Tutti gli articoli di Edscuola

Stipendi, la grande incertezza

da ItaliaOggi

Stipendi, la grande incertezza

Il Tesoro al lavoro sulla platea. Intanto i sindacati rivendicano il rinnovo del contratto. Detrazioni a scalare dai 25mila euro lordi. Forse 30mila.

Alessandra Ricciardi

La scuola, con il suo milione di dipendenti, è certamente il settore pubblico più interessato al piano da 10 miliardi di agevolazioni sui redditi da lavoro. Su cui però le incertezze abbondano: al Tesoro stanno ancora definendo la platea e la soglia da cui far partire la detrazione che consenta di avere mille euro netti in più l’anno: fissata a 25 mila euro (lordi) l’anno dal premier Matteo Renzi nel corso della conferenza stampa della scorsa settimana, potrebbe anche salire a 30 mila, con la detrazione a scalare inversamente proporzionale al reddito.

Sarebbe questa l’ultima ipotesi a cui starebbero lavorando tra palazzo Chigi, Tesoro e ministero dell’istruzione. Un bel colpo, soprattutto in vista del voto delle europee. Se così fosse, nella scuola gli interessati sarebbero ancora di più di quelli finora stimati: sotto i 25 mila euro lordi l’anno, per un netto mensile di circa 1500 euro, ci sono tutti gli assistenti tecnici e amministrativi e la metà dei docenti fino alla primaria, un terzo dei docenti delle secondarie. Complessivamente oltre la metà dei lavoratori ella scuola. Se la soglia dovesse arrivare con la riduzione del cuneo fiscale a redditi netti di circa 1700 euro, l’aumento in busta paga salirebbe: per esempio nella primaria e infanzia riguarderebbe quasi tutti. Ma si tratterebbe di un aumento ridotto rispetto agli 85 euro mensili di cui ha parlato Renzi in conferenza stampa. Per mettere a punto l’intervento ci sono altri 20 giorni di tempo, visto che in busta paga la nuova detrazione dovrà scattare per il mese di maggio.

L’annuncio dell’agevolazione sui redditi medio-bassi è stata salutata con favore da tutti i sindacati della scuola. Che però hanno subito messo le mani avanti: non si tratta di aumenti che possono far passare nel dimenticatoio il rinnovo del contratto. Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals -Confsal e Gilda chiedono infatti che il contratto sia rinnovato, avendo chiare scadenze, risorse e criteri. Una partita, questa, che già nei prossimi giorni dovrebbe vedere un primo step con il recupero degli scatti di anzianità su cui l’Aran, l’agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego, dovrà avviare la trattativa con i sindacati. Il relativo decreto legge è infatti in fase di conversione alla camera, dove il sottosegretario all’istruzione, Gabriele Toccafondi, ha dichiarato di voler trovare una diversa copertura per il futuro: l’attuale, che prevede per le risorse mancati l’utilizzo del fondo per l’offerta formativa, non è più ritenuta percorribile. Da 1,3 miliardi di euro, nel giro di pochi anni il fondo del Mof si è quasi dimezzato. La partita più cospicua, e più delicata riguarda però il rinnovo delle retribuzioni base di tutta la scuola, compresa quella dei dirigenti. L’unica in grado di dare concretezza, dicono le sigle sindacali, a quell’annuncio di centralità dell’istruzione nell’agenda di governo che è diventato lo slogan di Renzi. La sola edilizia scolastica, pur fondamentale (anche su questo i sindacati sono concordi), non basta.

Il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, ha più volte avuto modo di dire che se l’anzianità di servizio, i cosiddetti scatti, deve avere il suo riconoscimento nel futuro contratto altrettanto deve averlo il merito. E che non ha senso scindere la valutazione dei prof dal rendimento degli alunni. Indicazioni chiare, che aprono a una stagione certamente impegnativa per il confronto nella scuola.

Quota 96’, ecco perché la Ragioneria ha detto no

da Tecnica della Scuola

Quota 96’, ecco perché la Ragioneria ha detto no
di A.G.
I motivi del diniego sono contenuti nella relazione tecnica al parere, nella quale si valutano in circa 400 milioni di euro i fondi necessari all’Inps sino al 2018 per finanziare l’operazione: non può considerarsi idonea una copertura finanziaria di oneri certi con economie di entità eventuale ed incerta. La Uil si appella al Governo: serve una soluzione. Lo stesso auspicio del ministro Giannini, che però si appella al Mef.
Non è “idonea una copertura di oneri certi con economie di entità incerta”. È quasi un gioco di parole quello che utilizza la Ragioneria Generale dello Stato per negare, ancora una volta, le coperture del testo unificato che avrebbe dovuto risolvere il caso di circa 4mila insegnanti oggetto della cosiddetta “quota 96”: i 4mila dipendenti della scuola che a causa della riforma Fornero non erano riusciti ad andare in pensione nonostante i requisiti.
La motivazione del diniego è riportata nella relazione tecnica della ragioneria statale al parere, nella quale si valutano anche in 35 milioni di euro nel 2014, 105 milioni nel 2015, 101 milioni nel 2016, 94 nel 2017 e 82 nel 2018 gli oneri che l’Inps avrebbe dovuto sostenere per “coprire” l’operazione.
“Allo stato – si legge ancora nel parere della Ragioneria generale dello Stato – non risultando economie accertate a consuntivo che possano fare fronte ai maggiori oneri valutati per l’attuazione del provvedimento, non può considerarsi idonea una copertura finanziaria di oneri certi con economie di entità eventuale ed incerta”.
La notizia, che non è certo clamorosa, visti i precedenti, non farà di certo piacere ai diretti interessati. E nemmeno ai sindacati. Al momento si registra la reazione della Uil Scuola. Che, attraverso il segretario generale della, Massimo Di Menna, auspica che “il Governo intervenga per trovare una soluzione alla vicenda. La Ragioneria dello Stato non ritiene idonea la copertura. La Uil protesta per questo modo di procedere. Il Governo – conclude il sindacalista – dia certezza di soluzione”. L’unica certezza, però, è che dal 1° gennaio 2012 per i lavoratori della scuola, a meno che non siano soprannumerari e posseggano i requisiti pensionistici del regime Damiano, non vi sono deroghe alla riforma Fornero.
In serata, arriva anche il commento contrariato del primo “inquilino” di Viale Trastevere: “Auspico – ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini – che il ministero dell’Economia consenta al Parlamento di trovare una soluzione che permetta a questi insegnanti di non restare nel guado e nell’incertezza”. Intanto, però, il tempo passa. E se continua di questo passo, i “Quota 96” andranno in pensione con i requisiti della nuova riforma…

