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Zanda e Marcucci: ‘mero incidente tecnico’

da tuttoscuola.com

Zanda e Marcucci: ‘mero incidente tecnico’

Si è trattato di un incidente tecnico che non cambia il percorso della riforma della scuola“. Lo afferma il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda in merito al parere votato in Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama. E aggiunge: “I senatori del Partito democratico erano tutti presenti in commissione. Un gruppo di maggioranza non ha ricevuto l’avviso del voto ed era assente. Una questione puramente tecnica“.

Della stessa opinione il senatore Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione a Palazzo Madama: “Il ddl la buona scuola continua il suo iter in Senato, non c’è nessuna battuta d’arresto per il voto della commissione Affari Costituzionali. Abbiamo deciso di affrontare un confronto vero sugli oltre 2000 emendamenti, una scelta che dovrebbe essere salutata con favore dalle opposizioni. Certo confronto vero non significa passo indietro. Cominceremo a votare, una volta acquisito il parere della commissione Bilancio“.

Mauro (Gal) sull’incostituzionalità: Il ddl scuola è scritto male

da tuttoscuola.com

Mauro (Gal) sull’incostituzionalità: Il ddl scuola è scritto male

Prime reazioni alla sconfitta del Governo in commissione Affari Costituzionali del Senato, sul ddl scuola.

La presidente del gruppo Misto-SEL al Senato Loredana De Petris dichiara: “La maggioranza è stata battuta sulla riforma della scuola. A maggioranza, la commissione ha dato parere negativo“.

E’ la prima battuta d’arresto per una riforma che non piace a nessuno dei soggetti coinvolti ma che Renzi vuole imporre a tutti i costi. E’ ora che il governo si decida a discutere le sue scelte e a correggere i suoi errori in un democratico confronto con il Parlamento. Noi continueremo la nostra battaglia in Parlamento e nel Paese per battere questa riforma pessima e dannosa per tutti

Sul tema, anche il senatore di Gal, Mario Mauro, determinante sull’esito del voto: “Il testo è scritto male – ha affermato l’ex ministro della Difesa del governo Letta – e quindi propongo di fermarsi tutti a riflettere e di scriverlo meglio“.

Ddl scuola: governo va sotto su parere costituzionalità

da tuttoscuola.com

Ddl scuola: governo va sotto su parere costituzionalità
E’ successo in commissione Affari costituzionali del Senato

Governo battuto sul parere di costituzionalità alla riforma della scuola. Con 10 voti contrari e 10 a favore il parere in commissione Affari Costituzionali del Senato non passa per il “voto determinante” di Mario Mauro, senatore di Gal che nei giorni scorsi ha annunciato l’uscita dalla maggioranza. Il presidente Finocchiaro ha votato “sì”, quando per prassi i presidenti di commissione non votano.

Il parere di costituzionalità (sul piano assunzionale avevamo espresso parecchi dubbi circa la legittimità della deroga al Testo Unico) non è vincolante per il Governo. Tuttavia, politicamente l’evento è molto importante, poiché sembra sancire l’assenza di una maggioranza al Senato sul tema scuola.

La frase del premier Matteo Renzi ieri sera alla Direzione del Pd “Posso fare la riforma della scuola anche domattina” assume ora tutto un altro valore.

Carta d’Intenti per l’Educazione alla Legalità Economica

Carta d’Intenti per l’Educazione alla Legalità Economica

Mercoledì 10 giugno alle ore 15, presso la Sala Comunicazione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in Viale Trastevere 76/a, verrà firmata la Carta d’Intenti per l’Educazione alla Legalità Economica.

Il documento sarà siglato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, rappresentato dal Ministro Stefania Giannini, e da: Ministero dell’Economia e delle Finanze, Corte dei Conti, Banca d’Italia, Associazione Bancaria Italiana (ABI), Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate, Equitalia S.p.A, Unioncamere, Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito, APF – Organismo per la Tenuta dell’Albo dei Promotori Finanziari; Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio; Fondazione Rosselli.

All’incontro saranno presenti, tra gli altri, il Vice Direttore Generale della Banca d’Italia Valeria Sannucci, il Presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri, il Comandante Generale della Guardia di Finanza Saverio Capolupo, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, il Presidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria Mario Cavallaro, il Presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, il Presidente di Equitalia Vincenzo Busa, il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli, la Presidente dell’ APF Carla Rabitti Bedogni, il Consigliere della Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio Chiara Mancini, il Presidente della Fondazione Rosselli Riccardo Viale, il Presidente dell’Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito Ercole P. Pellicanò.

Nel corso dell’incontro, che sarà moderato dal Presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione Giovanni Tria, verranno anche premiate le scuole vincitrici del concorso, indetto dal MIUR e dalla Corte dei Conti, “Alla ricerca dei tesori nascosti”, sulla valorizzazione del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico dell’Italia. A premiare i vincitori sarà il Procuratore della Corte dei Conti Martino Colella.


Firmata al Miur Carta d’Intenti per l’Educazione alla Legalità Economica
Giannini: “Bagaglio indispensabile per formare cittadini consapevoli”

Promuovere l’educazione economica, finanziaria, fiscale a partire dai banchi di scuola per spingere i ragazzi di oggi, cittadini di domani, a comportamenti attivi e consapevoli.  E’ l’obiettivo della Carta d’Intenti per l’Educazione alla Legalità Economica firmata oggi al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, frutto di un accordo tra Miur, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Corte dei Conti, Banca d’Italia, Associazione Bancaria Italiana, Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate, Equitalia S.p.A, Unioncamere, Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito, APF – Organismo per la Tenuta dell’Albo dei Promotori Finanziari, Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio, Fondazione Rosselli.

“L’educazione economica è parte integrante del bagaglio culturale indispensabile per la formazione di cittadini consapevoli – ha sottolineato il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini – Proprio per questo abbiamo voluto con forza metterci al tavolo con tutte le istituzioni impegnate in questo settore per diffondere la cultura della legalità e la consapevolezza dell’importanza della corretta gestione del denaro pubblico. Mettiamo dunque un altro mattoncino nella costruzione del percorso di educazione alla cittadinanza. Un tema al quale teniamo molto tanto da averne previsto un potenziamento nel ddl ‘Buona Scuola’”.

Per la prima volta tutte le istituzioni che da anni sono attive in questa direzione hanno deciso di lavorare insieme per proporre alle scuole linee guida e progetti formativi congiunti. I programmi già attivati saranno condivisi e potenziati per creare sinergie che consentano di raggiungere le scuole di ogni ordine e grado. Verrà realizzata anche una mappatura delle aree geografiche ritenute “a rischio” per organizzare interventi mirati sul tema della legalità economica. Saranno poi redatte delle Linee guida rivolte ai docenti, verranno promossi progetti che favoriscano incontri e confronti sul territorio con esperti del settore economico e finanziario. Ai ragazzi saranno riservati laboratori  per accrescere la loro conoscenza dell’economia, della finanza e la consapevolezza dell’importanza della trasparenza degli assetti giuridici, economici e finanziari delle imprese.

