La scuola riparte in protesta Tutti i nodi del «settembre caldo»

da L’Unita’.it

La scuola riparte in protesta Tutti i nodi del «settembre caldo»

Meno di un mese all’inizio del nuovo anno scolastico. E già studenti, prof precari e sindacati annunciano scioperi e proteste.
L’anno scolastico 2013-2014 ripartirà tra mobilitazioni, scioperi, proteste. Sono infatti sul piede di guerra tanto i sindacati dei professori e del personale amministrativo delle scuole, quanto i precari e gli studenti. Le risorse stanziate dal governo per l’edilizia scolastica non sono bastate a placare gli animi di un mondo che da anni si sente penalizzato. Il rinvio del contratto degli insegnanti e il blocco degli scatti di anzianità deciso dal governo ad agosto ha provocato reazioni dure tra i sindacati che annunciano «tensioni» e «un autunno caldissimo».

STUDENTI IN PIAZZA L’11 OTTOBRE
Prima a fissare una data per la protesta è stata la Rete degli studenti medi: «L’11 ottobre saremo in tutte le piazze d’Italia – afferma Daniele Lanni, portavoce nazionale – per spiegare che gli studenti hanno bisogno di risposte concrete e immediate. Le nostre scuole necessitano di investimenti e di una riforma strutturale». Le richieste sono: legge quadro nazionale per il diritto allo studio, riforma della struttura dei cicli della scuola, più investimenti per l’edilizia scolastica.

POI LO SCIOPERO DI COBAS, CUB E USB

A distanza di una settimana, il 18 ottobre, si terrà lo sciopero generale proclamato da Cobas, Cub, Usb per tutte le categorie, ma con un’attenzione particolare al pubblico impiego, con le richieste di rinnovo dei contratti e aumento dei salari.

Ma gli altri sindacati non intendono certo stare a guardare: la proroga al 31 dicembre 2014 del blocco della contrattazione e degli automatismi degli stipendi ha rafforzato la delusione per la mancanza di misure per la scuola nel decreto del Fare. L’attesa per la soluzione di alcune emergenze è affidata ora a un decreto legge che potrebbe essere portato al Consiglio dei Ministri previsto per il 23 agosto.

IMMISSIONI IN RUOLO, ORGANICI E PRESIDI
ECCO I  PERCHE’ DELLA PROTESTA

I nodi sono numerosi: piano di assunzioni, organico di sostegno, inidonei, ‘quota 96’. «Sono tutti temi rinviati a non si sa quale data – afferma il segretario generale di Cisl Scuola Francesco Scrima – ma che devono essere risolti entro agosto o mettono a rischio l’inizio dell’anno scolastico. Siamo quasi fuori tempo limite. Se non arriveranno gli interventi attesi il personale della scuola reagirà».

Con il decreto, riferisce Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, «si cerca di prendere dei provvedimenti tampone per l’utilizzo dei docenti inidonei, i cosiddetti Quota ’96 e i dirigenti scolastici, che mancano in alcune regioni, ma quello che maggiormente serve alla scuola è la definizione degli organici».

Il problema più spinoso resta infatti quello delle immissioni in ruolo: il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha annunciato che i posti saranno 15mila, di cui 4.000 Ata e 11 mila docenti (5.500 presi dai vincitori di concorso e 5.500 dalle graduatorie). «Ma i vincitori di concorso sono 11.500 – sostiene Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil – significa che gli altri resteranno senza posto ancora per anni, perchè devono scontare i tagli fatti dall’ex ministro Gelmini e gli effetti della riforma Fornero». «Ed invece – fa notare Pantaleo – servirebbe una nuova definizione degli organici: quella attuale non garantisce una scuola di qualità. In molte zone, soprattutto al Sud, la situazione è drammatica, per effetto delle operazioni di dimensionamento e delle riduzioni del personale amministrativo».