Italia, un giovane su 4 fermo alla terza media. E solo uno su 5 è laureato

da Corriere.it

Il rapporto intermedio Ocse-Education at a Glance

Italia, un giovane su 4 fermo alla terza media. E solo uno su 5 è laureato

Peggio di noi, quanto a laureati, solo Brasile, Cile e Turchia. E il titolo di studio da noi paga di meno: i disoccupati con la laurea sono il 16% contro il 5,3% della media Ocse

di Redazione Scuola

Investire tempo e denaro per conseguire una laurea serve? Secondo il rapporto intermedio Ocse Education at a Glance sì, ma in Italia meno che in altri Paesi. Avere in tasca il «pezzo di carta», da noi non garantisce un’occupazione. Nei paesi Ocse sono il 5,3% i laureati senza lavoro, contro il 13,7% di chi non ha ancora un diploma. Ma da questa media, alcuni Paesi si discostano: il tasso di disoccupazione resta ancora abbastanza alto tra i giovani adulti (25-34 anni) con istruzione post secondaria in Grecia (33,1%), Italia (16%), Portogallo (18,4%), Slovenia (10,8%), Spagna (20,8%) e Turchia (11,1%).

Qualifiche basse

Lo studio mostra pure che l’Italia è tra i cinque paesi Ocse (insieme a Messico, Portogallo, Spagna e Turchia) che hanno la più alta percentuale di persone con qualifiche basse sia tra gli adulti maturi (55-64 anni) sia tra i giovani adulti (25-34). In Portogallo e Spagna la proporzione di 25-34enni con qualifiche basse è di oltre il 30% mentre in Messico e Turchia più della metà dei 25-34enni non ha raggiunto un diploma di scuola superiore. È di poca consolazione sapere che tra questi cinque Paesi soltanto in Italia la quota di 25-34enni privi di istruzione secondaria superiore resti al di sotto del 30%.

Più «N.e.e.t.»

Nel 2013 Italia, Grecia, Spagna e Turchia sono stati anche gli unici paesi in cui più del 30% dei 20-24 anni erano Neet. La Turchia ha la più alta percentuale di questi giovani che non lavorano, non studiano e non si formano, ma è tuttavia anche l’unico paese tra i quattro a mostrare un calo tra il 2005 e il 2013: si è passati dal 50% al 36%.

Questione di genere

Nella maggior parte dei paesi la condizione di Neet è simile tra uomini e donne. Quando però emerge una differenza sono le donne in genere a mostrare percentuali più elevate: ad esempio ci sono più di 25 punti percentuali di differenza tra la popolazione maschile e femminile Neet in Messico e Turchia. La più grande differenza a favore delle donne si osserva, invece, in Lussemburgo, dove il 5% delle donne sono Neet a fronte del 12% di uomini. I dati mostrano pure che non esiste una diretta correlazione tra la percentuale complessiva di Neet in un Paese e il suo divario di genere: in Italia e Turchia, infatti, la percentuale di Neet considerando insieme uomini e donne è superiore al 30%, ma mentre il divario di genere è molto grande in Turchia è quasi inesistente in Italia.

«Distanti università e lavoro»

«Quando si guarda alla scuola in Italia ci sono stati molti e significativi miglioramenti negli ultimi dieci anni, si può vedere, ad esempio, dai risultati del Pisa test», ha detto Andreas Schleicher, il responsabile dei programmi su innovazione e competenze dell’Ocse. «Quando si guarda invece all’educazione dopo la scuola sono molto più scettico, il legame fra educazione e mondo del lavoro è molto debole», ha aggiunto, sottolineando che in particolare l’università è «distante» dall’ambito professionale. Schleicher ha espresso dubbi anche su quanto fatto in Italia in fatto di formazione dei disoccupati. «Molti soldi sono stati spesi negli ultimi anni, ma molto poco è stato raggiunto».