Nel corso dell’incontro, moderato dal Presidente della Scuola Nazionale della Pubblica Amministrazione Giovanni Tria, sono state premiate dal Procuratore della Corte dei Conti Martino Colella le scuole vincitrici del concorso, indetto dal MIUR e dalla Corte dei Conti, ‘Alla ricerca dei tesori nascosti’, sulla valorizzazione del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico dell’Italia.

“Riportare dentro le scuole percorsi che ci rendano cittadini migliori è una grande opportunità per i ragazzi, ma anche per le istituzioni che si assumono così la responsabilità del futuro del Paese – ha ricordato il Sottosegretario all’Economia, Paola De Micheli – Il nostro impegno sarà quello di lavorare con docenti e studenti per promuovere l’educazione a un sano e consapevole uso del denaro. Dobbiamo dire ai giovani che non è vero che sono i furbi a vincere nella vita, la propria e quella del loro Paese. L’Italia non sarebbe diventata grande se non avesse vinto sempre l’onestà”.

Il Procuratore Generale della Corte dei Conti, Martino Colella, ha messo in evidenza la necessità di un impegno nel contribuire alla formazione dei giovani e ha esortato i ragazzi a “coltivare sempre l’interesse per il bene comune”.

Per il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, la cooperazione di tante istituzioni è fondamentale per “far comprendere che la realtà è molto diversa da quella che viene raccontata. Il nostro è un Paese con una forte vocazione alla legalità che è destinata a prevalere sempre sull’illegalità”.

“Un elemento di grande interesse di questa Carta – ha evidenziato il Direttore Generale della Banca d’Italia, Valeria Sannucci – è l’attenzione al sapere pratico che sempre più deve accompagnare quello teorico. L’educazione finanziaria è importante per il bene che ne viene tanto per la cosa pubblica quanto per i singoli individui”.

Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, ha invece ricordato la necessità che i ragazzi comprendano che “pagare le tasse è importante e non significa essere vessati ma essere cittadini attivi e partecipi di un Paese che funziona e che fornisce così servizi efficienti”.

“Il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria – ha aggiunto il Presidente Mario Cavallaro – aderisce a questa intesa perché è importante che nella conoscenza dei meccanismi economici e finanziari i ragazzi comprendano anche il ruolo cruciale dei giudici tributari che danno un parere terzo e imparziale”.

“Questa alleanza tra istituzioni – ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – fa fare un importante passo avanti alla lotta alla criminalità economica, perché contribuisce a diffondere tra le nuove generazioni la cultura della legalità preparando i nostri ragazzi a diventare cittadini consapevoli e imprenditori futuri eticamente responsabili”.

“Con la sottoscrizione della Carta di Intenti, Equitalia vuole ribadire il proprio impegno a diffondere la legalità economica nelle nuove generazioni – ha affermato il presidente Vincenzo Busa –  La legalità è funzione diretta del tasso di educazione civica dei cittadini, a sua volta alimentata dalla trasparenza degli apparati amministrativi e dalla condivisione delle regole che non devono essere percepite come qualcosa di coercitivo, ma come un bene comune su cui basare il nostro vivere civile”.

“La legalità è una catena in cui ogni anello dà il proprio contributo. Se un solo anello viene spezzato, il percorso virtuoso si interrompe – ha osservato il Presidente dell’ABI, Antonio Patuelli – Nel settore bancario, legalità significa tracciabilità che, a propria volta, è garanzia di operatività”.

“Nell’insegnare ai ragazzi i fondamenti dell’economia e della finanza è utile che imparino anche quali sono le possibilità e gli strumenti di investimento” ha ricordato la Presidente dell’Organismo per la tenuta dell’Albo dei Promotori finanziari, Carla Rabitti Bedogni.

“La Carta d’Intenti per l’Educazione alla Legalità Economica – ha chiarito il presidente della FEDUF, Andrea Beltratti – rappresenta un importante passo avanti per vincere la sfida connessa alla diffusione della ‘cittadinanza economica’ e mettere a fattor comune le iniziative, portate avanti in questi anni con successo da istituzioni pubbliche e da enti di natura privata”.

Il direttore della Fondazione Rosselli, Francesca Traclò, ha posto l’accento su tre concetti fondamentali contenuti nella Carta d’Intenti: “condivisione, corresponsabilità di istituzioni e docenti e interdisciplinarietà”.

Ercole Pellicanò, Presidente dell’Associazione Nazionale per lo Studio dei problemi del credito, ha ricordato come “il nostro impegno nelle scuole, per sensibilizzare ed educare i ragazzi sui temi economici e finanziari, trovi una nuova e importante base di lavoro in questa Carta d’Intenti che ci permetterà di ampliare la nostra azione”.


