Covid, torna l’incubo scuole: a far paura ora sono le varianti

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – Le scuole sono tornate al centro delle cronache Covid. Il mantra “la scuola è sicura”, così fuorviante nella precedente stagione di governo, non viene neppure più accennato. Le varianti hanno cambiato il punto di vista anche di un Comitato tecnico scientifico che in autunno voleva convincere il governo a tenere tutta l’istruzione aperta, in nome della tutela del sapere e dell’integrità psichica dello studente. D’altro canto, per la prima volta l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità, venerdì scorso, ha indicato come la fascia d’età 8-19 anni sia in qusto momento quella con più contagi.

Il legame varianti Covid-adolescenti, e ovviamente adolescenti-scuola, ha trovato un’altra conferma nell’istituto del Quartiere africano di Roma, il Sinopoli di Via Mascagni: dopo aver conosciuto un caso di “inglese” – con la chiusura di materna ed elementare del plesso -, la scuola media ha certificato la presenza della “brasiliana”, la forma del virus che sta assediando l’Umbria e che ancora non si era vista nel Lazio. Otto persone, due insegnanti e sei studenti, al momento sono positive. Per millecinquecento discenti, docenti e amministrativi nei prossimi cinque giorni è previsto il controllo epidemiologico. La Sinopoli, ovviamente, è chiusa.

Negli ultimi tre giorni sei le scuole fermate per Covid a Roma, soprattutto istituti per l’infanzia ed elementari. La variante inglese, il cui focolaio è stato avvistato in un plesso di Carpineto, la larga provincia di Roma, ha portato il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, a far chiudere gli edifici in zona, dai nido alle superiori, e a dichiarare aree rosse sia Carpineto che Colleferro. Il sindaco di AnagniDanile Natalia, ha avvistato il problema e vietato l’ingresso agli istituti scolastici della sua città ai ragazzi di Carpineto e Colleferro. Due casi di variante inglese, su diciannove totali, sono stati certificati in una primaria del Comune di Fiumicino, sempre Città metropolitana di Roma.

L’Associazione presidi: “Possibile ritorno alla Dad”

“La situazione è preoccupante”, dice Mario Rusconi presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio. “Se doppia mascherina o protezioni Ffp2 non dovessero bastare, è necessario mettere le classi in quarantena e ricorrere alla Didattica a distanza”.

Dieci contagi nella scuola elementare Marconi di Cecina hanno contribuito a far passare il comune livornese in zona rossa. E l’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna, Raffaele Donini, ha spiegato che a Bologna e nella sua provincia nelle ultime settimane c’è stato un “incremento significativo” dei contagi da Covid: “Anche nel settore della scuola”. Donini ha chiesto all’Azienda sanitaria di attivare maggiori risorse per assicurare le attività di contact tracing e sorveglianza: “Siamo nel picco epidemico”.

L’area più critica resta la Lombardia settentrionale. Gli istituti scolastici sono stati chiusi a Brescia, in sette comuni in provincia di Bergamo e in uno nel Cremonese: in queste zone è scattata la zona arancione rafforzata. In Lombardia, nella settimana dal 15 al 21 febbraio, sono stati 547 i casi di tamponi positivi segnalati dalle scuole all’Ats Città metropolitana di Milano. Sono 409 alunni e 138 operatori scolastici. Il numero di persone isolate, invece, è a quota 6.106, di cui 5.902 alunni e 204 operatori. Dei 547 positivi, 20 sono del nido, 76 della scuola dell’infanzia, 149 della primaria, 118 della secondaria di primo grado e 184 di quella di secondo grado.

Soligo, frazione di Treviso, è stata fermata un’intera scuola elementare con le sue dieci classi. E così a La Maddalena, in provincia di Sassari, dove una bambina è stata colpita dalla variante inglese. In venti comuni della provincia di Ancona, capoluogo compreso, la diffusione del contagio si è concentrata in alcune classi e in alcuni plessi. Tutti e venti sono in zona arancione.

E il piano “unità mobili” non decolla

Non decolla, per ora, il piano “unità mobili”, una sorta di pronto interventio nelle scuole per circoscrivere il contagio accertato e avviare una rapida e selettiva campagna di isolamento e tamponi rapidi. Lo ha chiesto il ministero dell’istruzione su indicazione del Cts, coinvolge Difesa, Esercito e Protezione civile.

In Puglia, dove il Tar aveva sospeso l’ordinanza regionale “studenti tutti a casa” accogliendo l’istanza del ricorso presentato dal Codacons Lecce e da un gruppo di genitori. il presidente Michele Emiliano ha firmato una nuova ordinanza che tiene ogni ciclo in Didattica a distanza (ora chiamata Did, integrata) fino al 14 marzo. Sono ancora in Didattica a distanza l’Alto Adige e l’Abruzzo.

In diverse Regioni, come abbiamo raccontato nella newsletter “Dietro la lavagna”, sono partite le vaccinazioni al personale scolastico. La Toscana ha bruciato le tappe, il Lazio è partito ma i tamponi sono pochi: nel primo giorno sono stati vaccinati con Astrazeneca 4.000 docenti. Il Piemonte ha aperto le adesioni al vaccino per gli under 55 e così la Puglia. In Abruzzo si stanno vaccinando sia i docenti scolastici che il personale universitario, non senza problemi. Da lunedì scorso ci si prenota per le maestre dell’infanzia in Veneto e in Emilia-Romagna, dove si sono registrati ritardi. Le Marche partiranno dal primo marzo.

In Calabria il presidente facente funzione, Antonino Spirlì, ha annunciato che dalla prossima settimana inizierà la vaccinazione del personale della scuola, che si protrarrà per 15-20 giorni, durante i quali gli istituti resteranno chiusi. La campagna non decolla in Lombardia e in Sicilia, dove le indicazioni sono state fin qui contraddittorie, come denuncia la segretaria generale della Cisl scuola, Maddalena Gissi.

In generale, resta irrisolta la questione dei docenti pendolari, esclusi dalla vaccinazione sia nella regione dove insegnano che in quella di residenza.