Archivi categoria: Politico Sindacale

Domande di supplenza personale ATA 3^ fascia

Domande di supplenza personale ATA 3^ fascia ( non docente) triennio 2014/17. Scadenza 8 Ottobre.

 

Al fine di fornire massima informativa tra il personale interessato il sindacato SAB, tramite il segretario generale prof. Francesco Sola, comunica che il MIUR ha emanato il D.M. n. 717 di aggiornamento, conferma e/o nuovo inserimento nelle graduatorie d’istituto di 3^ fascia del personale ATA valide per il triennio 2014/17 per il conferimento delle supplenze da parte dei dirigenti scolastici di ogni ordine e grado di scuola.

Le predette domande, in formato cartaceo, devono essere presentate entro il termine perentorio dell’8 ottobre ‘14, mentre il modello per la scelta delle 30 scuole per chiedere l’inserimento in graduatoria dovrà essere presentato, a parte e solo con modalità Web, on line, dopo con termine ancora da stabilire, previa registrazione al sistema Polis del MIUR e identificazione fisica in una qualsiasi scuola d’Italia.

I titoli di studio di accesso per i vari profili professionali del personale ATA ( non docente ), da possedere entro il termine di scadenza del bando, sono per:

Assistente Amministrativo, ex applicato di segreteria, – Qualsiasi diploma di Maturità-, Assistente Tecnico –Diploma di Maturità corrispondente alla specifica are professionale secondo la tabella di corrispondenza dei titoli-laboratori di cui all’all. C del D.M.-, Cuoco –diploma di qualifica professionale di Operatore dei servizi di ristorazione, settore cucina-, Infermiere –Laurea in scienze infermieristiche o altro titolo ritenuto valido dalla vigente normativa per l’esercizio della professione d’infermiere-, Guardarobiere –Diploma di qualifica professionale di Operatore della moda-, Addetto alle Aziende Agrarie –Diploma di qualifica professionale di operatore agrituristico, agro industriale, agro ambientale-, e infine Collaboratori Scolastici, ex bidelli, -diploma di qualifica triennale rilasciato da un istituto professionale, diploma di maestro d’arte, diploma di scuola magistrale per l’infanzia, qualsiasi diploma di maturità, attestati e/o diplomi di qualifica professionale, entrambi di durata triennali, rilasciati o riconosciuti dalle Regioni.

Per chi è già inserito in graduatoria per il triennio 2011/14, restano validi i precedenti titoli di studio utilizzati per il predetto inserimento; inoltre, hanno titolo all’inclusione nella terza fascia delle graduatorie di circolo e d’istituto gli aspiranti in possesso di un titolo di studio, ora non più valido, che abbiano prestato almeno 30 giorni di servizio, fino al 31 dicembre 1999, anche non continuativi, in posti corrispondenti al profilo professionale richiesto.

Chi non ha titoli e/o servizi da aggiornare dovrà comunque presentare domanda di conferma dell’iscrizione nelle graduatorie, in caso contrario vi sarà il depennamento.

I moduli domanda possono essere scaricati, gratuitamente, dal sito del MIUR o del SAB www.sindacatosab.it dov’è possibile trovare, nelle varie sedi sindacali, anche assistenza e consulenza per l’esatta compilazione delle domande e procedere alla registrazione Web.

 

F.to Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

Il 10 ottobre sciopero generale

Il 10 ottobre sciopero generale dei lavoratori/trici della scuola insieme agli studenti

Il furbone Renzi promette on-line la sacrosanta assunzione di 150 mila precari. Ma essa non sarà fumo solo se le risorse verranno inserite nella Finanziaria

E il piano-Renzi di precari ne espellerebbe altrettanti, mentre rilancia la scuola dei presidi-padroni, la concorrenza tra docenti ed Ata per qualche spicciolo, la subordinazione alle aziende, la scuola-miseria e la scuola-quiz

Che furboni Renzi e i suoi consiglieri: in 136 pagine hanno riassunto quanto di peggio i governi degli ultimi 20 anni hanno cercato di imporre alla scuola pubblica – incontrando una forte resistenza  – nascondendolo dietro la proposta dell’assunzione di 150 mila precari delle GAE (graduatorie ad esaurimento) entro il 1 settembre 2015. Essa, se realizzata davvero, sarebbe la compensazione doverosa per tanti anni di discriminazioni e aleatorietà di vita di docenti ed Ata e una risposta positiva alle tante lotte dei precari e dei Cobas. Ma perché Renzi non ha fatto approvare dal CdM, annullato all’ultimo momento, l’immissione dei 3-4 miliardi annui necessari nella Finanziaria? Perché non avrebbe avuto via libera da Padoan o da Draghi? Dunque, va imposto il mantenimento della promessa con l’approvazione del CdM e l’introduzione dello stanziamento in Finanziaria.

Ma guai a sottovalutare che sotto il manto della promessa “epocale” le 136 pagine prevedono l’espulsione di molte decine di migliaia di precari che spesso hanno altrettanti anni di lavoro malgrado non siano inseriti nelle GAE e che meritano anche essi l’assunzione e non la beffa di un ulteriore concorso per 40 mila lavoratori/trici e la perdita persino delle supplenze. E poi il piano-Renzi è la “summa” di tante distruttive proposte per scuole-aziende dominate da presidi-padroni, da lotte concorrenziali tra docenti ed Ata per qualche spicciolo in più, da valutazioni-quiz del lavoro docente e delle scuole, da apprendistato nelle imprese invece che istruzione. I presidi assumerebbero direttamente loro (e licenzierebbero) docenti ed Ata dopo una fantomatica “consultazione collegiale”, ed interverrebbero anche sulla carriera e sugli stipendi dei dipendenti. Sotto la logora coperta del presunto “merito”, che nessun governo ha mai spiegato cosa sia, si intende avviare il Sistema di valutazione nazionale che imporrebbe i criteri Invalsiani della scuola-quiz, con l’introduzione del Registro nazionale del personale per conteggiare le sedicenti “abilità” di ognuno/a, fissandole in un Portfolio con i presunti “crediti” sulla cui base i presidi premierebbero i più fedeli. Perché gli scatti di anzianità verrebbero sostituiti da scatti per “merito” che riceverebbe solo il 66% dei “migliori” di ogni scuola (perché il 66%? e se fossero tutti “bravi” o tutti “non-bravi”?) sui quali la parola decisiva l’avrebbe il preside, come un Amministratore delegato alla Marchionne. E a proposito di fabbriche, colpisce gravemente l’obbligo di 200 ore di apprendistato gratuito in azienda per gli studenti delle scuole tecniche e professionali, con perdita di istruzione e riproposizione della divisione classista con i licei; nonché l’accorato appello agli investimenti privati, “potenziando i rapporti con le imprese” ma anche chiedendo il “microcredito” dei cittadini, cioè un ulteriore aumento dei contributi imposti ai genitori per le spese essenziali delle scuola, visto che lo Stato, come fa scrivere Renzi, “non ce la fa” da solo. Infine, per incentivare al massimo la concorrenza tra docenti, si introducono i sedicenti “innovatori naturali”, che invece di insegnare si occuperanno dell’aggiornamento obbligatorio altrui; nonché il “docente mentor”, supervisore della valutazione della scuola e del singolo. E il tutto senza che ci sia un euro in più di finanziamento della scuola, dopo venti anni di tagli indiscriminati, e reiterando il blocco dei contratti a lavoratori/trici che in questi due decenni hanno perso almeno il 30% dello stipendio.

