D. Pennac, Il paradiso degli orchi

Daniel Pennac a Belleville

di Antonio Stanca

  Nato a Casablanca nel 1944 e vissuto, seguendo i familiari, tra l’Europa e l’Asia Daniel Pennac si è infine stabilito a Parigi dove è stato professore di Francese in scuole di periferia. Di questi posti emarginati, della loro povertà, delle condizioni, dei problemi di chi vi abita,Pennac ha poi pensato di scrivere. Aveva trentasei anni, era intorno al 1980 quando inizia con la serie di romanzi detti di Belleville dal nome di un quartiere della periferia parigina dove sono ambientati. Avrebbe scritto deiluoghi, delle persone, dei problemi che la sua attività di insegnante gli aveva fatto conoscere. Ampia, varia sarebbe stata l’umanità rappresentata. Per persone, cose di ogni tipo ci sarebbe stato posto in quelle opere e in particolare per Benjamin Malaussène, il personaggio che in ognuna avrebbe svolto la funzione di capro espiatorio. In ogni situazione difficile, pericolosa, grave, e ce ne sarebbero state tante nei romanzi di Belleville, si sarebbe sospettato di Malaussène o gli sarebbe stata attribuita la colpa. Sarà lui a farsi carico di tutti i guai di Belleville esi adatterà tanto alla situazione da crederla l’unica possibile, da accettarla come un destino inevitabile anche se ignote gli rimarranno le cause. Cercherà di spiegarsele ma non ci riuscirà, vorrà liberarsi da quella che gli sembrava una condanna ma nemmeno sarà possibile. Gli unici momenti di salvezza saranno quando il caso o i casi gravi si risolveranno, quando i veri colpevoli saranno scoperti e lui scagionato. Ma dureranno, quei momenti, solo finché non si presenterà un altro caso e non si tornerà a sospettare di lui. 

Famoso nel mondo è diventato Pennac con i romanzi di Belleville, in molte lingue sono stati tradotti e molti e prestigiosi riconoscimenti gli hanno procurato. Ha scritto anche d’altro, altri romanzi, racconti, monologhi, testi teatrali, saggi, è stato sceneggiatore di fumetti, scrittore di fantascienza. In molti sensi si è applicato, facile gli è riuscito, sicura, scorrevole è sempre stata la sua lingua.Trasporta il lettore, lo avvince, gli procura un continuo stato di attesa. Così succedeva già ne Il paradiso degli orchi, primo romanzo della serie Belleville. Risale al 1985 ed ora è stato ristampato da Feltrinelli nella “Universale Economica”. La traduzione è di Yasmina Melaouah. Compare per la prima volta Benjamin Malaussène e compaiono pure le persone e le cose di Belleville insieme ad una sempre latente comicità.Saranno gli elementi che torneranno in ogni opera della serie. Questa prima si svolge intorno al Grande Magazzino, il grosso centro commerciale del quartiere, dove è possibile trovare di tutto, per tutti i gusti, tutti i prezzi, dove il numero dei clienti tende ad aumentare, acomprendere persone di ogni età, sesso, condizione economica, funzione sociale, dove Malaussène svolge il lavoro di Controllo Tecnico ma in effetti quello di capro espiatorio. Nel Magazzino all’improvviso si sono verificati casi piuttosto gravi, sono avvenute esplosioni che ogni volta hanno comportato la morte di una delle persone che erano vicine. Ci sono già state quattro o cinque esplosioni con relative vittime ma né la polizia né i proprietari né altri inquirenti sono riusciti a scoprire i colpevoli. Neanche Malaussène, che pure si è applicato nell’indagine, ci è riuscito. Ha attirato anzi i sospetti: dal momento che provvede, presso l’Ufficio Reclami, a dichiararsi colpevole dei guasti lamentati da qualchecliente circa il prodotto acquistato e poiché lo fa in modo così convincente da indurre quel cliente ad accettare comunque quel prodotto evitando al Magazzino l’impegno di sostituirlo, si era cominciato a pensare che le esplosioni e le morti potessero rappresentare la sua vendetta per un ruolo così poco edificante quale quello di addossarsi tutti i difetti della merce in vendita. Si arriverà alla fine, alla sesta esplosione, al sesto morto, ed ancora di lui si sospetterà finché il mistero non sarà risolto e i colpevoli riconosciuti e identificati. Intanto molta vita, molta storia individuale e sociale, privata e pubblica, è trascorsa nella narrazione del Pennac. È diventata una lunga, immensa narrazione che procede, si sviluppa, fa di Malaussène il suo riferimento principale ma non trascura altri, tanti altri, a lui vicini o lontani, familiari o estranei, amici o nemici. È questa la migliore qualità del Pennac e la si vedrà anche nei successivi romanzi della serie: fa muovere un’intera umanità, fa sentire tante voci, fa credere tante verità, fa vedere tante situazioni, fa correre tanti pericoli e mostra sempre possibile la salvezza. C’è una morale che percorre i suoi libri, un senso di misura, di equilibrio, una volontà di bene che va oltre ogni vicissitudine, che salva. C’è la vita che dopo lo smarrimento ritorna, si ristabilisce, c’è l’uomo che non smette di voler essere tale, c’è Malaussène che pur nella sventura continua a sperare.

Un insegnamento sono i romanzi di Belleville!