Virtù umane vi fanno grandi

VIRTù UMANE VI FANNO TUTTI GRANDI O GIOVANI

di Umberto Tenuta

Le virtù umane vi fanno tutti grandi, o giovani!
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.
Nella molteplicità dei significati che la parola virtù assomma noi riteniamo di privilegiare il significato che si rifà al termine latino vir, uomo: ciò che proprio dell’uomo.
Forse l’aggiunta del termine canoscenza è pleonastico, in quanto può rientrare nel concetto di virtù.
E viceversa, nel senso giovanneo.
Le umane virtù, quelle che rendono uomo il cucciolo dell’uomo, un uomo non nato, ma candidato alla condizione umana.
La scimmia nuda è scesa dall’albero e ha intrapreso un cammino che non avrà mai termine, almeno questa è la nostra speranza.
L’uomo non è nato e non nasce uomo, ma lo è diventato costruendo la sua cultura, e lo diventa ricostruendo la sua cultura.
Al riguardo viene da ricordare che l’abito non fa il monaco.
E, tuttavia, se l’abito si fa pelle e cuore, allora fa l’uomo.
Ma, attenzione!
Deve farsi pelle e cuore.
La cultura non si indossa come una casacca.
La cultura si fa carne della propria carne.
Il figlio di donna non indossa il grembiule e ma si fa studente, ama la cultura, si ciba, si nutre, si alimenta di cultura.
L’uomo non è le sue 206 ossa del suo corpo, né la carne che le riveste.
L’uomo è le sue sinapsi.
L’uomo è la sua cultura, mai finita, mai data, sempre rinnovantesi, sempre in forme nuove nei miliardi di esseri umani che sono stati, che sono e che saranno sulla faccia del pianeta Terra e del prossimo pianeta che l’uomo abiterà prima che il pianeta Terra collassi.
E le sinapsi dell’uomo non sono i suoi saperi ma anche e forse soprattutto le sue capacità ed i suoi amori, le sue abilità ed i suoi atteggiamenti nei confronti del vero, del bello, del buono.
Creatura che si crea è il figlio di donna, creatura che si crea è il cucciolo d’uomo.
Il primo bipede nella foresta e Prometeo, Icaro,  Talete,  Pitagora, Socrate, Platone, Aristotele, Tommaso D’Aquino, Agostino di Ippona, Dante, Leonardo, Michelangelo… Einstein, Papa Francesco.
Nostri padri, nostre madri non sono coloro che ci hanno regalato i loro 46 cromosomi.
Nostro padre, nostra madre è la cultura.
Ce lo dice bene Ernst Cassirer.
Figli non nati, ma portatori di un destino, di una chiamata divina, la chiamata alla luce della cultura.
La Scuola è il tempio della nostra nascita, della nascita del figlio di donna alla sua natura, alla cultura che lo fa uomo.
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
Destino grande è quello dei figli di donna!
Michelangelo e la bestia affamata che scanna i suoi simili!
Si dirà che homo homini lupus.
Ma anche uomo dell’uomo fratello in Cristo.
Orsù, dunque, nel Tempio della cultura umanizziamo i figli di donna!
Finalmente basta!
Smettiamola con la stupida pretesa di riempire i sacchi dei giovani delle enciclopedie dei saperi!
Peraltro, non ce n’è bisogno.
Ci sono i tablet.
Nascono i figli di donna con la bocca aperta, e gli occhi spalancano appena nati al volto divino del mondo.
O Maestre, o Maestri, a quattro anni, quando ancora alla scuola primaria non sono accettati, i giovani sono già a metà della loro umanizzazione, della conquista delle loro virtù e delle loro conoscenze.
O maestre, per carità, non fate lezioni, smettete l’assurda pretesa di regalare loro il latte digerito, le mele digerite, le polpette digerite, le patatine Mc Donald predigerite!
Non li soffocate facendo ingurgitare cibi indigesti.
Per carità, non fatelo!
Non fatelo, perché rischiate di farli divenire bulimici!
E, allora, che fa la scuola, che fate, Voi Maestre, Voi Maestri?
Quello che fa il saggio giardiniere.
Egli mette alla portata delle radici l’humus che esse assorbiranno, fa arrivare alla superficie delle foglie la luce del sole che le piante trasformano in clorofilla.
Maestre giardiniere, avete mai visto un giardiniere iniettare nelle piante i nitrati, i solfati, i perfosfati…?
Suvvia, Maestre, lasciate ai giovani la gioia di alimentarsi, di crescere, di divenire grandi, ricchi di virtù e conoscenze!
Riconoscete, ammirate, glorificate la loro grandezza, le loro virtù!
Fatelo ogni giorno, ogni settimana, ogni mese!
Fateli sentire orgogliosi di svettare in virtù e canoscenza!
Non importa il colore dei loro occhi, importa che i loro occhi vedano la grande bellezza del mondo.
Non importa la forma dei loro nasi, importa che i loro nasi gioiscano dell’odore dei gelsomini.
Non importa che le loro orecchie siano a ventola, importa che esse odano il brusio delle foglie.
Non importa la lunghezza delle loro braccia, importa che le loro braccia abbraccino i loro fratelli.
Non importa che tornite siano le loro gambe, importa che le loro gambe corrano verso il loro destino di esseri umani.
Queste sono le virtù delle conoscenze che fanno grandi i figli di donna.
Non coloratale di carte veline!
Le virtù resistono alle tempeste della vita.
Le carte veline se le porta via la pioggerellina di marzo.
La scuola è grande, e grandi siete voi maestre, siete voi maestri!
Siete grandi se grandi fate sentire ciascuno dei 25 figli di donna che madri e padri vi consegnano con l’immensa fiducia che voi li motiverete, li stimolerete, li aiuterete a realizzare il loro destino di uomini, tutti grandi, tutti meravigliosi nel loro splendore, tutti di virtù portatori per le vie del mondo.
E nessun giovane ricco di virtù umane, e nessuna giovinetta ricca di virtù umane si getterà dal sesto piano!