Ghizzoni su “Quota 96”: Fumata nera. “E io sono nerissima”

da Tecnica della Scuola

Ghizzoni su “Quota 96”: Fumata nera. “E io sono nerissima”
di Pasquale Almirante
Manuela Ghizzoni, la deputata Pd e prima firmataria della Pdl 249, volta a risolvere la ormai “disgraziata” vicenda del personale della scuola “Quota 96”, impigliati nella riforma Fornero sulle pensioni, si sfoga sul suo blog, facendo pure la sintesi della bocciatura del provvedimento
“Amarezza e frustrazione”, scrive la deputata Pd sul suo blog, ma nonostante la relatrice Saltamartini abbia “smussato molte obiezioni”, sollecitando “il governo ad esprimersi favorevolmente”, esso al “contrario, ha dato parere negativo alla copertura individuata, perchè non è possibile certificare eventuali risparmi atti a sostenere la nostra disposizione”, quella dell’uscita cioè dei 4000 lavoratori della scuola che pur avendo il diritto alla pensione sono rimasti nel pelago mare. Nulla da fare dunque per i Q96 e così l’ennesima speranza si allontana come la barca di Ulisse da Itaca: altre tempeste? Tuttavia, scrive sempre Ghizzoni, che da anni si è fatta paladina appassionata dei “Quota 96”: “la relatrice allora ha proposto a tutti i gruppi, dato il loro consenso sulla pdl 249, di sottoscrivere un atto politico congiunto (una risoluzione) per impegnare il governo a trovare una soluzione e cioè una idonea copertura”. Si cercano di imbrigliare i venti a quanto pare, individuando nella ulteriore proposta della on. Saltamartini una sorta di “estremo tentativo” per spronare il governo a non lasciare la barca alla deriva. In ogni caso, sintesi di tutta la vicenda, ancora una volta non c’è nulla da fare per i “Quota 96” e le proteste e le indignazioni, espresse sia dall’on Marzana e sia dall’on Ghizzoni, purtroppo rimangono tali, mentre la furia della mancanza di soldi e quindi di coperture finanziarie adeguate sballotta l’imbarcazione dove loro malgrado sono trasportati e stipati questi lavoratori della scuola. “Personalmente”, scrive Ghizzoni sul suo blog, “ho aggiunto che: non mi è mai capitato di vedere una sostanziale coincidenza di opinioni tra i diversi gruppi parlamentari nel voler dare soluzione ad un problema e tuttavia non giungere a detta soluzione. Ci dia, il Governo, una soluzione alternativa se la nostra copertura è inadeguata! Questo cos’è, se non il fallimento della politica?? Se l’opinione della RdS e del MEF è più forte dell’indirizzo politico espresso dai gruppi politici, che ci stiamo a fare? Il presidente Boccia ha quindi chiuso la seduta calendarizzando per martedì prossimo questa risoluzione di indirizzo al Governo”. Se per un verso dunque tutto l’olimpo della politica è praticamente disposto a risolvere la faccenda, il Governo non si fida delle certificazioni delle risorse a copertura individuate, per cui volta le spalle, lasciando che la faccenda ancora si protragga: ma fino a quando, visto che già è scaduto il termine ultimo per la presentazione delle domande di quiescenza.

Decreto scatti, la Uil guarda avanti: ora si passi al rinnovo del contratto

da Tecnica della Scuola

Decreto scatti, la Uil guarda avanti: ora si passi al rinnovo del contratto
di A.G.
Il sindacato: ora il Governo invii subito l’atto di indirizzo all’Aran per chiudere la vicenda e consentire a chi matura l’aumento per anzianità di avere in busta paga gli incrementi. Subito dopo si apra un confronto per il riconoscimento professionale dei lavoratori nella sede naturale: il rinnovo contrattuale. Ma servono i soldi.
Negli ambienti sindacali c’è moderata soddisfazione per il via libera definitivo al decreto sugli scatti stipendiali. Per ora l’unica reazione è quella della Uil Scuola. Secondo cui con “il decreto si ripristina la progressione economica per anzianità che era stata bloccata dai Governi Berlusconi, Monti, Letta, si avvia a soluzione il riconoscimento dell’anzianità per l’anno 2012 e si risolve la questione delle posizioni economiche del personale Ata. Si mette, infine, la parole fine al ‘pasticcio’ del recupero dei 150 euro”.
Secondo Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, “ora il Governo invii subito l’atto di indirizzo all’Aran per concludere definitivamente la vicenda e consentire a chi matura l’aumento per anzianità di avere in busta paga gli incrementi. L’atto di indirizzo è pronto. E’ rimasto chiuso nei cassetti dei ministeri – aggiunge Di Menna – non si perda ulteriore tempo. La Uil è impegnata a concludere in 24 ore il negoziato”.
Perché per la Uil, “risolta tale questione è necessario aprire un confronto Governo–sindacati in tempo utile per il riconoscimento professionale dei lavoratori della scuola nella sede naturale che è il rinnovo contrattuale. Per questo occorre che la centralità della scuola pubblica veda un adeguato piano finanziario in grado di riconoscere e motivare l’impegno professionale del personale”.
Oltre a quello del finanziamento, a nostro avviso c’è però almeno un altro nodo da sciogliere: a chi andranno gli aumenti? I sindacati vorrebbero che una base di scatti continuasse ad essere concessa a tutto il personale. Con i più meritevoli che subentrerebbero in seconda battuta. Ma il Governo sarà d’accordo?

