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Esame di Stato – Tanto vale abolirlo

Esame di Stato – Tanto vale abolirlo

Dal 1997 il vecchio esame di maturità, che ha cambiato nome in esame di Stato,
ha subito vari rimaneggiamenti ma se l’intento dichiarato era il recupero di serietà
delle prove, la storia ci dice che l’obiettivo è stato un flop.
Questa la cronistoria:
Anni ’98 – 2001: commissione mista e abolizione dello scrutinio di ammissione,
ministro Berlinguer, la percentuale dei promossi sale al 96%.
Anni 2001-2006: commissione interna, ministro Moratti, la percentuale sale
ancora al 97% fino ad arrivare a punte del 99% nei licei.
Anni 2006 – a tutt’oggi: commissione mista, con reintroduzione dello scrutinio di
ammissione – ministro Fioroni, la percentuale sale ancora.
Il risultato di queste fasi alterne ma ricorrenti, è che nel’ultimo decennio il
numero dei promossi è salito progressivamente fino ad attestarsi all’attuale 99%, con
impercettibili variazioni nel corso degli anni.
Se ora si vuole nuovamente, come ha affermato il ministro Giannini, far fare al
pendolo – esame di stato un altro giro (l’ennesimo) in senso inverso, cioè ripristinare
la commissione tutta interna, suggeriamo di risparmiare del tutto su questa voce di
spesa e abolirlo completamente.
Infatti, forse a qualcuno è sfuggito che dal 2010 è stato introdotto l’obbligo della
sufficienza in tutte le materie per sostenere l’Esame. Che senso ha quindi che lo
“stesso” consiglio dei docenti della classe ri-valuti i “suoi” studenti una settimana dopo
che già li ha valutati in maniera sufficiente?
Allora, se non si vuole abolire l’esame, si prenda almeno in considerazione di
riconsiderarne l’abolizione del valore legale. Anche in considerazione del fatto che oggi
questo titolo di studio non assicura la certificazione delle competenze richieste dal
mondo del lavoro, come pure rilevato dall’ultimo Rapporto OCSE.
Inoltre, se il governo vuol essere coerente con quello spirito di ricostruzione della
meritocrazia che percorre il suo documento programmatico sulla scuola, sarebbe il
caso che si finisse di progettare interventi sull’istruzione solo con l‘ottica del risparmio
e senza tenere in alcun conto la “qualità” e forse il buon senso.

APPELLO A TUTTI I DIRIGENTI SCOLASTICI D’ITALIA

APPELLO A TUTTI I DIRIGENTI SCOLASTICI D’ITALIA

 

Gentili colleghi,

penso sia noto a tutti che nell’art. 10 del DDL n. 1577 è prevista la nostra esclusione dalla dirigenza unica dello  Stato. Se il Parlamento voterà  la sciagurata previsione rischiamo di perdere addirittura la qualifica dirigeniale: altro che riserva indiana, specificità e confinamento nell’Area V!

Se dovesse passare questo autentico disegno criminoso non potremmo più neanche ricorrere al Giudice per rivendicare la perequazione retributiva con gli altri dirigenti statali: se non saremo più dirigenti, o una sottospecie di dirigenti professional, addio perequzione

In questi mesi DIRIGENTISCUOLA si è spesa, oltre ogni limite, per rivendicare la dirigenza pleno iure in tutte le sedi. Ho  consegnto personalmente al ministro Madia ampia documentazione e interi dossier per dimostrare la palese  ingiustizia, tipica di un Pase al limite della schizofrenia.

Da una parte  Renzi che elogia la dirigenza scolastica affermando pubblicamente che  “Anche i presidi (sic!) sono prima di tutto dirigenti!”; dall’altra il citato art. 10 che prevede l’esclusione della dirigenza scolastica dal ruolo unico della dirigenza statale.

O Renzi è schizzato perché afferma una cosa e poi firma un DDL dove si afferma il contrario, o è consapevole e conscio che la categoria è così presa dai quotidini problemi di getione delle istituzioni scolstiche che non ha il tempo di interessarsi di queste problematche; oppure  ci sono poteri così forti che, per tutelare privilegi, riescono a emarginare la dirigenza scolastica “spiazzando” anche Renzi.

Noi, per le conoscenze che abbiamo di quello che succede dietro le quinte, propendiamo per questa’ultima ipotesi,  peraltro molto facile da prevedere,  visto il silenzio di tutte le altre OO.SS. che, peraltro, sono anche molto coerenti!! Come può chi ha confinato i dirigenti scolastici nella riserva indiana dell’Area V, chi ha tolto la R.I.A., chi ha avuto i propri tornaconti svendendo la categoria che avrebbe dovuto rappresentare e tutelare, invertire la tendenza?  Qualcuno potrebbe pretendere una dettagliata rendicontazione!!! Costoro possono, al massimo, far finta di sostenere la nostra causa, prendendo, ancora una volta, in giro la categoria.

Coerentemente e conseguenzialmente, DIRIGENTICUOLA ha proclamato lo stato di agitazione della categoria (All. 1); ha invitato tutte le OO.SS. a fare altrettanto; ha presentato, disgiuntamente e congiuntmento alla Confedir,  un emendamento (All.2) per eliminare dall’art. 10 il sintagma Esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica”; ha allertato tutte le forze politiche; ha organizzato convegni in tutta Italia per illustrare la complessa problamatica e …. svegliare le coscienze.