Ce ne è abbastanza per raccogliere la proposta degli studenti che hanno già convocato il loro sciopero nazionale, indicendo come COBAS per il 10 ottobre anche lo sciopero generale di tutti i lavoratori/trici della scuola e facendo appello a docenti ed Ata, genitori, associazioni e  sindacati per confluire unitariamente nello sciopero e nelle manifestazioni provinciali o regionali che si svolgeranno in difesa della scuola pubblica e dei suoi protagonisti.

Vogliamo l’immediata convocazione di un CdM che si impegni, con risorse da stanziare in Finanziaria, a garantire l’assunzione dei 150 mila precari GAE; e nello stesso tempo richiediamo l’assunzione anche di tutti i precari che, pur non essendo nelle GAE, lavorano da anni ed hanno acquisito analoghi diritti al lavoro stabile. Manifesteremo contro il blocco dei contratti e la cancellazione degli scatti di anzianità; contro le assunzioni dirette da parte dei presidi-manager e il potere assoluto che si vuole loro attribuire; contro i quiz Invalsi su cui valutare il presunto “merito”, il Registro personale, gli scatti solo al 66% del personale, gli “innovatori naturali” e il docente “mentor”; contro l’obbligo dell’apprendistato in azienda; e per massicci investimenti nella scuola pubblica, un aumento immediato di 300 euro netti mensili per docenti ed Ata, come parziale recupero per quanto perso in questi anni,l’immediato pensionamento dei Quota 96.

Piero Bernocchi  portavoce nazionale COBAS

Scuola e inclusione: verso una nuova legge

Scuola e inclusione: verso una nuova legge

Proprio nei giorni in cui viene lanciata una grande sfida di riforma della scuola italiana, compie un ulteriore e decisivo passo in avanti la proposta di legge sull’inclusione scolastica delle persone con disabilità.

Il Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap ne ha presentato gli elementi essenziali e lo stato di avanzamento durante la Festa dell’Unità di Orvieto.

Il testo predisposto da tempo dalle associazioni per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica è stato presentato al Ministero, ulteriormente corretto e raffinato, quindi è approdato a Montecitorio dove alcuni parlamentari l’hanno sottoscritto e depositato agli atti. È in via di pubblicazione proprio in questi giorni.

Le disposizioni che la proposta prevede potrebbero favorire la continuità didattica, oggi frenata dal diffuso precariato, creando degli appositi ruoli per i docenti per il sostegno. Vi si ribadisce anche l’obbligo di riduzione del numero di alunni per classe e del numero di alunni con disabilità nella stessa classe. Ed ancora: l’obbligo di formazione iniziale ed in servizio dei docenti sulle didattiche inclusive, cioè quelle che consentono davvero di migliorare l’efficacia didattica nei confronti delle persone con disabilità o con bisogni educativi speciali.

“La proposta delle associazioni, ormai risorsa anche per un dibattito parlamentare, è quanto mai attuale. Esprimiamo un forte apprezzamento per l’attenzione raccolta. Fra tutti spicca l’interessamento diretto del Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che su questi temi si è dimostrata particolarmente disponibile. – annota Falabella – Non nascondiamo che la nostra aspettativa migliore risiede nella speranza che la proposta venga adottata direttamente dal Governo imprimendo una accelerazione e una svolta determinanti all’iter di approvazione.”

Una riforma dettata sempre e solo da una logica di tagli

In questi giorni di avvio del nuovo anno scolastico, il Governo annuncia una riforma dettata sempre e solo da una logica di tagli che limiterebbe e condizionerebbe definitivamente l’istruzione pubblica in Italia. La nostra presenza nelle scuole e le numerose segnalazioni pervenuteci testimoniano la preoccupante diffusione proprio nella scuola di prassi di illegalità in tutta la Sicilia:

  • classi in cui viene sforato il tetto massimo dei 2 alunni disabili presenti;
  • classi in cui viene sforato il tetto massimo degli alunni complessivi presenti;
  • alunni disabili che non si vedono riconosciuto il numero di ore di sostegno previsto dalla normativa.

I COBAS Scuola della Sicilia denunciano queste situazioni abnormi che rendono poco sicure le scuole e ledono i diritti all’istruzione a tutti gli alunni e, in particolare, agli alunni disabili e diffidano l’Amministrazione scolastica regionale e provinciale (vedi allegato) al rispetto della legge sui seguenti punti:

1) il numero di alunni per classe deve essere quello disposto dalla normativa e rapportato, secondo le norme di sicurezza, alla capienza dell’aula;
2) in presenza di alunni con handicap (due al massimo) il numero totale di alunni della classe deve essere al massimo di 20/22;
3) gli alunni con handicap devono poter usufruire dell’insegnante di sostegno per il numero di ore settimanali previste dalla legge; in caso contrario, le famiglie possono fare ricorso al TAR, come avvenuto negli scorsi anni in cui il MIUR è stato condannato per migliaia di questi casi (solo nella provincia di Palermo più di mille ricorsi vinti dai genitori di alunni disabili).

Per raggiungere livelli di efficienza e qualità, la scuola italiana, gli alunni, le famiglie hanno bisogno del lavoro di molti più insegnanti e di maggiori risorse rispetto a quelli voluti dai governi recenti e previsti dai vaghi e umilianti progetti di riforma.

Su questi temi continueremo a vigilare e a lanciare mobilitazioni dei lavoratori della scuola, dei genitori e dei cittadini tutti affinché cessi lo stato di illegalità che il MIUR continua a perpetrare. Un appuntamento importante sarò il prossimo 10 ottobre, giorno in cui il movimento degli studenti ha indetto uno sciopero contro le politiche scolastiche del governo Renzi. I Cobas Scuola, condividendo i motivi della protesta, hanno proclamato per il 10 ottobre lo sciopero generale nazionale della scuola e si rivolgono ai docenti e agli ATA, ai genitori, alle associazioni e alle forze sindacali perché in quella data, in tutta Italia, si svolgano manifestazioni unitarie per riaffermare la centralità della scuola pubblica. Per ribadire che la scuola, come dice la Costituzione, deve essere ‘luogo di democrazia’ e contribuire a rimettere in discussione le diseguaglianze sociali, per rifiutare le attuali politiche scolastiche, per difendere la scuola pubblica, qualificata e di massa.