A chi tocca la cattedra orario esterna ex novo dello stesso Comune?

da Tecnica della Scuola

A chi tocca la cattedra orario esterna ex novo dello stesso Comune?
di Lucio Ficara
Ecco le regole da seguire per individuare chi deve avere l’assegnazione sulle cattedre che nascono ex novo ma su scuole situate all’interno dello stesso Comune.
È tempo di organici e di graduatorie interne d’Istituto per individuare i possibili docenti soprannumerari, nelle scuole i docenti e il personale fanno i calcoli e le proiezioni di chi potrebbe rischiare il posto, ma anche di chi sarebbe chiamato a ricoprire una cattedra orario esterna che, fatti i conti, si verrebbe a formare ex novo.  Cosa si intende per cattedra orario esterna ex novo? Si tratta di quelle cattedre che, a causa di una contrazione di ore nell’organico di diritto di una scuola, si andrebbero a formare con un completamento orario esterno di qualche ora in altra scuola. Se la composizione di questa cattedra dovesse avvenire tra scuole dello stesso Comune, si tratterebbe di una cattedra orario esterna formata ex novo nello stesso Comune. A chi toccherebbe ricoprire la titolarità di questa tipologia di cattedra? Da quale graduatorie si dovrebbe attingere per l’assegnazione di tale titolarità. Incominciamo con il dire che  la cattedra orario esterna che si forma ex novo, e dunque per la prima volta rispetto all’organico dell’anno precedente, dovrà essere assegnata ad uno dei docenti già titolari nella scuola ed in servizio su cattedra interna nel corrente anno scolastico. Tale assegnazione avrà carattere annuale e dovrà avvenire tenendo conto della graduatoria interna d’istituto formulata ai sensi del successivo comma 3 dell’art. 23, aggiornata con i titoli posseduti al successivo 31 agosto e ai sensi del comma 11 dell’art. 23, riferito ai titolari trasferiti dal successivo primo  settembre. Bisogna sottolineare che la graduatoria interna d’Istituto da cui attingere per identificare chi dovrà ricoprire la cattedra esterna ex novo, formatasi all’interno dello stesso Comune, non è la stessa graduatoria interna redatta per individuare i perdenti posto, da cui per altro sono esclusi tutti coloro che godono dei benefici di precedenza ai sensi dell’art.7 comma 2 del CCNI sulla mobilità del 26 febbraio 2014. Nella graduatoria interna d’Istituto per individuare il titolare destinatario della cattedra orario esterna dello stesso Comune, si troveranno graduati anche i beneficiari di precedenza di cui sopra, che come specificato nel comma 3 punto c) dell’art.7 mantengono il diritto all’esclusione dalla graduatoria per l’attribuzione della cattedra orario esterna costituitasi ex novo, esclusivamente per le cattedre orario costituite tra scuole di comuni diversi (o distretti sub comunali diversi). In buona sostanza gli esclusi dalle graduatorie interne d’Istituto per i perdenti posto, ai sensi dell’art.7 comma 2 del contratto di mobilità per l’anno scolastico 2014-2015, continueranno ad essere esclusi anche per l’assegnazione di cattedre orario esterne su Comuni diversi o distretti sub comunali diversi in caso di grandi città, ma verranno inclusi con il loro relativo punteggio nelle graduatorie interne d’Istituto per l’assegnazione delle cattedre orario esterne ex novo dello stesso Comune. Per fare un esempio che renda l’idea, facciamo il caso di una docente esclusa dalle graduatorie interne d’istituto per i perdenti posto in quanto bisognosa di cure continuative e assidue da effettuare in una struttura esistente solamente nello stesso Comune di titolarità o di un docente escluso dalla suddetta graduatoria perché figlio unico che assiste, nel Comune di titolarità, il genitore che si trova in stato di gravità, se nella loro scuola si dovesse formare, a causa di una contrazione oraria dell’organico di diritto, una cattedra orario esterna ex novo che ha il completamento nello stesso Comune, tali docenti saranno graduati e se ultimi, saranno loro stessi a ricoprire la titolarità di questa cattedra oraria esterna.