Ministero dell’ Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione
Premiazione Concorso
“Alla Ricerca dei Tesori Nascosti”
10 giugno 2015 ore 15
Miur – Sala della Comunicazione
Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e la Corte dei Conti hanno indetto il Concorso Nazionale “Alla Ricerca dei Tesori Nascosti” rivolto a tutte le scuole di ogni ordine e grado. Il concorso mirava a sensibilizzare e promuovere un percorso di presa di coscienza dei pregi della nostra terra, nonché dei modi del suo corretto utilizzo per l’arricchimento culturale e spirituale di ciascuno non disgiunto dal generale beneficio economico. Gli studenti sono stati invitati ad individuare un sito o un bene culturale presente sul proprio territorio, non particolarmente valorizzato e/o fruito sia dalla popolazione locale che dai flussi turistici, esaminarlo nei suoi aspetti artistici e storici ed elaborare un’ipotesi di valorizzazione del sito o del bene che fosse in grado di incentivarne la migliore fruizione. I lavori pervenuti sono stati, per la particolare complessità del tema proposto, di grande spessore tecnico e dai contenuti sicuramente interessanti anche nell’ottica dell’auspicato utilizzo delle idee sviluppate degli studenti da parte delle Amministrazioni Locali. Al riguardo, la Corte dei Conti, ancora in tempi recenti, è stata chiamata a verificare la correttezza delle attività di valorizzazione dei beni culturali pubblici, anche quando esercitata a mezzo di concessione o di convenzione con privati, sia nell’esercizio della propria funzione giurisdizionale che in quella di controllo, in relazione al recupero di “mancate entrate”, nonché all’indicazione in via preventiva dei principi normativi cui la corretta attività amministrativa in materia deve ispirarsi. Nell’ottica di questa rivalutazione del bene pubblico, le Istituzioni scolastiche, i docenti e gli studenti hanno un compito fondamentale nella crescita e nello sviluppo di un sentimento di Cittadinanza attiva che miri a valorizzare con competenza e tecnica il patrimonio comune italiano.
Premiazione del Concorso Nazionale “Alla Ricerca dei Tesori Nascosti ” Il 10 giugno p.v. presso la Sala della Comunicazione, i vincitori del Concorso Nazionale “Alla Ricerca dei Tesori Nascosti” verranno premiati dal Procuratore della Corte dei Conti, Martino Colella, e dal Ministro Stefania Giannini.
CONCORSO “ALLA RICERCA DEI TESORI NASCOSTI”
MIUR – CORTE DEI CONTI
ISTITUTI VINCITORI E MOTIVAZIONI
La Commissione esaminatrice, dopo aver analizzato e valutato con attenzione i lavori proposti, tenendo conto di criteri quali: l’originalità dell’elaborato, l’efficacia del messaggio rappresentato, la pertinenza al tema e la gestione delle fasi organizzative ed operative, e tenendo inoltre conto delle finalità espresse nel bando di concorso, ha deciso di premiare i seguenti istituti:
PRIMARIA
Istituto Comprensivo n. 4 “C. Collodi – L. Marini”
Avezzano (AQ)
“Marsica: i tesori del lago”
Il progetto si basa sullo studio dell’area del bacino del lago del Fucino, partendo da una descrizione delle origini storiche e mitologiche della terra, fino ad arrivare alla constatazione dell’attuale stato di abbandono e degrado che coinvolge il territorio ed in particolare i cunicoli della diga lì costruita.
Il progetto, realizzato tramite diapositive multimediali, è di ottimo livello, anche tenendo conto dell’età degli studenti partecipanti. Nelle diapositive le immagini sono accompagnate dalla voce dei ragazzi, elemento che denota un curato lavoro di preparazione e montaggio.
Inoltre appare lodevole la volontà di progettare delle attività rivolte al turismo ed alla creazione di posti di lavoro legati all’apertura dell’impianto idrico del lago a studenti e ricercatori.
I GRADO
Istituto Comprensivo “G. Padalino” Fano (PU)
“Abside di San Mauro: insieme possiamo”
L’abside di San Mauro è una costruzione romanica incastonata tra le mura esterne di un ex convento, ora sede dell’Istituto scolastico vincitore del concorso.
Il progetto sviluppato dai partecipanti ha come scopo il ripristino e la valorizzazione di questo bene, per fare in modo che possa divenire una risorsa culturale ed economica per l’aerea circostante.
Questo avverrebbe grazie all’apertura del sito al pubblico ed al turismo, oltre che alla promozione di attività didattiche e ludico-formative rivolte agli studenti ed alle famiglie.
Il progetto, articolato in tavole esplicative ricche di immagini e didascalie, appare realizzato in maniera molto accurata. Il coinvolgimento della classe è stato ampio e la rispondenza ai criteri ed alle finalità del concorso è stata giudicata ottima dall’intera Commissione giudicatrice.
II GRADO
ITST – Liceo delle scienze applicate “Oreste del Prete” Sava (TA)
“Sacro e profano: progetto di valorizzazione turistica di un antico sito cimiteriale dismesso”
Il sito individuato per il concorso è un antico cimitero situato nel centro urbano di Sava.
L’estensione del progetto appare estremamente curata e dettagliata. Frutto inoltre di diversi sopralluoghi e dell’ausilio di figure esperte che hanno accompagnato e supportato i ragazzi nella stesura di un elaborato progetto sia dal punto di vista architettonico e tecnico, sia dal punto di vista della progettazione di un possibile percorso di valorizzazione e riqualificazione dell’area.
Il progetto, corredato da un cronoprogramma, da immagini e da piantine in scala, ha colpito la commissione per la sua originalità e la sua particolare rispondenza ai criteri delineati nel bando del concorso.
MENZIONE SPECIALE
La Commissione esaminatrice ha deciso di premiare i seguenti istituti con una Menzione speciale:
I GRADO
Istituto Comprensivo “Aldo Moro” Solbiate Olona (VA)
“Una chiesa antica nella valle del fiume Olona”
Il progetto si basa sulla volontà di recuperare il patrimonio artistico racchiuso nella Chiesa del Sacro Cuore, presente sul territorio dell’istituto partecipante al concorso.
La valorizzazione prevede l’utilizzo di questo luogo come spazio per mostre temporanee, manifestazioni folkloristiche oppure legate all’artigianato locale.
Il progetto, che inizia con una breve storia dell’edificio, è realizzato in tavole dove sono proposte planimetrie, rilevamenti fotografici, piantine delle sezioni dell’edificio e schede tecniche.
Tenuto conto di questi elementi la Commissione ha ritenuto di premiare la qualità dell’elaborato con una Menzione speciale.
II GRADO
Liceo Artistico Statale Treviso
Treviso
“Lungo il Sile”
Secondo il parere degli studenti partecipanti al concorso, Treviso, pur essendo una città di medie dimensioni, presenta luoghi non molto conosciuti e che andrebbero valorizzati, potenziando le infrastrutture già esistenti e rendendo possibili visite di carattere culturale e naturalistico. L’area, infatti, oltre ad essere ricca di pitture, è immersa nelle bellezze paesaggistiche dei piccoli centri storici.
Le tavole che accompagnano il progetto, realizzate dagli studenti dell’artistico, hanno meritato una Menzione speciale per la loro ottima fattura.

Lettera di 29 ex capi di Stato ai governi del mondo: “Ripristinate il rispetto per gli insegnanti”

Dopo MasterProf, la Settimana dell’Insegnante, l’hashtag #RingraziaUnDocente
lanciano ora la nuova campagna #DignitàDocente, insieme a Your Edu Action

Lettera di 29 ex capi di Stato ai governi del mondo
“Ripristinate il rispetto per gli insegnanti”
Riparte il Global Teacher Prize e gli studenti di Daniele Manni, ambasciatore
in Italia della Varkey Foundation, diffondono l’importante messaggio

Dal 29 maggio scorso e sino al 10 ottobre 2015 sono aperte le candidature alla seconda edizione del “Global Teacher Prize”, conosciuto oramai come “Premio Nobel per l’Insegnamento”. Nella precedente edizione, tra i 50 finalisti al “Nobel”, due erano italiani: la veneta Daniela Boscolo ed il salentino Daniele Manni. Successivamente tutti e 50 i finalisti hanno ricevuto l’importante investitura di “Ambasciatori” della Varkey Foundation nei rispettivi paesi, con il compito di rappresentare la Fondazione e divulgarne gli obiettivi e la mission.

