Scuola, ipotesi fiducia Renzi: “Nessun ricatto si discuta ma poi si voti”

da la Repubblica

Scuola, ipotesi fiducia Renzi: “Nessun ricatto si discuta ma poi si voti”

Giannini: “Tempi già saltati per le assunzioni” Trattativa al Senato sul ritiro degli emendamenti

ROMA. Dice la mattina Matteo Renzi su Facebook: «Discutiamo, ma poi votiamo la riforma della scuola, altrimenti saltano gli investimenti ». Dice anche: «Il disegno di legge prevede centomila professori in più, soldi per la formazione e finalmente il merito nella valutazione». Replica con durezza: «Qualcuno parla di ricatto, ma la verità è molto semplice: dare più professori impone una diversa organizzazione. La scuola non è un ammortizzatore sociale. I precari sono tre volte tanto e vorrebbero essere assunti tutti, ovviamente non è possibile ». La convention sulla scuola a luglio è confermata (e sarà la quinta discussione generale da settembre sulla riforma scolastica). Il Senato si prende una pausa di riflessione sulla legge, dettata da due motivi: il rischio che in commissione Istruzione non ci siano i numeri per la maggioranza, la volontà del premier di recuperare un consenso che scioperi e manifestazioni gli negano. Così la commissione — contro la volontà delle opposizioni — ripartirà solo martedì prossimo, nel frattempo i relatori Puglisi e Conte cercheranno di far ridurre i 2.158 emendamenti e i 500 subemendamenti: «Il 90 per cento sono puro ostruzionismo». Il presidente Andrea Marcucci insiste: «Se si chiude bene martedì, approviamo la legge in tempi record». È lo stesso ministro Giannini però a far notare che «i tempi per le centomila assunzioni al primo settembre non ci sono più ». Se i relatori non riusciranno nell’operazione di “taglio”, recuperando almeno Walter Tocci (sinistra pd) nell’alveo della maggioranza, le sedute in Senato saranno sospese per far spazio a riforma Rai e Titolo V. Il voto sulla scuola potrebbe riprendere nella seconda metà di luglio, dopo aver rivisto in profondità il provvedimento. Si rafforza però nelle ultime ore l’ipotesi di andare subito in aula, al Senato, per mettere la fiducia. «Ma la consideriamo l’ultima ratio», dicono uomini del governo.
Ma se già ora, o comunque a luglio, non saranno più possibili le centomila assunzioni, potrebbero però ampliarsi. Confermando 160 mila in cattedra nel settembre 2016 e posticipando all’anno successivo il concorso pubblico. E con i precari delle Gae (prima fascia) potrebbero essere recuperati, a quella data, anche abilitati di seconda fascia che hanno compiuto tirocini universitari. In piazza, i docenti convocati ieri al Pantheon, a Roma, giuravano: «O ritirano il disegno di legge o sarà guerra».