Scatti, soddisfatto il Ministro. Delusione del M5S

da Tecnica della Scuola

Scatti, soddisfatto il Ministro. Delusione del M5S
di Alessandro Giuliani
Secondo Stefania Giannini, con il sì definitivo della Camera al decreto legge sugli automatismi stipendiali è stato corretto un errore che rischiava di pesare sulle tasche degli insegnanti: ora lavoriamo sul futuro. Per la “grillina” Silvia Chimienti, invece, alla prova dei voti, il Governo dimostra di non essere in grado di invertire la tendenza: gli aumenti andavano sganciati dal Mof.
“Abbiamo corretto un errore, adesso dobbiamo lavorare sul futuro”. Così il ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Stefania Giannini, giudica il sì della Camera dei Deputati al decreto legge di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola, il cosiddetto decreto scatti, che ora è definitivamente legge.
“Con l’approvazione del decreto si è corretto il tiro rispetto ad un errore commesso in passato – spiega il Ministro – che rischiava di pesare sulle tasche degli insegnanti. Ora dobbiamo lavorare sul futuro. L’ho detto in molte occasioni e non mancherò di ripeterlo durante tutto il mio mandato: bisogna davvero cambiare passo. Dobbiamo uscire dalle emergenze continue, progettare una scuola che ridia dignità agli insegnanti, ma che metta al centro soprattutto il diritto dei nostri giovani ad una formazione adeguata per affrontare il futuro”.
Delusione, invece, per il M5S. I “grillini” infatti avevano chiesto di sganciare i finanziamenti degli scatti stipendiali dall’offerta formativa. Invece così non è stato. Dunque restano appena 120 i milioni stanziati per il ripristino dell’annualità 2012, a fronte dei 370 necessari secondo le quantificazioni del MEF, e diventa legge il conseguente rinvio alla sessione negoziale per reperire i 250 milioni mancanti, che verranno inevitabilmente sottratti al MOF.
“Tutti i nostri emendamenti – dichiara Silvia Chimienti, relatrice di minoranza del decreto – andavano nella direzione di coprire lo sblocco delle annualità 2012 e 2013 attraverso lo stanziamento di risorse aggiuntive e precisamente aumentando di due punti la percentuale della tassazione sulle rendite di capitale. La stessa identica copertura che viene proposta in televisione e sui giornali dal nostro premier Matteo Renzi per finanziare i mirabolanti interventi promessi. Purtroppo, alla prova dei voti, il Governo dimostra di non essere in grado di invertire la tendenza né di voler realmente fare ripartire la scuola, martoriata negli ultimi anni da tagli inumani”.
“Con la riduzione del fondo in questione – precisa Chimienti – molte scuole si vedranno costrette a privarsi di attività didattiche extracurriculari di fondamentale importanza come i corsi di recupero, ma anche di materiali utili alla didattica, delle ore di straordinario del personale Ata, degli emolumenti per i collaboratori del dirigente scolastico, delle indennità di turno, degli stipendi agli insegnanti di madrelingua, dei compensi per il personale supplente e altro ancora”.
“Il M5S si è astenuto in votazione finale: avallare il prelievo sul MOF significa accettare una logica ricattatoria che respingiamo fermamente. Non possiamo essere costretti a scegliere tra la sopravvivenza economica dei lavoratori e la qualità dell’offerta formativa”, conclude la deputata.

Via libera definitivo al decreto su scatti stipendi. No della Ragioneria sui Quota 96

da Tecnica della Scuola

Via libera definitivo al decreto su scatti stipendi. No della Ragioneria sui Quota 96
di An.C.
I voti favorevoli sono stati 416, uno contrario e 97 astenuti,  ma intanto la Ragioneria dello Stato boccia le coperture per i “Quota 96”
L’aula della Camera ha dato il via libera definitivo al decreto legge sugli scatti di stipendio del personale della scuola. I voti favorevoli sono stati 416, uno contrario e 97 astenuti. Ad astenersi sono stati i gruppi del Prc e di M5S. Il provvedimento, già approvato dal Senato, diventa legge. Però potrebbe scoppiare presto un’altra grana. Come riporta l’Ansa, arriva lo stop della Ragioneria dello Stato alle coperture del testo unificato che risolve il caso di circa 4mila insegnanti oggetto della cosiddetta “quota 96”, che a causa della riforma Fornero non erano riusciti ad andare in pensione nonostante i requisiti. Per la Ragioneria, infatti, non è “idonea una copertura di oneri certi con economie di entità incerta”.
Intanto giungono le prime dichiarazioni dopo l’approvazione del decreto legge sugli scatti stipendiali da parte della Camera dei Deputati. Soddisfazione da parte delministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini: “Con l’approvazione del decreto si è corretto il tiro rispetto ad un errore commesso in passato – spiega il Ministro – che rischiava di pesare sulle tasche degli insegnanti. Ora dobbiamo lavorare sul futuro. L’ho detto in molte occasioni e non mancherò di ripeterlo durante tutto il mio mandato: bisogna davvero cambiare passo. Dobbiamo uscire dalle emergenze continue, progettare una scuola che ridia dignità agli insegnanti, ma che metta al centro soprattutto il diritto dei nostri giovani ad una formazione adeguata per affrontare il futuro”. Di parere opposto sono Elena Centemero (FI) e Silvia Chimienti (M5S) Centemero (responsabile nazionale Scuola ed Università di Forza Italia) parla di “senso di responsabilità” da parte del suo partito nell’aver votato Sì al decreto: “Questo provvedimento è un intervento d’urgenza per porre rimedio ad un  pasticcio burocratico del governo Letta e della Ministra Carrozza. Gli  scatti di anzianità ai docenti furono sbloccati dalla Ministra Gelmini  per il triennio 2010-2012, utilizzando i risparmi originati dalla  finanziaria del 2008. Oggi votiamo il Dl per senso di responsabilità, ma non sono questi gli interventi che ci aspettiamo da chi pone la scuola  al centro della sua azione di governo. È necessaria una riforma del  sistema di reclutamento dei docenti e l’apertura delle nostre scuole ai  giovani – afferma Centemero – che aggiunge, infine che, per quel che riguarda il finanziamento, è arrivato il  momento di parlare di costi standard e di rendicontazione pubblica  dell’utilizzo delle risorse”.  Anche il M5S esprime forte perplessità in una nota: “Il Movimento 5 stelle ha provato fino all’ultimo a migliorare il decreto sugli scatti stipendiali dei docenti, approvato questo pomeriggio alla Camera senza modifiche rispetto al testo licenziato dal Senato, ma il Governo ha bocciato tutti gli emendamenti presentati. Dunque restano appena 120 i milioni stanziati per il ripristino dell’annualità 2012, a fronte dei 370 necessari secondo le quantificazioni del MEF, e diventa legge il conseguente rinvio alla sessione negoziale per reperire i 250 milioni mancanti, che verranno inevitabilmente sottratti al MOF.   “Tutti i nostri emendamenti – dichiara Silvia Chimienti, relatrice di minoranza del decreto – andavano nella direzione di coprire lo sblocco delle annualità 2012 e 2013 attraverso lo stanziamento di risorse aggiuntive e precisamente aumentando di due punti la percentuale della tassazione sulle rendite di capitale. La stessa identica copertura che viene proposta in televisione e sui giornali dal nostro premier Matteo Renzi per finanziare i mirabolanti interventi promessi. Purtroppo, alla prova dei voti, il Governo dimostra di non essere in grado di invertire la tendenza né di voler realmente fare ripartire la scuola, martoriata negli ultimi anni da tagli inumani.  “Con la riduzione del fondo in questione – precisa Chimienti –  molte scuole si vedranno costrette a privarsi di attività didattiche extracurriculari di fondamentale importanza come  i corsi di recupero, ma anche di materiali utili alla didattica, delle ore di straordinario del personale Ata, degli emolumenti per i collaboratori del dirigente scolastico, delle indennità di turno, degli stipendi agli insegnanti di madrelingua, dei compensi per il personale supplente e altro ancora.  Il M5S si è astenuto in votazione finale: avallare il prelievo sul MOF significa accettare una logica ricattatoria che respingiamo fermamente. Non possiamo essere costretti a scegliere tra la sopravvivenza economica dei lavoratori e la qualità dell’offerta formativa” conclude la deputata”.

