Lezioni in giardino e aule senza cattedra è la scuola del futuro

da la Repubblica

Lezioni in giardino e aule senza cattedra è la scuola del futuro

Pareti scorrevoli e trasparenti, spazi relax: l´architettura si adeguerà alla didattica 2.0 Tra gli esperti ingaggiati, anche i progettisti dei rinomati asili di Reggio Emilia
LAURA MONTANARI
MARIO NERI

ROMA – Addio alla scuola chiusa in una stanza. Alla vecchia aula fatta di quattro muri e una lavagna, con quegli arredi rigidi replicati all´infinito dei banchi che guardano la cattedra e la polvere di gesso sparsa in terra. Ha fatto crescere generazioni di studenti, ma ora il ministero spera di mandarla in pensione: internet, tablet, lavagne elettroniche, stanno trasformando la didattica e presto detteranno la nuova geografia degli spazi. Via libera agli open space, ad aule con pareti scorrevoli, opache o trasparenti, a spazi relax per il cosiddetto «apprendimento informale». «La scuola 2.0 ha bisogno di ambienti flessibili, in futuro non esisterà più la centralità della lezione frontale – spiega Giovanni Biondi capo del dipartimento programmazione del Miur – di conseguenza non può esistere la centralità dell´aula per le lezioni». È una rivoluzione concentrata dal ministero dell´Istruzione in una ventina di fogli: le linee guida da seguire per progettare i nuovi edifici scolastici, un piano che oggi sarà esaminato da una commissione tecnica della Conferenza Stato Regioni ed enti locali e che il 28 potrebbe essere approvato. La scuola del futuro – dall´infanzia ai licei – immaginata dal Miur è senza i classici banchi, ma con tavoli di diverse misure e componibili. È senza cattedra, ma con un insegnante che si muove fra gli allievi e negli spazi comuni. Ha «laboratori del fare», atelier. Non ha corridoi, ma aree «connettive» per lo studio individuale con pouf, divani, sedute soffici, tappeti e una agorà, la piazza che diventa «cuore funzionale e simbolico della scuola»: «ospiterà feste e assemblee, spettacoli teatrali». «Potrà diventare anche il luogo in cui i ragazzi esporranno i lavori» spiega Cristina Bonaglia, preside del Fermi di Mantova che ha partecipato alla stesura delle linee guida (le ultime erano firmate dal ministro Malfatti, governo Rumor, e datate 1975). Al posto delle classi tradizionali la scuola di domani avrà zone «riconfigurabili» nelle dimensioni a seconda delle materie e delle esigenze degli allievi: le aule avranno «confini sfumati e flessibili» e saranno home base, cioè «una casa madre da cui si parte e a cui si torna», ma non l´unità di misura del tempo passato a scuola. Gli edifici del futuro dovranno nascere lontano dalle strade trafficate, «resteranno aperti oltre le ore di lezione e svolgeranno il ruolo di civic center» spiega Tullio Zini, l´architetto delle rinomate scuole dell´infanzia di Reggio Emilia. Gli istituti dovranno essere dotati di spazi esterni, giardini, orti e loggiati, palestre e sale musica. La scuola sognata dal ministero si ispira a modelli di architettura sperimentati nel Nord Europa, in Australia e Usa: ma con quali soldi? Attualmente a bilancio ci sono 48 milioni di euro, ma nel cassetto c´è l´idea di trovare accordi con i Comuni per dare vita a fondi immobiliari con i quali finanziare il mutuo per la costruzione di queste scuole di «frontiera». Il Miur le finanzierebbe al 30%. «Non sempre è necessario costruire ex novo per rispondere ai modelli innovativi 2.0 – spiega Elena Mosa, ricercatrice dell´Indire, istituto nazionale sull´innovazione educativa – A Stoccolma, per esempio, hanno riutilizzato un capannone della Ericsson riprogettando l´interno. Seicento metri quadri su due livelli, un grande open space nel quale si collocano gli spazi per le lezioni. L´apprendimento avviene in modi, luoghi e momenti diversi». Nei modelli scovati dai ricercatori Miur «sparisce la classe intesa come gruppo di bambini o ragazzi della stessa età, resta come unità amministrativa. Gli studenti, anche di età diverse, lavorano con più docenti e in gruppo aggregandosi per attitudini e livello di conoscenze». Insomma prepariamoci: la scuola che abbiamo frequentato, quella con la 1A all´inizio del corridoio, la 1B a destra, la 1C eccetera, i nativi digitali ce la riconsegneranno come un ricordo, magari anche un po´ noioso.