I Saggi (non troppo) e la Scuola

I Saggi (non troppo) e la Scuola

Analizzando il primo dei sei punti del documento predisposto dagli esperti del Presidente, in
cui si tratta di istruzione, vediamo ribadito il vecchio obiettivo di Lisbona, per cui si riconosce
finalmente lo stretto legame tra lo sviluppo economico e società della conoscenza e quindi
dell’aspetto istruzione in relazione alla qualità del capitale umano. Relativamente al nostro tasso
attuale di abbandono, stimato al 18%, va però detto che il trend è positivo dal momento che dai
primi anni 2000 questo si è abbassato di 5 punti percentuali, segno che, pur con l’incremento
notevole del flusso migratorio, le politiche scolastiche fin qui adottate sono state in qualche modo
efficaci.
L’aumento del tempo scuola con le modalità proposte è certamente auspicabile, tuttavia rimane
una proposta irrealizzabile nel breve termine cui fa riferimento il documento dei saggi, se non si
decide di intervenire rapidamente sui finanziamenti, sulla formazione dei docenti (es. metodologie
didattiche innovative, disagio scolastico, BES, etc…), sugli organici. Inoltre, chi opera nella scuola
sa bene che il passaggio da classi a gruppi classe, da noi sempre sostenuto, richiede una
pianificazione organizzativa, oltre che finanziaria, che necessita di una estensione temporale che
va ben oltre l’obiettivo del breve termine.
Anche le condivisibili e auspicabili iniziative proposte per la promozione del merito, contrastano in
pieno con l’obiettivo del breve termine, dato che le misure di riduzione adottate sono state appena
prese per la spending review nel biennio 2013-14.
Incomprensibile, nel contesto del documento, il punto relativo agli “investimenti in istruzione per
migliorare la salute” dato che la situazione americana citata non rispecchia affatto le nostre
condizioni e inoltre le misure di prevenzione suggerite (eliminare le merendine dai distributori) sono
ridicole rispetto alle premesse.
Sul punto relativo alla digitalizzazione, ci sembra che non si vada al di là di una generica
premessa, che peraltro la Scuola ha già fatto sua soprattutto in questo ultimo anno di ministero
Profumo.
Nell’ambito delle emergenze a breve termine, di cui il documento si sarebbe dovuto occupare,
non rientra, secondo noi, la “questione docente”. Sembra che gli estensori del documento, come i
nostri politici, pur attentissimi ai problemi del disagio giovanile, non si rendano conto di quello
attuale degli insegnanti e della loro situazione di “sofferenza professionale”, testimoniata dalle
cronache di ogni giorno. Ci saremmo aspettati un minimo di proposte per la riorganizzazione del
lavoro dei docenti sui quali, oltre alle accuse di lavorare poco, vengono scaricate sempre tutte le
nuove incombenze innovative senza alcun corrispettivo, non solo economico, ma anche e
soprattutto formativo.
In definitiva, ci sembra l’ennesimo programma stilato dall’esterno con una scarsa conoscenza degli
aspetti salienti, reali e quotidiani della scuola e delle problematiche organizzative complesse
dell’intero sistema istruzione.