Contro la discriminazione, per i diritti delle persone con disabilità

da Tecnica della Scuola

Contro la discriminazione, per i diritti delle persone con disabilità
di Fish
Discriminazioni, pregiudizi, esclusione sociale gravano, ancora oggi, sulle persone con disabilità che, invece, non vogliono essere considerate “pesi”.
Dal 24 al 30 marzo ognuno di noi può compiere un gesto concreto – donando al 45502 – per aiutare chi da venti anni si impegna contro tutto questo e intende fare ancora di più.
La campagna Persone, non pesi punta a sensibilizzare tutti i Cittadini sulle discriminazioni vissute da molte persone con disabilità. È promossa dalla Fish, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap che dal 1994 opera per i diritti di tutte le persone con disabilità, lavorando con determinazione e senza pietismi, per migliorarne l’accesso al lavoro, allo studio, alla partecipazione e all’autonomia.
Persone, non pesi ha anche lo scopo di raccogliere risorse per l’avvio di uno specifico progetto rivolto direttamente alle stesse persone con disabilità e alle loro famiglie, per garantire loro informazioni e strumenti di consapevolezza sempre più raffinati e personalizzati. Anche attraverso un Call Centre.
Solo se si conoscono al meglio i propri diritti e li si afferma nel modo più corretto, si può riuscire a migliorare la propria condizione di vita, ad essere Cittadini e non “pesi”.
Nella settimana dal 24 al 30 marzo verranno promosse numerose iniziative di comunicazione, grazie anche al sostegno di televisioni e radio. Sono stati predisposti – con il supporto di Wrong Advertising – uno spot video prodotto da Moviefarm e uno spot radio, contraddistinto dalla voce dell’attrice Lella Costa.
Le donazioni per sostenere l’iniziativa sono possibili in più modalità.
Quella più agevole è usando, dal 24 marzo al 30 marzo, il numero solidale 45502.
Si possono donare 2 euro con SMS da cellulare personale con Tim, Vodafone, Wind, Tre, PosteMobile, CoopVoce, Nòverca, oppure con chiamata da rete fissa con Teletu e TWT. Telecom Italia e Fastweb offrono invece la possibilità di donare 2/5 euro con chiamata da rete fissa.
Prima, durante e dopo le date della campagna è possibile effettuare un versamento su conto corrente bancario Fish presso Banca Popolare Commercio Industria (IBAN IT81C0504801672000000038939). UBI Banca ha garantito una preziosa opportunità: clienti e non clienti potranno sostenere Fish direttamente in filiale effettuando un bonifico con azzeramento delle commissioni o, per i clienti che hanno attivato l’internet banking Qui UBI, utilizzando la funzione Bonifico per iniziative solidali.

Nel sito internet dedicato all’iniziativa – http://www.personenonpesi.it/ – sono disponibili tutti gli aggiornamenti e anche i materiali (spot radio, banner per siti ecc.), utili a tutti coloro che vorranno sostenere l’iniziativa amplificandone la diffusione.