Ora invita tutta la categoria a esternare il proprio malcontento, la propria indignazione, la propria rabbia alle istituzioni, inviando una semplice mail al decisore politico rimettendone copia a DIRIGENTISCUOLA – dirigentiscuola@libero.it –  DIRIGENTISCUOLA  provvederà, con propria delegazione,  a stampare  e a consegnare il tutto alle autorità politiche e governative.

     Invitiamo tutti a reagire, a prescindere dall’appartennza politica o iscrizione ad altre OO.SS. Il problema riguarda l’intera categoria che, mai come in questa occasione, deve essere unita.

    La categoria deve rendersi conto che divisi non si va da nessuna parte. Bisognerebbe “copiare” dall’A.N.M., un’associazione alla quale sono iscritti tutti i magistrati. Questa è la loro forza.  Noi, invece, siamo divisi in decine di sigle, anche di poche decine di soci. Le nostre associazioni crescono come i funghi e con l’unico obiettivo di dare visibilità a chi le rappresenta.  

E’ ORA DI ESSERE UNITI, ALZARE LA VOCE E FARE

PRESSING SUL GOVERNO E SUL PARLAMENTO.

 

Alleghiamo un fac-simile di nota di protesta, con i relativi indirizzi (All. 3). E’ solo un fac-simile in word in modo che  ognuno può modificarlo esternando il proprio risentimento, la propria indignazione e la propria rabbia.

La I commissione del Senato, su esplicita nostra richiesta, ha fissato un’audizione per martedì 7  p.v. .  Da tale data ogni momento è buono per inondare di mail le sedi del potere.

     E’ ora di dire “basta” a questa emarginazione e di bloccare la previsione scellerata dell’art. 10. La stessa nota può essere inviata anche ai gruppi parlamentri, a singoli deputati, ai componenti della I Commissione del Senato, ecc…

    Ora o mai più, cari colleghi. Se facciamo passare il testo stando in silenzio potremo solo recitare il mea culpa. Inutile illudersi. Nessuna OO.SS. muoverà un dito per noi. Qualcuno farà un po’ di ammuina perché l’abbiamo provocato, perché deve dimostrare ai propri soci che li sta tutelando, che li difende. Ma, in realtà, non farà niente di incisivo per non  perdere i “privilegi acquisiti” .  La prova provata è stato l’incontro del 12 giugno con il ministro Madia: nessuno ha perorato la nostra causa, come abbiamo denunciato con il nostro comunicato. Lo abbiamo fatto solo noi presenti come Confedir, scatenendo le reazioni del presidentissimo, a vita, rappresentante del sindacato maggioritario della categoria; lo stesso che rappresenta, quale presidente della CIDA- FP,  anche  altre categorie di dirigenti.

Idem per i rappresentanti di tutte le altre OO.SS. Come si può pensare che rappresentanti di sigle di comparto, ossia di lavoratori, possano tutelare dei datori di lavoro appartenenti alle aree dirigenziali? Sono categorie diverse e con interessi contrapposti. Peccato che la categoria non ne prende atto!

Vogliono dimostrare che non è così? Lo facciano!Sottoscrivano anche loro l’emendamento che ci interessa; lo sostengano; proclamino anche loro lo stato di agitazione della categoria. Noi saremo ben lieti. Non ci interessa la primogenitura.

Cari colleghi urge far sentire forte la nostra voce. Se perdiamo questa occasione dovremo prendercela solo con noi stessi. Senza il nostro tangibile e compatto sforzo, senza il “nostro grido di dolore” corriamo il rischio che l’art. 10 sarà votato così come è stato formulato. Ed allora a nulla servirà cospargerci la testa di cenere per aver contribuito alla morte della dirigenza e alla più che legittima  speranza di perequzione retributiva. Troviamo, quindi, il tempo per farci sentire in modo determinato e deciso. Basta con questa assurda situazione: alla dirigenza scolastica il doppio delle competenze, il doppio delle responsabilità e la metà della retribuzione degli altri dirigenti; ergo, onori inversamente proporzionali agli oneri: una intollerabile assurdità. Non è certo un castigo di Dio! I responsabili li conosciamo: siamo noi. Siamo stati noi a permettere a chi doveva rappresentarci di svenderci……. E, naturalmente, non senza tornaconti!

Il Segretario Generale Dirigentiscuola e Segretario Generale aggiunto Confedir
Attilio Fratta

