da ItaliaOggi
Riforme, se pagano i supplenti
Gli effetti delle modifiche annunciate da Viale Trastevere colpiscono anche i prof di ruolo. Meno posti disponibili con il riutilizzo degli esuberi
Cancellazione delle supplenze brevi, taglio di un anno di scuola alle superiori, decontrattualizzazione del rapporto di lavoro. Sono questi i profili su cui stanno lavorando i tecnici del ministero dell’istruzione, in vista di quel pacchetto scuola su cui la decisione politica non è stata ancora presa.
Tra le varie opzioni in campo, quella di cancellare gradualmente le graduatorie di istituto di terza fascia. E di imporre ai docenti interni di farsi carico delle supplenze. Per fare questo, però, sarebbe necessario istituire lo straordinario obbligatorio. Ma qui la strada è tutta in salita. La Corte di giustizia europea, infatti, è costante nel ritenere che lo straordinario non possa essere preteso dal datore di lavoro se nel contratto di lavoro non ci sono clausole in tal senso. E poi lo straordinario bisogna pagarlo. A meno che non si imponga ai docenti, per legge, l’aumento delle ore di lavoro a parità di retribuzione. Ipotesi che comporterebbe la decontrattualizzazione della materia,
Tra i capitoli del pacchetto riforma, figura il taglio dell’ultimo anno alle superiori. Che consentirebbe al governo di azzerare la spesa per le sostituzioni in quel segmento di scuola e di pagare l’incremento dello studio di altre discipline negli anni precedenti. Gli esuberi che ne seguirebbero determinerebbero l’aumento esponenziale delle cosiddette ore a disposizione. E quindi, il 20% dei docenti delle superiori si vedrebbe, per così dire, degradato da titolare a tappabuchi.
In più, diminuendo il numero delle cattedre, diminuirebbe anche il numero delle supplenze annuali e temporanee fino al termine delle lezioni.
Infine, c’è la cancellazione della terza fascia delle graduatorie di istituto. E cioè la fascia dove vengono inclusi gli aspiranti docenti laureati, ma sprovvisti di abilitazione. Ipotesi che, di per sé, non determinerebbe alcun risparmio. La spesa, infatti, deriva dalle supplenze e non dalla tipologia di graduatoria da dove vengono attinti i supplenti. Quanto alla gestione e organizzazione degli effetti dei tagli, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, la patata bollente verrebbe scaricata sui dirigenti scolastici. Che a quanto pare dovranno fare i conti con un’ulteriore difficoltà.
Per tagliare la spesa delle sostituzioni, infatti, il ministero dell’istruzione starebbe valutando l’ipotesi di reintrodurre il divieto di assumere supplenti per le assenze inferiori a 15 giorni. Ciò comporterebbe, inevitabilmente, un aumento esponenziale del fenomeno deteriore dello smistamento in altre classi, un po’ per parte, degli alunni delle classi dove il titolare è assente.