Il premio “100 e lode” agli esami di Stato sempre più difficile

da Tecnica della Scuola

Il premio “100 e lode” agli esami di Stato sempre più difficile
di P.A.
I 100 e lode, scrive Skuola.net, che consentivano  punti ai test di ingresso e un contributo da parte del Miur si sono dimezzati
Abolito il bonus, anche la somma per premiare i più bravi da 1000 euro è stata ridotta a 500 euro, esattamente la metà della cifra di partenza. Ma il ministero tranquillizza: il budget tra il 2012 e il 2013 è rimasto invariato, e la riduzione è dovuta all’aumento dei ragazzi che hanno ottenuto il massimo dei voti alla maturità. Tutto questo a fronte di un cambiamento normativo che ha reso più difficile conseguire la lode. Fu la legge n. 1 dell’11 gennaio 2007, precisa il sito degli studenti, ad introdurre la premiazione del merito. Con il decreto ministeriale dell’8 settembre 2011, è partito poi Io Merito, il programma nazionale di valorizzazione delle eccellenze del ministero, grazie al quale gli studenti che hanno conseguito la votazione di 100 e lode all’esame di Maturità sono inseriti nell’Albo Nazionale delle Eccellenze, insieme ad altri studenti che si sono distinti in competizioni e progetti internazionali. Ogni anno, in base ai fondi disponibili, il ministero stabilisce il denaro da erogare ai ragazzi iscritti a questo particolare registro. Due anni fa, la somma per i 100 e lode era 650 euro, mentre quest’anno è di 500, come stabilisce la circolare 27 del 15 ottobre 2013. Esattamente la metà dei 1000 euro da cui si era partiti nel primo anno di applicazione della norma. I requisiti per ottenere il massimo all’esame di maturità sono sempre più difficili da raggiungere: lo testimoniano anche i dati. Nel 2013, sono stati lo 0,7% dei ragazzi ad ottenere il 100 e lode, dato in crescita dalla ancora più bassa percentuale, lo 0,6%, dell’anno precedente.

Il 9% degli alunni sono stranieri

da Tecnica della Scuola

Il 9% degli alunni sono stranieri
di P.A.
Sono circa 800mila  gli alunni stranieri in Italia e il loro numero cresce ogni anno. Notevole la dispersione, mentre gli esiti formativi si avvicinano ai colleghi italiani. Le anrticipazioni del rapporto Miur sugli alunni con cittadinanza non italiana, Cni
Sono 786.630, l’8,8% del totale, gli alunni stranieri che frequentano in questo anno scolastico le scuole italiane, con una crescita annua di 300mila unità, più lenta rispetto ai 700mila degli anni in cui la crisi non aveva raggiunto l’attuale gravità. La fascia che ha registrato l’incremento maggiore è la scuola secondaria, passando dai 27.594 del 2001 ai 175.120 del 2012/13, seguita dalla scuola dell’infanzia, 164.590 contro 39.445. Due fenomeni spiegabili, da una parte, con una minore dispersione scolastica rispetto al passato; e nel secondo caso con la crescita del numero dei nati in Italia. E dunque «stranieri» solo per legge: una legge che appare sempre più datata. Le anticipazioni di stampa del Corriere della Sera sui dati relativi agli alunni stranieri, il “Rapporto nazionale sugli alunni con cittadinanza non italiana” (in sigla Cni), di prossima pubblicazione sul sito del Miur, dicono pure che la multietnicità in Italia è ormai un fatto strutturale, mentre i paesi di provenienza degli alunni sono: rumeni (148.602), albanesi (104.710) e marocchini (98.106) sono i più numerosi in tutto il territorio. Seguono alcuni paesi asiatici (Cina, Filippine, India, Pakistan, Bangladesh), dell’Europa centro orientale (Moldavia, Ucraina, Macedonia), del Nord Africa (Tunisia, Egitto) e dell’America Latina (Ecuador e Perù). Sono concentrati soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro, con presenze più numerose nelle province di media e piccola dimensione. In ogni caso gli 800 mila ragazzi stranieri si distribuiscono in maniera non uniforme sul territorio. Pochi nel Sud, molti nel Centro e ancora di più nel Nord del paese. Il 60% degli istituti non supera un’incidenza del 15 per cento di stranieri. È aumentato, seppur di poco, 4,7%, il numero di scuole che hanno una quota di “non italiani” superiore al 30%. Ci sono poi 453 istituti, 37 in più dell’anno prima, in cui l’incidenza degli stranieri arriva al 50% e oltre. Costituiscono appena lo 0,8% delle scuole italiane, ma concentrazioni del genere vanno assolutamente scoraggiate perché negative dal punto di vista dell’istruzione, sociale e individuale. Ma ci sono anche «scuole ad alto impatto», dove la presenza di «Cni» supera quota 50%. Sono 453 istituti, appena lo 0,8% (58 sono a Milano, 32 a Brescia, 31 a Torino, 20 a Roma), ma suggeriscono situazioni che potrebbero essere considerate delle enclaves per stranieri poco dotati, ragazzi che possono manifestare problemi di integrazione, non solo sul piano scolastico, ma anche linguistico, familiare, lavorativo. Le bocciature per gli studenti non italiani sono più pesanti soprattutto al primo anno delle medie e delle superiori; la canalizzazione eccessiva (80%) verso tecnici e professionali; il ritardo d’età rispetto agli italiani in quasi ogni ordine e grado: sono in ritardo il 16% degli studenti stranieri delle primarie, arrivano a 7 su 10 alle superiori. Resta la lingua italiana la vera difficoltà, appianata la quale, le altre materie si incasellano senza problemi. Si riduce il divario all’esame finale: supera la Maturità lo 0,1% in meno di stranieri rispetto agli italiani. Anche nei voti non ci sono grandi differenze, tranne nei Licei, dove, esce con un voto superiore al 90/100 il 7,4% degli alunni «Cni» contro il 13,7% degli italiani. Il Rapporto 2012/2013 si occupa quest’anno per la prima volta di alunni stranieri con disabilità certificata (visiva, uditiva, psico-fisica). La presenza di questa compagine – raddoppiata negli ultimi 5 anni – è calcolata al 3,1% tra gli alunni Cni e al 10,8% tra gli alunni con disabilità. Sono iscritti soprattutto alla scuola secondaria di primo grado (4,4%). Un altra tendenza netta è la «femminilizzazione» del fenomeno: si avvicinano i numeri delle ragazze native e «non italiane», a indicare un calo nella predominanza maschile nella società degli immigrati.

