituzione scolastica possa assumere la veste formale di Responsabile dei Piani in oggetto, in quanto:
– l’art. 43 del D.Lgs. 33/2013 prevede che a svolgere le funzioni di Responsabile per la Trasparenza sia “di norma” il Responsabile per la prevenzione della corruzione, di cui all’art. 1 co. 7 della legge 6.11.2012, n. 190. Come abbiamo segnalato il 15 febbraio 2013 al Ministro dell’Istruzione, tale figura non può esistere nella singola istituzione scolastica, in quanto le caratteristiche che per legge deve possedere sono radicalmente in conflitto con quelle che la normativa attribuisce al dirigente scolastico. Né vale osservare che “di norma” significa che si possa derogare, perché nel caso di specie la deroga dovrebbe diventare la regola;
– ma, in ogni caso, sempre nell’art. 43 citato, si prevede che “il responsabile svolge stabilmente un’attività di controllo sull’adempimento da parte dell’amministrazione degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa vigente, assicurando la completezza, la chiarezza e l’aggiornamento delle informazioni pubblicate, nonché segnalando all’organo di indirizzo politico, all’Organismo indipendente di valutazione (OIV), all’Autorità nazionale anticorruzione e, nei casi più gravi, all’ufficio di disciplina i casi di mancato o ritardato adempimento degli obblighi di pubblicazione.” E’ del tutto evidente che il dirigente scolastico non può assumere tali funzioni, in quanto sarebbe al tempo stesso il controllore ed il controllato. Né può svolgerle un altro dipendente della scuola, in quanto si realizzerebbe un’inversione del rapporto di sovraordinazione fra il dirigente e l’altro personale;
– più in generale, tutto l’impianto del Decreto Legislativo in parola (14.3.2013, n. 33) risulta concepito sulla scala dimensionale e funzionale propria delle Amministrazioni Centrali e come tale non trasponi- bile automaticamente nella scuola. Basti pensare, a titolo di esempio, alla previsione di cui all’art. 10 co. 1, relativa al Piano Triennale della Trasparenza, che dovrebbe essere adottato da “ogni amministrazione, sentite le associazioni rappresentate nel Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti”. E’ del tutto evidente che l’interlocuzione con organi di rilievo nazionale non può essere esercitata direttamente da ottomila istituzioni scolastiche. E, più oltre, “gli obiettivi indicati nel Programma triennale sono formulati in collegamento con la programmazione strategica e operativa dell’amministrazione”.
Quel che emerge, in sostanza, è il contrasto fra le concrete esigenze di trasparenza e di lotta alla corruzione che il legislatore ha voluto giustamente estendere a tutte le amministrazioni pubbliche e il modello organizzativo che le disposizioni attuative vogliono implementare, pensato sulla scala delle Amministrazioni Centrali ed impossibile da trasferire ad amministrazioni, come le scuole, che hanno ordini di grandezza e modalità di funzionamento ed organizzazione del tutto differenti.
In pratica, stante che la redazione e l’aggiornamento del Piano triennale sono adempimenti attribuiti al Responsabile della Trasparenza, e che tale funzione risulta incompatibile con quella del dirigente scolastico, né la nomina del Responsabile né l’adozione formale del Piano sono attuabili a livello di singola scuola.
Questa organizzazione vuole peraltro precisare che non intende mettere in discussione l’obbligo di rendere i siti web delle istituzioni scolastiche conformi alle previsioni del Decreto sulla trasparenza, né il fatto che sia il dirigente a rispondere in ultima analisi di tale adempimento.
Vuole però sottolineare che questo obbligo è di natura “fattuale” e discende dalla rappresentanza legale dell’istituzione, mentre chi ne è titolare non può assumere anche il ruolo ufficiale di Responsabile della Trasparenza, né svolgere tutti gli altri obblighi procedurali relativi, al di fuori della semplice garanzia circa il rispetto delle previsioni di legge sui contenuti obbligatori del sito.
Si rinnova con l’occasione la richiesta a suo tempo formulata e che riguarda la necessità di sciogliere l’altro nodo – per molti versi analogo – relativo alla figura del Responsabile anti-corruzione. Si auspica quindi che codesto Ufficio promuova le opportune iniziative per chiarire l’effettiva portata degli obblighi che la Legge 190 ed il Decreto 33 comportano per le scuole, al netto di quanto non risulta applicabile al particolare contesto.
Quel che si chiede è, in definitiva, di separare l’obiettivo (massima trasparenza e lotta alla corruzione) dal modello unico scelto per perseguirlo e che si rivela inattuabile. In difetto di una tale distinzione, si corre il rischio che l’impossibilità pratica di attuare il modello finisca con il travolgere anche le finalità volute dalla legge.
E’ gradita l’occasione per porgere distinti saluti.

