“Un bimbo non si giudica con un quiz” la battaglia contro i test nelle scuole

da la Repubblica

“Un bimbo non si giudica con un quiz” la battaglia contro i test nelle scuole

Maestre in sciopero, famiglie in rivolta: “Sono difficili e frustranti”

CORRADO ZUNINO

ROMA — Non ci sono gli studenti arrabbiati del 2011, arriveranno più avanti con i test Invalsi da somministrare alle superiori. E la Cgil, comunque critica sulla valutazione scolastica in base ai quiz, non ha scioperato togliendo batterie di fuoco al “Boikot Invalsi” versione 2013, iniziato ieri insieme alle prove per le scuole elementari (seconde e quinte). I Cobas, alfieri della protesta con balli e bandiere sotto il ministero, parlano del 20 per cento di maestri in sciopero. Gli organizzatori dell’Invalsi replicano che su 2.914 classi campione le prove non sono state effettuate nello 0,82% delle seconde e nello 0,75% delle quinte. La distanza dei dati è in linea con le dichiarazioni degli ultimi tre anni, ma va sottolineato come il ministero consideri solo le classi campione quando, invece, gli scioperi ci sono stati anche nelle aule in cui i test non diventeranno prova statistica. In diverse scuole italiane, in realtà, i docenti si sono astenuti, alcuni genitori non si sono scientemente presentati e i presidi sono dovuti correre ai ripari ammassando alunni in una sola aula. Tra l’altro, la cifra delle classi vuote offerta dal ministero è tripla rispetto al 2011, a dimostrazione che, almeno tra gli insegnanti, il “no” ai test resta forte e motivato. Gli strateghi dell’Invalsi non retrocedono dalla loro posizione: «Le prove Invalsi stanno migliorando la scuola italiana». I Cobas invece, attraverso il leader Piero Bernocchi, definiscono il test a risposta multipla «una vergognosa scheda sugli alunni che spinge a giudizi sommari e discriminatori su attitudini e personalità e attua una rilevazione di censo». Restando un po’ più sul pezzo, le maestre della Regina Margherita di Roma fanno sapere che le domande Invalsi «sono fuori dal contesto di un anno di lavoro e incapaci di cogliere la preparazione, tanto più la crescita ». All’Iqbal Masih di Roma molti genitori hanno fatto entrare i figli in ritardo scrivendo sulla giustificazione “causa Invalsi”. All’istituto Parini di Ostia sono saltate le prove in 4 quinte su 5. Da Pavia le insegnanti del Vallone ora sostengono: «Gli Invalsi sono frustranti per i bambini con un rendimento medio-basso, i quesiti troppo difficili. Si misura solo l’eccellenza, all’americana. Il test è diventato un addestramento e per le famiglie un nuovo fattore ansiogeno». Un’insegnante genovese conferma: «Le prove sono difficili, hanno una taratura molto alta». A Genova, ecco, l’elementare Ada Negri è rimasta chiusa perché tutti i bidelli hanno aderito allo sciopero. Alla Anna Frank dieci maestri si sono rifiutati di somministrare i test. Quest’anno alcuni intellettuali (Moni Ovadia) si sono schierati contro la valutazione con la crocetta. Il filologo e storico Luciano Canfora ha firmato l’appello Cobas e ha definito la prova «una mostruosità che può servire a premiare chi è dotato di buona memoria, non chi ha spirito critico. È il trionfo postumo di Mike Bongiorno. Se tolgo allo studente che si sta formando l’abito alla critica, lo trasformo in un pappagallo dotato di memoria, un suddito ». Roberto Ricci, responsabile dell’area prove Invalsi, difende la sua opera: «Quest’anno abbiamo dato più spazio a domande aperte, che in matematica consentono risposte più ricche. Vogliamo capire il ragionamento compiuto dallo studente per dare la risposta, individuare il lettore più competente non quello erudito. Per far bene le prove Invalsi bisogna aver fatto bene la scuola». E per la prima volta il presidente del Consiglio d’istituto, un genitore, potrà visionare i risultati ottenuti dalla sua scuola.