Il 21 marzo la giornata mondiale sulla sindrome di Down: scuola protagonista

da Tecnica della Scuola

Il 21 marzo la giornata mondiale sulla sindrome di Down: scuola protagonista
di A.G.
L’obiettivo è la sensibilizzazione a tutela dei diritti delle persone con questa malattia, ad iniziare da quello di  essere felici. Coordown Onlus ha prodotto un breve film che ha già raggiunto le 500 mila visualizzazioni su YouTube.
Sarà il benessere il tema scelto quest’ anno per la Giornata mondiale sulla sindrome di Down, in programma il prossimo 21 marzo. Secondo Coordown Onlus, Coordinamento nazionale delle associazioni delle persone con sindrome di Down, benessere vuol dire soprattutto integrazione nella società, in particolare nel mondo della scuola e del lavoro. L’appuntamento quest’anno prevede una campagna di sensibilizzazione a tutela dei diritti delle persone down, compreso il diritto a essere felici. “Obiettivo della Giornata – sottolinea l’associazione – è inoltre quello di diffondere una nuova cultura della diversità e una maggiore conoscenza delle persone con questa malattia”.
Quest’anno, il Coordinamento ha prodotto un breve film (#DearFutureMom) che ha già raggiunto le 500 mila visualizzazioni su YouTube, ed è diventato lo scorso fine settimana uno dei video virali più condivisi al mondo: 15 attori e attrici con sindrome di Down da tutta Europa rassicurano una futura mamma e le spiegano che anche suo figlio potrà vivere una vita felice, come la loro. La regia è di Luca Lucini e il video è stato prodotto in collaborazione con l’agenzia di pubblicità Saatchi&Saatchi.
La Giornata Mondiale ha avuto quest’anno il sostegno della Lega Serie A nel corso del turno di campionato di calcio del 15, 16 e 17 marzo: la campagna di CoorDown, in collaborazione con la Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale, è stata promossa all’interno degli stadi con l’ingresso di alcuni bambini in campo, l’esposizione del consueto striscione e la proiezione del film sui maxischermi.

Dopo le elezioni europee la scuola pagherà dazio?

da Tecnica della Scuola

Dopo le elezioni europee la scuola pagherà dazio?
di Lucio Ficara
Sono in molti a pensare che questa è solo una fase di attesa. Le vere scelte politiche sulla scuola sono rinviate al dopo elezioni, per evitate che dalle urne possa arrivare qualche sgradita sorpresa.
In molti sono convinti che, dopo i risultati delle elezioni europee del 22-25 maggio 2014, l’azione politica del governo Renzi, soprattutto per quanto riguarda alcuni particolari provvedimenti in materia d’istruzione, potrebbe accelerare fortemente. Non è un mistero il fatto che alcune riforme del nostro sistema scolastico siano state messe in standby, in attesa della delicatissima competizione elettorale, che potrebbe configurarsi anche come un referendum pro o contro il nuovo Governo italiano. Quali sarebbero queste riforme sulla scuola che per adesso rimangono chiuse nelle casseforti del Miur? In primo luogo è in ballo la riduzione di un anno del percorso di studi delle scuole secondarie di secondo grado, ma poi ci sono anche la riforma Aprea-Ghizzoni degli organismi collegiali delle scuole e la revisione dello stato giuridico degli insegnanti. Secondo i sindacati (o per lo meno questa è la voce che gira nei direttivi nazionali delle sigle più importanti) Renzi starebbe attendendo le elezioni europee per poi avviare una corposa riforma della scuola. La domanda legittima, che in tanti si pongono, è quindi la seguente: “Ma, dopo le elezioni europee, la scuola pagherà dazio” ? Mentre in questa fase preelettorale il Presidente del Consiglio Matteo Renzi parla di scuola con degli slogan efficaci del tipo  “la scuola è una priorità ed è necessario restituire valore sociale ai docenti”, senza però assumere alcun provvedimento in tal senso, cosa ci dovremmo aspettare dopo le elezioni europee? Il Premier, se veramente volesse restituire dignità sociale ai docenti, avrebbe potuto cancellare norme odiose, come quella dell’art. 71 comma 1 della legge 133/2008, voluta dall’ex ministro della funzione pubblica Brunetta, che prevede, per la malattia degli inseganti per i primi dieci giorni una trattenuta economica riferita alla parte stipendiale accessoria. Poi se avesse voluto efficacemente restituire dignità professionale agli insegnanti, avrebbe dovuto rendere inapplicabile per la scuola il decreto legge Brunetta che rende i docenti e le rappresentanze sindacali di categoria, impotenti difronte alle decisioni dei dirigenti scolastici. Avrebbe potuto rinnovare il contratto scuola, fermo da quasi otto anni, ma nemmeno questo è stato fatto. In questa fase sulla scuola e sui docenti sono state spese tante parole, ma nei fatti non si è visto niente. Il timore è che dopo le elezioni europee il Governo Renzi butterà giù la maschera e la scuola e gli insegnanti pagheranno dazio. Quindi il sospetto è che il rottamatore, dopo le temute elezioni di maggio, tenterà di rottamare la scuola pubblica, avviando quelle riforme che né Monti e né Berlusconi sono riusciti a fare. La scuola potrebbe prendere la rotta della valutazione meritocratica, della formazione obbligatoria degli insegnanti, della super autonomia, della selezione del personale didattico ed amministrativo e della riduzione di un anno dell’istruzione secondaria di secondo grado, della riforma degli organi collegiali. Intanto Renzi e il ministro dell’Istruzione Giannini evitano di confrontarsi con i sindacati e nascondono la loro vera agenda politica, che forse non piace ai loro stessi elettori. A quando la verità? Certamente dopo le elezioni europee, per evitare che dalle urne possano arrivare brutte sorprese.