Allegati

Modernizzare la scuola Valorizzare il lavoro

Modernizzare la scuola Valorizzare il lavoro

Documento dell’Esecutivo nazionale Uil Scuola
Approvato all’unanimità

A fronte di un impegno programmatico positivo da parte del Governo non si rilevano scelte concrete coerenti. Rispetto all’emergenza retributiva la soluzione prospettata è blocco ulteriore delle retribuzioni fino al tutto il 2018.
Su questo l’esecutivo nazionale Uil Scuola rileva grande importanza alla diffusa campagna #sbloccacontratto per dare protagonismo a tutti i lavoratori e indurre il Governo a cambiare passo.
Anche le prime notizie sulla legge di Stabilità prefigurano ulteriori tagli , in particolare sulle commissioni degli esami di maturità e sugli organici del personale Ata. Che assolutamente contrastano col bisogno di veri investimenti in istruzione, qualificandola spesa pubblica ed eliminando gli sprechi.
Il rapporto di lavoro non può essere deciso dal Governo (il datore di lavoro) davanti a uno specchio.
Decidere e comunicare a insegnanti, ata, dirigenti, quanto devono lavorare, come, con quale progressione economica equivale a trattare professionisti importanti per la delicata funzione che svolgono da sudditi , non da cittadini titolari di diritto.
Il documento del Governo presenta un progetto ambizioso, ne verificheremo la effettiva attuabilità.
La Uil Scuola:
– sostiene la decisione di immissione in ruolo per tutte le persone presenti nella graduatorie permanenti, da settembre 2015, con la relativa costituzione di un organico funzionale connesso all’autonomia scolastica (da sempre proposto dalla Uil Scuola);
– condivide il nuovo sistema di formazione iniziale e reclutamento prefigurato, che assume molte delle proposte della Uil Scuola.
Ricordiamo al Governo che però in tal modo rimane una parte del precariato, reiterato, che riguarda il personale abilitato , in via di abilitazione, non presente nelle graduatorie permanenti e che dovrà coprire posti acanti per esaurimento delle graduatorie.
La questione precariato è complessa e va affrontata con particolare attenzione.
Progressione economica e merito: la Uil scuola esprime netta contrarietà nella proposta contenuta nel documento. Queste le forti criticità da rivedere: – la totale eliminazione dell’anzianità come aspetto della progressione economica (non c’è in alcun paese europeo)
– la individuazione di una quota del 66% degli insegnanti cui attribuire, provvisoriamente, aumenti per merito.
Si determina così una doppia negatività, una presunta distinzione su quote sulla carta predefinite ed una ipotetica rincorsa, anche cambiando scuola, a far parte di tale quota.
Questa procedura che di fatto determinerebbe una nuova graduatorie nazionale, da aggiornare per la raccolta punti, dopo aver abolito quella dei precari rischia di allontanare dall’effettivo impegno d’aula, determinando disorientamento e disaffezione anziché riconoscimento del merito e dell’impegno.
La Uil Scuola vuole affrontare con un contratto innovativo i veri nodi irrisolti: opportunità, carriere per gli insegnanti, riconoscimento anche economico dell’impegno e delle crescita professionale, con attività ed esiti nel lavoro d’aula, aggiornamento della regolamentazione normativa del rapporto di lavoro. Purtroppo è la mancanza di risorse che determina soluzioni pasticciate o negative.
La Uil scuola rileva negativamente la totale mancanza di aspetti che attengono al riconoscimento professionale del personale Ata, per il quale andrebbero rafforzate le innovative modalità contrattuali, che vengono, invece, bloccate e la esigenza di una qualificazione degli organici, più legati alle effettive nuove esigenze.
Sul versante delle innovazioni sia ordinamentali che didattiche occorre verificare che si sia in presenza di un piano concreto di fattibilità su cui occorrono risorse, capacità concreta di intervento.
Per tutti gli aspetti, in particolare quelli connessi al lavoro, c’è piena disponibilità della Uil a confrontarsi, a suggerire interventi .
La Uil Scuola sollecita a prevedere una integrazione del documento acquisendo le tematiche connesse alla scuola dell’infanzia, settore assolutamente vitale per un percorso formativo ed educativo solido.
L’esecutivo nazionale sui tanti aspetti che il documento prefigura impegna la segreteria nazionale ad approfondimenti tematici tenendo conto delle tante esperienze positive, innovative sul piano didattico , sperimentali sul piano organizzativo che già si realizzando grazie alla competenza, all’impegno, alla disponibilità di quei tanti che garantiscono esiti di qualità alla nostra scuola.
A tal fine è previsto un primo seminario, in collaborazione con l’Irase, istituto di ricerca e formazione.
In merito alla consultazione che è partita con l’ambizione di voler ascoltare la voce di tutti coloro che reputeranno di voler intervenire si rileva l’incertezza del come e soprattutto, aspetto determinante, il ruolo che rimane in capo al Governo della decisione, sulla base della sintesi che opererà lo stesso Governo. Serve, oltre alla consultazione, un efficace momento di confronto in quanto non pensiamo possibile che si decida, ad esempio, il blocco delle retribuzioni fino al 2019, sostenendo che è frutto degli orientamenti della consultazione.
In merito alle iniziative di protesta intraprese con gli altri sindacati per far sentire la voce del personale, la Uil Scuola è impegnata nella migliore riuscita della manifestazione unitaria che si terrà a Roma il prossimo 8 novembre, indetta con gli altri sindacati di tutti i dipendenti pubblici.

#LABUONASCUOLA, CONVOCAZIONE DIRIGENTI E BASE SU PROPOSTE E MOBILITAZIONI

#LABUONASCUOLA, GILDA CONVOCA DIRIGENTI E BASE SU PROPOSTE E MOBILITAZIONI

Venerdì 3 ottobre a Roma si riunirà la direzione nazionale del sindacato, sabato 4 a Tivoli in programma l’assemblea nazionale

Direzione nazionale convocata per venerdì 3, seguita il giorno successivo dall’assemblea nazionale. Raccogliendo il fermento che già agita il mondo della scuola, la Gilda degli Insegnanti scalda i motori con due appuntamenti in programma nel week end. Si comincia venerdì 3 ottobre con la direzione nazionale convocata a Roma nel pomeriggio e durante la quale i vertici del sindacato metteranno a punto un documento da presentare a Renzi e Giannini con le proposte della Gilda rispetto alle linee guida #labuonascuola e discuteranno in merito alle iniziative di mobilitazione contro il progetto del governo.

Le proposte formulate dalla direzione nazionale saranno poi presentate e votate all’assemblea nazionale, che si svolgerà sabato 4 ottobre a Tivoli e alla quale parteciperanno centinaia di delegati provenienti da tutte le province d’Italia. Alla base del sindacato, dunque, spetterà l’ultima parola sul documento da proporre per la riforma della scuola e sulle azioni di protesta da mettere in campo oltre alla raccolta firme già promossa insieme con gli altri sindacati per sbloccare il contratto.

