Ragazzi persi per strada, proviamo con un certificato di studi di base

da Corriere.it

Ragazzi persi per strada, proviamo con un certificato di studi di base

Dieci ore di italiano, matematica, diritto, più una materia a scelta, dalla storia dell’arte alla falegnameria. Non sarebbe un classico diploma, ma è molto più di niente

di Alfredo Hamill*

Una premessa (e scusate se non è brevissima). Dopo oltre 26 anni nella scuola pubblica, in quartieri anche «difficili» di Napoli, la cosa che più mi salta all’occhio è quanto sia distante dalla realtà ciò che si fa generalmente a scuola. Infatti, la scuola, a dispetto di tante riforme, è rimasta selettiva, classista, checché se ne dica. Perfino in tv, quando si parla delle materie degli esami finali, non si incomincia sempre con il liceo classico, come se fosse l’emblema della scuola italiana? Nei ruoli, poi, si vuole che il docente sia essenzialmente una specie di fonte del sapere, ma che l’apprendimento sia compito quasi esclusivo dell’alunno. Quante mie ragazze, arrivate a casa dovevano aiutare con i servizi, anziché studiare. Se lo studente va male, ci si aspetta che la famiglia paghi lezioni private, senza granché porsi il problema se siano in grado di farlo; anche nei corsi di recupero che adesso fa la scuola, non si riesce a dare un sostegno sufficiente, per il modo carente (sempre per mancanza di fondi) in cui sono organizzati. Dunque, chi ha bisogno di aiuto, se lo deve cercare essenzialmente da solo, e se non può, problema suo. Tutto ciò non solo lascia indietro chi è più in difficoltà ma mette per strada un sacco di ragazzi stufi di sentirsi inferiori. Certo, ci sono sempre i pigri, ecc, ma io parlo di studenti, anche non brillanti, ma che avrebbero l’indole per completare con successo una scuola, e molti di questi finiscono per strada. La cosa più tragica, se non comica per l’ottusità con la quale si opera, è che si cercano di recuperare alcuni di questi riproponendo gli stessi programmi coi quali sono falliti! Insomma, la «minestra» deve piacere per forza, perché la scuola italiana ha una grande tradizione da mantenere: è la migliore! La mia proposta (sì, sì, finalmente…). Se non si può trasformare tutta la scuola, e certamente manca la volontà sociale e politica per una cosa simile, almeno creiamo qualcosa per il recupero degli abbandoni, qualcosa che possa funzionare, per rendere questi ragazzi cittadini consapevoli, partecipi, utili, e non…utili idioti, perché alla fine voteranno pure loro, e tutti noi dovremo accettare anche le loro volontà, quale che sia, e quale che ne sia la base, di ignoranza, di mancanza di comprensione dei meccanismi della società di cui siamo tutti parte. Propongo un corso biennale, o massimo triennale, per questi ragazzi, basato su poche materie, giusto per renderli autonomi ed autosufficienti nella società del Ventunesimo secolo. Per prima cosa, l’italiano, almeno 10 ore settimanali, perché la conoscenza della propria lingua, la capacità di comprendere e comunicare è alla base di ogni altra abilità; ma dico, italiano per leggere e scrivere, non solo Dante e Carducci (senza offesa per loro…). Poi la matematica di base (almeno cinque ore alla settimana), non l’analisi matematica che serve solo agli ingegneri (eppure a scuola la si insegna, e non solo nei licei, ma senza che quasi nessuno lo impari!), perché la sua utilità e tale che non se ne può prescindere, ed è troppo difficile da imparare da solo. Terzo, il diritto, ma non le leggi astruse: la Costituzione italiana, come funziona, cosa si può fare e cosa non si può fare! La società è ormai talmente complessa, che senza conoscenze simili, poco si capisce di quello che succede al governo e nel paese(e oggi si vedono bene i risultati di ciò). Infine, una materia a scelta: storia dell’arte, lingue, falegnameria, elettrotecnica, quello che si vuole, per tenere alto l’interesse e venire incontro a potenziali interessi futuri, e anche per far sì che la scuola non sia solo obbligo, ma anche sostegno. Non si darebbe un classico diploma questi ragazzi, ma un certificato di studio di base completato. Mi si dirà che si svilisce l’alto compito della scuola così, ma io rispondo che l’hanno già fatto, rendendo una gran parte di essa un simulacro mummificato di ciò che dovrebbe essere. Ed il frutto saranno i cittadini del futuro. Cordiali saluti.

*docente di lingua e linguistica all’Università degli studi di Napoli «L’Orientale», già docente di lingua inglese nelle secondarie pubbliche per 26 anni