Di Menna (Uil scuola): bene scatti, risolvere quota 96

da tuttoscuola.com

Per la Uil si può chiudere il negoziato in 24 ore

Di Menna (Uil scuola): bene scatti, risolvere quota 96

Con l’approvazione definitiva del decreto si ripristina la progressione economica per anzianità che era stata bloccata dai Governi Berlusconi, Monti e Letta, si avvia a soluzione il riconoscimento dell’anzianità per l’anno 2012 e si risolve la questione delle posizioni economiche del personale Ata. Si mette, infine, la parole fine al ‘pasticcio’ del recupero dei 150 euro”. È quanto afferma il segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna commentando il via libero definitivo della camera al decreto legge che proroga gli scatti stipendiali del personale della scuola.

Ora il Governo – sottolinea Di Menna – invii subito l’atto di indirizzo all’Aran per concludere definitivamente la vicenda e consentire a chi matura l’aumento per anzianità di avere in busta paga gli incrementi. L’atto di indirizzo e’ pronto. E’ rimasto chiuso nei cassetti dei ministeri – aggiunge Di Menna – non si perda ulteriore tempo. La Uil è impegnata a concludere in 24 ore il negoziato. Il colpevole ritardo su questa vicenda ha determinato incertezze nelle scuole nella programmazione delle attività”.

Risolta tale questione è necessario aprire un confronto Governo-sindacati in tempo utile per il riconoscimento professionale dei lavoratori della scuola nella sede naturale che è il rinnovo contrattuale. Per questo – conclude il leader della Uil Scuola – occorre che la centralità della scuola pubblica veda un adeguato piano finanziario in grado di riconoscere e motivare l’impegno professionale del personale”.

Il Governo deve invece intervenire per trovare urgentemente una soluzione alla vicenda dei ‘quota 96’. Se la Ragioneria dello Stato non ritiene idonea la copertura “sia il Governo a dare certezza di soluzione”.

Quota 96 nella bufera. La Ragioneria dello Stato blocca la copertura

da tuttoscuola.com

Quota 96 nella bufera. La Ragioneria dello Stato blocca la copertura

La Ragioneria Generale dello Stato ha ritenuto non certa la copertura di spesa per  i mancati pensionati di quota 96 per i quali una proposta targata Pd e M5s chiedeva una sanatoria: spesa certa e copertura incerta.  Sono interessati alla soluzione circa 4mila insegnanti, esclusi dalla riforma Fornero. In quanto il loro diritto alla pensione era maturato a fine anno scolastico, anziché a fine anno solare.  Proteste vibrate da parte di esponenti del Pd che chiedono ora una soluzione politica per contrastare e superare l’ostacolo tecnico della Ragioneria.

Camera, ok definitivo a Dl salvascatti del personale scolastico

da tuttoscuola.com

Camera, ok definitivo a Dl salvascatti del personale scolastico

Sì definitivo dell’Aula della Camera al decreto legge sugli scatti stipendiali del personale della scuola. Il provvedimento è stato approvato con 416 voti a favore, un contrario e 97 astenuti. Ad astenersi sono stati i gruppi del Prc e di M5S.

Tra le prese di posizione quella del deputato Federico Fauttilli, che nella dichiarazione favorevole del gruppo Per l’Italia al decreto-legge sulla proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola, dice: “Un atto riparatore, in assenza del quale lo stipendio degli insegnanti sarebbe stato decurtato. I Popolari Per l’Italia voteranno a favore del decreto, sebbene ben consapevoli del pasticcio che il provvedimento non cancella: quello di una stratificazione normativa le cui conseguenze sono ricadute direttamente sulle spalle di una categoria già penalizzata da una situazione unica nel panorama europeo“.

Per Mariastella Gelmini, vice capogruppo di Forza Italia alla Camera, “il decreto che proroga gli automatismi di stipendio del personale della scuola, oggi in discussione in Aula, non è il primo provvedimento del Governo Renzi, come si vuol far credere: sana, in realtà, un “pasticcio” creato dal precedente Governo Letta, che con enfasi aveva annunciato l’aumento degli stipendi per il comparto scuola, salvo essere smentito da una nota del Ministro dell’economia dello stesso Governo, che formalizzava la richiesta di restituzione di 150 euro al mese agli insegnanti ed ai tecnici che avevano percepito nel 2013 gli aumenti economici per gli scatti di anzianità maturati nel 2012 e senza che il Ministero dell’istruzione ne fosse a conoscenza“.

Il deputato Ncd Antonino Bosco, annunciando il voto favorevole del suo gruppo al decreto sugli automatismi degli stipendi della scuola, chiede di “investire sul capitale umano“, intervenire “per un maggior collegamento tra scuola e lavoro” e dare “dare maggiore peso al ruolo della meritocrazia, per ridare dignità agli insegnanti“.

Il deputato di Scelta civica Antimo Cesaro, anche lui annunciando il voto favorevole del gruppo al decreto, spiega: “Al di là delle norme e delle coperture bisogna riflettere sul tema della valorizzazione del settore scolastico. Plaudiamo il governo che ha messo al centro del suo programma la scuola. Ma oltre alle strutture occorre investire anche sul capitale umano. Se non investiamo nella scuola non riusciremo a invertire la tendenza che si è perpetuata fino ad oggi“.