MOTIVAZIONE E APPRENDIMENTO SIGNIFICATIVO:
UNA STORIA CHE VALE PIÙ DI UN VOTO
di Tiziana Venuti [1]
In un pomeriggio estivo un messaggio su Instagram può trasformarsi in un’occasione di riflessione sul compito della scuola, sull’apprendimento e sul nostro ruolo di insegnanti.
Una mia ex studentessa, oggi quindicenne, mi scrive per condividere la sua soddisfazione personale nel riuscire a leggere il libro Dead Poets Society[2] in inglese e nel riuscire a comprendere quasi tutto. Il messaggio è entusiastico e mi annuncia anche che quest’anno ha appena ottenuto la certificazione B1, mentre l’anno scorso era addirittura incerta se sostenere l’esame A2. Infatti non era una studentessa particolarmente studiosa, ma dimostrava interesse verso la materia ed era curiosa e motivata a migliorare. Alla fine l’ho convinta a sostenere l’esame per la certificazione linguistica, che lei ha superato, anche se non con una valutazione brillante. Il suo post non parlava di un compito scolastico da svolgere, ma di un’attività a cui lei si stava dedicando per il puro piacere di scoprire, apprendere, mettersi alla prova. Evidentemente il progresso nell’apprendimento di una lingua straniera si è immediatamente tradotto in una effettiva competenza che le ha permesso di affrontare un compito nuovo, sfidante, con cui non si era mai confrontata prima. E’ anche un momento di consapevolezza: la lingua studiata diventa uno strumento reale, capace di aprire nuove porte e nuovi scenari.
Questo – a mio modo di vedere – è un caso emblematico di un apprendimento significativo, non meccanico, in cui le nuove conoscenze si collegano con quelle già acquisite per costruire una concreta base di apprendimento destinata a durare nel tempo, in cui la motivazione gioca un ruolo fondamentale. David Ausubel, psicologo statunitense dell’educazione, ha posto al centro della sua teoria l’idea che l’apprendimento sia veramente efficace solo quando il nuovo sapere si integra con ciò che l’alunno già conosce, formando una rete di connessioni concettuali. Questo è l’apprendimento significativo, contrapposto all’apprendimento meccanico, dove le informazioni vengono memorizzate senza legami profondi e quindi dimenticate rapidamente. Nel caso della mia ex studentessa, la competenza linguistica sviluppata negli anni di studio (tutt’altro che matto e disperatissimo) non è rimasta un insieme di regole astratte, ma è diventata uno strumento reale per comprendere un testo complesso, con conseguente senso di soddisfazione nel misurarsi con un’esperienza autentica di lettura.
Se l’apprendimento vuole essere significativo è essenziale che il contenuto sia rilevante: Dead Poets Society non è solo un libro e un film, ma è una storia che parla di adolescenti, dei loro sogni, delle insicurezze, di tante problematiche della loro età. E’ anche un manifesto di libertà, passione per la conoscenza, di pensiero critico.
Questo episodio dimostra come l’apprendimento significativo non si esaurisce nell’aula. La scuola può fornire le basi linguistiche, strategiche e culturali, ma la vera misura del successo è nella capacità dello studente di trasferire quanto appreso in contesti nuovi. Leggere Dead Poets Society non è stato un “compito” né un test: è stato un atto di autonomia linguistica, frutto di un percorso in cui la motivazione ha trovato un terreno fertile. La motivazione è il carburante dell’apprendimento. Senza di essa, anche il miglior progetto didattico rischia di rimanere un sapere inerte. La studentessa che mi ha scritto lo ha fatto con entusiasmo ed orgoglio, volendo condividere questo traguardo con chi lei ritiene l’abbia guidata nel percorso.
Il fatto che abbia usato Instagram offre lo spunto per altre riflessioni, particolarmente attuali vista la recente nota del Ministro dell’Istruzione e del Merito riguardo l’uso degli smartphone a scuola, anche per uso didattico. A parte la totale mancanza di valore prescrittivo della nota, in quanto non esiste alcuna legge che vieti l’uso dello smartphone a scuola o in altri luoghi pubblici, mi rammarico molto che vengano sottovalutati il potenziale e gli effettivi vantaggi pratici nel poter utilizzare il proprio dispositivo a scuola per attività scolastiche assegnate dai docenti.
La modalità BYOD[3] consente di risparmiare tempo prezioso in classe, evitando di prenotare aule computer, portare in classe dispositivi della scuola che tutti utilizzano, che possono presentare problemi tecnici dovuti a usi precedenti scorretti, immissione di password che spesso gli studenti non ricordano più, perché tanto le hanno memorizzate sui loro dispositivi. Autorizzare gli alunni ad accendere il cellulare in classe, fornire le indicazioni per lo svolgimento dell’attività prevista, l’uso delle piattaforme come Google Classroom e Microsoft Teams (e di tutti gli strumenti che offrono), che sono state così indispensabili durante il periodo pandemico, risulta molto più semplice e veloce. In sistemi educativi avanzati come Singapore i cellulari e le applicazioni didattiche sono ampiamente utilizzati in classe e per i compiti a casa. Il cellulare può coniugare apprendimento formale ed informale. La simbiosi degli studenti con i loro dispositivi è anche un aspetto sottovalutato per quanto riguarda la loro esposizione alla lingua inglese, soprattutto attraverso i social media come Instagram, TikTok, Youtube. Gli adolescenti vivono immersi in una dimensione multilingue, si pensi anche alla possibilità di fruire di film e serie tv in moltissime lingue diverse con una combinazione di sottotitoli possibili. Questa esposizione informale, continua, contribuisce in modo decisivo alla comprensione a all’acquisizione della lingua. Se la scuola riesce a sfruttare ed integrare queste risorse l’apprendimento diventa più motivato ed autentico. In questo scenario, l’insegnante è un facilitatore di esperienze che portano all’apprendimento. È proprio questa la sfida più grande per la scuola: costruire percorsi che non solo portino al raggiungimento di competenze misurabili, ma che facciano percepire agli studenti il valore intrinseco di quello che imparano e viene loro proposto, che è solo il punto di partenza per un percorso di apprendimento che può durare una vita. La mia personale conclusione è che i risultati del nostro lavoro non sempre sono immediatamente visibili nei registri o nei voti. Spesso emergono a distanza di anni, quando uno studente, spinto dalla propria motivazione, applica ciò che ha imparato in un contesto reale e ne trae soddisfazione personale o professionale.
Il nostro compito non è solo trasmettere conoscenze, ma creare le condizioni perché l’apprendimento diventi parte della vita degli studenti. E quando questo accade, come nel caso della lettura autonoma di un romanzo in lingua originale, la motivazione e l’apprendimento significativo stanno continuando a crescere, anche fuori dall’aula.
[1] Tiziana Venuti insegna Inglese nell’Istituto comprensivo di Pasian di Prato (Udine). Ha maturato competenze didattiche e linguistiche (connesse con una certificazione C2) in Inghilterra, Israele, Nigeria, Monaco di Baviera. E’ membro del Teachers’Panel della Oxford University Press per la redazione di libri di testo ed è tra i formatori della DeA Scuola.
[2] Il titolo italiano del celebre film è L’attimo fuggente, diretto da Peter Weir nel 1989 ed interpretato da Robin Williams. Solo in italiano il titolo è stato adattato e preferito a quella “Setta dei poeti estinti” del titolo originale. Il libro è stato scritto da Nancy Horowitz Kleinbaum e pubblicato nel 1988.
[3] BYOD: bring your own device (porta il tuo dispositivo personale)