Il lavoro è sempre più digitale ma la scuola non se ne accorge

da Corriere.it

Il lavoro è sempre più digitale ma la scuola non se ne accorge

In Italia, nonostante la crisi, il 22% delle posizioni resta vacante per mancanza di competenze digitali. Il divario parte sui banchi: 6 computer ogni 100 studenti rispetto ad una media Ue di 16. «Strumenti e formazione degli insegnanti per ripartire»

Carlotta De Leo

Cinquecentomila posti di lavoro disponibili in Europa. E il 22% delle posizioni aperte nel nostro Paese resta vacante per la mancanza di competenze digitali. Il paradosso della crisi – quello legato al gap tra formazione e occupazione o, ancor prima, al fallimento delle politiche di orientamento – esplode nei dati di una recente ricerca di Modis che fotografano la carenza di professionisti dell’Ict (con l’unica eccezione del Belgio) che si accompagna al cronico calo degli iscritti alle facoltà tecnologiche nel Vecchio Continente. Tanto che nel 2015, l’anno prossimo, saranno mezzo milione i posti scoperti. E nel 2020 vi saranno da 730.000 a oltre 1,3 milioni di posti di lavoro vacanti, a seconda dei possibili scenari economici.

176mila posti di lavoro nel 2020

Oggi in Italia sono ben oltre 20 mila i posti di lavoro per figure con alte competenze tecnologiche che restano vacanti. Ma l’esplosione che si prevede, stando al report fornito da Empirica, è che si possa arrivare ad 84 mila nel 2016, per crescere omogeneamente fino a 176 mila nel 2020. «Dai dati emerge la diminuzione tendenziale di posti di lavoro nel settore Ict, mentre cresce la richiesta di figure con ampie competenze in information technology in altri settori: da i 675 mila professionisti nel 2012 agli 808 mila previsti nel 2020» spiega Giancarlo Grasso, vicepresidente di Anitec, l’associazione nazionale che raccoglie le industrie di informatica, telecomunicazioni ed elettronica di consumo.

Internet pervasivo

Insomma, se prima il digitale era un ambito ristretto a una cerchia di professionisti-smanettoni, ora è la chiave principale per trovare lavoro in qualunque settore. «Un analfabeta digitale difficilmente troverà persino un lavoro manuale, figurarsi una posizione apicale in una azienda» sentenzia Grasso. Non a caso, l’istituto di ricerca Idc stima che entro il 2015 un buon livello di competenze digitali sarà richiesto per la quasi totalità delle posizioni di management. «Le capacità digitali sono pervasive. Non dobbiamo pensare solo al lavoro nelle aziende Ict: ormai l’uso cosciente delle nuove tecnologie, serve per qualunque settore e, in generale, per essere cittadini nella nuova società. E, viceversa, la mancanza di cultura digitale è un freno per il Paese» aggiunge Grasso.

Cresciamo meno degli altri

Ma qual è lo stato delle competenze digitali in Italia? Sempre secondo il report Empirica, dal 2009 al 2010 c’è stata una crescita del 9% di cittadini con elevate competenze digitali, soprattutto nell’uso della rete, arrivando al 12% nel periodo 2011-2012, ponendo l’Italia all’11° posto in Europa. Tuttavia, la crescita media europea nell’ultimo dei due periodi analizzati si è assestata al 13,67%, portando l’Italia in 14° posizione. «Come dire: cresciamo, ma meno degli altri. E questo si ripercuote anche sulla competitività delle nostre imprese» dice Grasso.

Investimento nella scuola

Per recuperare terreno, l’unica cosa da fare è ripartire dalla scuola. Ma, altro paradosso, se guardiamo a quello che avviene sui banchi il gap tra noi e gli altri paesi europei, il gap si allarga. Le ultime statistiche dell’Ocse non lasciano dubbi: sei computer ogni 100 studenti rispetto ad una media europea di 16 (peggio solo Romania e Grecia). La percentuale di studenti iscritti ad istituti scolastici dotati di apparecchiature con tecnologia di alto livello e con connessione ad internet a banda larga è del 6% rispetto ad una media europea del 37%. «Dobbiamo ripartire da qui. Investire nella scuola non vuol dire solo dotarla di mezzi come la banda larga o la lavagna interattiva, ma formare gli insegnanti che nella maggior parte dei casi hanno un’età media elevata – dice Grasso – Ci vuole un grande sforzo, anche economico, ma è molto più costoso non far niente».

La piattaforma europea

Il tema animerà l’evento conclusivo della campagna europea eSkills for Jobs 2014 – Making a career with Digital Technologies, che si terrà a Roma il 30 ottobre e che vedrà la partecipazione del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini insieme con i responsabili di grandi aziende come Cisco, telecom, Google e Microsoft. L’evento si colloca fra le iniziative della Grand Coalition for Digital Jobs che vuole creare una piattaforma europea sul tema delle competenze digitali per portare avanti iniziative congiunte pubblico-private per ampliare la consapevolezza sul valore delle competenze digitali in termini opportunità occupazionali e di carriera.