Lorenzo Perrona
Cobas scuola di Siracusa

Concorso per dirigenti scolastici in Campania: calma e gesso

Concorso per dirigenti scolastici in Campania: calma e gesso

“L’esclamazione calma e gesso, utilizzata per invitare una persona a riflettere e valutare bene una situazione, per evitare di prendere decisioni affrettate, ha origine dal gioco del biliardo. Infatti, quando un giocatore esperto si appresta ad effettuare un tiro importante o di difficile esecuzione, si ferma a valutare con calma la situazione, prendendo in esame la posizione delle biglie e continuando a strofinare con il gesso il girello, ossia la punta della stecca. In questo modo, il cuoio del girello si impregna di gesso aumentando l’attrito con la biglia e permettendo di controllare il tiro ed imprimere gli effetti “ ( dal sito: impariamo curiosando ). Ecco cosa dovrebbero fare tutti coloro che in questi giorni si stanno dando da fare a più non posso per far pubblicare la graduatoria degli aspiranti ad un posto di dirigente scolastico in Campania, in base all’ultimo concorso bandito, prima che vengano resi noti gli esiti di un’indagine penale in corso, la quale vede indagati sia concorrenti che commissari: prendere una bella stecca da biliardo, un pezzo di gesso – non quello per le lavagne che oramai non s’usano neppure più, soppiantate da quelle elettroniche – e cominciare a strofinare il girello, lentamente, tanto non c’è alcuna fretta, in modo da evitare di sbagliare il tiro, come hanno fatto sinora. I fatti: ci sono 23 indagati, in base alle notizie di cronaca, tra i quali compaiono un ex dirigente del MIUR, il segretario provinciale di un sindacato, un ex direttore generale dell’USR della Campania, un docente universitario, presidente della commissione di base e di tre sottocommissioni, sei candidati e tre dirigenti scolastici. Sul sito de Il Sole 24 Ore, in un articolo a firma di Simone Di Meo, si legge ( http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-02-25/napoli-truccato-concorso-dirigenti-scolastici-23-indagati-182826.shtml?uuid=AB75m7y ): “ Secondo la ricostruzione degli inquirenti, che procedono per abuso di ufficio, falsità ideologica e truffa aggravata, sarebbe stata “eterodiretta” la nomina di alcuni membri della commissione esaminatrice, grazie ai quali i candidati sarebbero poi riusciti a conoscere con largo anticipo i quesiti della prova preselettiva. Contando su questo “aggancio”, gli aspiranti dirigenti scolastici avrebbero fatto pervenire ai componenti collusi delle commissioni giudicatrice le frasi iniziali e finali degli elaborati (che ora sono finiti sotto sequestro, in forza di un decreto emesso dal pubblico ministero) così da eludere l’anonimato delle prove scritte “. E più avanti: “ È la prima volta che, per vicende del genere, l’ufficio giudiziario partenopeo ipotizza l’«esistenza di una vera e propria organizzazione in grado di condizionare con mezzi illeciti tutti i settori della pubblica amministrazione che ricadono nell’ambito dell’Ufficio scolastico della Campana”. Il pm parla esplicitamente di «associazione» i cui componenti agiscono, con «assoluta determinazione», per «condizionare» gli esiti di una selezione pubblica “. Ebbene sì, avete letto bene: “ una vera e propria organizzazione in grado di condizionare con mezzi illeciti tutti i settori della pubblica amministrazione che ricadono nell’ambito dell’Ufficio scolastico della Campana “, dove occorre fare particolare attenzione a quel “tutti i settori” che lascia intravedere scenari ben più ampi nell’ambito dell’attività truffaldina dell’ “organizzazione”. Ed in questa situazione, prima di sapere se, e quanti e quali degli indagati saranno i rinviati a giudizio, in un quadro così delineato, a tinte così fosche, c’è chi,  osservando il tutto col più classico dei paraocchi, con comportamenti meramente personalistici,  vorrebbe che si tirasse avanti, come se nulla fosse: che la graduatoria degli idonei venisse pubblicata e che poi si procedesse immediatamente alle nomine dei vincitori, in base ai posti già disponibili, allo stato peraltro occupati con incarichi di reggenza a tempo. Con la possibilità, neppure tanto remota, che venga così nominato qualche concorrente che, attualmente, da semplice indagato, non potrebbe mai essere escluso, vigendo in Italia il principio della presunzione d’innocenza fino ad una sentenza di condanna che sia passata in giudicato, e che poi, proprio per le ragioni appena dette, continuerebbe ad occupare il posto di dirigente anche dopo un eventuale rinvio a giudizio. Sull’altro versante, laddove si accertassero le responsabilità di uno o più commissari, ci sarebbe da prendere in considerazione la necessità di valutare tutto l’operato, con conseguenze immaginabili che potrebbero produrre finanche l’annullamento dell’intera procedura concorsuale. Per queste ragioni a chi, con malcelato dispregio di valori  fondamentali, segnatamente per chi opera in ambito educativo, quali moralità, legalità, giustizia, onestà, continua a chiedere l’immediata pubblicazione della graduatoria con conseguenti nomine, io ripeto: calma e gesso, signori miei, mettetevi l’animo in pace, dovete aspettare gli esiti dell’indagine della Magistratura inquirente. Intanto munitevi di stecca, gesso e tanta pazienza!

Gennaro Capodanno

“la Buona SCUOLA”: un buon documento per l’avvio del dibattito

“la Buona SCUOLA”: un buon documento per l’avvio del dibattito

 

Il Direttivo nazionale dell’A.N.DI.S. esprime una prima valutazione positiva sulle proposte di riforma contenute nel documento “la Buona Scuola“.

Riservandosi di approfondire l’analisi dei singoli punti del piano, l’A.N.DI.S. dichiara di apprezzare prima di tutto l’impegno assunto dal Governo di mettere la scuola al centro dell’agenda politica e l’idea che il cambiamento e la crescita del Paese debbano partire da un investimento sull’istruzione e sulla formazione delle nuove generazioni.

La scelta di aprire sui temi della scuola un’ampia consultazione pubblica costituisce indubbiamente un’idea coraggiosa, che inverte il senso di marcia rispetto a quanto è accaduto negli ultimi anni in cui le scuole hanno dovuto subire scelte calate dall’alto senza alcuna possibilità di interlocuzione e di proposta.

Auspichiamo che gli operatori della scuola vogliano accettare la “sfida” lanciata con la consultazione e sappiano essere protagonisti di un disegno di riforma innovativo e soprattutto condiviso e partecipato.

