Riforma, il governo prende tempo

da ItaliaOggi

Riforma, il governo prende tempo

Sono 4 gli emendamenti dei relatori su 1960 depositati. Puglisi (Pd): partita aperta. Sulle modifiche decisive atteso nuovo round con Renzi

Alessandra Ricciardi

I relatori e il governo per il momento non scoprono le carte. Le modifiche di peso ci saranno nei prossimi giorni, dicono rumors di Palazzo Madama, dopo un faccia a faccia tra i sindacati e il premier Matteo Renzi che poi vedrà i parlamentari del gruppo. Le nuove indicazioni dovrebbero confluire in un maxiemendamento. Il tutto richiederà una settimana, forse dieci giorni, di tempo in più sulla tabella di marcia prevista per l’ok del senato. A ieri, termine fissato in commissione istruzione per gli emendamenti, le proposte di modifica al ddl di riforma della scuola erano 1960, di queste 4 a firma dei relatori, Francesca Puglisi (Pd) e Franco Conte (Ap). Si tratta di sostanziali riscritture degli articoli 1,2,3 e 8, che fanno chiarezza sull’impianto e recano alcune novità, a partire dalla reintroduzione delle riserve per le prossime immissioni in ruolo. Delusi quanti si aspettavano di vedere già messe nero su bianco le aperture che sono giunte dall’esecutivo alle richieste di associazioni e sindacati. Dalla chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti, su cui la posizione di Renzi è sempre stata in verità restia a ogni ipotesi di cambiamento, all’esclusione di genitori e studenti dal nucleo di valutazione, i giochi sono rinviati. La linea però è chiara: a dispetto del calo dei consensi alle regionali, sulla riforma si va avanti.

«Altre modifiche ci saranno, aspettiamo di vedere le proposte che sono giunte dai gruppi», spiega la Puglisi. Che dovrà fronteggiare soprattutto le richieste che giungono dalla minoranza interna, al senato assai più insidiosa che alla camera vista l’eseguità dei voti di maggioranza di cui gode la compagine governativa.

Le proposte di modifica sono arrivate copiose non solo dalle opposizioni, il M5s ne ha presentate 620 che vanno dall’eliminazione della chiamata diretta alla cancellazione degli albi territoriali degli insegnanti, ma dallo stesso Pd che ha superato quota 300. Si va dalla reintroduzione della carta dello studente nei principi direttivi alla delega al governo sul diritto allo studio per finire con un chiarimento sulle norme per la valutazione dei dirigenti scolastici e sul sistema nazionale di istruzione, dal ruolo dell’Invalsi a quello degli ispettori. La minoranza del partito ha ripresentato le richieste di modifica già avanzate nel corso del dibattito alla camera, in primis la maggior tutela per i docenti di seconda fascia delle graduatorie di istituto. Ben 290 gli ordini del giorno.

La commissione istruzione tornerà a riunirsi già domani «con due sedute alle 14,30 e alle 21», dice il senatore del Pd Andrea Marcucci, presidente della stessa commissione, che conferma l’obiettivo di fare presto e bene. Ma uno slittamento di almeno una settimana per il varo finale alla camera della riforma, dal 15 giugno al 22, pare ormai inevitabile. Con la conseguenza che le assunzioni potrebbero decorrere non dal primo settembre ma dal 15 del mese. Se tutto va bene.