Grande Maria Grazia!

Grande Maria Grazia!

di Maurizio Tiriticco

La Dirigente Scolastica Maria Grazia Carnazzola ha pubblicato su edscuola.it un interessante articolo dal titolo “Per aspera ad astra… forse“. Ed è proprio il “forse” che costituisce una preziosa chiave di lettura! Nel testo si afferma tra l’altro: “La valutazione non è mai stata un elemento forte della scuola italiana, ma le questioni dovranno essere riconsiderate, soprattutto ora che saranno modificati gli oggetti dell’accertamento e le modalità di rilevazione degli elementi utili per la valutazione degli esiti in uscita dalla secondaria di secondo grado. MISURARE, VALUTARE, CERTIFICARE sono processi diversi che rispondono a funzioni diverse: si misura per rilevare dei dati, si valuta per dare un valore a quei dati, si certifica per attestare il livello di competenza raggiunto al termine di un percorso di istruzione/formazione in un periodo dato”. Sono “cose” che anch’io dico, scrivo, predico e sostengo da anni. Purtroppo il Miur su questa materia è molto indietro e nei suoi frequenti documenti sulla valutazione, purtroppo, la misurazione è sempre ignorata! E i nostri insegnanti continueranno a discutere ad aeternum, soprattutto in sede di CdC di fine anno se il CINQUE dello studente X possa o non possa, debba o non debba “essere portato” a SEI, come in genere si dice.

Quando invece, in effetti, il problema, soprattutto in sede di scrutini collegiali intermedi o finali – e penso di averlo già scritto altrove – non è quello di “portare un cinque a sei”, ma– con formula semanticamente corretta – di passare da una serie di giudizi in quanto esiti di più MISURAZIONI – ingenere i voti assegnati nel corso di un trimestre, o quadrimestre, a date prestazioni scritte, orali, pratiche – adun giudizio complessivo e conclusivo di VALUTAZIONE! Perché, in effetti, misurare e valutare sono operazioni diverse, anche se a volte, però e troppo spesso, sono “agglutinate” insieme. Ho fatto mille esempi, soprattuttoextrascolastici, in più sedi. Vedo in vetrina una camicia bellissima, che vorrei acquistare, ma… il prezzo è troppo alto per le mie tasche! In effetti, la VALUTAZIONE positiva si scontra con la MISURAZIONE purtroppo negativa! La stessa cosa si verifica in mille altre situazioni quotidiane. Vorrei invitare la mia ultima “conquista” – ovviamente non in questo periodo di covid corona – al ristorante X, rinomatissimo, ma le mie tasche non me lo permettono! Vorrei acquistare quella scrivania, bellissima, per il mio studio, ma troppo grande rispetto allo spazio disponibile! Vorrei acquistare la Ferrari Portofino, quella con motore turbo, una spider con tetto rigido ripiegabile realizzato in alluminio, ma, quando vedo quanto costa…nooo!!! I sogni restano sogni!

Però, di questa distinzione fondante tra il MISURARE e il VALUTARE, non troviamo mai un cenno sui documenti ministeriali ad hoc! Nel dlgs 62/2017 – che ha parzialmente modificato e abrogato la precedente normativa, in particolare il dpr 122/2009 – che recita “Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato”, all’articolo 2 leggiamo: “Valutazione nel primo ciclo – La valutazione periodica e finale degli apprendimenti delle alunne e degli alunni nel primo ciclo, ivi compresa la valutazione dell’esame di Stato, per ciascuna delle discipline di studio previste dalle Indicazioni Nazionali per il curricolo, è espressa con votazioni in decimi che indicano differenti livelli di apprendimento”. E ciò vale anche per l’istruzione di secondo grado. Occorre comunque aggiungere e ricordare che, in questo caso lo Statuto delle studentesse e degli studenti nella scuola secondaria prevede, tra i diritti dello studente, quello ad una valutazione trasparente e tempestiva, volta ad attivare un processo di autovalutazione che lo conduca a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a migliorare il proprio rendimento.

Ed ancora, in materia di valutazione, la norma afferma che le istituzioni scolastiche, in virtù della loro autonomia, “Individuano inoltre le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale ed i criteri per la valutazione periodica dei risultati conseguiti dalleistituzioni scolastiche rispetto agli obiettivi prefissati” (dpr 275/99, art. 4, c.4). Com’è noto nella nostra scuola è in adozione da sempre la valutazione decimale ed il sei è considerato il livello della sufficienza. In effetti una corrispondenza tra voti e giudizi potrebbe essere la seguente: 1, nullo; 2, pessimo, 3, scadente; 4, mediocre; 5, insufficiente; 6, sufficiente; 7, buono; 8, distinto; 9, ottimo; 10 eccellente. Si può notare che, essendo la scala pari e non dispari, il sei, che dovrebbe rappresentare il valore intermedio, in effetti non lo rappresenta affatto! In effetti rappresenta il primo valore positivo dei dieci voti attribuibili. Sarebbe quindi opportuno adottare una scala dispari, al fine di poter effettivamente e numericamente considerare un valore che fosse autenticamente intermedio. Ad esempio nelle scuole degli Stati Uniti è adottata una scala quinaria, incui la lettera A indica il valore massimo, la C la sufficienza e la D il valore minimo. Va aggiunto che è proprio la mancanza di un valore intermedio – e medio – nella nostra scala decimale che costringe spesso insegnanti e consigli di casse a discutere se quel cinque può o non può “essere portato” a sei.

Va infine considerato che i collegi dei docenti, chiamati per norma a decidere ad inizio di anno scolastico in merito alla valutazione, a volte non deliberano sui “criteri” da adottare, ma a volte decidono e sottoscrivono formalmente di non utilizzare voti troppo bassi al fine, ad esempio, di non demotivare gli alunni. Delibere che sono contro la normativa vigente. In effetti la norma intende sottolineare, ad esempio,che un conto è valutare l’alunno di una scuola dell’obbligo, altro conto l’alunno di un istituto professionale, altro conto ancora l’alunno di un liceo classico. Operazioni che riguardano anche un corretto comportamento insegnante. Ineffetti, com’è noto, esiste un rapporto molto stretto tra la motivazione allo studio ed il condizionamento sociale.

Va anche ricordato che sono considerazioni che Basil Bernstein ha già espresso molti anni fa. I suoi scritti più noti, “Class, Codes and Control: Volume 1 – Theoretical Studies Towards A Sociology Of Language” e “Class, Codes and Control: Volume 2 – Applied Studies Towards A Sociology Of Language sono stati pubblicati rispettivamente nel 1971 e nel 1973. Si tratta di una serie di indicazioni preziose anche e soprattutto per quanto concerne la valutazione. Indicazioni che – penserei – occorrerebbe riconsiderare in questi tempi di… magra scolastica! Ed oggi soprattutto, con una scuola in cui insegnare ed apprendere, misurare e valutare sono tutte operazioni da effettuarsi solo a distanza.

Sperando però che in un prossimo futuro aule, cattedre e banchi tornino ad essere debitamente occupati! E che le risa gli abbracci, il consumo delle merendine, di quei fatidici dieci minuti di intervallo, scanditi dal suono della campanella, tornino a farsi sentire nei nostri edifici scolastici! E a scandire i nostri tempi di studio!