Riteniamo in particolare che sia importante focalizzare l’attenzione e la riflessione su alcuni punti del piano scuola del Governo, che recuperano, peraltro, ipotesi di riforma ed elaborazioni emerse nel dibattito ANDIS degli ultimi anni:

  • la scelta del corso-concorso nazionale per il reclutamento dei dirigenti scolastici presuppone la definizione di un nuovo profilo del dirigente scolastico e, nel contempo, l’implementazione di un progetto formativo della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione non ristretto al solo ambito amministrativo, che tenga conto della specificità della dirigenza scolastica quale leadership per l’apprendimento;
  • la revisione dello stato giuridico e della carriera dei docenti; in tale contesto un nuovo ruolo, più stabile e definito, delle figure intermedie e di staff, nominate direttamente dal dirigente scolastico anche per le ricadute progettuali e gestionali;
  • la formazione continua in servizio obbligatoria dei docenti, e dei dirigenti, coerente con la progettualità delle scuole autonome; in questo ambito va posta particolare attenzione per delineare in termini di chiarezza obblighi, vincoli e livelli di qualità, tenendo conto delle esperienze passate;
  • la valorizzazione del merito, che deve coniugarsi con l’innalzamento generalizzato della qualità del servizio scolastico;
  • la previsione dell’organico funzionale, passaggio fondamentale per rendere concretamente agibile l’autonomia scolastica nel campo della ricerca didattica ed educativa, delle scelte metodologiche ed organizzative, della realizzazione del curricolo di scuola;
  • la riscrittura del Testo Unico sulla scuola e l’intervento Sblocca-Scuola di abrogazione di norme “fastidiose, vincolanti e inutili”, perché l’affastellamento che negli ultimi vent’anni ha sommerso l’attività amministrativa delle scuole è diventato davvero intollerabile;

 

 

 

 

  • l’individuazione di funzioni e compiti in capo alle articolazioni dell’Amministrazione scolastica, il loro ruolo di coordinamento, il loro rapporto con le autonomie scolastiche, la possibilità effettiva di garantire alle scuole supporti reali e competenti;
  • le reti di scuola come strumenti di governance e di gestione decentrata dei servizi, il superamento degli Uffici di Ambito Territoriale;
  • l’attribuzione di compiti e funzioni agli organi collegiali in coerenza con quanto stabilito dalle norme sull’autonomia scolastica;
  • una prospettiva dell’alternanza scuola/lavoro più dialogante con il mondo del lavoro e delle imprese.
  • la possibilità riconosciuta alle istituzioni scolastiche autonome di fare “impresa formativa strumentale” esalta significativamente l’alternanza, rendendo merito alle capacità di tanti istituti tecnici e professionali di mettere in gioco le proprie risorse e di stare sul mercato con propri beni e servizi.

Salutiamo con favore il progetto di superamento del precariato storico e auspichiamo che il Governo possa trovare le risorse necessarie a dare attuazione ad un piano così ambizioso. E’ pur vero, d’altro canto, che un’immissione in ruolo di tale portata non sarebbe di per sé un’iniezione di qualità nel sistema, in quanto interesserebbe anche fasce di precari con una non recente formazione iniziale e scarsa esperienza di insegnamento. Ciò postula necessariamente la previsione di efficaci misure di accompagnamento che garantiscano la riconversione e comunque un’adeguata formazione in servizio dei nuovi immessi in ruolo.

Riteniamo condivisibile l’idea di affidare a docenti specializzati l’insegnamento della Musica e l’Educazione motoria nella scuola primaria, come pure l’insegnamento della Storia dell’Arte e del Disegno nel primo biennio dei licei e degli istituti tecnici e professionali della filiera turistica. In tale contesto riteniamo debba essere condotta una seria riflessione epistemologica oltre che didattica sui curricoli della scuola secondaria di 1° e 2° grado, che presentano un’eccessiva frammentazione delle discipline. Analogamente per gli spazi di opzionalità e per l’orientamento, che reclamano l’esercizio di quella flessibilità didattica ed organizzativa prevista con enfasi dai Regolamenti, ma di fatto svuotata nelle prospettive, anzi difficilmente esercitata anche per la rigidità delle cattedre e del sistema di formulazione dell’organico, oltre che per i molteplici vincoli contrattuali.

Rileviamo che nel documento non vi è alcun riferimento al riordino degli ordinamenti, in particolare alla necessità, da più parti sottolineata, di ridurre il percorso scolastico di un anno, rivedendo la durata e l’articolazione dei cicli. Riteniamo che questo tema debba trovare spazi dedicati di approfondimento nel dibattito delle prossime settimane.

Siamo convinti che il documento su “La Buona Scuola” costituisca un’importante base di discussione e confidiamo che lo strumento della consultazione riesca ad intercettare il contributo degli operatori scolastici e delle Associazioni professionali.

Il Direttivo nazionale dell’A.N.DI.S. si impegna a coinvolgere nel dibattito tutte le strutture centrali e periferiche dell’Associazione, a partire dal Consiglio Nazionale convocato per il 26 e 27 settembre p.v., con l’intento di offrire al Legislatore alcune proposte significative, concrete e competenti, utili a disegnare la scuola del futuro.
Il Presidente nazionale
Paolino Marotta

Una visione aziendalistica della scuola

Una visione aziendalistica della scuola

La complessità e ridondanza di proposte contenute nel piano scuola del governo Renzi rende necessario decifrare la sua visione ideologica di fondo. Questa è ben esemplificata nei seguenti punti :
1) “Le risorse pubbli­che non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola.”
2) con scuole pubbliche si intende “Scuole pubbliche statali e paritarie.”
3) “Gli istituti di istruzione superiore, e di istruzione e formazione professio­nale possono commercializzare beni o servizi prodotti o svolgere attività di “impresa Formativa Strumentale”, utilizzando i ricavi per investimen­ti sull’attività didattica.”
4) “Anzitutto per le scuole deve essere facile, facilissimo ricevere risorse. La costituzio­ne in una Fondazione, o in un ente con autonomia patrimo­niale, per la gestione di risorse provenienti dall’esterno, deve essere priva di appesantimenti burocratici.”
4) E’ previsto “un bonus fiscale per un portafoglio di investimenti privati (da parte di cittadini, associazioni, fondazioni, im­prese) nella scuola.”
5) E’ prevista la “collaborazione con il ter­zo settore e con le imprese.”
6) E pure il “Servizio civile per la Buona Scuola”

