Benjamin Labatut, Quando abbiamo smesso di capire il mondo

Benjamín Labatut, un posto per la scienza

di Antonio Stanca

   Per conto della casa editrice Adelphi, che lo aveva pubblicato la prima volta nel 2020, è comparsa di recente una nuova edizione di Quando abbiamo smesso di capire il mondo di Benjamin Labatut. La traduzione è di Lisa Topi. L’edizione originale è del 2020, del 2021 il successo internazionale, la traduzione in molte lingue, la diffusione dell’opera, del 2022 il conseguimento del Premio “Galileo” per la divulgazione scientifica. Il libro è stato molto tradotto, è giunto in ogni parte del mondo. Contiene una notizia completa, totale di quella che è stata l’attività scientifica nell’Europa, soprattutto nella Germania e negli altri paesi del Centro, dai primi del ‘900 alla fine delle due guerre mondiali. In effetti mancava un tracciato, un percorso di questo genere, lo si era fatto per il pensiero, per la filosofia, per l’arte, ma non per la scienza nonostante i risultati raggiunti in tale periodo siano da ritenere tra i più importanti della sua storia.

    Labatut è nato a Rotterdam, Paesi Bassi, ma è cresciuto tra L’Aia, Buenos Aires e Lima. Quando aveva quattordici anni si era stabilito a Santiago del Cile dove nella Cattolica Università Pontificia aveva studiato giornalismo. Di un giornalista risentono appunto i modi di Quando abbiamo smesso di capire il mondo: senza trascurare i particolari riesce a farli rientrare nel discorso, evidenziarli, salvarli. Dopo aver letto il libro sembra non manchi niente altro per conoscere bene l’Europa moderna dal momento che si è venuti al corrente anche di quanto succedeva in segreto, di nascosto, perché fatto di formule, di cifre, dei segni specifici di certe discipline. Ha chiarito, ha spiegato Labatut quelli che rischiavano di rimanere dei misteri, li ha messi a disposizione di tutti, li ha fatti giungere ovunque e lo hanno reso famoso. Incuriosisce, coinvolge una lettura simile poiché avvicina, fa vedere, rende familiari personaggi, situazioni, fenomeni che erano rimasti lontanissimi, sconosciuti. E poi la lingua di chi scrive, sempre chiara, sempre scorrevole, fa partecipare pure di quanto uno scienziato scopre, dice di come vi giunge, in cosa consiste, per cosa serve e da questo punto di vista le scoperte compiute in tale periodo, il periodo di Einstein, sono state di fondamentale importanza per la storia della matematica, della fisica, della chimica e di altre scienze. Sembra incredibile! Nonostante i tempi duri, tempi di guerra, molti scienziati non abbandonarono le loro ricerche… anche al fronte facevano esercizi di matematica: è come con una composizione in versi o con la pagina di un romanzo, chi vi sta attendendo non è più libero.

    Questo ha voluto dimostrare Labatut: di fronte alla grandezza, all’importanza di quanto si stava per raggiungere, per svelare nessun ostacolo ci poteva essere, uno solo era il richiamo. E così fu: niente, neanche la guerra distolse quegli uomini di genio dalla loro attività, dalla loro applicazione.

   Tra i più diversi punti dell’Europa in fiamme si sposta, nel libro, lo sguardo dell’autore. Sa dove si trovano quegli uomini, dove vivono, dove lavorano ma vuole sapere di più, vuole vedere di più. È la maniera più semplice, la più idonea per far luce su argomenti difficili e offrirli a tutti. Labatut si è sobbarcato a questo lavoro, non ha avuto esitazioni. Il libro, che lo vide impegnato in molti paesi dell’Est Europeo, è diventato una realtà, è ormai una cartina, una mappa, un diario. Come in un diario niente è sfuggito allo scrittore, giornalista e saggista cileno. Ampio, esteso era il terreno d’indagine ma abbastanza pronti, capaci erano pure i mezzi che lo esaminavano. Non sono state soltanto le qualità del giornalista ma anche quelle dello scrittore a fare di una serie di casi singoli un racconto unico nel quale ha fatto rientrare tutti quei casi, ne ha fatto i personaggi, i protagonisti insieme a tutto quanto era loro. L’opera rappresenta ormai una verità, quella che Labatut ha introdotto dove mancava e dove rimarrà a svolgere la sua funzione di documento.