Daniele_Manni_0sm2.jpgPer quanto concerne l’Italia, gli studenti di Manni per “scovare” tutti i super insegnanti da candidare al Prize hanno ideato e implementato il sito/servizio “MasterProf – No ordinary teachers”, hanno lanciato, in stretta collaborazione con il sito Your Edu Action, la “Settimana Italiana dell’Insegnante” (dall’11 al 16 maggio), hanno creato l’hashtag #ringraziaundocente che tanto successo ha riscosso in tutto il paese, e ora, nella missione di promuovere in patria la seconda edizione del Global Teacher Prize, battezzano il nuovo hashtag #DignitàDocente e diffondono la versione italiana della lettera aperta a tutti i Governi del mondo a firma di 29 ex Capi di Stato.

Questa la lettera sotto forma di “mail”:

Da: 29 ex Capi di Stato
A: Governi e Ministeri dell’Istruzione del mondo
Oggetto:  Invitiamo a proteggere e valorizzare gli insegnanti

Nelle maggiori società e nella storia, la professione insegnante è stata tra le più rispettate nelle rispettive comunità.  Riscontriamo, con rammarico, che questo rispetto è andato via via consumandosi. Dall’indagine svolta dalla Varkey Foundation, è risultato che meno di un terzo dei genitori intervistati in tutto il mondo ha affermato che incoraggerebbe i propri figli a diventare insegnanti. Alla richiesta di paragonare la professione dell’insegnante ad altre professioni, solo in Cina essa è ritenuta pari a quella medica. Troppo spesso gli insegnanti fungono da capro espiatorio per i mali della società. Sono loro i responsabili del degrado nei comportamenti dei giovani e della mancanza di competenze basilari sul posto di lavoro. Talvolta sono persino responsabili del cattivo rendimento economico di un intero Paese. I politici ne fanno un facile bersaglio per le loro vittorie politiche a breve termine.

Gli effetti di questa situazione sono da ritenersi seriamente dannosi in riferimento alle possibili opportunità per le generazioni future. Se gli insegnanti non sono rispettati dalla società, non sono ascoltati dai loro alunni, non sono spalleggiati dai genitori, e i laureati più talentuosi e dotati continueranno a non considerare la professione docente tra le carriere appaganti a cui aspirare. Inoltre, la mancanza di rispetto per gli insegnanti indebolisce l’insegnamento stesso, danneggia le opportunità di apprendimento di milioni di persone e, infine, impoverisce la società nel suo complesso. Una cittadinanza mal istruita può portare all’indebolimento delle istituzioni democratiche quali il parlamento e la stampa libera.

In questo ben preciso momento, si ha più che mai bisogno di bravi insegnanti. Si ha bisogno di grandi insegnanti capaci di forgiare grandi menti. Altrimenti non saremo mai in grado di affrontare i grandi problemi del mondo, dal cambiamento climatico ai conflitti, alle malattie, alla povertà. La civiltà umana fa passi in avanti solo quando dietro le quinte ci sono bravi insegnanti, che incentivano la creatività, incoraggiano, forniscono una valida guida e aiutano a puntare in alto e in avanti.

Invitiamo tutti i Governi del mondo a proteggere e valorizzare gli insegnanti e di fare la loro parte affinché essi ricevano il rispetto che tanto meritano.

Firmata da:

Africa, Medio Oriente e Asia
capistato.jpgMichail Gorbačëv, Presidente dell’Unione Sovietica (1990-1991)
Abdurrahim El-Keib, Primo Ministro della Libia (2011-2012)
Antonio Mascarenhas Monteiro, Presidente di Capo Verde (1991- 2001)
Cassam Uteem, Presidente delle Mauritius (1992-2002)
Olusegun Obasanjo, Presidente della Nigeria (1976-1979, 1999-2007)
James R Mancham, Presidente delle Seychelles (1976-1977)
Han Seung-soo, Primo Ministro della Corea del Sud (2008-2009)
Jose Ramos Horta, Presidente di Timor Est (2007-2012)
Roza Otunbayeva, Presidente del Kyrgyzstan (2010-2011)

Americhe
Belisario Betancur, Presidente della Colombia (1982-1986)
Andrés Pastrana, Presidente della Colombia, (1998-2002)
Kim Campbell, Primo Ministro del Canada (1993)
Luis Alberto Lacalle, Presidente dell’Uruguay (1990-1995)
Ricardo Lagos, Presidente del Cile, (2000-2006)
Sebastián Piñera, Presidente del Cile (2010-2014)
Jorge Quiroga, Presidente della Bolivia (2001-2002)
Martín Torrijos, Presidente del Panama (2004-2009)
Felipe Calderón, Presidente del Messico, (2006-2012)

Europa
Vaira Vike-Freiberga, Presidente della Lettonia (1999-2007)
Felipe González, Presidente del Governo di Spagna (1982-1996)
José Luis Rodríguez Zapatero, Presidente del Governo di Spagna (2004-2011)
Alfred Gusenbauer, Cancelliere dell’Austria (2007-2008)
Zlatko Lagumdzija, Primo Ministro della Bosnia-Erzegovina (2001-2002)
Rexhep Meidani, Presidente della Repubblica d’Albania (1997-2002)
Iveta Radicova, Primo Ministro della Slovacchia (2010-2012)
Petre Roman, Presidente della Romania (1989-1991)
Jorge Sampaio, Presidente del Portogallo (1996-2006)
Boris Tadic, Presidente della Serbia (2004-2012)
Tarja Halonen, Presidente della Finlandia (2000-2012)

Blocco scrutini primo atto: “Tanti a Bologna, e da domani…”

da Repubblica.it

Blocco scrutini primo atto: “Tanti a Bologna, e da domani…”

Secondo i sindacati in Emilia-Romagna forte adesione tra ieri e oggi, ora la verifica nelle altre regioni. “Ma gli studenti non avranno problemi”

di SALVO INTRAVAIA

Scatta il blocco degli scrutini contro la Buona scuola di Renzi. I primi ad incrociare le braccia sono stati gli insegnanti dell’Emilia Romagna, dove le lezioni si sono concluse sabato scorso. Ma è nei prossimi giorni che si vedrà l’adesione allo sciopero indetto da Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals, Cobas e Gilda. Secondo Raffaella Morsia, segretario della Flc Cgil emiliano-romagnola i primi dati parlano chiaro e sono “molto positivi”. Riscontri incoraggianti anche da parte della Cisl scuola. Per il segretario generale, Francesco Scrima “i primi dati sono positivi”. “Bene sul primo grado e secondo grado, ma anche alla primaria. Aspettiamo i prossimi giorni per fare un primo bilancio sull’esito della mobilitazione”.

Il primo sciopero degli scrutini dal 1990 è stato indetto dai sindacati soprattutto “contro lo strapotere dei presidi-sindaci, il mega piano da 100mila assunzioni che lascia a casa 60mila supplenti di seconda fascia e contro la desindacalizzazione di parecchi aspetti scolastici”. Lo sciopero, che non può interessare le classi terminali che portano gli alunni agli esami di terza media, di qualifica professionale e di maturità, riguarderà la prima ora di scrutinio  –  che salterà e dovrà essere riconvocato anche per l’assenza di un solo docente  –  nei primi due giorni calendarizzati dalle singole scuole. Ma basterà che gli insegnanti si mettano d’accordo per fare saltare tutti gli scrutini dei primi due giorni. In Emilia-Romagna e nel Molise le lezioni si sono chiuse sabato scorso e i primi scrutini si sono già svolti l’altro ieri e si svolgono in queste ore.