Giorgio Rembado
Presidente nazionale Anp

IMBROGLI E SCUOLE PRIVATE

IMBROGLI E SCUOLE PRIVATE: MINACCE CONTRO IL PROF. PAOLO LATELLA

Il Prof. Paolo Latella, membro dell’Esecutivo Nazionale dell’Unicobas Scuola e segretario regionale lombardo, autore di un articolato dossier sui diplomifici italiani indirizzato al Ministro Carrozza, ha ricevuto ieri pesanti telefonate minatorie. Latella ha raccolto, fra le altre, migliaia di segnalazioni sullo stato dell’istruzione privata, provenienti direttamente dai docenti di istituti che costringono il personale assunto a rinunciare allo stipendio per ottenere il punteggio maturato con l’incarico annuale. Punteggio che consente l’accesso alle graduatorie del personale precario pubblico, reclutato poi dalle scuole di stato sia per le supplenze che per l’assunzione in ruolo. Un do ut des degno del paese delle banane, reso possibile da una vergognosa legge di parità scolastica approvata alla metà degli anni ’90, che parifica i crediti maturati con il servizio prestato nelle scuole pubbliche grazie ad assunzioni temporanee trasparenti, a quello effettuato grazie alla chiamata discrezionale (senza graduatorie) delle scuole private parificate.
Il fenomeno del lavoro gratuito dei docenti risulta presente in modo massiccio nel Sud Italia. Ci chiediamo se il Ministro Carrozza, al quale il dossier di Latella è stato inviato da tempo, intenda continuare a tollerare una vergogna del genere o se, magari, non creda di avere il dovere di assumere un provvedimento urgente, disponendo il controllo dello stato di servizio, ovvero imponendo, al momento della domanda d’ingresso in graduatoria, almeno la consegna dei cedolini stipendiali e dei versamenti dei contributi all’Inps. Ma sarebbe il tempo di rivedere la legge sulla parità scolastica, ché altrimenti condanna ad una battaglia impari con sedicenti insegnanti ‘amici degli amici’ i nostri migliori docenti precari, sempre in regola con i requisiti richiesti e che prima dei tagli da 8,5 miliardi disposti dalla Gelmini, hanno occupato centinaia di migliaia di posti vacanti sui quali, violando la Costituzione, non s’è per anni provveduto a bandire concorsi. Gli incarichi attuali sono meno numerosi. In più, a seguito della restrizione delle spese (che oggi nega ai precari persino la retribuzione di quei miseri due giorni e mezzo ogni 30 di lavoro), non comprendono più ormai il pagamento dell’estate, mentre, lavorando nel settore privato, pur senza percepire nulla per tutto l’anno, si può ottenere uno statino che millanta incarichi sino ad agosto, con punteggi maggiori.
Il precipitare degli eventi ci costringe oggi a denunciare pubblicamente (dopo averlo fatto a suo tempo ai Carabinieri) che alla sede nazionale dell’Unicobas, appena rinnovata, nel mese di marzo 2013, venne recapitato un proiettile direttamente nella cassetta postale. Altrettanto preoccupante risulta lo strano ‘furto’ avvenuto il 23 Gennaio (il giorno prima della telefonata minatoria) nell’appartamento al piano terra del palazzo dove abita il Prof. Paolo Latella a Lodi, noto anche come punto di riferimento Unicobas nella città. Infatti nulla risulta rubato, mentre le suppellettili sono state integralmente distrutte. La Segreteria Nazionale dell’Unicobas esprime piena e attiva solidarietà al Prof. Latella, e fa proprio quanto lo stesso ha scritto direttamente al primo inquilino di Viale Trastevere: Caro Ministro Carrozza, ho ricevuto minacce telefoniche con accento campano: “comunista di merda ce rutt u’ cazz…” in merito al dossier che ho realizzato sulle scuole paritarie… le interessa?

Stefano d’Errico
(Segretario Nazionale Unicobas Scuola)

Addio scatti di anzianità?

Addio scatti di anzianità?

