Cellulari a scuola

Cellulari a scuola

di Rita Manzara

Negli ultimi mesi si è tornati a parlare del divieto di utilizzo dei cellulari durante le lezioni, con nuove disposizioni che lo presentano come una misura innovativa per tutelare l’attenzione e il benessere degli studenti.

In occasione della diffusione della circolare ministeriale n. 3392 del 16 giugno 2025, il Ministro Giuseppe Valditara, ha dichiarato quanto segue:

Distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo ed è inoltre una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza”.

La circolare invita le scuole ad “aggiornare i propri regolamenti e il patto di corresponsabilità educativa prevedendo […] specifiche sanzioni disciplinari per coloro che dovessero contravvenire a tale divieto”.

  • La stessa circolare rimette infine “… all’autonomia scolastica l’individuazione delle misure organizzative atte ad assicurare il rispetto del divieto”. Questa indicazione riconosce esplicitamente la capacità delle istituzioni scolastiche di affrontare il problema in autonomia e conferma, di fatto, che il controllo sull’uso dei dispositivi mobili è già parte integrante dell’organizzazione quotidiana. Alcuni istituti prevedono da anni il ritiro dei cellulari all’ingresso e la restituzione all’uscita, altri hanno affidato il monitoraggio agli insegnanti, che intervengono prontamente in caso di uso improprio. Queste misure non nascono da imposizioni esterne, ma da esigenze concrete vissute in aula: distrazione, isolamento, difficoltà relazionali.
  • Riconoscere il ruolo proattivo delle istituzioni scolastiche autonome significa valorizzare l’intelligenza collettiva del sistema educativo. La vera innovazione non nasce dai decreti, ma dall’ascolto, dalla sperimentazione e dalla condivisione tra docenti, studenti e comunità scolastiche.
  • La normativa arriva dunque a formalizzare una prassi già consolidata, dimostrando che le scuole sanno leggere i bisogni educativi prima ancora che vengano tradotti in legge.

Il caso del divieto dei cellulari in aula è emblematico: la scuola non è solo destinataria della norma, ma spesso ne è l’anticipatrice. Riconoscere questo ruolo significa valorizzare l’autonomia scolastica come motore di innovazione e buon senso educativo.

Inoltre, è bene ricordare che, sia a livello ministeriale sia da parte dei docenti, si è affermata parallelamente nel tempo una visione pedagogica che mira a educare all’uso consapevole della tecnologia, piuttosto che semplicemente vietarla.

Infatti, ci sono stati momenti e contesti in cui l’uso del cellulare in classe è stato non solo tollerato, ma valorizzato come strumento didattico, purché sotto la supervisione attenta dell’insegnante.

Esistono documenti ufficiali che riconoscono la possibilità di usare il cellulare in classe per scopi didattici:

La Nota MIUR n. 107190 del 19 dicembre 2022 chiarisce che l’uso dei cellulari è vietato in generale, ma possono essere fatte eccezioni “con il consenso del docente, per finalità inclusive, didattiche e formative, in conformità al Regolamento d’Istituto”.

La Circolare Ministeriale n. 5274 dell’11 luglio 2024, pur ribadendo il divieto assoluto per il primo ciclo, distingue il secondo ciclo, dove: “L’impiego dei dispositivi mobili è ammesso per scopi didattici, sotto la supervisione dei docenti”.

Il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) promuove il modello BYOD (Bring Your Own Device), che prevede l’uso regolamentato dei dispositivi personali per attività didattiche. Il Decalogo BYOD incluso nel piano offre linee guida per un uso consapevole e sicuro della tecnologia.

Sulla base di queste indicazioni, in molte scuole secondarie di secondo grado i docenti hanno sperimentato l’uso del cellulare per attività come:

  • Ricerche rapide durante la lezione, per stimolare il pensiero critico e il confronto tra fonti.
  • Quiz interattivi tramite app come Kahoot o Socrative, che rendono la verifica più coinvolgente.
  • Produzione di contenuti multimediali, come video, podcast o foto per progetti interdisciplinari.
  • Traduzioni e dizionari digitali in classi con studenti non italofoni.
  • Accesso a piattaforme didattiche o ambienti digitali come Google Classroom, Moodle, Edmodo.

Queste attività sono sempre state condotte con regole chiare, tempi definiti e obiettivi precisi, evitando l’uso libero e personale del dispositivo.

In conclusione, educare al digitale potrebbe diventare una sfida pedagogica, il cui vero obiettivo non è vietare, ma educare all’uso consapevole. Insegnare agli studenti a distinguere tra uso personale e uso didattico, tra distrazione e concentrazione, è infatti parte della missione educativa della scuola.

In questo senso, il cellulare può anche diventare uno strumento di cittadinanza digitale, utile per sviluppare competenze trasversali e responsabilità.