Oggi, 8 giugno, è prevista l’ultima campanella in Lombardia e nel Lazio. Domani chiuderanno i battenti le scuole pugliesi e a seguire tutte le altre regioni. L’esito dello sciopero, spiegano da ministero si potrà avere soltanto fra qualche giorno, in quanto le funzioni informatiche di rilevamento delle assenze durante gli scrutini saranno aperte fino al 18 giugno. Lo sciopero degli scrutini si incrocia con la maturità, che giorno 15 convoca la riunione preliminare delle commissioni d’esame. Per questo i dirigenti scolastici hanno minacciato di fare svolgere gli scrutini di domenica e fino a tarda notte. Ma per le valutazioni finali relative alle prime quattro classi ci sarà tempo anche nei pomeriggi dei giorni antecedenti le prove scritte d’esame che partiranno mercoledì 17 giugno con la prova d’Italiano.

“Non vogliamo creare disagi a studenti e famiglie  –  spiegano dalla Flc Cgil  –  che consideriamo nostri alleati nella battaglia, è solo un ulteriore passo della mobilitazione generale che stiamo portando avanti”. Nei giorni scorsi, mentre il disegno di legge di riforma della scuola sta facendo il suo iter parlamentare, in tutta Italia si sono svolte manifestazioni di piazza contro la riforma Renzi-Giannini. Mentre a Genova, nel corso della Repubblica delle idee, il premier ha ammesso alcuni errori e ha annunciato altre modifiche, dopo quelle intervenute alla Camera durante le scorse settimane. Ma lo sciopero degli scrutini non verrà revocato. E a Bologna un gruppo di insegnanti è in sciopero della fame.

Riforma, un preside a tempo

da ItaliaOggi

Riforma, un preside a tempo

Cambio di sede ogni 6 anni, ma la legge già lo prevede

Alessandra Ricciardi

Dopo essersi cosparso il capo di cenere ed aver ammesso che sì, lui ha commesso degli errori sulla scuola, nel corso della direzione del Pd il premier Matteo Renzi ha aperto alla minoranza interna. Pur riaffermando il principio che la riforma va fatta. Costi quel che costi.

Nelle retrovie in verità, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, alcuni incontri tra gli esponenti di maggioranza e minoranza si sono già svolti in questi giorni della vigilia per individuare gli emendamenti sui quali concentrare le attenzioni e provare a ricucire quella spaccatura del partito che, passata in cavalleria la legge elettorale, proprio sulla riforma della scuola, complice l’ampio dissenso tra insegnanti e studenti che il disegno di legge ha scatenato, potrebbe arrivare alle sue estreme conseguenze. I lavori della commissione istruzione del senato, che si regge sulla maggioranza di un solo voto (e nella maggioranza sono annoverati anche i due dissidenti dem Corradino Mineo e Walter Tocci), riprenderanno da oggi, nella lista da esaminare ci sono 1960 emendamenti.

Nel mirino delle proteste i super poteri dei dirigenti. Che, ed è uno degli elementi della trattativa, potrebbero essere costretti a cambiare sede ogni 6 anni così da garantire la trasparenza e l’imparzialità dell’operato. Ma la mobilità dei dirigenti è già prevista, anche se finora non è mai stata attuata, dal decreto legislativo 165/2001, che la lega alla valutazione dell’operato da parte del direttore regionale. Un elemento dunque di novità non assoluta, che non cambierebbe di molto l’assetto che comunque la riforma avrebbe.

Se per attuare una vera autonomia, obiettivo principale della Buona scuola come ha ribadito il premier, è necessario un organo di vertice capace di organizzare il lavoro e di assumersi delle responsabilità, questo va coniugato con la tutela delle altre componenti della comunità scolastica, è la posizione della minoranza capeggiata al senato da Miguel Gotor. Che ha riscritto l’articolo 9 del ddl: resta la chiamata dei docenti, che potranno «anche» candidarsi presso la scuola dell’ambito territoriale di riferimento; a decidere però non sarà il singolo dirigente ma un comitato per la valutazione dei docenti. Il comitato è composto da quattro insegnanti e presieduto dal dirigente scolastico. Ed è integrato da due genitori, per infanzia e primo ciclo, uno studente e un genitore, per il secondo ciclo. Non avranno però diritto di voto, così neutralizzando possibili ritorsioni da parte di genitori o studenti scontenti. Lo stesso comitato valuta i nuovi docenti al termine del periodo di prova e assegna annualmente il premio per il merito ai prof che si sono distinti, complessivamente a livello nazionale sono disponibili 200 milioni di euro. Nessuna trattativa contrattuale sui criteri di attribuzione dei fondi, così come invece chiedono i sindacati. Ma la partita è ancora da giocare.

L’Abruzzo anticipa il nuovo organico Lo stop della Giannini ferma tutto

da ItaliaOggi

L’Abruzzo anticipa il nuovo organico Lo stop della Giannini ferma tutto

Sindacati sulle barricate: prova di forza illegittima

Alessandra Ricciardi

‘impegno, assicurano dal Miur, è che venissero date indicazioni solo informali perché i dirigenti scolastici sapessero e si organizzassero per tempo. Anche perché di tempo ne è rimasto davvero poco per far partire la riforma della scuola a settembre, se effettivamente il parlamento dovesse riuscire a vararla per giugno.

E la scadenza del15, inizialmente fissata, è già svanita. Ma alcuni dei direttori scolastici regionali presenti al vertice tenutosi al Miur, per fare il punto sulla riforma, hanno preso invece carta e penna, lo ha fatto certamente il dg dell’Abruzzo, Ernesto Pellecchia, che ha messo per iscritto quanto al ministero era stato richiesto. Apriti cielo, i sindacati sono saliti sulle barricate, accusando il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, di voler anticipare una riforma che non si sa come e quando sarà approvata. Ieri la retromarcia sollecitata dal ministero: Pellecchia ha inviato una nuova nota per dire ai presidi della sua regione di ignorare la precedente circolare. Ma cosa si chiedeva ai presidi?