Qualche giorno fa il Ministro Carrozza ha avuto un’audizione presso la VII Commissione del Senato per riferire riguardo il pasticcio degli scatti d’anzianità prima concessi poi sottratti e poi di nuovo restituiti al personale della scuola che ha maturato l’automatismo stipendiale nel 2013.
Il Ministro ha colto l’occasione per puntualizzare (per chi avesse ancora dei dubbi) la sua posizione riguardo l’oramai vexata quaestio della progressione di carriera degli insegnanti. Queste le sue parole: “le progressioni per anzianità hanno fatto il loro tempo” .
È necessario, a questo punto, fare un po’ di chiarezza.
Innanzitutto resta ancora il problema, in sé gravissimo, del prelievo sugli stipendi del personale non docente che non ha avuto lo stesso trattamento del personale docente; poi il decreto recante disposizioni temporanee ed urgenti in materia di automatismi stipendiali del personale della scuola  con cui il Consiglio dei Ministri ha bloccato la restituzione per gli insegnanti dei soldi stabilita dal DPR 122/2013, non ha, di fatto, ripristinato lo scatto stipendiale del 2013. Gli insegnanti in oggetto infatti hanno avuto il cedolino dello stipendio di Gennaio con una decurtazione che equivale alla restituzione dello scatto e poi hanno avuto una integrazione attraverso una seconda emissione da parte della Direzione Provinciale. Questa seconda emissione di denaro, pari alla cifra spettante per lo scatto stipendiale, non rappresenta quindi il passaggio ad un gradone stipendiale superiore, ma si configura piuttosto come una tantum, e ciò significa che resta fermo il blocco, ai fini pensionistici, degli automatismi stipendiali, blocco a suo tempo stabilito per gli anni 2011, 2012 e 2013 dalla legge 122/2010 (varata a seguito di un accordo sottoscritto da CIL e UIL) e riferita a tutto il personale del pubblico impiego.
Non ci stupiamo quindi quando la Carrozza annuncia la volontà di eliminare completamente e una volta per tutte, il concetto di progressione di carriera con automatismi stipendiali per il comparto scuola. Il sentimento che semmai ci invade è l’indignazione di fronte allo sconcertante accanimento con cui si procede alla demolizione professionale degli insegnanti nel nostro Paese. Abbiamo oramai stipendi da fame, i più bassi d’Europa (e bisogna notare con rassegnazione che i vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni non hanno mai avvertito l’urgenza dell’adeguamento salariale per gli insegnanti ai parametri europei!), con contratto bloccato e non rinnovato oramai da più di un quinquennio.
Il blocco degli scatti di anzianità, operante dal 2011, è stato del resto in parte arginato attingendo dalle risorse stanziate per il fondo d’istituto: da risorse quindi comunque destinate alla scuola ed al lavoro straordinario, nello specifico all’ampliamento dell’offerta formativa. Il taglio al settore quindi resta invariato!!!
È doveroso comunque ricordare che la penalizzazione di questa categoria di professionisti ha origini lontane e risale, nello specifico, al 1993 e cioè al momento in cui veniva applicato anche al comparto scuola il decreto legislativo n. 29, per opera del quale l’intero pubblico impiego subiva la privatizzazione del contratto di lavoro: passava cioè dall’essere materia regolata dal diritto pubblico a materia regolata da diritto privato. Esclusi dal calderone del pubblico impiego, che in sé accoglie dal ‘93 tutti gli altri dipendenti pubblici, sono i docenti universitari, i magistrati, l’avvocatura di stato, l’esercito, le forze di polizia, che continuano ad avere un contratto di natura pubblica. Tra le tutele contrattuali che sono venute meno in occasione della privatizzazione del contratto di lavoro vi erano anche gli scatti biennali che garantivano l’adeguamento salariale all’inflazione dichiarata e non a quella programmata – vaticinata sempre al ribasso – dal ministero dell’economia, oltre che “il ruolo” che rappresentava la vera e insostituibile garanzia dell’autonomia professionale e della libertà d’insegnamento. È proprio a causa di questo inquadramento di livello impiegatizio (unico nella UE) che gli insegnanti italiani sono all’ultimo livello retributivo, e proprio per questo sarà possibile applicare al comparto scuola, in sostituzione degli automatismi stipendiali, gli stessi criteri di ‘valutazione’ da travet previsti per il pubblico impiego dal decreto 150/2009 (il famigerato decreto Brunetta) e basati sull’applicazione di meccanismi punitivo-premiali, alla faccia della libertà d’insegnamento mutuati dal mondo dell’azienda, quali l’incentivazione della ‘produttività’, la ‘trasparenza’ dei test Invalsi (sic!) nella performance e il controllo dei ‘risultati’ (burocratici e non didattici).
Teniamo alta la guardia quindi perché questo potrebbe essere uno dei peggiori attacchi sferrati negli ultimi anni contro l’intera categoria del personale della scuola: la prossima settimana è previsto un incontro con i sindacati pronta-firma (gli stessi del ‘concorsone’ a quiz del 2000) per discutere proprio della modifica del nostro contratto di lavoro e sancire, in via definitiva, la soppressione degli scatti di anzianità e l’introduzione di nuovi meccanismi di ‘progressione di carriera’.