Contenzioso retributivo

L’Anp avvia il contenzioso retributivo

Un’ampia gamma di azioni in campo

Avevamo già dato notizia della nostra intenzione di promuovere in autunno alcuni ricorsi-pilota sulla questione della perequazione retributiva interna fra i dirigenti scolastici. La materia è stata studiata in modo approfondito dai nostri consulenti legali e siamo adesso in grado di presentare un articolato programma di azioni.

Va subito detto che la retribuzione dei dirigenti scolastici è diventata nel tempo una sorta di ginepraio di difficile lettura. Dopo che l’Ufficio Centrale di Bilancio ha bloccato la registrazione dei contratti integrativi regionali relativi al 2012-2013, ogni USR si è mosso per proprio conto, adottando le soluzioni più diverse (e tutte illegittime) per “auto tutelarsi” a spese dei dirigenti. Il risultato è che alla mancata perequazione esterna (verso gli altri dirigenti) ed interna (fra gli stessi dirigenti delle scuole) si è venuta ad aggiungere una terza sperequazione territoriale, per effetto della quale la retribuzione varia – ed anche di molto – da una regione all’altra, a parità di fascia di complessità dell’istituzione scolastica.

Il nostro primo sforzo è stato quindi quello di “censire” le diverse situazioni esistenti e poi di raggrupparle per analogie e differenze. Il risultato è stato quello di identificare quattro diverse tipologie di criticità, per ognuna delle quali il nostro studio legale ha messo a punto un distinto approccio:

– mancato o incompleto pagamento della retribuzione di posizione parte variabile (riguarda i dirigenti assunti a partire dal 2012 in alcune regioni – in alcune province della Sardegna riguarda tutti);

– mancato o incompleto pagamento della retribuzione di risultato (riguarda molte regioni);

– mancato pagamento dell’indennità di reggenza parte variabile (in qualche regione anche la parte fissa): riguarda quasi tutte le regioni meno Abruzzo, Lazio, Molise, Puglia e Toscana;

– perequazione interna: riguarda tutti i dirigenti assunti a partire dal 2007 per effetto di concorso ordinario, che non percepiscono né la RIA né l’assegno ad personam.

Le prime tre situazioni – pur nella loro diversità – sono accomunate da una caratteristica: si tratta della mancata corresponsione di un compenso contrattualmente dovuto a fronte di una prestazione già resa. Queste situazioni non dovrebbero richiedere una vera e propria causa di lavoro, in quanto il corrispettivo è noto e si è solo in presenza di un inadempimento del debitore (l’Amministrazione). Si è quindi deciso di procedere tramite una diffida ad adempiere, seguita – se del caso – da un decreto ingiuntivo. I colleghi interessati sono tutti stati contattati via e-mail ed invitati a presentare la documentazione necessaria, con il supporto della nostra rete provinciale ed il coordinamento della sede nazionale. La prima fase è a totale carico dell’Anp. Se si renderà necessario ricorrere ai decreti ingiuntivi, sarà richiesto un contributo alle spese.

La quarta situazione è la più critica, in quanto il diritto alla perequazione è di natura equitativa, ma non sancito da una norma positiva. D’altro canto, il protrarsi sine die della moratoria contrattuale impone l’obbligo di praticare l’unica via rimasta, che è quella del ricorso ai tribunali del Lavoro.

Come è noto, la giurisprudenza in materia è lungi dall’essere ad oggi consolidata. Ci sono, a nostra conoscenza, solo quattro sentenze favorevoli ai ricorrenti a fronte di numerose altre contrarie: tuttavia vale la pena di avviare comunque dei ricorsi-pilota, per cercare di estendere il numero delle pronunce positive.

Sono stati quindi individuati quattro Tribunali del Lavoro, sulla base di considerazioni tecnico-legali sviluppate dai nostri consulenti. Queste sedi sono quelle di Torino, Varese, Velletri e Taranto.

In ciascuno di questi territori, tutti i colleghi dirigenti assunti per concorso ordinario sono stati invitati a presentare la documentazione necessaria tramite le nostre strutture provinciali. Tutta l’attività di predisposizione, presentazione e gestione del ricorso sarà gestita dalla sede nazionale Anp.

Questo insieme di azioni comporta la gestione di diverse decine (potenzialmente, diverse centinaia) di vertenze nei prossimi mesi, senza ovviamente la garanzia di un esito positivo in tutti i casi. Fra l’altro, nel caso della vertenza più complessa (quella relativa alla perequazione), diamo per scontato che l’eventuale sentenza favorevole di primo grado sarà sicuramente appellata dall’Amministrazione: con ulteriori costi e il dilatarsi dei tempi.

Non riteniamo quindi utile, né materialmente possibile, allargare ulteriormente il campo, almeno nell’immediato. E’ ovvio che l’esito positivo di quante più azioni possibile fra quelle proposte, oltre a portare benefici economici per i singoli, allargherà e consoliderà le basi per promuovere iniziative analoghe in favore degli altri.

La visione che abbiamo del ruolo ci porta – come ci ha sempre portato – a rifiutare la logica dell’egoismo, cioè della ricerca del beneficio individuale a scapito dei colleghi. In una corsa disordinata di tutti a tentare la sorte per conto proprio abbiamo tutti da perdere: i singoli sul piano economico, la categoria qualora dovessero moltiplicarsi le sentenze sfavorevoli, favorite dalla scelta non meditata delle sedi giudiziarie e dall’improvvisazione nella scelta delle strategie processuali. Siamo convinti che una gestione razionale e progressiva dell’insieme delle azioni necessarie costituisca l’approccio in grado di produrre i migliori frutti.