Con questa impostazione la scuola prima di tutto si viene meno all’obbligo costituzionale di garantire a tutti giovani la scuola statale laica e pluralista a garanzia dell’uguaglianza delle opportunità, finanziata con i fondi della fiscalità generale.
Le Istituzioni scolastiche diventerebbero aziende che devono reperire fondi sul mercato vendendo prodotti o servizi attraverso la costituzione di fondazioni in collaborazione con imprese e privati.
In tal modo scuola statale e scuola privata verranno messe definitivamente sullo stesso piano e, oltre a ulteriori finanziamenti alle private erogati in quanto anch’esse sottoposte alla valutazione “Servirà la­vorare per dare alle scuole pari­tarie (valutate positivamente) maggiore certezza sulle risorse loro destinate, nonché garanzia di procedure semplificate per la loro assegnazione.” verrà introdotta anche la detassazione delle spese per le rette di frequenza alle scuole.
Non a caso in tutto il piano non si parla mai di interventi sulla scuola dell’infanzia, che evidentemente, come si evince dal DDL 1260, prima firmataria Puglisi, in corso di approvazione al Senato, è estromessa dal sistema scolastico e inserita in un sistema integrato 0-6 che la relega al ruolo di servizio a domanda e quindi a pagamento.
Il dirigente potrà utilizzare personale volontario controllato da associazioni esterne per attività integrative varie. Ad esempio studenti universitari che sono obbligati a svolgere periodi di stage.
I terzo settore entra trionfalmente nelle scuole come già avvenuto negli ospedali.
In questa ottica anche “Introdurre l’obbligo dell’Alternanza Scuola-Lavoro (ASL) negli ultimi tre anni degli Istituti Tecnici ed estenderlo di un anno nei Professionali, pre­vedendo che il monte ore dei percorsi sia di almeno 200 ore l’anno.” favorirà un’impostazione più aziendalistica che formativa.
Non a caso si prevede di “Diffondere attraverso protocolli ad hoc il programma sperimentale di ap­prendistato negli ultimi due anni della scuola superiore, lanciato nel 2014 in attuazione dell’articolo 8bis del d.l. 104/2013.”
Il tutto condito da amenità come l’inserimento dell’economia fra le materie obbligatorie nelle scuole superiori per sopperire a quello che viene chiamato “analfabetismo finanziario” cioè alla “comprensione dei meccanismi economici e finan­ziari”.
La riproposizione della’informatica e dell’inglese fin dalle elementari unita alla impostazione aziendalistica riconduce con chiarezza al’impostazione delle famose tre i del governo Berlusconi: impresa internet, inglese e a quella della Legge Aprea.

Bruno Moretto, Comitato bolognese Scuola e Costituzione

LA MORTE DELLA DIRIGENZA SCOLASTICA

La campagna ministeriale “la buona scuola” comincia male

LA MORTE DELLA DIRIGENZA SCOLASTICA

DAL D.D.L. 1577 “Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”

 

Art. 10

  1. Il Governo è delegato ad adottare….uno o più decreti legislativi in materia di dirigenza pubblica….I decreti legislativi sono adottati nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:
  2. a) istituzione del sistema della dirigenza pubblica, articolato in ruoli unificati e coordinati…
  3. b) con riferimento all’inquadramento:

   …. istituzione di un ruolo unico dei dirigenti statali….in cui confluiscono i dirigenti di cui all’articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 30/3/2001, n. 165…; esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica; …..

 

Davvero l’Italia si conferma il Paese delle contraddizioni: mentre parte la campagna “La buona scuola” si espellono i dirigenti scolastici dalla dirigenza statale…..

Dal momento che è del tutto evidente che solo un incompetente o chi non vuol male alla scuola può pensare di collocare alla gestione delle istituzioni scolastiche attuali una “figurina” di livello non dirigenziale, la domanda è: “perchè ?” (nel testo del DDL non viene fornita alcuna motivazione).

Ora, dal momento che, se alla base del DDL 1577 ci fosse la “buona politica”, una scemenza del genere non sarebbe mai stata scritta, la risposta va cercata da qualche altra parte.

Il fortissimo sospetto è che a condizionare la scrittura dell’Art. 10 non ci sia affatto la buona politica ma interessi corporativo-sindacali inconfessabili, volti a difendere le posizioni dei “dirigenti ministeriali”, quelli che si auto-definiscono i “dirigenti veri” (detti talvolta “burosauri”), che godono della contiguità col potere politico. E il motivo si evince chiaramente: i “burosauri” sono pochi; i dirigenti scolastici invece siamo circa 8.000; se il nuovo “ruolo unico” comprendesse tutti gli attuali dirigenti, i denari stanziati per remunerare la dirigenza statale andrebbero ripartiti su una platea ben maggiore; così invece….. ; di qui la morte, dopo 14 anni, della dirigenza scolastica.

Dunque non di buona politica si tratta ma di qualcosa che inevitabilmente fa venire alla mente ciò che taluni politici poco raffinati chiamano “porcata” (anche se cercheranno di mascherare questa partita di giro con motivazioni le più strampalate: “ma voi non siete dirigenti veri”; “siete atipici” etc).

Siamo atipici? A titolo ricognitivo riporto una brevissima sintesi dei contenuti della dirigenza scolastica (forse la più “pura” del sistema pubblico).

1) Lavoratori alle “dipendenze”: mediamente fra 70 e 130 lavoratori, fra docenti, personale amministrativo, tecnico e collaboratori (trovate un altro dirigente pubblico con una simile ambito lavorativo…).

2) Datore di lavoro. L’espressione “lavoratori alle dipendenze” è corretto, infatti il DS è, ai fini della sicurezza, è equiparato al “datore di lavoro” (quanti altri dirigenti statali hanno questo privilegio?). Per farvi un’idea pensate alle responsabilità derivanti dal dover rispondere di infortuni, danni etc in edifici scolastici non di rado in condizioni indecenti.

3) Dimensioni strutturali: mediamente tra i 700 e 1300 alunni, spessissimo distribuiti su più edifici scolastici e più comuni (pensate alla quotidiana valanga di problemi gestionali, sociali, logistici, di sicurezza etc connessi con un tale sovraffollamento).

4) Organi interni:

  • consigli di intersezione, interclasse e di classe, per una media fra le 80 e 190 sedute ogni anno scolastico;

  • collegio dei docenti, con una media di 10-12 sedute/anno;

  • consiglio d’istituto: 10 sedute/anno;

  • GLH (oggi GLI, organi dedicati all’inclusione degli alunni con bisogni educativi speciali); media: 20-30 sedute/anno, tra istituzionali e operative;

  • dipartimenti, giunta esecutiva, comitato di valutazione del servizio, RSU etc.

5) Relazioni interistituzionali con:

a) sindaci/presidenti di provincia; assessori: istruzione, servizi sociali e LL.PP.;

b) operatori socio-sanitari: in media da 2 a 7, suddivisi fra ASL e strutture convenzionate;

c) amministrazioni territoriali: INAIL, INPS, Agenzia delle entrate, Uffici scolastici territoriali etc;

d) sindacati;

e) una lista indefinibile di associazioni, cooperative, società, enti etc.

6) Materie di competenza:

a) giuridico-ordinamentali, amministrativo-contabili, privacy, amministrazione trasparente, relazioni sindacali (NB: il DS è parte pubblica nella contrattazione d’istituto), etc;

b) gestionali-relazionali-organizzative;

c) didattiche e psicopedagogiche, docimologico-valutative;

d) inclusione scolastica (L. 104/1992, Dir. M. 27/12/2012 e CC.MM. collegate);

e) igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro (D.L.vo 81/2008), edilizie e persino impiantistiche;

d) cultura generale: praticamente illimitata, dall’Aoristo al bosone di Higgs.