In ballo c’è il nuovo organico potenziato da definire in base al piano dell’offerta formativa della singola scuola già per settembre: «Si invita codesta dirigenza scolastica a individuare le aree omogenee di attività e i relativi fabbisogni di personale…. avendo cura di specificare, per ciascuna area, le classi di concorso di riferimento», si legge nella circolare abruzzese recante le linee guida. Che prosegue: «Ove non sia possibile deliberare entro il 20 del corrente mese, indicare la data di convocazione dell’organo collegiale, comunque entro il 30 giugno». Si tratta di una richiesta «illegittima», attacca Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, «che espone i dirigenti scolastici a responsabilità e soprattutto trasforma l’aspetto centrale dell’autonomia scolastica, il piano dell’offerta formativa, in un mero adempimento burocratico estivo, da cui liberarsi rapidamente, senza rispetto di professionalità e qualità. Piuttosto», dice Di Menna, «si facciano i provvedimenti per dare certezza delle nomine a settembre». Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, chiede «chiarezza, coerenza e responsabilità, non è possibile assistere a una commedia pirandelliana, in cui ciascuno (premier, ministro, senato) continua a recitare a soggetto». Il Miur «sta violando le più elementari regole di correttezza», aggiunge Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil, «non andavano date indicazioni ai direttori, anche se informali, la legge ancora non c’è». Invece «di stralciare dal ddl il piano di assunzioni, la titolare di viale Trastevere ha scelto ancora una volta di procedere autonomamente con una forzatura», ribadisce Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda. «Un intervento di cui veramente non si sentiva il bisogno», commenta Marco Paolo Nigi, segretario Snals-Confsal, «piuttosto ci convochino a Palazzo Chigi».

Immissioni, pomo della discordia

da ItaliaOggi

Immissioni, pomo della discordia

La minoranza Pd chiede di aumentare il numero delle assunzioni. La maggioranza è sul no. Confermati invece gli albi, più morbidi sul superpreside.

Antimo Di Geronimo

È scontro aperto sul disegno di legge sulla scuola, in commissione istruzione al senato, tra i senatori della maggioranza renziana e la minoranza interna del Pd. La battaglia si combatte a colpi di emendamenti su scui l’avvio della discussione è stato rinviato a dopo la direzione del partito. E il campo di battaglia è il piano sulle immissioni in ruolo. Renzi non vuole cedere sul numero finale delle assunzioni (circa 107mila). Che lascerebbe fuori definitivamente circa 180mila docenti, tra precari delle graduatorie a esaurimento e abilitati non inseriti negli elenchi provinciali. Ma la minoranza Pd ha preparato alcuni emendamenti, che prevedono un aumento del numero delle assunzioni, ai quali non sembrerebbe intenzionata a rinunciare.

Più morbida la posizione sul superpreside, in merito al quale i senatori non renziani hanno presentato proposte di modifiche che, se approvate, non muterebbero granché lo strapotere del dirigente scolastico. Niente da rilevare, infine, sulla questione degli ambiti territoriali, sui quali la minoranza si è praticamente astenuta dal presentare proposte di modifica sostanziali. Tanto più che, sull’art. 8, la maggioranza sembrerebbe orientata a blindare il testo. E per fare ciò ha presentato un megaemendamento che riscrive totalmente il testo dell’articolo, riprendendo la versione approvata dalla camera.

n espediente, questo, che avrebbe come effetto quello di precludere l’approvazione di qualunque modifica. Dunque, la partita si gioca solo sulla questione delle assunzioni. È su questo fronte che Renzi potrebbe avere qualche problema a trovare i numeri per far passare la riforma.

La relatrice di maggioranza, Francesca Puglisi, ha presentato un emendamento in commissione che sostituisce l’articolo 8, praticamente con una sua fotocopia. Se sarà approvato, come sembra che andrà, i docenti perderanno definitivamente il diritto alla mobilità, così come è stato fino ad adesso. E dovranno rassegnarsi o a non muoversi più oppure ad andare incontro al rischio della mobilità aleatoria.

Sulla questione del superpreside, la minoranza PD ha presentato un emendamento che, una volta diventato legge, avrebbe come unico effetto di rilievo la modifica della composizione del comitato di valutazione. Che sarebbe costituito dal preside e da 4 docenti, individuati in seno al consiglio di istituto (e non più eletti dal collegio dei docenti). I 2 genitori rimarrebbero, ma senza diritto di voto. Idem nelle scuole superiori, dove al posto di uno dei due genitori entrerebbe un alunno.

Il comitato di valutazione, sempre secondo l’emendamento presentato dalla minoranza, assumerebbe su di sé la competenza a scegliere i docenti dagli ambiti territoriali. Rimarrebbe intatto, dunque, il metodo del mero gradimento in luogo del sistema della mobilità fondato su regole tassative e trasparenza delle operazioni. L’emendamento, se approvato, non andrebbe incontro alle richieste dei docenti e dei sindacati. E non fugherebbe il rischio di arbitri e discriminazioni. Tanto più che il dirigente avrebbe gioco facile a controllare il comitato, in forza del suo ruolo gerarchicamente sovraordinato rispetto ai docenti.

Sulla materia delle assunzioni la minoranza PD ha presentato alcuni emendamenti che, se tradotti in legge, comporterebbero la graduale assunzione di tutti i precari. Prima di tutto i precari storici delle graduatorie e poi tutti gli abilitati a vario titolo con almeno 3 anni di insegnamento anche non consecutivi. Anni intesi secondo le regole sulla ricostruzione di carriera: periodi di almeno 180 giorni anche frazionati oppure periodi di insegnamento prestati ininterrottamente dal 1° febbraio fino a termine delle attività.

Questa posizione è profondamente diversa rispetto a quella della maggioranza del Pd. Che coincide invece con la stesura del testo licenziato dalla camera. Vale a dire, 107mila assunzioni tratte dalle graduatorie a esaurimento e da quelle dei concorsi, con l’esclusione dei meri abilitati. E cioè dei docenti attualmente inclusi nella seconda fascia delle graduatorie di istituto o che abbiano maturato i titoli per accedervi.

Blocco dei contratti pubblici Il governo teme la Consulta

da ItaliaOggi

Blocco dei contratti pubblici Il governo teme la Consulta

L’avvocatura dello stato: buco nei conti di 35 mld

Antimo di Geronimo

Se la Consulta dichiarerà incostituzionale il blocco delle retribuzioni dei dipendenti pubblici (e dunque anche dei lavoratori della scuola statale) nelle casse dello stato si aprirà un buco stimato in 35 miliardi. Il monito viene dall’Avvocatura dello stato, che lo ha fatto presente in una memoria difensiva depositata in vista di un giudizio previsto per il 23 giugno prossimo. In quella data la Corte costituzionale dovrebbe pronunciarsi su due ordinanze di remissione presentate dal Tribunale di Roma (ordinanza 76/2014 del 27 novembre 2013) e dal Tribunale di Ravenna (ordinanza 125/2014 del 28 febbraio 2014).