PENSIONI: TRASPARENZA SU ‘SALVAGUARDATI’ LEGGE 104

PENSIONI, GILDA: TRASPARENZA SU ‘SALVAGUARDATI’ LEGGE 104, INPS E MIUR PUBBLICHINO GRADUATORIA

“Inps e Miur rispettino il principio di trasparenza e facciano chiarezza sui criteri seguiti nell’accoglimento delle domande di pensionamento presentate dai cosiddetti ‘salvaguardati’ della legge 104”. La richiesta arriva dalla Gilda degli Insegnanti e riguarda i lavoratori della scuola ai quali è concesso andare in pensione quest’anno grazie all’articolo 11 bis della legge 124 del 2013 che apporta alcune modifiche alla legge Fornero. La norma interessa 2.500 lavoratori che nel corso del 2011 sono stati in congedo per due anni o che hanno usufruito dei permessi previsti dalla legge 104 per assistere un familiare disabile grave, purchè abbiano maturato i necessari requisiti anagrafici e contributivi.

“Il termine per presentare la domanda di cessazione del servizio è stato fissato al 7 ottobre ed è ovvio – spiega la Gilda – che il numero delle istanze supera ampiamente il tetto dei 2.500 lavoratori stabilito dalla legge. Trasparenza e chiarezza vorrebbero che l’Inps o il Miur rendessero pubblica la graduatoria dei ‘salvaguardati’ e i criteri con i quali, a parità di requisiti, è stata riconosciuta la possibilità di andare in pensione”.

RITARDI NOMINE DOCENTI: MIUR CATTIVO MAESTRO PER “LABUONASCUOLA”

RITARDI NOMINE DOCENTI, GILDA: MIUR CATTIVO MAESTRO PER “LABUONASCUOLA”

“Per costruire davvero ‘labuonascuola’, il ministro Giannini e il presidente del Consiglio Renzi non si preoccupino con tanta solerzia soltanto della valutazione dei docenti italiani, ma anche, anzi prima di tutto, del buon funzionamento della macchina amministrativa del Miur”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta i ritardi nelle nomine dei docenti a tempo determinato e nelle procedure per le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie che si stanno registrando in molte regioni.

“In alcune zone d’Italia – spiega Di Meglio – gli uffici scolastici non hanno ancora portato a termine queste operazioni e ciò provoca gravi disagi sia agli insegnanti che agli studenti, con una perdita delle ore di lezione che rischia di ripercuotersi sul corretto svolgimento delle attività didattiche”.

“Forse – conclude Di Meglio – sarebbe più proficuo se il ministro Giannini dedicasse meno tempo ai tour nelle scuole per portare la ‘lieta novella’ de ‘Labuonascuola’ e si occupasse, invece, di controllare il lavoro degli uffici che dipendono dal suo ministero. Questo sì che sarebbe un esempio di ‘buonascuola’”.

#LABUONASCUOLA, SONDAGGIO ON LINE TRA INSEGNANTI

#LABUONASCUOLA, GILDA LANCIA SONDAGGIO ON LINE TRA INSEGNANTI

Un sondaggio per dare voce ai docenti e raccogliere le loro opinioni in merito ad alcuni dei temi proposti dal Governo nel rapporto “La buona scuola”. A lanciarlo on line sui siti www.gildains.it e www.gilda-unams.it è la Gilda degli Insegnanti.

“Abbiamo deciso di avviare una consultazione parallela a quella del Governo – spiega il coordinatore nazionale Rino Di Meglio – perché riteniamo essenziale acquisire prima di tutto il parere degli insegnanti impegnati ogni giorno a #farelabuonascuola mentre la politica conia slogan ‘tutto fumo e niente arrosto’. Perciò invitiamo tutti i professionisti della scuola a cogliere questa occasione e a partecipare”.

Il sondaggio, partito ieri, si articola in nove quesiti riguardanti scatti di anzianità, precari, reclutamento, carriera, merito, programmi di studio, alternanza scuola/lavoro, e finanziamenti privati alla scuola pubblica statale. I partecipanti possono scegliere tra quattro opzioni di risposta per esprimere il loro livello di gradimento delle proposte avanzate su questi argomenti dal progetto Renzi-Giannini.

PA: NECESSARIO RINNOVO CCNL

PA: UGL, NECESSARIO RINNOVO CCNL
(dall’Agenzia AdnKronos)
“Ribadiamo la necessità di attivare al più presto la procedura per il rinnovo dei ccnl dei lavoratori del pubblico impiego”.
Lo dichiarano in una nota congiunta il segretario confederale dell’Ugl, Augusto Ghinelli, e il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, al termine dell’incontro all’Aran sul Contratto Collettivo Nazionale Quadro in materia di rapporto di lavoro dei pubblici dipendenti.
Dalla riunione, spiegano i sindacalisti, “è emersa la volontà del governo di modificare le normative inerenti i permessi per assenza per visite specialistiche, convalescenza, permessi di studio per i dipendenti con contratti a tempo determinato, per motivi famigliari e personali e congedi parentali”.
Vista l’urgenza con la quale il governo vorrebbe affrontare queste tematiche, al fine di renderle più omogenee per tutti i comparti, concludono, “siamo convinti che ci sia il bisogno di avviare un dialogo sul rinnovo dei ccnl dei lavoratori del pubblico impiego, ma resta il timore che si possa indirizzare i sindacati verso un contratto normativo unico, cosa che ci trova sicuramente in netto disaccordo”.

