L’ebook ai docenti non piace

da ItaliaOggi

L’ebook ai docenti non piace

In calo le adozioni. Gli esperti avvertono: già vecchio

 Miur lancia la transizione verso i libri scolastico digitale dal 2014, ma i testi totalmente digitali non piacciono agli insegnati scelgono quelli misti. La domanda di ebook, infatti, è in calo: si è passati dall’1,8% delle adozioni all’1,4%, mentre le opere miste nel catalogo degli editori sono 15mila e quelle solo digitali 5.000.

E per gli esperti dell’editoria digitale, poi, il concetto di libro interattivo è ormai obsoleto: la scuola 2.0 passa per il testo multimediale, cioè per piattaforme elearning pensate per l’insegnamento personalizzato degli studenti, su cui i docenti si costruiscono la propria lezione multimediale. Un possibilità questa prevista dal decreto sui libri digitali, firmato la scorsa settimana dal ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza, che in allegato contiene le linee guida per il libro di testo del futuro: sempre meno di carta e sempre più fruibile su tutti i supporti digitali, dal tablet ai pc, alle Lim. Intanto, dal prossimo anno scolastico via libera «limitamente alle nuove adozioni e non per le conferme di adozione» ai soli libri nella versione elettronica o mista. Una conversione al digitale graduale che secondo il Miur avrà un effetto immediato sulla riduzione dei costi per le famiglie: -10% nelle prime medie e nelle prime e terze delle superiori se i testi saranno misti, cioè in parte cartacei e in parte digitali; – 30% in caso di adozioni di libri solo digitali, quelli però che riscuotono meno le simpatie e l’interesse dei docenti. E di risparmi di spesa nell’acquisto dei libri non sono convinti gli editori e neppure i docenti. L’associazione italiana editori, infatti, da tempo sottolinea che «gli eventuali risparmi – spiega Giorgio Palumbo, il responsabile educazione – sarebbero peggiorati dal maggiore carico fiscale dovuto all’Iva che sui libri totalmente digitali non è ridotta al 4% ma è ordinaria e subisce gli aumenti di tutti i beni di consumo. C’è, poi, il problema della legge sul diritto d’autore ferma agli anni Quaranta del Novecento» e quello dei diritti di traduzione. «Se uno studente deve acquistare il supporto su cui leggere i libri digitali, per quell’anno non ci sarà un risparmio per le famiglie», nota Mario Mattioli, docente referente dei progetti digitali all’Ic di Capena che negli ultimi 10 anni ha sperimentato Cl@assi 2.0, i progetti un pc per alunno ed Editoria Digitale. Esiste, infatti, un problema di infrastrutture per scuole e famiglie, in particolare le più disagiate. Così, dai genitori dell’AGe arriva la richiesta che la norma sul comodato d’uso nel decreto scuola precisi «che riguarda non solo libri di testo e dispositivi digitali ma anche strumenti digitali». Positivo, invece, che il decreto libri prevede i software utilizzati per i testi digitali dovranno essere aperti e interoperabili, fruibili cioè con la stessa qualità su tutti i supporti elettronici. «Non si può affrontare il digitale solo come una forma di risparmio», osservano gli editori. «Il libro digitale – aggiunge Donata Maria Panzini, preside dell’Ic di Capena – non è una trasposizione del testo cartaceo: significa progettare l’apprendimento come produzione di conoscenza, non più come trasmissione di sapere. Richiede competenze nuove ai docenti». «Perché la formazione digitale dei docenti sia efficace, però, non deve essere calato dall’alto – precisa Mariotti – ma deve essere vissuta come una forma di semplificazione e deve contare sulla presenza a scuola o nella rete di scuole di personale preparato didatticamente e tecnologicamente