Le ordinanze argomentano l’incompatibilità costituzionale tra le norme che bloccano i rinnovi contrattuali. E lo fanno ponendo l’accento sul fatto che ciò risulterebbe in rotta di collisione con il principio di proporzionalità e sufficienza delle retribuzioni. In pratica, a fronte di una maggiore onerosità della prestazione derivante dal blocco del turn over e dell’aumento del costo della vita, le retribuzioni degli statali sarebbero rimaste ferme. Ciò da una parte ha determinato una perdita salariale secca, pari al mancato recupero dell’inflazione. E dall’altra parte, ha precluso la retribuzione dei maggiori oneri che ogni dipendente è costretto ad accollarsi, per fare il lavoro dei colleghi andati in pensione che non sono stati rimpiazzati. Il ragionamento dei giudici remittenti non fa una grinza. Ma bisogna fare i conti con la borsa della spesa pubblica, i cui cordoni, di anno in anno, diventano sempre più stretti. Di qui il monito dell’Avvocatura. Che però potrebbe anche cadere nel vuoto. Se è vero, infatti, che il pareggio di bilancio è ormai entrato in Costituzione, è vero anche che il blocco delle retribuzioni ha riguardato solo i dipendenti pubblici. Il che, sempre secondo il giudice remittente, sembrerebbe collidere con il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

Va detto, inoltre, che la Consulta, in altre occasioni, ha cancellato norme simili a quelle del blocco dei contratti. Recentemente, quelle sul blocco delle pensioni, ricevendo forti critiche da ambienti governativi e da parte della dottrina. Proprio per la faccenda del pareggio di bilancio. Ma va anche detto che la Corte costituzionale è l’unico organo ad avere titolo a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale delle leggi.

DdL, siamo alla commedia pirandelliana

da La Tecnica della Scuola

DdL, siamo alla commedia pirandelliana

Lo ha detto Francesco Scrima, leader Cisl Scuola: sulla riforma premier, ministro e Senato continuano a recitare a soggetto. E con loro i direttori Usr e i presidi, che chiedono di portarsi avanti nell’applicazione di una legge che ancora non c’è. Mentre il sindacato è tenuto ai margini, malgrado l’impegno preso nell’incontro di palazzo Chigi del 12 maggio.

Nessuna scorciatoia, la riforma della scuola va prima approvata e poi applicata. A chiederlo è Francesco Scrima, leader della Cisl Scuola, che chiede al Governo di tenere “fede all’impegno assunto nell’incontro di palazzo Chigi del 12 maggio scorso: in quella sede – dice il sindacalista – si è concordato un percorso da concludere con un nuovo incontro al massimo livello politico, dopo il confronto al MIUR e le audizioni in Commissione al Senato. Lo si convochi quanto prima, perché servono chiarezza, coerenza e responsabilità”.

Invece, continua Scrima, accade quel che non ti aspetti: “il ministero dell’istruzione invita i direttori regionali a “portarsi avanti” nell’applicazione di una legge che ancora non c’è. A loro volta i direttori regionali, chi informalmente e chi con atto formale, chiedono ai dirigenti scolastici di applicare le disposizioni previste dal ddl sull’organico dell’autonomia e di individuare il fabbisogno di posti per il prossimo anno scolastico. Infine i dirigenti, e qui si chiude questa catena di illegittimità partita dal ministero dell’istruzione, sono indotti a convocare i Collegi dei docenti per acquisire il parere previsto dal ddl”.

Il sindacalista Cisl punta il dito anche contro “il ministero, che mai ha mostrato di avere il controllo della situazione in questa vicenda: non pensi ora di cavarsela imboccando scorciatoie illegittime e assai poco riguardose nei confronti di un ramo del Parlamento ancora impegnato nell’esame del testo. Nessuno degli atti adottati prima che la legge sia pubblicata in Gazzetta può avere peraltro validità: si eviti dunque di coinvolgere i collegi in adempimenti inutili, privi di legittimità e che dovranno pertanto essere necessariamente ripetuti”.

Il rischio fondato, per il sindacato, è che i tempi di approvazione e introduzione della riforma “siano ormai talmente stretti da rendere quasi impossibile garantire un regolare avvio dell’anno scolastico: è un rischio che denunciamo da tempo e che purtroppo si sta concretizzando”.

Per Scrima, in conclusione, siamo alla “commedia pirandelliana in cui ciascuno (premier, ministro, Senato) continua a recitare a soggetto”.

L’impressione, però, è che il copione non sia stato concluso. E se la “commedia” avesse un finale inaspettato?

Sciopero degli scrutini, l’adesione sarà altissima

da La Tecnica della Scuola

Sciopero degli scrutini, l’adesione sarà altissima

Ne sono convinti i sindacati, dopo il tira e molla dell’ultimo mese sulla legittimità e sull’opportunità di far slittare le valutazioni di fine anno. Bernocchi (Cobas): i docenti hanno capito che è l’arma migliore per battere il ddl ‘cattiva scuola’. Ma la Cub Scuola mette in guardia: per cercare di ostacolare lo sciopero, i presidi stanno mettendo in atto azioni illegittime. Tutte le indicazioni per chi vuole aderire.

Ci siamo: dopo il tira e molla, durato oltre un mese, lo sciopero degli scrutini entra nel vivo. Con un’adesione alla protesta che si prevede altissima. Si salveranno solo le classi terminali, quindi quelle di terza media e di quinto superiore.

“Gli insegnanti – scrive la Cub Scuola – si sono organizzati nelle varie scuole per garantire l’assenza di almeno un insegnante per ogni scrutinio: basta infatti un solo insegnante in sciopero per far annullare lo scrutinio. Anche se le leggi anti-sciopero degli inizi degli anni Novanta e ancora in vigore – leggi gravemente condivise anche da Cgil, Cisl, Uil e Snals – rendono difficile il blocco prolungato, gli insegnanti vogliono comunque dare un segnale forte, rimandando le operazioni di assegnazione dei voti proprio nei giorni in cui il Disegno di legge è in discussione al Senato”.

Vale la pena ricordare che la normativa vigente prevede che gli scrutini rimandati per via dello sciopero, anche di un solo docente del consiglio di classe, per mancanza del cosiddetto ‘collegio perfetto’, vanno svolti al massimo entro cinque giorni.

“In alcune scuole – continua il sindacato di base – i dirigenti scolastici, per cercare di ostacolare lo sciopero, stanno mettendo in atto azioni illegittime: per esempio, alcuni dirigenti minacciano di convocare gli scrutini anche di domenica, cosa che è assolutamente illegale”.

Un punto, quest’ultimo, su cui nei giorni scorsi si era fermato anche l’Anief, che ha messo in guardia i presidi a farsi carico di negare al personale docente e Ata il riposo settimanale per un’attività a tutti gli effetti funzionale all’insegnamento e quindi da svolgere nei giorni feriali.

