Costituzione delle reti di scuole

FLC Cgil CISL Scuola UIL Scuola SNALS Confsal
Comunicato unitario

Nell’incontro svoltosi il pomeriggio del 21 giugno 2016 tra FLC Cgil CISL Scuola UIL Scuola SNALS Confsal e il Capo dipartimento dell’istruzione del MIUR, a seguito di una specifica richiesta avanzata dai sindacati, l’amministrazione ha precisato che la nota del 7 giugno 2016, prot. N. 2151 (con indicazioni e modelli allegati), relativa alla costituzione delle reti di scuole, va considerata semplicemente come un contributo elaborato da un gruppo di lavoro ministeriale, che tale resta e come tale può o non può essere utilizzato.
Di ciò si darà precisazione con apposita nota ministeriale che sarà inviata quanto prima alle Istituzioni scolastiche.
FLC Cgil CISL Scuola UIL Scuola SNALS Confsal esprimono la propria soddisfazione per l’esito dell’incontro in quanto risulta chiaro, come hanno sostenuto nel corso del confronto con l’amministrazione, che:
1. nella stessa legge 107/2015 art 1 comma 70 non è prevista la costituzione delle Reti di Ambito ma solo la costituzione di Reti di scopo tra le scuole del medesimo ambito
2. l’adesione delle istituzioni scolastiche alle reti è nella piena facoltà delle singole istituzioni scolastiche che possono ben decidere di non farne parte
3. gli Uffici Scolastici Regionali hanno solo il compito di promuovere reti di scuole ma senza forzature di tempi e senza obbligo di adesione da parte delle istituzioni scolastiche.
Le organizzazioni sindacali non hanno mancato di sottolineare come l’autonomia scolastica sia valore costituzionale intangibile e non comprimibile, e nel contempo hanno ribadito come ogni aspetto che riguardi l’organizzazione del lavoro e l’utilizzazione del personale docente e Ata, sia pur nell’ambito delle reti di scuole, deve essere oggetto di relazioni sindacali di istituto o territoriali.

Appalti pre-commerciali

Appalti pre-commerciali, 1,6 mln euro per la “Riduzione della produzione di fanghi biologici”

Il 24 giugno la consultazione pubblica di mercato
Più di 1,6 milioni di euro (1.641.379,76 euro – IVA esclusa) sono le risorse a disposizione per il secondo appalto pre-commerciale per soluzioni innovative nella PA, dedicato alla “Riduzione della produzione di fanghi biologici” e previsto dal programma avviato dal Decreto Direttoriale Interministeriale MIUR-MISE n° 437 del 13 marzo 2013, gestito dal MIUR in collaborazione con Agid, l’Agenzia per l’Italia Digitale. Questo secondo bando segue quello per l’acquisto di servizi per l’Early warning, l’allerta preventiva dell’emergenza e dei disastri naturali, e la gestione del soccorso.
Con la trasmissione, il 16 giugno 2016, dell’Avviso di preinformazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, prende dunque il via la gara “Riduzione della produzione di fanghi biologici”: un Appalto di Ricerca e Sviluppo (R&S) finalizzato alla creazione di soluzioni innovative – prodotti, servizi o processi non ancora presenti sul mercato – in tema di efficientamento energetico dei depuratori e riduzione della massa di fanghi prodotta.
Il 24 giugno 2016 si svolgerà, dalle ore 10.30 alle ore 17.00, presso la sede dell’Agenzia per l’Italia Digitale, via Listz 21, Roma, la consultazione di mercato, un incontro pubblico indirizzato principalmente agli operatori economici, all’industria, agli enti di ricerca e alle università che hanno interesse ad acquisire maggiori informazioni per un’eventuale partecipazione ai bandi di gara. La Consultazione di mercato è propedeutica a confrontare esperienze ed acquisire conoscenze tecniche, al fine di una migliore predisposizione degli atti di gara, conciliando le esigenze della Stazione Appaltante con l’offerta del mercato.
In particolare, l’appalto riguarda la richiesta di Servizi di Ricerca e Sviluppo finalizzati all’individuazione, definizione e valutazione di soluzioni per la realizzazione di biotecnologie innovative volte a ridurre la produzione dei fanghi biologici e massimizzare il risparmio energetico negli impianti di depurazione. La soluzione tecnologica deve essere finalizzata all’up-grading e gestione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane ed industriali attraverso lo studio e l’ottimizzazione di biotecnologie innovative, facilmente integrabili tra loro ed in impianti esistenti. I servizi richiesti includono attività di sviluppo sperimentale.
La richiesta deriva da una manifestazione di interesse inoltrata dai Comuni calabresi e pugliesi di Lattarico (CS), Corigliano Calabro (CS), Guagnano (LE), Rose (CS), Rovito (CS), San Benedetto Ullano (CS), San Martino di Finita (CS), Spezzano della Sila (CS), Zagarise (CZ), Cosenza, Dipignano (CS), Montalto Uffugo (CS).

