Sostegno, servono formazione e riconoscimenti

da Superabile

Sostegno, servono formazione e riconoscimenti. “La Buona Scuola dà indicazioni poco chiare”

La proposta di Fish e Fand prevede una specifica classe di insegnanti di sostegno. Docenti e associazioni chiedono tempo per valutare quanto fatto finora senza buttare la formazione così com’è oggi. È quanto emerge dal convegno “Disabilità e formazione degli insegnanti specializzati” che si è tenuto a Bologna

BOLOGNA – Creare una specifica classe di insegnanti di sostegno, con riconoscimento economico e normativo e avanzamenti di carriera. È in sostanza la proposta delle Federazioni Fish e Fand su cui si basa la Buona Scuola e che, probabilmente, ispirerà il decreto delegato. Non buttare la formazione di base così com’è stata fatta finora, fermarsi un attimo e valutare a che punto siamo prima di modificare tutto, invece è quanto chiedono associazioni e insegnanti. Perché, come ha detto un docente di sostegno, “dopo aver fatto il sostegno, ho fatto l’insegnante di materia e il mio passato è stato importantissimo”. È quanto emerso nel convegno “Disabilità e formazione degli insegnanti specializzati” che si è tenuto a Bologna al Dipartimento di Scienze dell’educazione e in cui si è parlato dello stato dell’arte e degli scenari possibili. “Dopo 40 anni dall’inizio di questo processo di inclusione è il momento di tracciare una riga e chiederci cosa vogliamo per il futuro, senza farci intrappolare dal presente – ha detto Mario Barbuto in rappresentanza di Fish e Fand -. Le disabilità non vanno livellate ma trattate caso per caso, per questo servono percorsi più attenti alla specificità delle persone”. Insomma, alla figura di sostegno va affidato un ruolo specializzato, con competenze specifiche. “Se il mio insegnante di sostegno non conosce il braille, mi renderà analfabeta – continua Barbuto -. Una specifica classe di insegnanti di sostegno potrebbe essere un bel passo avanti”. Questa è la proposta di Fish e Fand: “Chiediamo anche un riconoscimento economico e normativo per le figure di sostegno: avanzamenti di carriera, per esempio, grazie ai vari anni di attività accumulati. No al sostegno come parcheggio, no al sostegno come step per puntare su altro. Come? Con incentivi specifici”, dice Barbuto.

L’unico punto che mette tutti d’accordo è la necessità della formazione iniziale e in corso. Ma come si realizza una scuola competente e inclusiva? Secondo il presidente di Aimc Giuseppe Desideri, “con la formazione iniziale e in corso, con il sostegno diffuso e l’inclusione reale”. Senza dimenticare il percorso che ci ha portato fin qui. “Prima di andare avanti dovremmo valutare quanto fatto fino a oggi – dice Desideri -. Inutile pensare di rifare tutto da capo. Dobbiamo controllare la formazione di tutti i docenti. Devono essere ancora più competenti, che possano essere di sostegno a tutti”.

Anche secondo Paolino Marotta dell’Associazione dirigenti scolastici (Andis), “l’attuale sistema di formazione degli insegnanti di sostegno non va toccato, al massimo si possono fare piccoli interventi”. Per Michele Corsi della Conferenza universitaria nazionale di scienze della formazione, “di riforma in riforma non facciamo altro che regredire in tutte le classifiche mondiali. Fermiamoci un attimo, procediamo con il piede giusto: sennò l’università diventa un liceo e la scuola un parcheggio”.

Secondo Lucio Cottini di Sipes: “La Buona Scuola dà indicazioni poco chiare circa la formazione. Noi proponiamo un master sulla didattica inclusiva con un impianto da sviluppare nel corso degli anni. Chiediamo anche di controllare l’efficacia della formazione e dei requisiti di qualità dell’inclusione”.

“L’insegnante di sostegno è un ibrido e noi chiediamo solidità per questo titolo – ha detto il rappresentante dell’Unione ciechi -. Per questo chiediamo una specializzazione. Pensiamo a un ‘docente di didattica speciale’? La scuola deve mettere questa figura, dopodiché il ruolo curricolare resta al docente indicato. Serve una figura che possa dare consigli su come rendere un contesto scolastico inclusivo. Oggi gli insegnanti di sostegno non sono né carne né pesce”. (Ambra Notari – lp)