Per una “Buona Scuola”

Per una “Buona Scuola”

Il documento sulla scuola presentato nei giorni scorsi dal Governo, occupandosi in
prevalenza dei problemi del precariato, ignora sostanzialmente il fatto che in Italia il
sistema nazionale di istruzione è costituito da scuole statali e scuole paritarie (le paritarie
rappresentano il 24% delle scuole italiane e accolgono il 12% della popolazione scolastica).
La poca considerazione dell’esistenza di una pluralità di operatori scolastici allontana di
fatto sempre più l’Italia dagli altri paesi europei.
Il Governo ha una importante occasione per recuperare tale disattenzione. Nei prossimi
mesi sarà varata la Legge di stabilità 2015, che il Governo deve presentare al Parlamento a
metà ottobre.
Tale passaggio istituzionale rappresenta una occasione importante per ripristinare nella
legge di stabilità 2015-2017 il fondo storico destinato alle paritarie (530 milioni da
aumentare di almeno 200 milioni tenuto conto del numero ad oggi delle scuole
paritarie). Attualmente infatti il bilancio dello Stato prevede 272 milioni all’anno per il
2015 e per il 2016.
Si evidenzia anche la necessità di prevedere un ripristino triennale (2015/2017) e non
solo annuale, come accaduto negli ultimi anni.
Tale fondo deve poi essere assegnato integralmente al Miur, perché lo stesso possa
procedere con celerità alla erogazione dei contributi, dando così certezza alle scuole
paritarie su entità e tempi dei finanziamenti.
A tutt’oggi, infatti, non sono ancora stati né definiti né tanto meno erogati i contributi
relativi all’anno scolastico 2013/2014 già concluso. E’ perciò particolarmente importante,
oltre che recuperare le risorse necessarie, snellire le procedure oggi seguite.
Come ampiamente riconosciuto, le scuole paritarie assicurano allo Stato un importante
risparmio (appena l’1% delle risorse statali per l’istruzione è destinato alle paritarie che
accolgono il 12% della popolazione scolastica). La presenza delle scuole paritarie
rappresenta poi una evidente risorsa culturale e sociale per il paese e favorisce la libertà di
scelta della scuola da parte delle famiglie.
La piena autonomia delle istituzioni scolastiche e l’effettiva possibilità di scegliere tra le
scuole del sistema nazionale di istruzione, sono condizioni essenziali perché si possa
costruire la “buona scuola” di cui l’Italia ha urgente bisogno.

Le associazioni:
Agesc
CdO Opere Educative
Fidae
Fism

PAS: Consiglio di Stato emana altri sei decreti monocratici e ammette con riserva alla frequenza dei corsi

PAS: Consiglio di Stato emana altri sei decreti monocratici e ammette con riserva alla frequenza dei corsi altri ricorrenti Anief

 

Annullate le ordinanze cautelari di rigetto del Tar Lazio e riammessi docenti con 360 giorni di servizio svolto in due o più anni, con 540 senza servizio specifico o con servizio prestato nelle sezioni primavera o di religione grazie all’appello proposto dagli avv. S. Galleano / V. De Michele‎ sui ricorsi proposti dagli avv. F. Marcone / R. Verticelli.

 

Con gli ultimi decreti monocratici nn. 4079, 4080, 4081, 4087, 4228 e 4229 relativi ai ricorsi nn. 8190, 8189, 8188, 10064, 10636, 10639 di questa settimana sono ancora centinaia i ricorrenti che possono iscriversi con riserva ai corsi Pas per il conseguimento dell’abilitazione, secondo un preciso orientamento dei giudici di appello che riformula le pronunce negative nn. 3689, 3690, 3691, 3688, 3685, 3686 del tribunale di primo grado.

 

Grazie ancora una volta all’operato dei legali dell’Anief‎, diversi docenti che insegnano nelle nostre scuole possono aver riconosciuto il diritto al conseguimento di un’abilitazione guadagnata tra i banchi.

 

Sistema di valutazione: parte zoppo e senza risorse

Sistema di valutazione: parte zoppo e senza risorse

Incontro ministero-sindacati

Parte quest’anno l’autovalutazione strutturata per tutte le scuole. Il prossimo anno scolastico la valutazione esterna per il 10% delle scuole.

 

All’incontro, per la Uil Scuola, ha partecipato Massimo Di menna. Il direttore generale Palumbo ha illustrato i contenuti e lo scadenzario della direttiva firmata dal ministro. La Uil ha protestato per l’ennesima decisione senza confronto preventivo ed ha insistito perché per la nota esplicativa che verrà inviata alle scuole ci sia una vera informativa preventiva.

Il sistema di valutazione è un’esigenza delle scuole ma parte privo di una parte essenziale, gli ispettori come funzione tecnica di accompagnamento e supporto, senza un piano serio di accompagnamento – formazione, e senza risorse. Si prospetta quindi una eccessiva presenza del ruolo dell’Invalsi ed un ulteriore aggravio di lavoro – che rischia di essere fortemente burocratico per gli insegnanti e per la scuola – con retribuzioni ferme e senza risorse finalizzate all’attuazione del piano di autovalutazione strutturata. Anche tale aspetto è presente nella mobilitazione della categoria decisa da tutte le organizzazioni sindacali rappresentative.

Per la dirigenza scolastica è previsto l’avvio della valutazione individuale connessa ad aspetti retributivi. Su questo aspetto abbiamo, insieme agli altri sindacati, rivendicato una specifica sessione negoziale. Il blocco del contratto anche su questo personale interviene in modo negativo. Abbiamo inoltre evidenziato che, per gli aspetti negoziali-contrattuali, non possono essere confuse le funzioni dei sindacati rappresentativi della dirigenza scolastica, con quelle delle associazioni professionali. Su questo il testo della direttiva, è ambiguo.

