Certificazioni indipendenti invece di due esami inutili

Certificazioni indipendenti invece di due esami inutili

di Francesco Scoppetta

Dall’inizio del 2023, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha promesso a più riprese un aumento generalizzato degli stipendi degli insegnanti accompagnato da incrementi salariali differenziati su base territoriale.

Differenziare gli stipendi dei docenti lo si può fare su base territoriale, considerando i diversi e differenti costi della vita. Per esempio, un insegnante di Milano deve far fronte a prezzi che sono più alti del 19% rispetto a quelli di Caltanissetta. Il think tank Tortuga ha elaborato quattro possibili riforme, due estreme e due intermedie, sull’opportunità di una differenziazione dei salari nominali dei docenti in varie province italiane. Sono riforme che a mio parere non vedranno mai la luce se non si affronta prima il problema principale che è quello del “merito”.

Tutti gli insegnanti italiani guadagnano poco però uno dei benefit che ricevono in cambio è la mancanza di valutazione per quello che fanno. Ciò significa incentivare la pigrizia, annullare la motivazione a far di più e meglio. Se il mio collega nullafacente e spesso assente prende il mio stesso stipendio, come posso reagire a tutto questo, impegnandomi di più o di meno? Non mi conviene imitarlo? Ecco, forse ci saranno già stati studi scientifici sull’argomento o forse no, ma a me come a tanti insegnanti la cosa appare lapalissiana. L’unico modo per alzare la produttività nelle scuole è far vedere al docente nullafacente e spesso assente che per guadagnare di più deve darsi una regolata e imitare i suoi colleghi più impegnati e motivati, che proprio per questo dovrebbero esser pagati di più.

Ora, l’enigma resta proprio “come” differenziare gli stipendi (visto che l’entità delle risorse rimane sempre la stessa) non solo sulla base del differente costo della vita, ma soprattutto del diverso impegno. Chi si impegna maggiormente in una scuola dovrebbe guadagnare di più e tale valutazione a mio parere solo il dirigente è in grado di farla. Tale mia affermazione, e non è la sola, non ha basi politiche perchè già con “il bonus ai docenti” abbiamo visto che tutti, sia i dirigenti che i docenti, non accettano che una sola persona “decida”, anche se il dirigente a sua volta è valutato e prima o poi anche per lui scatterà la retribuzione sulla base del merito.

A mio parere l’unico modo per differenziare gli stipendi e quindi dare una scossa positiva al nostro sistema scolastico premiando i migliori, rendendo la

professione di nuovo attraente per giovani laureati e costringendo i pigri a darsi da fare se intendono aumentare lo stipendio, è guardare al sistema anglosassone. Cosa succede in Inghilterra?

Colà prevale la logica delle certificazioni, che si fanno disciplina per disciplina (di fatto dopo i 16 anni non è obbligatorio seguire tutte le discipline). Perciò, a differenza che sul continente, non esiste un titolo complessivo. Il corrispettivo del nostro esame di stato è perciò costituito dall’Advanced Level (meglio noto come A Level) che serve per l’accesso all’università. Esso consiste nella valutazione di tre discipline che variano a seconda dell’orientamento universitario che lo studente intende assumere. Gli esami sono esterni e vengono elaborati da specifici enti di valutazione e certificazione.

Ora immaginiamo se noi potessimo creare un sistema duale come quello tedesco, per cui concluso l’obbligo gli studenti devono ottenere una prima certificazione (come quelle che rilascia l’Aica per le competenze informatiche, per esempio) sulla base della quale e del punteggio ottenuto saranno indirizzati verso il percorso 1 che finisce con il diploma oppure verso il percorso 2 che finisce con la laurea. Poi alla fine della secondaria superiore un’altra certificazione esterna potrebbe sostituire il nostro esame di Stato.

Noi potremmo insomma migliorare la nostra scuola e gli apprendimenti degli studenti se, come la scuola inglese, abolissimo le interrogazioni orali e la valutazione degli studenti si basasse solo su test scritti e compiti in classe. E se a fine ciclo introducessimo due certificazioni esterne alle scuole e al Ministero, abolendo due esami inutili condotti dai docenti interni i quali ora possono dare i voti intermedi e finali che vogliono senza alcun controllo. Se il docente nullafacente nell’attuale sistema mette solo voti positivi nessuno lo disturba, al contrario il suo collega gran lavoratore per valutazioni negative viene etichettato come docente difficile e troppo esigente. Quindi fin quando ai docenti italiani non verranno sottratti i due esami finali di fine ciclo, il sistema non potrà migliorare in quanto la libertà di voto (valutazione finale) è il corrispettivo per un lavoro in classe altrettanto libero e senza controlli.