 

PS: in molti sostengono che la scelta corporativa di espellere i dirigenti scolastici dalla dirigenza statale goda dell’appoggio dei sindacati cui sono iscritti molti dei dirigenti ministeriali; quegli stessi sindacati che, nello stesso tempo, dichiarano di tutelare i DS (se le cose stanno così, con che faccia….) .

Per saperne di più confronta la nota ASASI (associazione delle scuole autonome della Sicilia): http://www.asasicilia.org/attachments/article/191/asasi%20405.pdf

 

Il presidente provinciale

Giuseppe Guastini

BLOCCO CONTRATTAZIONE NEL PUBBLICO IMPIEGO: LA STORIA SI RIPETE

BLOCCO CONTRATTAZIONE NEL PUBBLICO IMPIEGO: LA STORIA SI RIPETE
Basta pensare alla PA come spesa improduttiva

Roma, 4 settembre 2014. “Dopo le anticipazioni contenute nel Documento di Economia e Finanza
(DEF) della scorsa primavera, ieri il Ministro Madia ha annunciato il blocco della contrattazione
collettiva nel pubblico impiego anche per tutto il 2015. Non ci sono risorse, sostiene il Ministro”
commenta Silvestre Bertolini, Presidente CIDA-Manager e Alte Professionalità per l’Italia, il
soggetto che rappresenta unitariamente a livello istituzionale i dirigenti pubblici e privati.
“Dopo le riduzioni retributive (nominali e sostanziali), i tetti alle retribuzioni stesse e i tagli degli
organici (per oltre 300.000 unità di dipendenti pubblici, dirigenti compresi) continua il blocco della
contrattazione che data ormai dal 2010” – prosegue Bertolini, che aggiunge: “Con il 2015 si
arriverebbe a sei anni di moratoria contrattuale e ad una perdita media pro capite di circa 5.000
Euro (di gran lunga superiore per dirigenti e in parte per le alte professionalità). Si pretende
(giustamente) impegno, dedizione e professionalità da tutti i pubblici dipendenti ed in primis dai
dirigenti e dalle alte professionalità, ma sono anni che lo stesso personale viene “colpito” sia sul
versante normativo che del trattamento economico”.
“Pur consapevoli dello stato di difficoltà delle finanze pubbliche e dell’economia reale – precisa il
Presidente CIDA – riteniamo che non si possa procedere ulteriormente su questa strada. Deve
esservi una inversione di tendenza perché le pubbliche amministrazioni (e i loro dipendenti) non
sono una spesa improduttiva, ma “titolari” di una funzione strategica per il buon andamento del
sistema Paese”.
“Occorre dare finalmente attuazione ai meccanismi di riconoscimento del merito in tutti i comparti
ed aree della pubblica amministrazione” – conclude Bertolini – “così come previsto da accordi
Governo-Parti Sociali. Infine è necessario tener presente che l’assenza di incrementi retributivi,
seppure selettivi, rischia di alimentare ulteriormente la spirale deflattiva”.

CIDA – Manager e Alte Professionalità per l’Italia è la Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a
livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato.
Le Federazioni aderenti a CIDA sono: Federmanager, Manageritalia, FP-CIDA, CIMO-ASMD, Sindirettivo, FENDA, FNSA,
Federazione 3° Settore CIDA, FIDIA, SAUR

La buona scuola o la turboscuola?

La buona scuola o la turboscuola?

Come è sin troppo noto la scuola è stata oggetto negli ultimi anni di una serie di sperimentazioni che ne hanno aggravato fortemente lo stato di difficoltà o a volte di degrado.

Il governo ci propone ora una mutazione complessiva della scuola basata sullo scambio fra la promessa di consistenti immissioni in ruolo e l’introduzione di quanto da anni viene predicato: rafforzamento del potere dei dirigenti, divisione del personale sulla base del “merito”, taglio degli scatti di anzianità ecc.

Nel merito la CUB Scuola Università Ricerca rileva che non vi alcun legame NECESSARIO fra il riconoscimento del diritto ad un posto stabile per i colleghi e le colleghe precarie che da decenni, per ammissione dello stesso Renzi, subiscono un trattamento indecente e il pacchetto di misure che il governo intende attuare.

Al contrario, noi riteniamo possibile  e doveroso che le immissioni in ruolo su tutti i posti necessari a garantire l’ordinato funzionamento della scuola siano realizzate immediatamente come prova di un’effettiva disponibilità a cambiare la situazione. E’ una misura tecnicamente possibile visto che si fanno di norma immissioni in ruolo ai fini giuridici alle quali segue di un anno quella a fini economici. Sarebbe una misura di giustizia giacché garantirebbe serenità ai colleghi che finalmente vedrebbero riconosciuti i loro diritti.

Per quanto riguarda invece l’organizzazione della scuola, le retribuzioni, i diritti si tratta di un assieme di proposte che sono, per alcuni versi, vaghe , per altri, da rispedirsi seccamente al mittente.

Ci domandiamo, infatti:

  • come potrebbe essere garantita la libertà di insegnamento in una scuola dove spetterebbe ai superiori gerarchici premiare e punire gli insegnanti

  • come si possano bloccare le retribuzioni, tagliate ormai da molti, troppi, anni e pretendere di legare gli aumenti al “merito”, pagati con il taglio degli scatti di anzianità, ponendo i colleghi e le colleghe in competizione fra di loro

  • come si possa difendere il carattere pubblico della scuola quando si apre la gestione delle scuole e il loro finanziamento ai privati

Sin da ora la CUB Scuola Università Ricerca, nei primi collegi docenti, nelle assemblee sindacali, nelle molte iniziative che si stanno sviluppando si impegna per lo sviluppo di una grande mobilitazione dei lavoratori della scuola. Il governo ci chiede di esprimerci, non lo deluderemo.

Per la CUB Scuola Università ricerca
Il Coordinatore Nazionale
Cosimo Scarinzi

Piano scuola: bene le assunzioni Ora il contratto

Piano scuola: bene le assunzioni
Ora il contratto

Il documento del Governo “La buona scuola” recepisce alcune proposte che la FLC CGIL ha presentato negli ultimi due anni. Prima fra tutte la proposta di assunzione di 150 mila docenti che avvia la soluzione del problema del precariato. Sono anni che chiediamo la copertura dei posti disponibili. Quindi è una buona notizia. C’è però bisogno di avere certezze sulle risorse effettivamente disponibili. Positive sono anche: l’istituzione dell’organico funzionale, l’eliminazione delle “molestie burocratiche”, la restituzione del tempo pieno, la riforma degli organi collegiali.