Per maggiori informazioni:

Pagina informativa sulla gara:
http://www.agid.gov.it/agenda-digitale/innovazione-del-mercato/gare-pcp-nazionali/riduzione-fanghi

Pagina dedicata agli atti formali della gara:
http://www.agid.gov.it/riduzione-fanghi

Iscrizione all’evento:
http://www.agid.gov.it/dichiarazione-interesse-riduzione-produzione-fanghi-biologici

E-mail: pcpmiur.bando02@agid.gov.it

Formazione professionale: domani sit-in di protesta a Palermo

Formazione professionale: domani sit-in di protesta Ugl Scuola a Palermo
Mascolo: “Inaccettabili ritardi Dtl su accertamenti”
(dall’Agenzia ITALPRESS)

Domani il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, sarà a Palermo per partecipare ad un sit-in di protesta presso la sede della Direzione Territoriale del Lavoro, in via Maggiore Toselli. Il presidio si terrà dalle 10:00 alle 14:30 per “sollecitare l’istituzione – spiega Mascolo – ad intervenire per l’accertamento necessario al recupero degli stipendi non liquidati da alcuni enti di formazione”.
“Nonostante siano trascorsi numerosi mesi da quando i lavoratori hanno chiesto l’intervento della Dtl di Palermo e gli enti abbiano provveduto a fornire le informazioni necessarie – prosegue – l’amministrazione continua a non effettuare i conteggi. Questo ritardo è anche dovuto al fatto che in corso d’opera l’ispettore addetto, Vito Giuliana, è stato assegnato ad altro incarico e, nonostante i numerosi solleciti, non è stato possibile assegnare tale compito ad un altro ispettore”.
“A questo punto – aggiunge Mascolo -, sorge il legittimo dubbio che sia il trasferimento che la mancata sostituzione non siano una coincidenza; ricordiamo al direttore della Dtl di Palermo che i lavoratori della Formazione professionale sono senza stipendio da troppo tempo, quindi il recupero dei crediti inerenti gli stipendi deve avere la priorità su altre attività poiché tale situazione ha creato una vera e propria emergenza sociale”.
“Ci auguriamo dunque che durante la manifestazione di domani – conclude – arrivino risposte in merito ad una celere soluzione di questa incresciosa situazione; in mancanza di un riscontro positivo, siamo pronti a sottoporre la vicenda alla Procura della Repubblica di Palermo”.

REFERENDUM SULLA BUONA SCUOLA, RUSH FINALE PER LA RACCOLTA FIRME

REFERENDUM SULLA BUONA SCUOLA, RUSH FINALE PER LA RACCOLTA FIRME

“La campagna di raccolta delle firme per il referendum sulla Buona Scuola è agli sgoccioli: invitiamo tutta la popolazione a recarsi nelle piazze e nelle strade principali d’Italia dove sono allestiti i banchetti e sottoscrivere i quesiti referendari contro la legge 107/2015”. La Gilda degli Insegnanti esorta allo sprint finale in vista del 5 luglio, quando le firme dovranno essere consegnate in Corte di Cassazione.

“Non soltanto il popolo della scuola, ma tutte le cittadine e i cittadini, hanno dimostrato finora una viva partecipazione. Adesso bisogna sfruttare questi ultimi giorni, e in particolare il prossimo week end, per superare la soglia delle 500mila sottoscrizioni. Firmare contro la chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici e per abrogare le maggiori storture della riforma – conclude la Gilda – è un impegno che non riguarda solo gli insegnanti ma tutto il Paese, perché si tratta di una battaglia di democrazia”.

Maturità al via per 500mila studenti. Da quest’anno con il diploma c’è il «passaporto» Ue delle competenze

da Il Sole 24 Ore

Maturità al via per 500mila studenti. Da quest’anno con il diploma c’è il «passaporto» Ue delle competenze

di Claudio Tucci

L’attesa per gli oltre 500mila candidati è finita: stamane, alle ore 8,30, è iniziato l’esame di Maturità, con la prima prova, il classico tema d’italiano. La seconda prova scritta, quella d’indirizzo, è in calendario domani, sempre a partire dalle ore 8,30. La terza prova scritta, diversa per ciascuna scuola, si svolgerà invece lunedì 27 giugno, alle ore 8.30.

I numeri della Maturità 2016
Saranno12.554 le commissioni d’esame, che quest’anno esamineranno 24.991 classi per un totale di 503.452 candidati, di cui 487.476 interni e 15.976 esterni. Anche quest’anno la commissione, nella predisposizione della terza prova, potrà tenere conto, ai fini dell’accertamento delle competenze, abilità e conoscenze, anche delle esperienze condotte in alternanza scuola lavoro, stage e tirocinio, e della disciplina non linguistica insegnata tramite la metodologia Clil. Il colloquio orale potrà partire da eventuali esperienze condotte in alternanza o in tirocinio.

