La corsa dei professori alle cattedre. Finora solo sedici “no” all’assunzione

da La Stampa

La corsa dei professori alle cattedre. Finora solo sedici “no” all’assunzione

Quasi tutti i precari che si sono espressi hanno accettato. Si aspettano altre 900 risposte
ilario lombardo, carlo gravina

A mezzanotte in punto. Non un minuto di più. La zucca della precarietà si trasformerà in una carrozza diretta verso una cattedra, in qualunque posto dell’Italia essa sia. Per chi vorrà, si intende: chi, cioè, ha detto sì alla chiamata di una settimana fa, una mail contenente la destinazione assegnata su base nazionale dal misterioso algoritmo utilizzato dal ministero dell’Istruzione. Il termine per decidere scade questa sera. E secondo i numeri forniti dal Miur, stando a ieri, su 8.776 proposte per le immissioni in ruolo, hanno accettato 7.866 precari. Il 93,4 per cento dell’intera platea. A rifiutare sono stati solo in 16. Gli altri 898 che mancano avranno tutto oggi per decidere. Se dire sì e partire, verso mete che sono anche a centinaia di chilometri di distanza, lontano dalla famiglia e gli affetti. Oppure dire no, e lasciare fuori dalla porta ogni speranza di un posto fisso. Saranno depennati dalle graduatorie e avranno davanti a sé un’unica strada: il concorsone del 2016. Secondo le cifre del ministro Stefania Giannini, a dover spostarsi sarebbero in circa 7 mila sui quasi 9 mila coinvolti. E, a parte qualche rara eccezione, la rotta da seguire sarà da Sud verso Nord.

 

LE SUPPLENZE

C’è chi però è stato più fortunato e ha agganciato una supplenza annuale a due passi da casa. Le nomine si sono chiuse l’8 settembre, proprio per dare agli insegnanti altri tre giorni per riflettere. La riforma prevede, solo per quest’anno, di rinviare il trasferimento al giugno 2016: chi ha ricevuto una cattedra lontano da casa ma è rientrato nelle supplenze, nella propria città o lì vicino, avrà un anno di tempo per decidere definitivamente se fare i bagagli oppure no. Come Carmela Cocco, 50 anni, di Cetraro (Cosenza), che aveva dolorosamente scelto di non andare a Ferrara: «Ora però che ho ottenuto la supplenza ho cambiato idea– spiega –. Ho detto sì all’assegnazione. Tanto avrò un anno di tempo per decidere se partire o no». Carmela confessa anche di nutrire un’ulteriore, ultima speranza nel piano di mobilità straordinaria annunciato da Matteo Renzi per il 2016-2017. Prima che inizi l’anno scolastico verrà chiesto ai prof se vogliono restare nel luogo dove insegnano o essere trasferiti, magari nella propria regione dove nel frattempo potrebbe essersi liberato un buco.

 

LA FASE C

Cresce l’attesa per l’ultimo step che si concluderà a novembre e che fornisce un’ulteriore motivo di preoccupazione. Tutto è nato attorno al messaggio che ha ricevuto chi non è rientrato nel primo giro di assunzioni. «La domanda è stata elaborata» ha comunicato il Miur. E’ l’ultima parte della mail, però, ad aver creato agitazione: «La sua proposta potrà essere presa in considerazione nella fase C, nel limite dei posti disponibili». Che significa «nei limite dei posti disponibili»? Per i sindacati è chiaro: «Non tutti i 71.643 docenti che hanno fatto domanda saranno assunti – dice Gianluigi Dotti della Gilda – Come già è avvenuto nelle altre fasi». Il ministero dell’Istruzione, invece, tende ad «escludere questa possibilità». La Fase C, l’ultima, del piano di assunzioni assegnerà poco più di 55 mila cattedre e i candidati sono circa 49 mila. Quella frase, spiegano, è «una precauzione» utilizzata in attesa delle scelte che faranno le scuole. Saranno infatti i singoli istituti a decidere quali materie “potenziare”. Per cui, anche se la scelta ricadrà tra insegnamenti previsti dalla Buona scuola, il rischio che qualche docente resti escluso è alto.