Studenti disabili, “troppe ore di sostegno fuori dalla classe”

Redattore Sociale del 22-12-2016

Studenti disabili, “troppe ore di sostegno fuori dalla classe”

Nella scuola primaria, gli alunni disabili trascorrono in media 24,9 ore settimanali in classe e 3,5 fuori. Nella seconda di primo gradi, 22,5 dentro, 4,1 fuori. Ianes, Centro studi Erikson: “All’origine di queste micro-esclusioni ci sono le difficoltà di differenziare la didattica e i frequenti meccanismi di deresponsabilizzazione e di delega agli insegnanti di sostegno”.

ROMA. 155.971 alunni con disabilità nelle scuole primaria e secondaria per l’anno 2015-2016. 82.000 gli insegnanti di sostegno, uno ogni due alunni disabili. Sono sempre di più gli alunni con disabilità (nell’anno scolastico 2001-2002 erano circa un punto percentuale in meno), che però non trascorrono l’intero orario in classe. Secondo il rapporto Istat appena pubblicato, infatti, gli alunni con disabilità passano in media 24,9 ore settimanali all’interno della classe per la scuola primaria e 22,5 per quella secondaria, mentre seguono attività didattica al di fuori della classe per un numero residuale di ore: in media 3,5 ore settimanali nella scuola primaria e 4,1 nella scuola secondaria di primo grado. Dati che evidenziano un peggioramento rispetto al quinquennio 2010/2011 – 2014/2015, quando gli alunni della scuola primaria con disabilità lieve trascorrevano 25,4 ore dentro e 3,36 fuori. In peggioramento anche il dato relativo alla scuola secondaria: infatti la media del quinquennio sopra indicato era di 22,9 ore in classe e 3,9 ore fuori. E se i livelli di abilità diventavano più bassi il numero medio di ore dentro scendeva a 15,8 e fuori 9,4.

Ed è proprio su questo aspetto critico che si sofferma il Centro studi Erikson, commentando il rapporto Istat. “Nel Paese leader mondiale dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, le rilevazioni dell`Istat certificano che la situazione non è ancora quella di una frequenza completa alle attività della classe di appartenenza – commenta Dario Ianes – Molte, forse troppe ore vengono fatte fuori dalla classe. All`origine di queste microesclusioni c’è da un lato la difficoltà di differenziare la didattica della classe, rendendola adatta anche ad alunni con disabilità e, dall’altro, frequenti meccanismi di deresponsabilizzazione e di delega agli insegnanti di sostegno”. Di fatto il processo d’inclusione scolastica dovrebbe prevedere che tutta l’attività didattica sia svolta in classe insieme ai compagni, anche in forma di compresenza tra insegnante di sostegno e curriculare, e che ci sia, inoltre, una completa partecipazione dell’alunno con disabilità a tutte le attività scolastiche comprese le gite di istruzione e le uscite didattiche brevi.

Una riflessione condivisa anche da molti insegnanti, come Carlo Scataglini, insegnante specializzato e formatore sulle metodologie di recupero e sostegno: “I dati degli ultimi anni, evidenziano un massiccio e sempre crescente ricorso alle aule dei tribunali per la richiesta e il riconoscimento di un numero maggiore di ore di sostegno didattico – rileva – Questo aspetto da un lato risponde a un sacrosanto diritto che non può e non deve essere disconosciuto al momento della formazione degli organici provinciali dei posti di sostegno, dall’altro, però, rischia di far cadere le famiglie (e in molti casi la scuola stessa) nell’equivoco che funzioni sempre l’equazione “Più sostegno = Più inclusione”. Se ragioniamo in termini di didattica – continua Scataglini – è inutile ormai distinguere una didattica comune e una didattica speciale. Da qualche anno si parla di strategie operative di cerniera e di didattica inclusiva. Il salto che si sta cercando di operare nella nostra scuola è quello del passaggio dalla didattica inclusiva episodica (per un determinato alunno, per una determinata attività) a quella che viene oggi definita ‘normale didattica inclusiva’. Per farlo è necessario un gruppo di docenti che conosca le strategie didattiche inclusive e le utilizzi a regime e non episodicamente. Un gruppo che lavori in modo coerente e collaborativo, mirando a sviluppare negli studenti abilità al tempo stesso didattiche e sociali”. (cl)