La premessa dalla quale parto è la seguente: già oggi un nostro studente può sostenere un esame di Cambridge ad ogni livello del Quadro Europeo (A2,B1,B2,C1,C2) stabilito dal consiglio d’Europa e tali certificazioni rendono inutili i voti che i suoi docenti di lingue gli attribuiscono in classe. Lo stesso avviene con numerosi enti certificatori che a distanza rilasciano punteggi e/o certificazioni per corsi, master, Clil e qualifiche. Pertanto per quale motivo non

si può spostare fuori dalle scuole la valutazione sommativa di fine ciclo? Il ministero dovrebbe occuparsi dell’istruzione e governare gli insegnanti, ma enti esterni ed indipendenti potrebbero come in Inghilterra occuparsi delle certificazioni. In questo modo, con due certificazioni esterne (fine dell’obbligo ed esame di Stato) studenti, genitori e docenti saprebbero che a scuola si insegna e si apprende per il futuro. Che avere docenti bravi nelle scuole è utile per ottenere in modo più agevole le certificazioni esterne mentre avere docenti poco impegnati o spesso assenti penalizza l’apprendimento, così come gli studenti si penalizzano da soli se non studiano o non vanno a scuola.

Insomma, si darebbe un taglio all’attuale scuola mercato di voti inutili o finti, ad esami che promuovono tutti, ad università dove possono accedere tutti, da qualsiasi indirizzo, con qualsiasi voto (in Francia e Germania per iscriversi all’università o per accedere a determinati istituti è necessario aver superato l’esame con una determinata votazione). Come succede, banalmente, a tutti quelli che si iscrivono ad una scuola guida per ottenere la patente, si sceglierebbero le scuole migliori che preparano seriamente in vista delle certificazioni che si vogliono ottenere. Oggi per ottenere i 24, i 30, i 60 CFU ci si deve rivolgere agli enti che li rilasciano, perchè non strutturare le nostre due certificazioni allo stesso modo? Naturalmente il primo passo sarebbe quello (come avviene in Inghilterra) della messa a punto per ciascuna disciplina del “syllabus”, sorta di linee guida (criteri) che definiscono i contenuti dell’esame, vale a dire le conoscenze da acquisire e le competenze da sviluppare, secondo gli standard definiti dall’Ente regolatore; le scuole e gli studenti devono attenersi al “syllabus” nella preparazione dell’esame.

In Inghilterra ci sono tre autorità di regolamentazione che sovrintendono l’intero processo di rilascio delle qualifiche, di elaborazione delle prove e degli esami da parte degli Exam Boards. Questi organismi di regolamentazione, che hanno anche il compito di supervisionare il rispetto degli standard definiti e di garantire l’omogeneità delle prove nel tempo e su tutto il territorio nazionale, hanno i seguenti compiti:

1) Il primo compito come detto è la messa a punto per ciascuna disciplina del “syllabus”.
2) Poi c’è l’elaborazione per ciascuna disciplina delle prove e delle relative indicazioni per la correzione. In questa attività sono coinvolte più figure professionali (examiner: scrive la prova; reviser: effettua la 1° revisione; evalution committee: effettua la 2° revisione; assessor: effettua la 3° revisione ed approvazione) che hanno il compito di controllare per ogni tappa di elaborazione che la prova sia chiara, risponda a quanto previsto dal

“syllabus”, non vi siano errori e/o sorprese, sia possibile completarla nel tempo previsto, sia adeguata agli standard degli esami degli anni precedenti, etc.
3) Correzione delle prove. Le prove svolte vengono corrette o a mano (inviando a casa del correttore le prove cartacee) o elettronicamente (una volta scansionate vengono inviate elettronicamente sul computer del correttore che esegue tutte le operazioni di correzione digitalmente).
A seconda della tipologia di esercizio proposto, le prove vengono visionate da correttori con qualifiche differenti, per esempio le domande aperte, più complesse, e i saggi sono corretti da “expert examiner”, competenti nella disciplina di esame (solitamente, ma non necessariamente insegnanti); le domande tipo “vero/falso” o a risposta breve sono corrette da “general marker”; le domande più semplici a risposta univoca al computer.
Tutti i correttori sono adeguatamente formati, e il loro lavoro viene monitorato di continuo da parte dei “senior examiner” che controllano che la consistenza e l’accuratezza dell’interpretazione degli schemi di correzione sia mantenuta.
4) L’ultima tappa di questo percorso consiste nella trasformazione del punteggio grezzo della prova in un voto finale, attraverso un processo chiamato “awarding process”, che tiene conto oltre che dei risultati nella specifica prova, delle statistiche degli anni precedenti, della difficoltà intrinseca della prova, etc…

E’ intuibile quindi come una o più agenzie esterne al nostro Ministero che rilascino le due certificazioni degli alunni (sottraendola ai docenti di classe che avranno solo il compito di insegnare e di valutare negli anni intermedi) può ribaltare l’attuale situazione e responsabilizzare tutti gli insegnanti, non sulla base dei risultati degli allievi, è chiaro, ma sulla base della loro professionalità nell’insegnare. Un docente che prepara gli alunni ad affrontare al meglio le prove finali dell’Agenzia sarà subito riconosciuto e apprezzato dai genitori, i quali invece parleranno male di un docente che non sa insegnare, che non s’impegna, che non sa spiegare oppure si assenta spesso. A loro volta gli studenti ogni volta che si assentano provocheranno un danno solo a loro stessi.