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Finalmente in salvo i “quota 96” della scuola?

da La Tecnica della Scuola

Finalmente in salvo i “quota 96” della scuola?

Così parrebbe leggendo il testo del nuovo DDL Pensioni depositato alla Camera. Prevista anche la settima salvaguardia per altre categorie di “esodati” e il riesame delle pensioni anticipate già liquidate con penalizzazioni

Novità in arrivo sul fronte pensioni. È stato, infatti, depositato alla Camera il DDL 2958 concernente “Modifiche all’articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e all’articolo 1, comma 113, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, in materia di accesso al pensionamento e di decorrenza delle prestazioni pensionistiche”.

“È opinione comune di quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento – si legge nel testo del Disegno di Legge – che la manovra sulle pensioni ha bisogno di essere modificata con un intervento strutturale. In attesa dell’intervento strutturale si deve comunque intervenire per proseguire il percorso di salvaguardia dei soggetti interessati che […] l’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) ha stimato in cifra 49.000 soggetti, suddivisi nelle varie categorie oggetto di salvaguardie precedenti

e che meriterebbero di essere oggetto di ulteriori provvedimenti”.

Il riferimento è, in particolare, ai cosiddetti “esodati” e all’annosa questione dei “quota 96” del comparto Scuola. Ma il DDL prevede anche alcuni interventi che interessano coloro che sono andati in pensione prima dei 62 anni con le penalizzazioni previste dalla Legge Fornero.

“Con la presente proposta di legge si intende quindi proseguire il percorso di salvaguardia finora praticato con diversi provvedimenti legislativi, con l’obiettivo di ridurre il danno della manovra Fornero,

in particolare per lavoratori prossimi al pensionamento con i previgenti requisiti o che avevano firmato accordi di esodo o di mobilità, licenziati, autorizzati alla prosecuzione volontaria o in congedo per assistenza di familiari disabili, entro il mese di dicembre 2011”.

Per quanto riguarda nello specifico i “quota 96” della Scuola, l’art. 1, comma 1 del DDL prevede che “all’articolo 24, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 14:

1) all’alinea, dopo le parole: «ad applicarsi» sono inserite le seguenti: «al personale della scuola che ha maturato i requisiti entro l’anno scolastico 2011/2012, ai sensi dell’articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni»”.

In sostanza, il DDL ripropone la modifica che pone fine all’annosa vicenda del personale della scuola e i soggetti interessati non dovranno più sottostare ai parametri della Riforma del 2011, ma potranno andare immediatamente in pensione con i vecchi requisiti.

Per quanto riguarda il costo di questa sanatoria, “è difficile prevedere l’onere rispetto alla quantificazione di 4.000 soggetti interessati rilevata nel 2012 perché va valutato quanti siano andati in pensione a settembre 2013 o 2014 e sembra che circa 1.000 insegnanti abbiano potuto essere inseriti nella IV e nella VI salvaguardia per aver assistito familiari disabili nel 2011”.

Il DDL prevede anche un ulteriore provvedimento di salvaguardia (la cd settima salvaguardia) per le varie tipologie di soggetti, che riguarda nello specifico i lavoratori in mobilità superando il limite della

cessazione del rapporto di lavoro fissata al 30 settembre 2012, e tutte le altre tipologie previste da precedenti salvaguardie, per le quali viene spostata di un ulteriore anno la data entro la quale si deve raggiungere la maturazione del trattamento pensionistico (6 gennaio 2017).

Infine, con l’articolo 3 si prevede il riesame delle pensioni già liquidate, ma con penalizzazioni, perché il titolare ha un’età anagrafica inferiore a 62 anni, visto che la legge di stabilità ha previsto l’eliminazione

delle penalizzazioni per le pensioni di anzianità anticipata solo con decorrenza dal 2015.

Per quanto concerne il superamento delle penalizzazioni ante 1 ° gennaio 2015, l’onere – secondo quanto si legge nel testo del DDL – “è particolarmente risibile”.

Autovalutazione d’istituto: presentazione Piattaforma web

da La Tecnica della Scuola

Autovalutazione d’istituto: presentazione Piattaforma web

 

Domani, mercoledì 29 aprile, il ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca Stefania Giannini e il ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti presenteranno al Miur la Piattaforma web che le scuole italiane utilizzeranno nei prossimi mesi per produrre il loro primo Rapporto di autovalutazione da diffondere a luglio.

Uno strumento pensato per supportare il miglioramento del sistema di istruzione. La Piattaforma, grazie anche alla collaborazione fra i due Ministeri, offrirà alle scuole un ampio set di dati su cui lavorare, fra cui quelli relativi agli esiti dei diplomati nel mercato nel lavoro.

Lo strumento sarà presentato presso la Sala della Comunicazione del Ministero, in viale Trastevere 76/A, a partire dalle ore 10.30 (in allegato il programma). Oltre ai due Ministri interverranno Carmela Palumbo, Direttore Generale per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale, Annamaria Ajello, Presidente dell’INVALSI (l’Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema di Istruzione), Gianna Barbieri, Dirigente Generale del Miur, Damiano Previtali, Dirigente Scolastico e componente del nucleo start up del Sistema nazionale di valutazione. A coordinare gli interventi sarà Elena Ugolini, Consigliere del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Il lancio della Piattaforma avverrà alla presenza dei rappresentanti degli Uffici Scolastici Regionali che supporteranno le scuole nella produzione del loro primo Rapporto di autovalutazione.

Sciopero del 5 maggio. Il gioco si fa duro: aderisce anche la Fiom di Landini

da tuttoscuola.com

Sciopero del 5 maggio. Il gioco si fa duro: aderisce anche la Fiom di Landini

Alla prima occasione ghiotta, Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, scende in campo a fianco della scuola, concretizzando così la sua idea di sindacato come nuovo soggetto politico.

Il 5 maggio i metalmeccanici della Cgil parteciperanno alle manifestazioni delle principali città italiane.

Landini chiama alla manifestazione gli studenti, i lavoratori e i cittadini. In questo modo è di tutta evidenza che lo sciopero della scuola sta assumendo una connotazione politica dalle caratteristiche di sciopero generale.

Questo il comunicato pubblicato sul sito di Flc-cgil:

La Segreteria nazionale della Fiom-CGIL sostiene lo sciopero della scuola del 5 maggio promosso dalle organizzazioni sindacali e dagli studenti per fermare la riforma della scuola del Governo Renzi e invita tutte le strutture della Fiom a promuovere la partecipazione assieme a tutti i lavoratori della scuola, agli studenti, ai lavoratori e ai cittadini alle manifestazioni di Milano, Roma, Bari, Cagliari, Palermo e Catania. Il 5 maggio la Fiom parteciperà alle manifestazioni per rivendicare una scuola che sia pubblica, gratuita, non precaria, sicura, autogovernata, democratica, formativa, laica e libera. Per riaffermare un nuovo diritto allo studio e la piena gratuità dell’istruzione, per rivendicare finanziamenti per la scuola pubblica, per una riforma sulle valutazioni in chiave democratica, per investimenti sull’edilizia scolastica, per l’autonomia scolastica e per la riforma dei cicli scolastici. Per tutte queste ragioni partecipiamo alle manifestazioni del 5 maggio nella consapevolezza che solo l’unità sociale, un vasto sistema di alleanze sociali e una decisa e autonoma iniziativa del sindacato possono determinare quei cambiamenti necessari per rispondere alla crisi democratica, sociale, culturale e politica del paese.

Ddl, varato l’art. 1, si punta sull’autonomia

da tuttoscuola.com

Ddl, varato l’art. 1, si punta sull’autonomia

La relatrice di maggioranza Maria Coscia (Pd) ha presentato la seguente riformulazione dell’art. 1 del Disegno di legge, che è stata approvata. Si nota la forte accentuazione del ruolo propositivo assegnato alle singole scuole nell’esercizio della loro autonomia didattica e organizativa.

“Sostituire l’articolo 1 con il seguente:
1. Al fine di innalzare i livelli di istruzione e competenze delle studentesse e degli studenti, contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, prevenire e recuperare l’abbandono e la dispersione scolastica, affermare il nuovo ruolo della scuola nella società della conoscenza, costruire curricoli coerenti con i nuovi modi di apprendere, realizzare una scuola aperta, laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica, di partecipazione e di educazione alla cittadinanza attiva, garantire il diritto allo studio e pari opportunità di successo formativo per tutte le studentesse e gli studenti, la presente legge dà piena attuazione all’autonomia delle istituzioni scolastiche di cui all’articolo 21 della legge 15 marzo 1997 n. 59, anche in relazione alla dotazione finanziaria.
2. Le istituzioni scolastiche garantiscono a tali fini la massima flessibilità, diversificazione, efficienza ed efficacia del servizio scolastico, nonché l’integrazione e il miglior utilizzo delle risorse e delle strutture, l’introduzione di tecnologie innovative e il coordinamento con il contesto territoriale. In tale ambito, l’istituzione scolastica effettua la programmazione triennale dell’offerta formativa per il potenziamento dei saperi, delle conoscenze e delle competenze di studentesse e studenti e per l’apertura della comunità scolastica al territorio con il pieno coinvolgimento delle istituzioni e delle realtà locali.
3. La piena realizzazione del curricolo della scuola ed il raggiungimento degli obiettivi di cui all’articolo 2, la valorizzazione delle potenzialità e degli stili di apprendimento di studentesse e studenti nonché della comunità professionale scolastica con lo sviluppo del metodo cooperativo, nel rispetto della libertà di insegnamento, per incrementare le competenze disciplinari e didattiche, la collaborazione e la progettazione, l’interazione con le famiglie e il territorio, sono assicurati mediante le forme di flessibilità dell’autonomia didattica ed organizzativa prevista dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999 e in particolare attraverso:
a) l’articolazione modulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina;
b) il potenziamento del tempo scuola anche oltre i modelli e i quadri orari, nei limiti della dotazione organica dell’autonomia, tenuto conto delle scelte degli studenti e delle famiglie;
c) la programmazione plurisettimanale e flessibile dell’orario complessivo del curricolo e di quello destinato alle singole discipline, anche mediante l’articolazione del gruppo classe. ”

Mobilità straordinaria: la Lega chiede al PD la decorrenza da settembre

da tuttoscuola.com

Mobilità straordinaria: la Lega chiede al PD la decorrenza da settembre

Molti docenti di ruolo temono che i nuovi posti dell’organico dell’autonomia, una volta assegnati ai 101 mila che entreranno in ruolo a settembre, vanifichino per almeno tre anni la possibilità di mobilità.

Da qui la richiesta di mobilità straordinaria a favore dei docenti attualmente in servizio, prima che arrivino a migliaia i nuovi assunti ad occupare i nuovi posti istituiti.

Si tratta di un intervento straordinario su cui tutti sono d’accordo, ma che vede in posizioni diverse il Pd e la Lega: il primo prevede la mobilità straordinaria per il 2016-17, la seconda, invece, già per il 2015-16, cioè dal prossimo settembre.

Queste le considerazioni della Lega: «Come fa il Pd da una parte a riconoscere la correttezza della richiesta degli insegnanti di ruolo di un piano straordinario di mobilità prima che le nuove assunzioni ingessino il sistema per almeno tre anni, e dall’altra a rimandarlo al 2016/17 per scarsità di tempo? E’ l’ennesima presa in giro».

Lo afferma Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega Nord, per il quale «nella nuova situazione, avvicinare gli insegnanti al luogo d’origine non può che avere ricadute positive su efficienza e costi del servizio. I nostri emendamenti al ddl Buona scuola a favore di un piano straordinario di mobilità prima delle immissioni in ruolo, vanno quindi assolutamente presi in considerazione. Non si porta via nulla a nessuno. Il posto attualmente occupato da un docente di ruolo verrebbe liberato con il trasferimento e usato per le nuove immissioni».

L’on. Maria Coscia (PD), relatrice di maggioranza del ddl in Commissione Cultura alla Camera, rivolgendosi agli insegnanti su Facebook, giustifica in questo modo i tempi della mobilità straordinaria: “La mobilità si farà nel 2016-2017, durante l’anno di assegnazione provvisoria dei nuovi assunti, che sceglieranno dopo i “vecchi”, perché non ci sono i tempi per farla prima di settembre e poi assumere i nuovi a settembre. È l’unica strada. Gli albi partiranno già dal prossimo anno. I posti non saranno coperti dalle assunzioni, perché gli assunti saranno in assegnazione provvisoria e sceglieranno la sede definitiva dopo di voi. L’albo territoriale non è precarietà, siete di ruolo ed avrete più possibilità di cambiare sede e chiedere il passaggio di cattedra. Il trasferimento vi sarebbe spettato solo se ci fosse stato il posto libero e certo non ce ne sarebbero stati 100.000“.

Rinvio delle prove Invalsi: a sfavore il mondo sindacale

da tuttoscuola.com

Rinvio delle prove Invalsi: a sfavore il mondo sindacale
Lo sciopero del 5 maggio non riguarda le prove, ma i sindacati comunque protestano

Scontata la protesta dei sindacati di base per il rinvio delle prove Invalsi, contro cui avevano espressamente proclamato lo sciopero, è interessante vedere quale comportamento hanno assunto in proposito i sindacati scuola rappresentativi, visto che le motivazioni dello sciopero da loro proclamato per il 5 maggio riguardano soltanto il ddl sulla Buona Scuola e non comprendono (pur potendo prevederle) le prove Invalsi.

Nonostante l’apparente indifferenza sulla concomitanza dello sciopero con lo svolgimento delle prove, i commenti dei sindacati scuola sul rinvio delle prove Invalsi sono stati invece complessivamente sfavorevoli.

Infatti, oscillano tra una valutazione giuridica negativa (dubbia legittimità) e una altrettanto negativa di natura politica (discutibile decisione, segnale di debolezza, provvedimento inopportuno).

Scrima (Cisl-scuola): La stessa discutibile decisione dell’Invalsi di rinviare i test ad altra data è la prova lampante di una consapevolezza che non è più, evidentemente, soltanto nostra.

Di Menna (Uil-scuola): Il rinvio, di dubbia legittimità … dimostra la debolezza del Governo.

Di Meglio (coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti): Un provvedimento decisamente inopportuno che, considerata la vastissima adesione prevista per lo sciopero del 5 maggio, sembrerebbe una strategia per boicottare la grande protesta contro la riforma del governo Renzi.

Pantaleo (Flc-cgil): il rinvio delle prove Invalsi previste per il 5 maggio sono tutti segnali di debolezza. Il Miur non fa certo bella figura lasciando all’Invalsi l’incombenza, che non spetta certo a questo istituto, di dire alle scuole quello che devono o non devono fare.

Nigi (Snals): Lo SNALS-CONFSAL si riserva una puntuale valutazione di legittimità del rinvio delle prove Invalsi previste per il 5 maggio. Questa scelta dimostra la debolezza del Governo.

Qualche malizioso potrebbe pensare che vi sia una certa contraddizione, come se tacitamente alcuni sindacati scuola avessero pensato di prendere due piccioni con una fava (sciopero e boicottaggio delle prove). Forse.

Da tutto questo emerge, comunque, che le prove Invalsi non sono certamente nel cuore dei sindacati, altrimenti le avrebbero difese tenacemente.

Piano di assunzioni in decreto legge?

da tuttoscuola.com

Piano di assunzioni in decreto legge?
Si va verso lo stralcio dell’art. 8 del ddl C.2994

Non è una folgorazione sulla via di Damasco, ma un ripensamento sul no più volte confermato dal premier: il piano di assunzioni previsto dall’art. 8 del Ddl potrebbe essere stralciato ed essere trasformato in decreto legge, ricevendo un’accelerazione notevole.

La notizia di questo cambio di strategia è riportato da Repubblica in un dettagliato servizio curato da Corrado Zunino.

Secondo il giornalista, gli uomini più vicini a Renzi e, in particolare, il sottosegretario Davide Faraone, Lorenzo Guerini, vicesegretario PD, e Matteo Orfini, presidente PD, avrebbero convinto il premier a stralciare l’art. 8 e a varare un apposito decreto legge.

È probabile – precisa il giornalista – che il decreto legge sui 101 mila sarà portato al primo Consiglio dei Ministri dopo le manifestazioni del 5 maggio”.

La ragione di questo cambio di linea è la ricerca di un consenso politico e nella società.

La causa di questa decisione si fonda su due considerazioni: da una parte, lo sciopero di massa del 5 maggio con un milione di insegnanti in fibrillazione, dall’altra, la consapevolezza che i tempi tecnici per l’approvazione del ddl non consentiranno di avere in cattedra il 1° settembre i nuovi assunti.

La beffa del ruolo negato a migliaia di GAE della primaria

da tuttoscuola.com

La beffa del ruolo negato a migliaia di GAE della primaria

Se non verranno recuperati gli idonei del concorso e gli esodati triennalisti abilitati, i docenti che potranno beneficiare del piano di assunzioni con immissioni in ruolo a settembre saranno 100.701 di cui 37.234 per infanzia e primaria: una quota dal concorso e il resto dalle GAE.

Per quei 100.701 destinatari del ruolo la legge di stabilità 2015 ha previsto la relativa copertura finanziaria. Oltre quel numero non vi è spazio e speranza, a meno che non si trovi una nuova copertura finanziaria aggiuntiva. Insomma, 100.701 e non uno di più.

Senza voler considerare, dunque, l’eventuale  e forse anche probabile apertura nei confronti di altri aspiranti (con relativa copertura finanziaria) che potrebbe venire dal Parlamento durante l’approvazione del ddl sulla Buona Scuola, c’è, comunque, un problema incombente che potrebbe rimescolare drammaticamente le carte.

Il problema, non preventivato anche se temuto, ha un nome: vecchi diplomati magistrali a cui la sentenza 1753/2015 del Consiglio di Stato ha spalancato le porte delle GAE.

L’Anief, che ha sostenuto il ricorso vincente, sta anche sostenendo a tamburo battente una vasta operazione di estensione applicativa della sentenza a favore di altri diplomati magistrali, a cominciare dai 55 mila che attualmente si trovano in II fascia nelle graduatorie d’istituto.

L’ingresso massiccio nelle GAE di decine di migliaia di diplomati in tempo utile per le nomine metterà a rischio il posto, dato per sicuro fino a pochi giorni fa, di molti di quei 37.234 ‘vecchi’ iscritti nelle graduatorie GAE di infanzia e primaria.

In pericolo sono soprattutto i GAE di IV fascia, ma anche tanti iscritti in III fascia che potrebbero essere scavalcati per punteggio dai nuovi arrivati.

A un passo dal traguardo finale molti di quei 37 mila sarebbero condannati a rimanere ingabbiati, forse per sempre, nelle GAE, senza raggiungere il ruolo.

Il dirigente scolastico tra passato e futuro

da tuttoscuola.com

Il dirigente scolastico tra passato e futuro

Il passato del dirigente scolastico si chiama preside (o direttore, al tempo delle elementari). Un passato ricco di prestigio e povero di riconoscimenti economici, come quello degli insegnanti (e anche dei dirigenti amministrativi: ci fu un tempo in cui il preside guadagnava più o meno come un provveditore, e poco meno di un direttore generale).

Il presente è nominalmente quello di un dirigente che dirige poco, perché non ha gli strumenti per farlo (però di responsabilità ne ha in abbondanza), ma guadagna molto meno di un dirigente amministrativo, nel frattempo decollato per ben altri livelli di compenso in grazia di norme che avrebbero voluto farne manager pubblici competitivi, anche dal punto di vista retributivo, con i manager privati. Obiettivo conseguito dagli amministrativi solo in parte, ma abbastanza per distanziare di molto i dirigenti scolastici (e di moltissimo gli insegnanti).

Il futuro è incerto. Il Ddl ‘Buona Scuola’ approvato dal Consiglio dei ministri non ha equiparato i dirigenti scolastici a quelli amministrativi sotto il profilo retributivo, ma ha fatto qualche passo per consentire agli scolastici di essere un po’ più ‘dirigenti’ attribuendo loro alcune funzioni che ne accrescerebbero le competenze decisionali, come quella di poter scegliere una parte degli insegnanti prelevandoli dagli albi territoriali o quella di assegnare compensi ai collaboratori più stretti e più impegnati.

Sui ‘superpoteri’ del DS si è subito concentrata la critica non solo dei sindacati ma anche di una parte dei parlamentari della maggioranza, e si profilano emendamenti che bilancerebbero le sue competenze con quelle del Collegio dei docenti e del Consiglio di istituto. Un più equilibrato sistema di contrappesi è stato anche suggerito da Tuttoscuola nel documento presentato in occasione dell’audizione in Parlamento (consultabile a questo link:  http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=35749 ),

Immediata la protesta dell’ANP, e anche dell’Andis, che parlano di ‘retromarcia’ del Governo. “Lo scenario che sembrerebbe delinearsi, se tali anticipazioni fossero vere, è di nuovo quello di riaffermare le responsabilità senza i poteri!”, scrive l’ANP sul suo sito.

Le organizzazioni che rappresentano i dirigenti scolastici chiedono invece non solo che vengano confermate le prerogative delineate nel Ddl ‘Buona Scuola’ ma che sia, invece, modificato il testo dell’altro Ddl che li interessa, quello sulla Riforma della Pubblica Amministrazione nel senso di includere la dirigenza delle istituzioni scolastiche nel ruolo unico della dirigenza pubblica. In direzione della piena equiparazione sia giuridica sia economica, chiede l’ANP, mentre l’Andis propende per l’equiparazione economica, preservando la specificità dei dirigenti scolastici.

Test Invalsi, la prova slitta a causa dello sciopero indetto il 5 maggio dai sindacati

da Il Fatto Quotidiano

Test Invalsi, la prova slitta a causa dello sciopero indetto il 5 maggio dai sindacati

Lo slittamento ha irritato le organizzazioni sindacali che definiscono la scelta ” una intollerabile imposizione, illegittima” e un “provvedimento decisamente inopportuno”

 

“Buona scuola”, doppio esame: emendamenti e sciopero unitario

da La Stampa

“Buona scuola”, doppio esame: emendamenti e sciopero unitario

Da oggi la commissione Cultura alla Camera deve vagliare 2400 proposte di modifica Il tam tam delle associazioni sul Web per la protesta del 5 maggio: nessuno resti a casa
roma

Oggi sulla riforma della scuola di Renzi inizierà l’esame dei 2400 emendamenti presentati, mentre i sindacati vanno avanti nell’organizzazione della protesta. Anche se la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini ha definito «squadristi» i contestatori di venerdì a Bologna e lo scontro con il governo aumenta giorno dopo giorno, le associazioni stanno preparando con cura il grande sciopero del 5 maggio, il primo unitario dopo sette anni. I promotori sono ottimisti, prevedono un’adesione massiccia nelle principali città, una serrata delle scuole e un fiume di docenti, Ata e dirigenti che parteciperanno alle manifestazioni di piazza. E anche dove non sono segnalate manifestazioni ufficiali si annunciano gruppi auto organizzati di docenti: il tam tam corre via web, l’invito è di organizzare flash mob pacifici e colorati al motto di «Nessuno resti a casa». La ministra Giannini ha definito «squadristi» i contestatori in un’intervista a “Repubblica”, una parola che provoca molte critiche da parte dell’opposizione, qualcuna anche dall’interno del Pd (Stefano Fassina le considera «parole inaccettabili»).

Intanto l’Invalsi pensa al rinvio dei test, in calendario da mesi per il 5 maggio (prova preliminare di lettura per la II primaria e prova di Italiano per II e V primaria), data scelta non a caso dai sindacati. La decisione ufficiale sullo slittamento delle prove sarà presa oggi. Una delle ipotesi è il rinvio anche della prova di Matematica sempre in II e V primaria, prevista per il 6 maggio, mentre i test per le Superiori (12 maggio) non dovrebbero subire variazioni.

Da oggi in commissione Cultura alla Camera il lavoro avrà ritmi serrati fino al ponte del Primo maggio: da esaminare ci sono 2.400 emendamenti. Se non ci saranno ostacoli politici, il dibattito in aula potrebbe cominciare l’11 maggio. Considerando che nell’ultima settimana di maggio le Camere probabilmente lavoreranno a ritmo ridotto per la concomitanza con le elezioni regionali e amministrative, l’approvazione definitiva del Senato non potrà arrivare prima della metà di giugno, come peraltro anticipato dalla stessa Stefania Giannini. Poi ci saranno i tempi tecnici per la pubblicazione in Gazzetta. L’entrata in vigore potrebbe quindi coincidere con la fine di giugno. Tempi che, secondo gli addetti ai lavori, inducono a pensare che una bella fetta di riforma (albi territoriali compresi) sarà rimandata all’anno scolastico 2016-2017.

[fla. ama.]

Dal potere dei presidi ai nuovi contratti tutte le critiche all’impianto del governo

da Il Messaggero

Dal potere dei presidi ai nuovi contratti tutte le critiche all’impianto del governo

Studenti e sindacati vanno all’attacco: «Faremo sciopero generale il 5 maggio».

Nonostante un lungo percorso di ascolto in giro per le scuole italiane, la creazione di un portale che nei mesi scorsi ha raccolto osservazioni, idee e suggerimenti per strutturare un disegno di legge concertato, ”La buona scuola“ sembra non andare giù alla maggior parte dei comparti sindacali del mondo della scuola, alle famiglie e agli studenti.
MOBILITA’ E INCENTIVI
L’unico provvedimento gradito è la famosa carta del professore per l’aggiornamento professionale, che consente il consumo di 500 euro all’anno in beni culturali. Poco per il Governo, che voleva fare della Riforma della scuola un fiore all’occhiello della capacità di condivisione e di ascolto di un esecutivo che ha fatto del decisionismo l’arma in più per scardinare ritrosie e incrostazioni sindacali. Al momento scorgendo la piattaforma della sciopero del 5 Maggio non c’è nessun passaggio sostanziale che i sindacati condividano rispetto all’impianto presentato dal duo Giannini-Renzi. I sindacati autonomi e confederali chiedono un piano articolato e immediato che garantisca la stabilità dei precari, non criticando apertamente l’assunzione degli oltre 100.000 docenti, ma cercando di inserire nel collegato del Def la stabilizzazione di quanti hanno da decenni sono in attesa di un cenno da parte di Viale Trastevere. Viene contestato invece dai lavoratori della scuola di ruolo, l’assenza di certezze per il rinnovo del contratto che è fermo da sette anni e l’eccessiva deroga legislativa su materie sottoposte a disciplina contrattuale delle retribuzioni, la mobilità del personale e la chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici, che sembrano essere diventati la vera pietra dello scandalo di questa riforma. Il ruolo del nuovo preside, sempre più assimilabile ad un leader educativo che ad un dirigente scolastico è da sempre un motivo di contrapposizione forte tra esecutivo e parti sociali, che vedono con l’attribuzione di poteri di diretto intervento sulla vita economica, organizzativa e lavorativa della scuola, un declassamento della tanto richiesta autonomia scolastica. Altro punto di critica forte è l’istituzione del registro regionale dei docenti, che andrà a sostituire i vecchi e poco efficienti registri di mobilità territoriale presenti negli Uffici Scolastici Regionali. Da più parti le criticità evidenziate sono la creazione di precari di serie A e precari di serie B, che sarebbero scelti a chiamata diretta e dovranno garantire una mobilità su vasta scala regionale. Gli addetti ai lavori intravedono la data dello sciopero del 5 maggio come una sorta di giro di boa per comprendere se il Governo ascolterà o meno le richieste del mondo della scuola, mentre oggi l’iter alla Camera prosegue. L’obiettivo è chiudere presto e varare la riforma.
Mas. Co.

Scuola, la riforma nel mirino verso il blocco degli scrutini

da Il Messaggero

Scuola, la riforma nel mirino verso il blocco degli scrutini

Studenti e sindacati vanno all’attacco: «Faremo sciopero generale il 5 maggio».

ROMA La contestazione al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, alla Festa dell’Unità di Bologna, sembra essere la punta dell’iceberg di un malumore crescente e di una saldatura omogenea di sigle sindacali e studentesche contro il progetto di Riforma della scuola. Il disegno di legge sembra aver messo tutti d’accordo e in molti temono un’escalation di proteste che potrebbe causare non pochi problemi sia al percorso di riforma e sia all’anno scolastico in corso. Lo sciopero generale unitario del 5 maggio coincide, non casualmente, con la prima prova preliminare dell’Invalsi per la scuola primaria (prova di lettura per la II primaria e prova di italiano per la II e IV primaria), che vista l’alta adesione attesa molto probabilmente non si svolgerà. Così come sembra destinata a saltare la prova di valutazione del 12 Maggio per le scuole secondarie, infatti proprio per quel giorno l’Unione degli Studenti ha indetto un boicottaggio delle prove Invalsi per i licei, con sit-in, presidi, manifestazioni territoriali.
LA PROTESTA
«Noi scenderemo in piazza il 5 maggio con tutto il mondo della scuola perché riteniamo che questo attacco alla scuola pubblica deve essere respinto da tutte le forze sindacali e studentesche e dalla società e la cittadinanza tutta – dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli studenti, che continua – la nostra lotta non è corporativa ma crediamo che il futuro dell’istruzione sia un tema centrale per tutto il Paese. Il 12 Maggio inoltre boicotteremo le prove Invalsi in tutti gli istituti superiori, perché riteniamo questo strumento totalmente inadatto a dare una visione coerente di quello che è lo stato di salute della scuola italiana». Se gli studenti sono già sul piede di guerra, si scorge invece dalle organizzazioni sindacali una sorta di attendismo per vedere sia il comportamento del Governo sull’iter parlamentare della Riforma e sia sugli emendamenti che verranno presentati ufficialmente oggi. Il Gilda, storica sigla del sindacalismo autonomo, già qualche giorno fa ha fatto presagire che il blocco degli scrutini, non è poi così lontano. «Prima di bloccare gli scrutini, come estrema ratio contro questa Riforma, occorre stralciare l’accordo Aran, che in qualche modo precetta dal 2000 i docenti che devono vi debbono partecipare – dichiara Tito Russo, Flc Cgil, che prosegue – il ricorso a questa forma di protesta va ad inserirsi in una serie di azioni più pratiche che stiamo mettendo in piedi, più che sit-in e piccoli cortei puntiamo a bloccare quello che nella scuola non va».
PORTA STRETTA
Se docenti precari e non, studenti e personale Ata sono sul piede di guerra, i presidi invece sembrano più sereni sulla riforma e minacciano azioni disciplinari per coloro che cercheranno di bloccare scrutini e il corretto corso dell’anno scolastico. Mario Rusconi, presidente di Roma e del Lazio dell’Anp (Associazione Nazionale Presidi) afferma che: «si può esprimere un parere negativo nei confronti de ”La buona scuola” anche se molti insegnanti dovrebbero leggere prima il disegno di legge, ma non si può ricorrere a strumenti di tipo luddistico, distruttivo nei confronti della scuola. Questo è un atteggiamento sconsiderato e vietato dalla norma. I presidi possono prendere sia provvedimenti di sospensioni e commutare multe e spero che lì dove il funzionamento della scuola sia messo a repentaglio ricorrano a questi strumenti normativi».
Massimiliano Coccia

Pd, Guerini e Orfini: “Sbagliato bollare dissenso su riforma scuola come squadrismo”

da la Repubblica

Pd, Guerini e Orfini: “Sbagliato bollare dissenso su riforma scuola come squadrismo”

Dopo l’invito a”chiedere scusa” rivolto da Fassina al ministro dell’Istruzione dopo le accuse ai suoi contestatori, una nota congiunta del presidente e del vice segretario dem chiedono a tutte le parti coinvolte nella vicenda della riforma della scuola di “evitare eccessi e toni ultimativi”. “Sbagliato anche che si impedisca di parlare a chi presenta riforma”

ROMA – Dopo le accuse di “squadrismo” lanciate contro chi l’aveva contestata venerdì a Bologna, durante la Festa dell’Unità, a richiamare all’ordine e alla moderazione la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini, non è un esponente della minoranza dem. Uno, per intendersi, come Stefano Fassina, che alla ministra aveva contestato alcuni passaggi di un’intervista a Repubblica, in cui Giannini accusava gli insegnanti di essere una comunità in cui, se la “maggioranza è abulica”, la minoranza è “aggressiva”, composta di “squadristi” che “mi hanno insultata…disinteressati ad ascoltare quello che avevo da dire…”. Se Fassina aveva “invitato” la ministra a chiedere “scusa alla scuola”, oggi si registra la posizione assunta da due esponenti della classe dirigente del Pd: il presidente del partito Matteo Orfini e il vicesegretario Lorenzo Guerini. Che senza nominare il ministro Giannini ed evitando asprezze dialettiche, hanno invitato tanto il ministro quanto chi la contesta a evitare “eccessi ed toni ultimativi”.

“E’ sbagliato che si impedisca di parlare a chi presenta la riforma, così come è sbagliato bollare di squadrismo chi manifesta il proprio dissenso – si legge infatti nella loro nota congiunta -. La scuola è il cuore del cambiamento dell’Italia, evitiamo che diventi oggetto di scontri ideologici e sopra le righe. Con la Buona Scuola – si legge ancora nella nota – il governo ha costruito un percorso di ascolto lungo e approfondito che ha coinvolto migliaia di operatori scolastici, insegnanti, famiglie e studenti. Per la prima volta da molti anni siamo di fronte a un governo che, invece di tagliare, investe nella e sulla scuola risorse finanziarie molto significative, si torna ad assumere e si pone fine alle graduatorie, si valorizza il merito e la formazione degli insegnanti”. “Al centro di tutto è l’autonomia scolastica: la scuola appartiene a chi la fa. Per questo il Pd continuerà a confrontarsi e a discutere per migliorare ancora di più la riforma. Senza eccessi ed evitando toni ultimativi da tutte le parti”.

Più che toni ultimativi, quelli espressi dal ministro Giannini nei riguardi dei contestatori (“alcuni precari di seconda fascia, area Cobas, e molti studenti”) erano suonati come verdetti senza appello. Un quadro, quello dipinto dalla ministra, dalle tinte decadenti, popolato da docenti preda di “un’inerzia diffusa” e dalla poca volontà di partecipare ai cambiamenti, legata alla disillusione che davvero qualcosa nel mondo della scuola possa essere migliorato. Mentre lei, la ministra, dopo aver incassato la contestazione che l’aveva costretta a lasciare la Festa dell’Unità, mandava a dire a chi l’aveva insultata che la riforma della Buona Scuola va avanti, che “le urla antidemocratiche non mi fermeranno”.

Un ministro, Giannini, irritato al punto da lasciar intravedere come esito finale del suo percorso al dicastero il varo di una riforma non frutto di un dialogo costruttivo, della cucitura paziente di una trama che in qualche modo comprenda, almeno nel dibattito, tutte le voci della scuola, soprattutto quelle portatrici di argomentazioni in disaccordo col suo disegno, ma della prova di forza con il dissenso. Dove, inevitabilmente, vincerà appunto solo il più forte. Più forte, parole del ministro, di quegli “slogan senza tempo, che potevano essere adattati, indifferentemente, a cinque, dieci, quindici anni fa: no alla privatizzazione, no ai soldi alle paritarie…”.

Prospettiva, la prova di forza, che era stata criticata anche dal capogruppo dimissionario del Pd alla Camera, Roberto Speranza: “Le accuse di squadrismo me le sarei risparmiate”, aveva detto a In mezz’ora di Lucia Annunziata, “non si fa muro contro muro, ma ci si siede e si prova a migliorare. Non possiamo fare finta di non vedere e provare ad asfaltare tutto”.

Scuola, rinviate di un giorno le prove Invalsi per lo sciopero dei prof

da la Repubblica

Scuola, rinviate di un giorno le prove Invalsi per lo sciopero dei prof

Previste inizialmente per il 5 maggio, si svolgeranno il 6 e 7 per le elementari. Confermata la data del 12 per le medie

ROMA – C’erano già voci in questi giorni di uno scontro durissimo sulla riforma della scuola. E questa mattina arriva la conferma ufficiale in una circolare che l’Istituto per la Valutazione del Sistema Educativo ha inviato alle scuole. Le attese e spesso contestate prove Invalsi vengono rinviate di un giorno, dal momento che la prima delle prove coincide con lo sciopero nazionale (sostanzialmente di tutti i maggiori sindacati) della scuola del 5 maggio. Le prove, dunque, si svolgeranno il 6 e 7 maggio. Ecco di seguito la comunicazione nella lettera Invalsi:

“Si comunica la seguente variazione del calendario delle prove INVALSI che coinvolgono la sola scuola primaria già fissate con nota del 28 ottobre 2014:
6 maggio 2015: prova preliminare di lettura (II primaria) e prova d’Italiano (II e V primaria);
7 maggio 2015: prova di Matematica (II e V primaria) e Questionario studente (V primaria).

Tale variazione di calendario riguarda tutte le classi della scuola primaria indipendentemente dall’adesione del personale docente e non docente allo sciopero del 5 maggio 2015. Pertanto le prove della scuola primaria si dovranno svolgere comunque il 6 e il 7 maggio 2015, anche se ci fosse la disponibilità del personale il 5 maggio 2015. Restano confermate le date delle altre prove: 12 maggio 2015 (prova di Matematica, prova d’ Italiano e Questionario studente per la classe II secondaria di secondo grado) e 19 giugno 2015 (prova di Matematica e d’Italiano nell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione).”