Gli fa eco Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, che definisce gli scioperi degli scrutini di questa settimana “l’arma migliore per battere il ddl ‘cattiva scuola’, imporre il no al preside padrone e ai quiz e ottenere l’assunzione stabile dei precari”. Ora il premier, secondo Bernocchi, “vorrebbe cavarsela lasciando ai presidi i superpoteri ma aggiungendovi una sorta di ‘clausola di sicurezza’, imponendo loro il cambio di scuola ogni sei anni: come se il problema fosse il grado di corruttibilità del preside e non la carica di per sé degradante e distruttiva dei superpoteri sull’intero funzionamento della collegialità scolastica”. “Siamo convinti che l’arma decisiva per bloccare il ddl sia il successo dello sciopero degli scrutini di questa settimana. Nei giorni scorsi, di fronte alla sleale, e a nostro parere illegale, manovra di alcuni presidi che hanno convocato gli scrutini prima che le lezioni terminassero, lo sciopero è stato totale. Ma il test decisivo ci sarà a partire da oggi e noi siamo fiduciosi che lo sciopero supererà anche quello oceanico del 5 maggio, bloccando almeno il 90% degli scrutini”.

Ricordiamo che i Cobas hanno convocato lo sciopero degli scrutini l’8 e 9 giugno per Emilia-Romagna e Molise; il 9 e il 10 per Lazio e Lombardia; il 10 e l’11 per Puglia, Sicilia e Trentino; l’11 e il 12 per Liguria, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria, Campania e Veneto; il 12 e il 13 per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d’Aosta; il 17 e il 18 per l’Alto Adige. Lo sciopero è previsto nella prima ora di ogni suo scrutinio: sarà sufficiente lo sciopero di un solo docente per farlo rinviare.

Gli altri sindacati, invece, hanno previsto che ogni docente possa scioperare anche negli altri giorni di svolgimento delle valutazioni di scrutinio di fine anno.

Per approfondimenti sulle modalità di adesione allo sciopero cliccare qui.

Organico autonomia: organi collegiali al lavoro anche a luglio

da La Tecnica della Scuola

Organico autonomia: organi collegiali al lavoro anche a luglio

Dopo il maldestro tentativo del Miur di anticipare le operazioni propedeutiche alla attivazione dell’organico dell’autonomia, è probabile che tutto venga rinviato a quando la legge sarà in vigore. E cioè ai primi giorni di luglio.

Gli uffici centrali del Miur e gli USR ce la stanno mettendo davvero tutta per creare confusione su una questione (quella dell’organico dell’autonomia) che è già sufficientemente delicata e che non ha bisogno di essere resa ulteriormente complicata.
Poche ore fa, l’USR dell’Abruzzo ha già provveduto a ritirare la circolare incriminata che aveva fatto arrabbiare il M5S e la stessa Flc-Cgil.
Ma ormai la frittata è fatta e tornare alle uova di partenza non è più possibile.
Anche perchè stanno arrivando notizie da altre regioni che confermano l’intenzione del Miur di accelerare sulla attivazione dell’organico dell’autonomia.
Nel Lazio, per esempio, l’Usr avrebbe invitato le scuole a predisporre le richieste di organico per il 2015/2016; stessa cosa è accaduta in Lombardia dove il 5 giugno scorso i dirigenti scolastici hanno preso parte ad una conferenza di servizio convocata con urgenza dal direttore generale.
Notizie analoghe arrivano anche dalla Liguria, mentre per la giornata odierna (lunedì 8) è prevista una conferenza di servizio in  Emilia-Romagna.
Insomma, è del tutto evidente che Miur e USR sono ormai in piena confusione. Manca non solo una cabina di regia ma persino un banale coordinamento fra i diversi uffici dell’amministrazione.
Viste le violente polemiche che sta suscitando l’iniziativa del Miur è probabile che per l’idea di far predisporre alle scuole delibere “preventive” cada già nelle prossime ore.
Il risultato sarà che, dopo l’approvazione della legge (anzi, dopo la sua effettiva entrata in vigore) nelle scuole bisognerà fare una vera corsa contro il tempo per dare avvio alle operazioni legate alla attivazione dell’organico dell’autonomia.

Renzi: “La riforma va avanti, ma ci prendiamo 15 giorni di tempo”

da La Tecnica della Scuola

Renzi: “La riforma va avanti, ma ci prendiamo 15 giorni di tempo”

Il voto in aula si allontana ancora ma l’approvazione della legge sembra ormai cosa fatta.
Serracchiani: “L’impianto della legge non cambia”.

La riforma della scuola andrà avanti, anche se l’iter parlamentare subirà un rallentamento in modo da dare tempo a tutti di approfondire i temi qualificanti del progetto: è questo il senso della posizione assunta dal presidente del Consiglio Renzi alla riunione della direzione del PD conclusasi poco fa.
Intervistata dall’inviata di Porta a Porta anche la vicepresidente del partito Debora Serracchiani ha mantenuto la stessa linea, anzi forse l’ha persino rafforzata.
Alla domanda di Bruno Vespa (“Ma allora i poteri dei presidi restano oppure dobbiamo dire che finora si è scherzato?”) Serracchiani non ha incertezze: “Non abbiamo affatto scherzato, l’impianto della riforma resta”.
Ma dai prossimi giorni in tutta Italia i parlamentari del PD saranno impegnati ad andare in giro in tutta Italia per incontrare la base del partito ma anche insegnanti, studenti e genitori.
Lo strappo con la minoranza interna sembra essere ricucito e quindi a partire da domani in Commissione Cultura del Senato si dovrebbe quindi respirare un’aria più serena. Vedremo.

Serracchiani: “Rotazione dei dirigenti per prevenire la corruzione”

da La Tecnica della Scuola

Serracchiani: “Rotazione dei dirigenti per prevenire la corruzione”

Una permanenza troppo prolungata di un dirigente pubblico nella stessa sede di servizio crea pericolose situazioni di familiarità.

Sulla ipotesi che i dirigenti scolastici restino in servizio nella stessa scuola per non più di uno o due “mandati” (ciascuno di tre anni), interviene – seppure indirettamente – Debora Serracchiani (PD), presidente della regione Friuli-Venezia Giulia.
La Serracchiani non parla nello specifico dei dirigenti scolastici ma affrontando il tema del funzionamento della macchina amministrativa afferma:  “Tra le misure per prevenire la corruzione c’è anche quella della rotazione dei livelli dirigenziali nella pubblica amministrazione. E’ una sfida prettamente culturale che deve investire tutta la società”.
Secondo la presidente del Friuli-Venezia Giulia per contenere i fenomeni di illegalità nella Pubblica amministrazione bisogna lavorare per fare in modo che le regole siano rispettate.
E, oltre alla semplificazione normativa, bisogna anche prevedere che “nessun funzionario pubblico debba ricoprire a lungo lo stesso incarico perchè nella migliore delle ipotesi nel tempo si creano delle situazioni di familiarità e quindi – conclude Serrecchiani – penso che il sistema della rotazione costante e continua dei dirigenti sia uno strumento importante”.