Riscatto della laurea, una possibilità utile ai fini della pensione. Ma ci sono dei costi

da OrizzonteScuola

Di redazione

Un lettore ci ha scritto e chiesto notizie relative al riscatto della laurea, chiedendo di cosa esattamente si trattasse e se davvero tale operazione può ritenersi vantaggiosa.

Partiamo prima di tutto dal capire cos’è il riscatto della laurea: è un metodo per conteggiare gli anni di studio universitario come anni lavorativi ai fini pensionistici. Dunque gli anni da studente possono essere considerati ai fini della pensione, per “anticipare” di qualche anno l’uscita.

Tale operazione tuttavia ha dei costi che variano da situazione in situazione e proprio quest’anno, per effetto dell’inflazione, si è registrato un aumento.

Nel caso del riscatto ordinario, il costo varia in base al reddito annuo dell’interessato. Con l’aumento del reddito minimo imponibile per artigiani e commercianti, ora fissato a oltre 18.000 euro, il riscatto ordinario diventa meno oneroso solo per chi ha un reddito annuo inferiore a questa soglia.

Il calcolo dei costi per i periodi di studio antecedenti al 1996, o fino alla fine del 2011 con almeno 18 anni di contributi maturati prima di questa data, è più complesso. In questi casi, si utilizza il metodo della riserva matematica, che stima il costo in base al beneficio pensionistico derivante dal riscatto.

Da ricordare una delle novità rilevanti di quest’anno, che riguarda i giovani: l’Inps ha introdotto la possibilità di trasferire gratuitamente il montante contributivo generato dal riscatto della laurea, anche per coloro senza lavoro. La misura potrebbe avere importanti riflessi sulla previdenza futura, specialmente per la generazione dei Millennials, che fronteggiano nuove regole sulla pensione di vecchiaia.

In generale, è previsto un incremento del riscatto della laurea da circa 5.776 euro a quasi 6.100 euro all’anno.

Il riscatto della laurea

La domanda di riscatto può essere richiesta da chi ha maturato almeno un contributo previdenziale, con l’eccezione degli inoccupati.

La cifra per il riscatto varia in base al periodo della laurea e al sistema di calcolo pensionistico. Per lauree conseguite prima del 1° gennaio 1996, o fino al 31 dicembre 2011 con 18 anni di contribuzione pre-1996, si applica il metodo della riserva matematica. Per periodi post-1996, si usa il metodo “a percentuale”, calcolando l’aliquota Ivs (33% nel 2024, più l’1% oltre la prima fascia di retribuzione) sulla retribuzione degli ultimi 12 mesi prima della domanda.

Dal 2019 è disponibile il riscatto agevolato per chi ha studiato dopo il 1995, con un costo fisso inferiore (5,7mila euro per anno nel 2023). Questo metodo può comportare assegni pensionistici ridotti del 20-30% a causa del calcolo contributivo. Il massimale contributivo annuo del 2024 è di 119.650 euro.

La cifra del riscatto può essere rateizzata fino a 120 rate, da corrispondere prima della pensione. I dipendenti pubblici possono continuare la rateizzazione anche dopo l’uscita dal lavoro. Inoltre, il riscatto può essere dedotto dalle tasse, abbattendo il reddito imponibile.

La domanda di riscatto può essere effettuata online attraverso il portale dell’INPS, mediante Patronati e intermediari, o anche telefonicamente. Per una stima approssimativa, l’INPS mette a disposizione un simulatore online, mentre un’altra applicazione fornisce una stima dettagliata dei costi nel sistema contributivo o retributivo.