Stefano d’Errico
(Segretario Nazionale Unicobas Scuola)

Permessi per il diritto allo studio

Permessi per il diritto allo studio: decisiva l’azione dell’ANIEF

 

Già nell’incontro dello scorso 5 dicembre avevamo chiesto al MIUR di autorizzare un contingente straordinario per coloro che devono frequentare i corsi PAS e TFA sostegno. Abbiamo insistito con ulteriori richieste ed ecco giunta la notizia che il Ministero garantirà a tutti i docenti interessati ai corsi Pas e TFA sostegno i permessi per il diritto allo studio, svincolandoli dal limite del 3% e quindi dal contingente provinciale.

 

Decisione più che saggia, non poteva essere altrimenti. In caso contrario, infatti, molti ambiti territoriali avrebbero potuto garantire i permessi a non più del 50% dei richiedenti. In questo modo, invece, potrà essere garantito il diritto allo studio sia di chi frequente un corso univarsitario o di specializzazione sia dei di coloro che partecipano a PAS e TFA sostegno.

 

Problema risolto anche in Piemonte per tutti i docenti inizialmente esclusi. La segnalazione ci era pervenuta dalla provincia di Biella ed è stata immediatamente denunciata nell’incontro di lunedì 13 gennaio 2014 con il vicedirettore dell’USR Piemonte. La situazione è stata sbloccata con la nota prot. n° 440 del 21 gennaio 2014, con la quale si chiarisce che i permessi devono essere concessi a tutti i docenti che stanno frequentando un corso di laurea, il corso di specializzazione di sostegno presso le facoltà di Scienze della formazione primaria, ai docenti di ruolo della scuola primaria che stanno frequentando i corsi obbligatori di Inglese e ai docenti che frequentano corsi post laurea e post diploma di durata biennale.

DIRIGENTI SCOLASTICI: TRASFORMIAMO LA PROTESTA IN UN CORO

DIRIGENTI SCOLASTICI

TRASFORMIAMO LA PROTESTA IN UN CORO

In questo mese di gennaio le manifestazioni di protesta (tra scioperi e sit in) organizzate dai sindacati dei  dirigenti scolastici sono ben 3, superiori per numero a quelle organizzate in lassi di tempo molto più ampi.

La storia si ripete e sembra non aver insegnato nulla…

I dirigenti scolastici italiani sono i più maltrattati della dirigenza pubblica, certamente per colpa di una controparte cinica e bara, ma in qualche modo anche per l’incapacità della categoria di trovare una voce unitaria e un’azione concorde.

“Calpesti e derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi. Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme. Già l’ora suonò. 

Di sicuro nel lontano autunno del 1847 il ventenne studente Goffredo Mameli pensava all’Italia, non al suo preside, ma forse ascoltando con attenzione il testo dell’inno nazionale, qualche pensiero lo dobbiamo fare.

Dopo le tre distinte manifestazioni, vogliamo pensare ad una giornata nazionale che esprima il disagio profondo e le antiche rivendicazioni dei dirigenti scolastici?

Per manifestare sì, ma anche per poterla scrivere finalmente tutta in maiuscola, o almeno con l’iniziale, questa nostra DIRIGENZA.

Gregorio Iannaccone

Presidente Nazionale ANDIS

Ricorso al TAR contro la sperimentazione della riduzione di un anno della scuola secondaria superiore

La FLC ricorre al TAR contro la sperimentazione della riduzione di un anno della scuola secondaria superiore

Impugnati i decreti del MIUR che autorizzano una sperimentazione illegittima e carente sul piano organizzativo e didattico.

La FLC CGIL ha notificato al TAR Lazio il ricorso contro i decreti del MIUR che autorizzano un gruppo di scuole secondarie statali a sperimentare a partire dall’a.s. 2014/15 la riduzione del percorso di studi da cinque a quattro annualità.

La FLC ritiene queste sperimentazioni non fondate sul piano metodologico-didattico e illegittime sul piano procedurale. Tutta questa operazione si configura come una mera abbreviazione del corso di studi realizzata al di fuori di un valido progetto formativo e di istruzione in grado di compensare il taglio di un anno. Inoltre i decreti impugnati risultano in contrasto con le indicazioni previste dal DPR 275/99 in materia di sperimentazione: manca il parere obbligatorio del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione e non ci sono, né negli atti impugnati né altrove, i “criteri di corrispondenza” tra quanto sperimentato e l’ordinario corso di studi necessari ad attestare la “piena validità degli studi compiuti dagli alunni”.

La FLC, considerate le evidenti ricadute che ne possono derivare oltre che sul piano ordinamentale anche su quello occupazionale, ha chiesto al MIUR di interrompere le sperimentazioni e di aprire una fase di ascolto in grado di coinvolgere il mondo della scuola e le sue rappresentanze sindacali, professionali e studentesche.