 

La scheda di dettaglio della Uil Scuola

 

Direttiva sulla valutazione, una partenza col piede sbagliato

Direttiva sulla valutazione, una partenza col piede sbagliato

Giovedì 18 settembre si è svolto un incontro al Miur per l’informativa alle organizzazioni sindacali circa la Direttiva sulle priorità strategiche del Sistema nazionale di Valutazione. E’ apparso da subito chiaro come non vi fosse alcun reale margine di discussione rispetto a decisioni già assunte e riprese in un testo presentato come immodificabile. Anche in questa circostanza si conferma dunque una linea di sostanziale chiusura al confronto che in termini generali caratterizza i comportamenti del Governo, e di riflesso quelli dell’Amministrazione. Ciò è tanto più grave e addirittura insensato quando, come in questa occasione, si affrontano tematiche su cui sarebbe quanto mai indispensabile aprirsi a un all’ascolto e al dialogo col mondo della scuola, con chi ne affronta ogni giorno i problemi nel vissuto della sua esperienza professionale, stante anche la necessità di recuperare su un tema controverso come la valutazione un clima segnato da minori tensioni, per puntare a una positiva condivisione degli obiettivi e delle strategie.
Una partenza col piede sbagliato, dunque, su un argomento al quale la Cisl Scuola, da sempre, dedica particolare attenzione e impegno, convinta che una valutazione correttamente intesa e praticata possa rappresentare un fattore essenziale per la crescita di qualità del servizio scolastico.

Nel merito del provvedimento oggetto dell’incontro, l’Amministrazione ha illustrato i punti salienti della Direttiva e la tempistica che si prevede di rispettare. Con la Direttiva si dà l’avvio a processi di autovalutazione in tutte le scuole. Gli istituti scolastici dovranno redigere un Rapporto di autovalutazione, utilizzando un formato corredato di indicatori e dati comparabili, reso disponibile dall’Invalsi entro ottobre. I dati e lo stesso Rapporto saranno immessi in una piattaforma predisposta dai Servizi Informativi del Miur. Nella Direttiva si afferma che le scuole terranno conto anche delle precedenti esperienze di autovalutazione svolte in autonomia o entro progetti sperimentali. L’Amministrazione ha però chiarito che anche le scuole che stanno partecipando al progetto Vales dovranno comunque compilare il R/A secondo il nuovo modello strutturato dall’Invalsi. Il rapporto di autovalutazione sarà completato entro luglio 2015 e sarà reso pubblico mediante il portale Scuola in chiaro; sarà pubblicato anche sul sito web dell’Istituzione scolastica. La pianificazione e realizzazione del Piano di miglioramento verranno attuate a partire dall’a.s. 2015/2016. Nel luglio 2016 vi sarà un primo aggiornamento del Rapporto. Al termine del triennio tutto il processo si concluderà con la pubblicazione da parte delle scuole di un primo Rapporto di rendicontazione sociale.

La Direttiva affronta anche il tema della valutazione esterna, che riguarderà il dieci per cento delle istituzioni scolastiche. Entro marzo 2015 la Conferenza di coordinamento del SNV adotterà – su proposta dell’Invalsi – gli indicatori di efficacia e di efficienza in base ai quali selezionare le scuole da sottoporre a valutazione esterna. Però solo il sette per cento degli istituti sarà individuato in base a questi indicatori; il tre per cento verrà invece scelto con un campionamento casuale. I nuclei di valutazione saranno costituiti da esperti, selezionati dall’Invalsi, e dagli ispettori ai quali è affidato anche il compito di coordinare i nuclei. Il numero dei dirigenti tecnici utilizzato in via esclusiva in questi compiti, verrà definito con decreto ministeriale.

Nel corso dell’incontro sono stati poi esaminate le sezioni della Direttiva dedicate alle rilevazioni nazionali sugli apprendimenti degli studenti e alla valutazione dei dirigenti scolastici. Per il primo aspetto, la dott.ssa Palumbo ha comunicato l’intenzione dell’Invalsi di predisporre delle linee guida per agevolare la lettura dei dati da parte delle scuole. Inoltre nel corso del triennio verrà migliorato l’utilizzo del profilo longitudinale dei dati, anche al fine di individuare il valore aggiunto.
Per quanto riguarda i dirigenti scolastici, la Direttiva si limita a riprendere sostanzialmente le previsioni del D.P.R. n. 80/2013.
L’Amministrazione ha riconosciuto la necessità di un confronto con le OO.SS. circa gli indicatori per la valutazione, che saranno definiti dall’Invalsi. A questo Istituto sarà inoltre affidato il compito, nel quadro delle azioni di valutazione del sistema, di redigere un rapporto sul sistema scolastico italiano entro ottobre 2015 e per ciascun anno successivo.
Al di là delle obiezioni di metodo già evidenziate in apertura di queste note, non vi è dubbio che la Direttiva presenti diversi punti di problematicità, in primo luogo il disequilibrio tra le parti del sistema per una preponderanza del ruolo dell’Invalsi. Si lascia all’Istituto di Frascati la completa gestione del processo (individuazione di indicatori, redazioni di format, scelta di criteri, selezione di esperti, ecc.) senza che la “terza gamba” prevista dal Decreto possa in alcun modo temperare il tecnicismo che pervade il sistema. Infatti i Dirigenti tecnici attualmente in servizio sono pochissimi rispetto al compito che li attende e che è relativo alla valutazione esterna di 850 scuole. Non si comprende come potranno riequilibrare il sistema; la loro funzione, per forza di cose, sarà ridotta ad un coordinamento formale e certificatorio di quanto gli esperti Invalsi decideranno nei nuclei di valutazione.

