SPERIMENTAZIONI LOMBARDE: MENO SCUOLA = PIÙ D-ISTRUZIONE

SPERIMENTAZIONI LOMBARDE: MENO SCUOLA = PIÙ D-ISTRUZIONE

Tra annunci e proclami di cambiamento anche la ministra Carrozza mostra adesso il volto della continuità con i precedenti ministri dell’istruzione che hanno propagandato epocali riforme poi rivelatesi meschini tentativi di ridurre la spesa e tagliare ulteriori risorse alla scuola nascondendosi dietro il dogma “l’Europa ci chiede di…” e recitando il mantra neo-liberista ‘“occorre agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro ed essere più competitivi…”. La novità del giorno è l’approvazione della sperimentazione di un corso di studi superiore di 4 anni invece di 5 che avrà tre scuole paritarie private come protagoniste: il Liceo Carli (Brescia), il collegio San Carlo (Milano),  l’istituto Olga Fiorini (Busto Arsizio). Si tratta di un taglio netto di un anno di scuola o piuttosto verranno rivisti i programmi ministeriali? La sperimentazione sembra volta ad avviare una “nuova metodologia fondata sulla didattica per competenze, laboratoriale e integrata” a detta del Dirigente del Liceo Carli. Ma è davvero possibile accorciare il percorso di studi di un anno facendo raggiungere ai nostri allievi quelle abilità e quelle conoscenze che sono prerequisiti, per esempio, per l’accesso all’università? Già il ministro Profumo,  nel suo atto di indirizzo finale, aveva indicato come una priorità quella di ridurre i percorsi di studio motivandone le ragioni con un presunto adeguamento dei corsi di istruzione italiani agli standard europei. Ma è davvero così? La metà degli altri paesi europei prevede il termine della scuola superiore a 18 anni, la metà non tutti1. Si afferma che l”Italia dovrebbe uniformarsi all’Europa, ma chiediamoci: vi è uniformità con gli altri paesi europei anche per quanto riguarda la crescita economica, lo stato sociale, la dispersione e il rischio di abbandono scolastico, le opportunità di lavoro e il sostegno al reddito?
Eliminare un anno dal percorso di studi equivale a un risparmio pari a 1.380.000 milioni di euro, che il Ministro Profumo sosteneva all’epoca utili per potenziare la didattica, investimenti di cui oggi già non si parla più… Questo è l’ennesimo tentativo di tagliare la scuola statale? No, peggio! Questo è il viatico attraverso il quale, con tutta probabilità, passerà l’organico funzionale a reti di scuole. Lo stesso sottosegretario Marco Rossi Doria propose qualche tempo fa di gestire attraverso l’organico funzionale a reti di scuole proprio gli eventuali docenti soprannumerari che sarebbero rimasti senza cattedra fissa una volta ridotto il percorso di studi di un anno. Organico funzionale che inciderebbe in questo modo sulle sostituzioni dei docenti, sui posti liberati dai pensionamenti e soprattutto sui posti che ogni anno rimangono a disposizione dei docenti precari. E, infine, dove è finita la proposta abbinata a questa sperimentazione circa l’innalzamento dell’obbligo scolastico? Sì, perché il ministro Profumo motivava la necessità di ridurre il percorso di studi come intervento per “obbligare” tutti gli studenti a conseguire il diploma contrastando in questo modo la dispersione scolastica che nel nostro paese si attesta (dati ISTAT del 2012) al 18,2%. Siamo certi che la dispersione scolastica si possa contrastare con una riduzione dei tempi mantenendo adeguata la formazione e l’istruzione di base e non piuttosto con un serio programma di investimenti che consenta di ben orientare gli studenti, di lavorare al meglio, non in classi pollaio iper affollate, magari senza precarietà e maggiore continuità didattica?
Già in passato in Lombardia sono state avviate raffazzonate sperimentazioni che nulla avevano di costituzionale e che a seguito delle forti mobilitazioni dei lavoratori sono finite in un buco nell’acqua. Basti ricordare l’esperienza della chiamata diretta dei dirigenti scolastici che doveva aggirare il meccanismo delle graduatorie ad esaurimento e che in breve tempo è stata dichiarata incostituzionale.
Come mai si sceglie questo territorio come teatro di queste sperimentazioni? Forse perché sul territorio lombardo si assiste a strani passaggi istituzionali come quello che vede oggi l’ex Direttore dell’USR Giuseppe Colosio nuovo collaboratore della Fondazione AIB, un ente che gestisce il Liceo Internazionale per l’Impresa Guido Carli (uno dei tre istituti lombardi in cui avverrà la sperimentazione annunciata). E cosa ne pensa il governo? Le larghe intese PD-PDL si trovano d’accordo su questa sperimentazione così come fu qualche tempo fa per la riforma degli organi collegiali sostenuta dalle onorevoli Aprea e Ghizzoni. Cosa li mette d’accordo? L’idea che sia opportuno un ingresso precoce nel mondo del lavoro; l’idea che conoscenza e cultura siano unicamente finalizzati all’acquisizione delle competenze necessarie per divenire lavoratori piuttosto che cittadini adeguatamente preparati; l’assoluta assenza di considerazione delle conseguenze di cosa comporterebbe la riduzione del percorso di studi nel sistema scolastico e nell’apprendimento dei nostri studenti. Del resto nella scuola della misurazione quantitativa e dei test Invalsi l’apprendimento non è critico, non è logico, ma è banalizzato e ridotto a nozionismo e se continuiamo a pensare ai percorsi scolastici in questo modo difficilmente riusciremo a contrastare la dispersione e l’abbandono scolastico.