Negativo nel documento è l’assenza di qualunque riferimento al rinnovo del contratto, fermo da 7 anni, nonostante si prefiguri un ridisegno di profili professionali e di materie regolate dal contratto. Né si fa riferimento al sindacato come interlocutore privilegiato sulle materie inerenti il rapporto di lavoro o come interlocutore tout court nella consultazione (ben venga) che si intende lanciare sulla proposta. Nelle stesse ore in cui è stato proposto il piano scuola la Ministra Madia ha annunciato che non ci sono le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici.

Molte critiche esprimiamo anche sull’abolizione totale delle anzianità e sui criteri che si intendono introdurre nelle progressioni delle carriere che sono farraginosi, incerti nel chi valuta che cosa, ispirati a logiche competitive per premiare una parte ed escludere altri docenti definendo in anticipo la percentuale dei cosiddetti meritevoli. Si impostano le carriere sulla valutazione individuale dei singoli docenti e non incentivando il lavoro in team che può consentire un’effettiva innovazione dei modelli didattici e pedagogici della scuola. Peraltro le risorse sono le stesse degli scatti. Non vi è alcun riferimento al personale ATA la cui funzione è determinante per migliorare l’offerta formativa.

Un’ulteriore ingiustificata assenza è l’elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni mentre si piega l’istruzione ai bisogni delle imprese proponendo un modello di scuola che indebolisce la sua funzione sociale e democratica.

Attiveremo iniziative in tutti i territori e siamo pronti al confronto con il Governo ma anche alla lotta se non si ascolteranno le ragioni dei lavoratori. Deve essere chiaro che i punti di partenza devono essere certezze di risorse, rinnovo del contratto nazionale e una scuola non piegata alle logiche aziendaliste.

Un piano molto ambizioso che leggeremo con attenzione per verificarne l’attuabilità

Di Menna: Un piano molto ambizioso che leggeremo con attenzione per verificarne l’attuabilità

On line le proposte del Governo sulla scuola

Sostegno Uil alle misure per il superamento del precariato. Risorse nero su bianco nella legge di Stabilità. Serve un contratto innovativo. Sbagliato pensare di premiare una percentuale prefissata del 66% di insegnanti, eliminando la progressione economica dell’altro 33%. Per gli insegnanti centrale il lavoro che si fa in classe.

 

Un piano molto ambizioso che leggeremo con attenzione per verificarne l’attuabilità – è il commento del segretario generale della Uil Scuola Massimo Di Menna dopo la pubblicazione on line delle proposte del Governo sulla scuola. C’è un impegno del Governo di mettere risorse perla scuola già nella legge di Stabilità – sottolinea Di Menna. Verificheremo l’entità.

La risposta che viene data al precariato e alla formazione iniziale degli insegnanti è quella giusta, che noi indichiamo fa tempo. Immissioni in ruolo e organico funzionale stabile per dare certezza e continuità alle scuole e al personale. Formazione iniziale assegnata alle scuole e agli insegnanti. Sono misure finalizzate a non creare nuovo precariato.

Non è escluso – rileva Di Menna – che il provvedimento i 150 mila immissioni in ruolo potrà riscontare difficoltà in fase di definizione del decreto legge. Il provvedimento ha tutto il nostro sostegno.

Sul riconoscimento dell’impegno e della professionalità degli insegnanti siamo disponibili ad affrontare il negoziato ma – precisa il segretario generale della Uil Scuola – per un contratto innovativo che veda, riconosciuta l’anzianità di servizio (così come avviene in tutti i paesi europei) ed elementi di riconoscimento professionale, per quello che è il cuore della funzione docente, il lavoro in aula con gli studenti – serve la decisione del Governo di rinnovare i contratti e di non continuare con il blocco delle retribuzioni.

La proposta presentata nel documento del Governo non va – continua Massimo Di Menna – pensare di prevedere un incremento, per una percentuale prefissata del 66% di insegnanti, eliminando la progressione economica dell’altro 33%, non solo è sbagliata perché predefinisce una quota sulla base di una ipotetica graduatoria ma può determinare tra gli insegnanti un clima di contrapposizione, di cui non c’è bisogno, tra chi fa funzionare la scuola con grande impegno.

Va assolutamente ripensato – secondo la Uil Scuola – l’orientamento del Governo a bloccare i contratti e le retribuzioni dei pubblici dipendenti, cosa – spiega Di Menna – che contrasta con l’esigenza di andare a settembre 2015 con un nuovo contratto definito, per il quale la legge di Stabilità deve prevedere le risorse finanziarie.

Sulla parte della scuola dell’autonomia sarà necessario assicurare la centralità della funzione docente in materia di didattica e di definizione dell’offerta formativa; pensare agli insegnanti , come appare nel documento, come esecutori dei dirigenti non è la soluzione per una scuola di qualità.

La scuola di qualità, ripetiamo, è quella in cui la cultura, la ricerca didattica, l’accoglienza e il rigore, le capacità relazionali, garantiti dagli insegnanti sono la base dei processi di crescita degli studenti.

Ci sono spunti innovativi del sistema scolastico sicuramente interessanti – conclude Di Menna – che approfondiremo, dando voce a quei tanti che, già nelle scuole, con la loro esperienza e impegno, attuano attività innovative, frutto di impegno e di ricerca didattica, e che fino ad ora sono state riconosciute poco dal sistema scolastico.

Assunzioni di massa on-line ma non in Consiglio di Ministri

Il furbone Renzi promette assunzioni di massa on-line ma non in Consiglio di Ministri. Altro che consultazione democratica! Non sa dove trovare i soldi e non osava dirlo a Padoan

E intanto rilancia la scuola dei presidi-padroni, liberi di assumere e di licenziare, e la concorrenza tra docenti ed Ata per qualche spicciolo, con i contratti bloccati per l’eternità

