L’Alleanza educativa nel nuovo millennio

L’Alleanza educativa nel nuovo millennio

di Bruno Lorenzo Castrovinci

In un tempo in cui l’inverno lentamente lascia il posto alle belle giornate primaverili, in cui tra viaggi d’istruzione e vacanze la fine dell’anno scolastico si avvicina, la scuola con le prime giornate di sole si ravviva dal torpore invernale, fatto di libri, interrogazioni e compiti in classe; di prove che hanno messo a dura prova i nostri studenti, presi come sono dal loro tempo adolescenziale, fatto di relazioni, certo, ma anche di tecnologia, che invade le loro giornate dai social media sempre presenti, di videogames e servizi di streaming con le loro accattivanti serie tv!

Per un uomo di scuola, oggi, sia egli docente, collaboratore scolastico o dirigente, comprendere questo nuovo tempo scandito dalla tecnologia, con i problemi adolescenziali di ieri, a cui si aggiungono quelli di oggi, e si amplificano come in una grande cassa di risonanza nei vari gruppi social in cui il testo scritto diventa messaggio di relazione, ma a volte anche di disperazione, soprattutto per chi non riesce a confrontarsi con l’altro, o che si discosta dal pensare e fare comune, non sempre risulta semplice.

E’ proprio in questa complessa cornice che si inseriscono le relazioni, docente discente e scuola famiglia, caratterizzate spesso da un profonda collera, a volte esistenziale, in quanto la vita segna ad ogni età e, a volte, oltre alla felicità e alla serenità si è portata dietro la speranza, che ha caratterizzato la nostra gioventù.

Ricordate, per chi li ha vissuti, quei lontani anni ‘80 e ’90, quando per un ragazzo era tutto possibile? Ogni sogno, ogni progetto di vita era lì ad aspettarlo, tutto dipendeva allora dall’impegno che ci avrebbe messo per realizzarlo, per arrivare a determinarsi e, di conseguenza, rideterminare una società che si prospettava accogliente, aperta, e ricca di opportunità.

In un tempo come il nostro diventano fondamentali dunque sia l’alleanza scuola famiglia, sia la capacità di ascolto, di relazione, di risoluzione dei conflitti, di saper orientare per determinarsi e scegliere con passione un futuro possibile, che valorizzi i propri talenti e che renda possibili i propri sogni.

L’alleanza tra scuola e famiglia, in un’epoca caratterizzata da sfide sociali, culturali e tecnologiche in rapido mutamento, costituisce quindi un pilastro fondamentale nel processo educativo dei giovani. Si configura, pertanto, quale essenziale collaborazione non solo per promuovere il successo accademico degli studenti, ma anche per supportare il loro benessere emotivo e psicologico. Il disagio adolescenziale, che può manifestarsi attraverso ansia, depressione, isolamento sociale, difficoltà comportamentali o problemi di apprendimento, è infatti una questione complessa che richiede un approccio olistico e integrato.

Diventa oggi più che mai importante, oltre l’alleanza Scuola-Famiglia, l’ascolto dei giovani, da parte degli insegnanti e delle donne e uomini di scuola per un’ alleanza  che si basi proprio sul principio secondo cui educatori e genitori lavorino insieme in modo proattivo e costruttivo per il bene degli studenti. Tale partnership può assumere varie forme: la comunicazione regolare, incontri di genitori-insegnanti, partecipazione a eventi scolastici e supporto a casa. La ricerca ha dimostrato che quando famiglie e scuole lavorano insieme, gli studenti mostrano miglioramenti non solo nelle prestazioni scolastiche e nell’apprendimento, ma anche nel comportamento e nell’adattamento sociale.

Le sfide nell’attuare un’efficace alleanza scuola-famiglia includono barriere linguistiche, differenze culturali, limitazioni di tempo e risorse, nonché varie concezioni del ruolo educativo. Tuttavia, l’adozione di tecnologie educative, come piattaforme di apprendimento online e sistemi di comunicazione digitale, offre nuove opportunità per facilitare questa collaborazione ed è fondamentale che scuole e famiglie si impegnino in un dialogo aperto e continuo, stabilendo obiettivi comuni e strategie condivise per affrontare le sfide.

C’è da dire poi che l’alleanza tra scuola e famiglia gioca un ruolo cruciale nel riconoscere e affrontare il disagio adolescenziale. La scuola può fornire un ambiente di supporto che promuove la salute anche psicologica, inclusa la disponibilità di consulenti scolastici e programmi di educazione emotiva. Parallelamente, le famiglie possono sostenere gli sforzi della scuola mantenendo una comunicazione aperta con gli insegnanti e monitorando il benessere dei propri figli. Diventa essenziale intervenire precocemente quando emergono segni di disagio, collaborando con professionisti della salute quando necessario.

Sostenere lo sviluppo integrale degli studenti, in particolare nel contesto delle sfide del disagio adolescenziale, richiede quindi una collaborazione efficace, insieme a impegno, flessibilità e rispetto reciproco. Attraverso un lavoro congiunto, scuole e famiglie possono creare un ambiente che non solo promuove il successo accademico ma anche il benessere emotivo e sociale degli adolescenti, preparandoli ad affrontare le sfide future con resilienza e fiducia.

Il ministero dell’Istruzione e del Merito ha fatto molto in questa direzione, non solo sotto il profilo normativo, ma stanziando anche risorse allo scopo.

Dalle azioni di prevenzione e contrasto alla dispersione scolastica del D.M. 170/2022 al D.M. 328/2022, con le nuove linee guida per l’orientamento, lo scopo era di creare l’alleanza tra le nuove generazioni e la scuola, aiutando la famiglia nel difficile ruolo di educatore, in tempi difficili, in cui a volte la relazione e l’ascolto risultavano deficitari. Ideare al contempo strumenti per la lotta alla dispersione implicita ed esplicita e per ridurre il triste fenomeno dei NEET, cioè dei giovani che non sono impegnati in attività di istruzione, lavoro o formazione, fenomeno quest’ultimo che può avere diverse cause, tra cui difficoltà economiche, mancanza di opportunità o motivazione, problemi di salute o di altro tipo.

Nonostante l’impegno, le misure adottate stanno mostrando delle criticità, poichè, pur essendo valide, i giovani studenti vedono nell’essere considerati fragili una discriminazione, e disertano o partecipano controvoglia ai percorsi di orientamento e riorientamento motivazionali, a differenza degli sportelli di ascolto psicologici presso cui è invece l’alunno che manifesta in pieno anonimato la volontà di farsi seguire da degli specialisti e che nel tempo sono risultati efficaci o, ancora, gli sportelli dedicati al recupero degli apprendimenti, ma allo stesso tempo anche all’orientamento e al riorientamento scolastico.

Sarebbe stato opportuno allora, e oggi lo diventa sempre di più, l’istituzione di un servizio psicologico in ogni scuola, destinato agli studenti, alle famiglie e al personale della scuola.

Servizi in grado di risolvere e appianare conflitti, oltre che aiutare gli studenti a migliorare il proprio percorso di studio, magari attraverso percorsi guidati di metacognizione utili ad acquisire un buon metodo di studio; servizi dedicati a migliorare le relazioni tra scuola e famiglia, attraverso l’ascolto ma anche percorsi mirati a costruire una comunità.

Pur lodevole negli intenti la proposta di  ridare autorevolezza agli insegnanti, istituendo una pena pecuniaria per chi non ne rispetta il ruolo; la norma, se approvata, difficilmente sarà applicata in quanto la misura inasprirebbe ulteriormente i rapporti scuola famiglia, distruggendo quell’alleanza necessaria per creare comunità.

Dopotutto il mancato rispetto del ruolo, docente o dirigente, ma anche personale scolastico in generale, nasce da conflitti irrisolti, che iniziano in classe e poi, non trovando soluzione, esplode in episodi che a volte mettono a rischio l’incolumità personale tra le parti.

Riconoscere e risolvere il conflitto sia a livello personale sia lavorativo richiede un approccio molteplice e strategico, necessario per ripristinare una buona relazione alla base dell’alleanza scuola famiglia. La gestione dei conflitti è infatti un processo dinamico e richiede un approccio olistico per essere affrontata efficacemente. Uno dei punti cardine di questa gestione è la comunicazione efficace, che implica la capacità di ascoltare attivamente e di esprimere i propri pensieri e sentimenti con chiarezza, senza cadere nella trappola di attacchi personali. L’ascolto attivo non è solo una questione di silenzio mentre l’altro parla, ma di una reale comprensione di ciò che viene detto, dimostrata attraverso feedback e linguaggio corporeo positivo.

La comprensione e l’espressione dell’empatia vanno di pari passo con una comunicazione efficace. Questo significa cercare attivamente di vedere le situazioni dalla prospettiva dell’altro e riconoscere i loro sentimenti come validi, anche se non siamo d’accordo. Tale riconoscimento può disinnescare le tensioni e promuovere un dialogo più aperto e onesto.

Gestire le emozioni è fondamentale, poiché queste possono facilmente prendere il sopravvento e portare a reazioni sproporzionate. Il mantenimento della calma e il riconoscimento dei propri stati emotivi consentono di avere una conversazione più logica e meno carica emotivamente.

Alla base di un dialogo costruttivo risiede la ricerca di soluzioni che benefici entrambe le parti. Il brainstorming congiunto e la negoziazione possono aprire la strada a compromessi soddisfacenti e, talvolta, può essere necessario l’intervento di un mediatore per aiutare a trovare una via di mezzo.

Affinché queste strategie siano efficaci, devono essere stabilite delle regole base, come ad esempio accordi su come gestire i conflitti futuri e un impegno al rispetto reciproco, anche quando si è in disaccordo. Questo stabilisce un terreno comune e delle aspettative chiare per tutti i coinvolti.

L’edificazione di relazioni positive, inclusa la costruzione della fiducia e lo sviluppo di attività condivise, contribuisce a creare un ambiente in cui il conflitto può essere prevenuto o risolto più facilmente. Il team building e le esperienze condivise possono rafforzare la coesione e promuovere una maggiore comprensione reciproca.

Infine, la formazione e l’educazione rivestono un ruolo significativo nel migliorare le abilità sociali e comunicative, nonché nell’inculcare valori di tolleranza, comprensione interculturale e risoluzione pacifica dei conflitti. Corsi, seminari e programmi educativi possono fornire agli individui gli strumenti necessari per gestire i conflitti in modo più efficace.

In conclusione, ridurre i conflitti è un obiettivo complesso che richiede impegno, pazienza e dedizione. Attraverso la comunicazione, l’empatia, la gestione delle emozioni, la ricerca di soluzioni collaborative, la creazione di regole base, lo sviluppo di relazioni positive e la formazione continua, è possibile creare un contesto in cui i conflitti sono non solo gestiti, ma anche prevenuti.

Alleanza del nuovo millennio, quindi, che, come sempre, trova alla base di tutto le relazioni umane e la capacità di saperle gestire, ma che, allo stesso tempo, necessita di una visione e direzione comune di una scuola sempre più comunità, una scuola che ascolta, che accoglie e che ama le giovani generazioni, una scuola capace di ridare la speranza nel domani, e perché no, anche fiducia nei propri sogni per il futuro che verrà.