Nell’impianto della Direttiva è completamente assente qualsiasi attenzione alla gradualità con la quale avrebbe dovuto essere implementato un processo così ampio e complesso. Le scuole, prive di ogni sostegno e consulenza del contingente ispettivo, dovranno cavarsela da sole oppure ricorrere ad istituzioni che sono distanti e non in grado di offrire il supporto che sarebbe necessario (es. l’Indire). Anche l’annunciato piano di formazione, rivolto ai dirigenti scolastici e che dovrebbe interessare anche i dirigenti tecnici e i referenti della valutazione di ogni scuola, appare appunto solo un annuncio: non sono indicate risorse né modalità di realizzazione. La Direttiva inoltre non spende neppure una parola sull’aggravio di lavoro per i docenti e i dirigenti scolastici né prevede risorse per retribuire i maggiori e gravosi impegni che si profilano.
Ma l’aspetto davvero inquietante è che il Ministero prevede sin dalle fasi iniziali del processo di autovalutazione la pubblicazione di indicatori e dati comparabili riferiti a ciascuna scuola e riportati nel Rapporto di Autovalutazione. Insomma, verranno resi pubblici i dati invalsi, sia pure semplificati e non in forma integrale, insieme a prospetti di comparazione tra le scuole. E questo prima ancora che sia data agli istituti l’opportunità di avviare il piano di miglioramento. Possiamo immaginare quale potrà essere l’effetto di questa azione di diffusione acritica e priva di analisi contestuale anche sull’orientamento delle famiglie nella scelta dell’istituzione scolastica. Preoccupante è anche l’uso di costrutti che dovrebbero avere la funzione di illuminare il significato dei dati Invalsi. Si pensi al concetto di “valore aggiunto” che si è rivelato problematico nel progetto VSQ e all’ancor più nebuloso criterio del “profilo longitudinale dei dati”, nel quale prevedibilmente dovrà essere tenuta sotto controllo una molteplicità di variabili.

La Direttiva trasuda fiducia nelle possibilità tecnologiche dei formati elettronici, della annunciata “piattaforma operativa unitaria”, del dialogo tra le banche dati che dovrebbe consentire l’integrazione di informazioni ed elaborazioni di dati provenienti da più fonti. Considerando la situazione del nostro sistema informativo (i CPIA sono ancora senza codice meccanografico!) e la scarsa reperibilità di informazioni cruciali (si pensi alla formazione professionale), l’impressione è che in realtà il Rapporto di autovalutazione verrà fortemente condizionato dai dati Invalsi che oltretutto ci restituiscono informazioni solo su alcune discipline e che certo non colgono la complessità del funzionamento di una scuola.
L’impressione che se ne ricava è che l’Amministrazione abbia perso una buona occasione per sviluppare con maggiore cautela ed attenzione un processo che pure riteniamo importante. La messa a regime del Sistema nazionale di valutazione è essenziale per la qualità dell’istruzione e, proprio per questo, non può tollerare incertezze organizzative e mancanza di chiarezza sui fondi. Soprattutto è intollerabile che non si sia presa in considerazione minimamente la voce della “quarta gamba” del sistema e cioè delle scuole, l’autonomia delle quali si riduce all’esecuzione di ordini perentori impartiti dal Ministero … e dall’Invalsi.

VALUTAZIONE: NO A SISTEMA ‘INVALSICENTRICO’ CALATO DALL’ALTO

VALUTAZIONE, GILDA: NO A SISTEMA ‘INVALSICENTRICO’ CALATO DALL’ALTO

No a un sistema di valutazione “Invalsicentrico” calato dall’alto e imposto alle scuole senza alcun coinvolgimento dei docenti e delle organizzazioni sindacali. Così la Gilda degli Insegnanti boccia la direttiva firmata dal ministro Giannini per l’avvio del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV).

Numerosi i punti del documento contestati dal sindacato che punta l’indice contro la scarsa chiarezza delle prime operazioni a carico delle scuole e il rischio che si aggravi il fardello burocratico che già pesa sulle spalle degli insegnanti.
“Inoltre – sottolinea Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda – gli ispettori sono troppo pochi per il carico di lavoro da sostenere e mancano le indicazioni relative alla formazione di coloro che si dovranno occupare dell’autovalutazione, della valutazione esterna e della redazione dei piani di miglioramento”.
Nel mirino della Gilda anche la totale assenza di un investimento economico sia per il lavoro dei nuclei di valutazione interna che per i piani di miglioramento.

“La posizione critica che abbiamo assunto ieri pomeriggio durante l’informativa a viale Trastevere – spiega Di Meglio – è la stessa già espressa in merito al regolamento del luglio 2013 e che è all’origine della direttiva. Al Miur abbiamo chiesto un vero confronto prima dell’emanazione della circolare attuativa per definire alcuni aspetti cruciali e abbiamo rilevato che l’obbligo della pubblicazione dei rapporti di autovalutazione sui siti delle scuole può creare effetti controproducenti per l’intero sistema”.

“Infine – conclude il coordinatore nazionale – riteniamo che sarebbe meglio monitorare e analizzare la sperimentazione Vales e rinviare l’avvio del SNV per acquisire tutti gli elementi utili a migliorarne l’attuazione”.