Sabato 6 il nostro Esecutivo Nazionale deciderà le forme di lotta in difesa della scuola pubblica e dei suoi lavoratori/trici
Ma che gran furbone il Renzi, che colossale venditore di fumo, altro che il Berlusca! Cancella il CdM strombazzato da settimane che doveva decidere provvedimenti “epocali” per la scuola e mischia, on-line tanto non costa niente, promesse mirabolanti a ignobili proposte per scuole dominate da presidi-padroni liberi di assumere e licenziare e per scatenare lotte concorrenziali tra docenti ed Ata per qualche spicciolo in più, mentre i contratti restano bloccati a vita. Il furbone pensa che, grazie alla promessa di assunzioni di massa di precari, tutto il resto passerà in cavalleria. Le assunzioni di tutti i precari (che non sono i 150 mila delle GAE, ma molti di più) sarebbero la compensazione doverosa per tanti anni di discriminazioni e aleatorietà di vita, tanto più che nel prossimo triennio circa centomila docenti ed Ata andranno in pensione. Perché, invece di nascondersi dietro una fantomatica  discussione per due mesi, Renzi non è andato in CdM, rendendo realtà la promessa e richiedendo i circa 4 miliardi annui necessari per attuarla (un precario costa in media un 30% in meno di uno “stabile”) nella Finanziaria di novembre? Perché avrebbe dovuto avere il via libera di Padoan e di Draghi, nonché subire l’assalto degli altri ministri che avrebbero richiesto somme analoghe. Così, invece, potrà a gennaio fare marcia indietro, dando la colpa alle ristrettezze finanziarie. Ma, coperte da questo fumo, le 130 pagine nascondono le seguenti “chicche”, citando solo quelle che risaltano di più ad una prima rapida lettura:
1) In futuro le assunzioni avverranno solo per concorso, quel meccanismo corrompente che nessuna garanzia dà veramente sulle competenze; e solo per gli abilitati mediante una sorta di laurea abilitante che andrebbe anche bene (almeno sulla carta) se non fosse a numero chiuso e se non servisse anche ad accorpare enormemente cattedre e competenze, mischiando materie “affini”.
2) Finalmente i presidi otterrebbero il potere assoluto mediante l’assunzione diretta (e conseguenti licenziamenti) di docenti ed Ata). E’ scritto che, per realizzare, la “piena autonomia” scolastica, serve “schierare la squadra con cui giocare la partita dell’istruzione”, cioè chiamare a scuola i docenti e gli Ata che il preside-padrone, dopo “consultazione collegiale”, riterrà più adatti.
3) Riparte la geremiade sul presunto “merito”, quel quid che nessun ministro o governo è mai riuscito a spiegare cosa sia esattamente per i docenti e gli Ata. Avvio dal prossimo anno del Sistema di valutazione nazionale, con la sedicente autovalutazione delle scuole che in realtà significherà l’imposizione dei criteri degli Invalsiani, quelli della scuola-quiz, nonché l’intervento assillante degli ispettori ministeriali. E in aggiunta, verrà imposto dal 2015-6 il Registro nazionale del personale, che farà lo screening delle sedicenti “abilità” di ognuno/a, fissandole in un Portfolio individuale su cui verranno conteggiati i presunti “crediti” professionali dei singoli. E sulla base del Portfolio e dei crediti i presidi assumeranno ma anche premieranno, perché per gli scatti stipendiali si procederebbe in parte per anzianità ed in parte per presunto merito con graduatorie di istituto, in base alle quali il 66% dei “migliori” (data l’aleatorietà dei criteri, sarà il preside ad avere la parola decisiva) avrà uno scatto ogni 3 anni (sempre con il permesso di Padoan e di Draghi).
4) In questo quadro finisce per preoccupare persino l’annunciata “eliminazione della burocrazia scolastica” (un’altra “rottamazione”?) se significherà, come scritto, lasciare carta bianca alla decisionalità dei “presidi in rete”, trasformati in Amministratori delegati alla Marchionne, possessori delle scuole e del personale.
5) C’è poi un’accorata sollecitazione agli investimenti privati, in un quadro di potenziamento “dei rapporti con le imprese”, non solo alle aziende vere e proprie, a cui si promettono forti sconti fiscali, ma anche al “microcredito” dei cittadini, con raccolte “popolari” di soldi, visto che il finanziamento pubblico da solo “non ce la fa”. E toccherebbe ai genitori farsi avanti con altri quattrini. E la fuoriuscita per stages lavorativi (gratuiti) in azienda dovrà divenire la regola alle superiori. La “didattica lavorativa” sarà resa “sistemica”, verso una scuola-fabbrica.
5) Per incentivare al massimo la concorrenza tra docenti, si torna ai “formatori” contro cui nacquero i Cobas. Si chiameranno “innovatori naturali” coloro che invece di insegnare si occuperanno della formazione e dell’aggiornamento, che diverrà obbligatorio e conterà molto per i “crediti”. Ovviamente i tizi otterranno meriti e soldi in più. Cosa che accadrà anche per il “docente mentor” un supervisore della valutazione della scuola e del singolo, nonché per le attività di “formazione”.
Insomma, in attesa che, sull’unico punto potenzialmente positivo del programma -, e cioè l’assunzione al 1 settembre 2015 di 150 mila precari – un CdM prenda un preciso impegno legislativo a investire nella imminente Finanziaria i 4 miliardi annui necessari, ci apprestiamo a respingere al mittente il resto, con l’aiuto dei tanti docenti, Ata, studenti e cittadini che non si lasceranno ingannare dal novello Berlusconi. Quindi, sabato 6 settembre riuniremo il nostro Esecutivo nazionale per decidere le iniziative di protesta e di lotta in difesa della scuola pubblica e dei suoi lavoratori/trici, anche tenendo conto della decisione già presa da molte organizzazioni studentesche che hanno convocato per il 10 ottobre uno sciopero nazionale degli studenti.

Linee guida, rendere credibili e praticabili le proposte

Scrima: “Linee guida, rendere credibili e praticabili le proposte”

Un documento corposo, ricco di dati e di elaborazioni, carico di ambizioni e su cui siamo pronti a confrontarci da subito, anche tenuto conto che molte delle questioni rientrano nell’ambito della disciplina contrattuale, come le stesse linee guida riconoscono in premessa alle proposte di intervento sul cosiddetto stato giuridico.

Sono infatti materia contrattuale gli orari di lavoro, la formazione in servizio, i trattamenti economici. Tutti punti sui quali le proposte del governo costituiscono una base di discussione che ci auguriamo si apra quanto prima nella sede giusta, che è quella del rinnovo contrattuale. Per questo non può passare inosservato il fatto che alla pubblicazione delle linee guida faccia riscontro l’ipotesi di un ulteriore blocco dei contratti pubblici formulata oggi in Parlamento dalla ministra Madia.

La complessità del documento comporta che tutti i temi vadano attentamente esaminati e approfonditi per una più compiuta valutazione; per restare a quelli di maggiore impatto, come le assunzioni (cui viene dedicato circa un terzo dell’intero documento) e le carriere dei docenti, gli obiettivi indicati sono indubbiamente suggestivi, ma i criteri alla base di alcune proposte sollevano non poche perplessità.

Sulle carriere, sono le stesse elaborazioni del governo a dimostrare che gli scatti di anzianità sono fin qui serviti a tutelare livelli retributivi tra i più bassi d’Europa: non è pertanto accettabile che vengano totalmente cancellati per consentire di finanziare benefici che vanno solo a una parte della categoria. Criteri nuovi, legati al merito, devono essere integrativi e non sostitutivi di un riconoscimento delle anzianità che avviene peraltro in tutti gli altri paesi d’Europa.

Sulle assunzioni, tema delicato perché investe le aspettative di migliaia e migliaia di persone, è scontato che si condivida l’obiettivo di una stabilizzazione del lavoro precario, da sempre rivendicata dalla Cisl Scuola. Ora il governo si impegni a garantire da subito, nella legge di stabilità per il 2015, le risorse necessarie per far fronte agli impegni annunciati: ne va della credibilità di un’operazione nella quale è troppo alto il rischio di alimentare illusioni e delusioni.

Roma, 3 settembre 2014

Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola