INDAGINE GILDA-SWG: DOCENTI MORTIFICATI MA NON RASSEGNATI

INDAGINE GILDA-SWG: DOCENTI MORTIFICATI MA NON RASSEGNATI

Avvertono il peso dei problemi che attanagliano la categoria, primo fra tutti la carenza di
risorse assegnate alla scuola, ma non ci stanno ad assistere supinamente alla deriva della
loro professione. Sofferenti, dunque, ma per nulla rassegnati: ecco la fotografia dei docenti
italiani scattata dall’indagine “Le problematiche dell’insegnamento e percezione di
alcune proposte di riforma”, realizzata dalla Swg per la Gilda degli Insegnanti.
Dalla ricerca, condotta su un campione rappresentativo di insegnanti intervistati
telefonicamente e on line dal 10 al 26 luglio 2013, emerge che il problema ritenuto più
importante riguarda le scarse risorse destinate alla scuola (“molto importante” 78%,
“abbastanza importante” 17%), seguito dalla scarsa importanza sociale di cui gode la
categoria (“molto importante” 71%, “abbastanza importante 23%). Al terzo posto della
black list si colloca il numero eccessivo di alunni per classe (“molto importante” 70%,
“abbastanza importante” 24%). A pari merito in classifica si posizionano subito dopo il
blocco degli scatti di anzianità e l’età troppo elevata per la pensione (66% “molto
importante”, 27% “abbastanza importante”). Ex equo anche per altre due note dolenti
segnalate dagli insegnanti: gli stipendi troppo bassi (60% “molto importante”, 33%
“abbastanza importante”) e l’inadeguatezza delle strutture e il degrado degli
ambienti (59% “molto importante”, 34% “abbastanza importante”).
La proposta della separazione del contratto tra docenti e non docenti
Il 56% degli intervistati dichiara di condividere la proposta di separare le aree
contrattuali. A proposito del rinnovo del contratto della scuola, la proposta di distinguere
già a livello nazionale la quota di Fondo d’istituto spettante ai docenti da quella spettante
al personale non docente raccoglie il 58% dei consensi.
Il nodo della valutazione delle scuole
Prevalgono i pareri favorevoli al principio della valutazione delle scuole (51%), ma il
fronte di chi si oppone non è esiguo (37%). Esaminando le risposte in base al livello di
insegnamento, si nota che a condividere il principio della valutazione delle scuole sono
soprattutto gli insegnanti della scuola dell’infanzia e di quella secondaria di secondo grado
(60% in entrambi i casi), mentre nelle primarie (42% sì, 45% no) e nelle secondarie di
primo grado (44% sì, 42% no) risultano essere in sostanziale equilibrio. Una possibile
spiegazione di questi dati potrebbe risiedere nella netta bocciatura inflitta dalla stragrande
maggioranza dei docenti all’esperienza dei test Invalsi, giudicati dal 78% degli intervistati
indicatori non utili per la valutazione delle scuole che invece per il 46% dovrebbe essere
affidata a un organo composto sia da soggetti esterni che interni alla scuola.
Per quanto riguarda la retribuzione dei collaboratori del dirigente
scolastico, il 74% degli intervistati condivide la proposta di attingere ai fondi del contratto
dei dirigenti piuttosto che a quello d’istituto.
Se costretti a scegliere tra Fondo d’istituto e scatti di anzianità, il 69% manterrebbe i
secondi.
L’ipotesi di un aumento delle ore di insegnamento incassa un coro pressoché unanime
di no: il 91% afferma che “l’orario professionale dei docenti, comprensivo del lavoro
sommerso, è già a tempo pieno e non adeguatamente retribuito” mentre per l’86%
l’incremento dell’orario provocherebbe nuovi tagli sull’organico e, dunque, diventerebbe
benzina sul fuoco del precariato. Il 67% degli intervistati, però, dichiara che sarebbe
disposto a lavorare di più a fronte di un congruo aumento di stipendio.
Per quanto riguarda l’organizzazione della didattica e le funzioni gestionali e
amministrative, il 65% sarebbe favorevole a una proposta di legge tesa a separare i due
ambiti attraverso l’istituzione del preside eletto dal collegio dei docenti con incarico a
termine.
Ampio (70%) il consenso espresso in merito alla proposta della Gilda di
“ammorbidire” le regole per i pensionamenti degli insegnanti, consentendo di
cumulare negli ultimi 5 anni di servizio part-time e metà pensione.
La proposta, formulata recentemente dal ministro Carrozza, di legare le progressioni di
carriera e di retribuzione anche a fattori riguardanti il merito, riducendo quindi la
rilevanza del parametro anzianità, è accolta positivamente da poco più della metà degli
intervistati (54%), ma 3 su 10 di dichiarano contrari. A esprimere riserve sono
principalmente i docenti più anziani, gli insegnanti della scuola primaria e quelli provenienti
dalle regioni meridionali.
“Il sondaggio che abbiamo presentato oggi – spiega il coordinatore della Gilda degli
Insegnanti, Rino Di Meglio – è stato condotto da un ente indipendente rispetto alla Gilda
ed è uno strumento che adottiamo periodicamente per verificare l’efficacia della nostra
azione culturale e sindacale e per capire le tendenze della categoria”.
Tra le tematiche esaminate dal sondaggio, Di Meglio pone l’accento in particolar modo sul
dato riguardante scatti di anzianità e Fondo d’Istituto: “E’ molto significativo che oltre i due
terzi degli insegnanti condivida la priorità, data dalla Gilda nella sua ultima battaglia, agli
scatti di anzianità rispetto al Fondo d’Istituto. Inoltre – prosegue il coordinatore nazionale –
è interessante notare che l’area dei contrari a questa tesi corrisponde quasi esattamente
alle rappresentanze della Cgil”.
Di Meglio si dichiara, infine, molto soddisfatto del fortissimo aumento (+14%) riscontrato
nella visibilità della Gilda tra i docenti, “segno tangibile – commenta – che il nostro
impegno a favore degli insegnanti ha riscosso un ampio riconoscimento, evidenziato
anche dal costante aumento degli iscritti”.