La novità di quest’anno: il supplemento Europass
Unica novità del 2016, la consegna ai neodiplomati, insieme al diploma, del Supplemento Europass al Certificato, un documento diffuso e riconosciuto dall’Unione Europea che descrive le competenze degli studenti e le attività professionali cui possono accedere. I Supplementi, diversi per ciascun indirizzo di studio ed elaborati per l’Italia da Miur e Isfol, favoriranno la mobilità per motivi di studio o di lavoro anche al di fuori dell’Italia. Non sostituiscono il titolo di studio o la certificazione delle competenze, ma renderanno il percorso di studio più chiaro e il diploma finale più comprensibile e più spendibile nel mondo del lavoro.

Vademecum sulle «prove equipollenti» destinate ai diversamente abili

da Il Sole 24 Ore

Vademecum sulle «prove equipollenti» destinate ai diversamente abili

di Nicola Da Settimo

L’annuale ordinanza ministeriale sugli esami di Stato conclusivi dei corsi di istruzione secondaria superiore (Om 252/2016) ripropone in modo approfondito la nozione di “prove equipollenti”, che devono essere somministrate agli studenti disabili che hanno seguito un percorso semplificato durante l’anno.
Il principio che informa la materia è semplice, ma resta di difficoltosa attuazione da parte delle commissioni d’esame: il doveroso rispetto della normativa non deve infatti «introdurre» in sede di esame di Stato “novità” alle quali lo studente non è stato abituato. Lo stesso ministero fa questo esempio: “Se per 3/ 5 anni l’alunno ha usufruito di un “lettore umano” in sede di esame “userà quello”… non possiamo pedagogicamente e psicologicamente sostituire il tutor con il file audio o con la sintesi vocale».
Ecco dunque che se lo studente ha svolto prove equipollenti durante l’anno, la commissione d’esame, sulla base della documentazione fornita dal consiglio di classe nel documento del 15 maggio, relativa alle attività svolte, alle valutazioni effettuate e all’assistenza prevista per l’autonomia e la comunicazione, deve necessariamente predisporre prove equipollenti a quelle assegnate agli altri candidati e non limitarsi alla somministrazione di quelle ministeriali.

La prova
La prova si considera “equipollente” anche se consiste nell’utilizzo di mezzi tecnici o modi diversi, ovvero nello sviluppo di contenuti culturali e professionali differenti, all’unica condizione che consenta di verificare che il candidato abbia raggiunto una preparazione culturale e professionale idonea per il rilascio del diploma attestante il superamento dell’esame.
Per la predisposizione delle prove d’esame, la commissione d’esame può avvalersi di personale esperto; per il loro svolgimento la stessa si avvale, se necessario, dei medesimi operatori che hanno seguito l’alunno durante l’anno scolastico. Il docente di sostegno e le eventuali altre figure a supporto dell’alunno con disabilità vengono nominati dal presidente della commissione sulla base delle indicazioni del documento del consiglio di classe.

Percorso “diversificato”
Diversa è la situazione in caso di alunno disabile con percorso così detto “diversificato”. In tal caso, le prove diversificate sono formulate dalla commissione sulla base delle indicazioni del consiglio di classe, devono essere coerenti con quelle svolte durante l’anno e con gli obiettivi del Pei, devono svolgersi contemporaneamente agli altri alunni, con valutazione identica (scritti 40mi; orale 35mi), ma non devono consentire la verifica del raggiungimento degli obiettivi minimi per il rilascio del titolo.
Se il percorso è stato differenziato, all’alunno viene rilasciato non il diploma ma l’Attestazione di credito formativo, che attesta conoscenze, competenze e capacità e costituisce un credito spendibile: – nei percorsi di formazione professionale ; – per il rientro nell’istruzione pubblica; per l’inserimento lavorativo in base alla legge 68/99.

Dsa
L’articolo 10 del Dpr 122/2009 prevede che per gli alunni con difficoltà specifiche di apprendimento (Dsa) adeguatamente certificate, la valutazione e la verifica degli apprendimenti, comprese quelle effettuate in sede di esame conclusivo dei cicli, devono tenere conto delle specifiche situazioni soggettive di tali alunni; a tali fini, nello svolgimento dell’attività didattica e delle prove di esame, sono adottati gli strumenti metodologico-didattici compensativi e dispensativi ritenuti più idonei. Nel diploma finale rilasciato al termine degli esami non viene fatta menzione delle modalità di svolgimento e della differenziazione delle prove.
Pertanto, il consiglio di classe inserisce nel documento del 15 maggio il Piano didattico personalizzato o altra documentazione idonea. Sulla base di tale documentazione e di tutti gli elementi forniti dal consiglio di classe, le commissioni predispongono adeguate modalità di svolgimento delle prove scritte e orali. Nello svolgimento delle prove scritte, i candidati possono utilizzare gli strumenti compensativi previsti dal Piano didattico personalizzato o da altra documentazione redatta ai sensi dell’art.5 del Dm 12 luglio 2011. Sarà possibile prevedere alcune particolari attenzioni finalizzate a rendere sereno per tali candidati lo svolgimento dell’esame sia al momento delle prove scritte, sia in fase di colloquio. I candidati possono usufruire di dispositivi per l’ascolto dei testi della prova registrati in formati “mp3”.

Comprensione del testo
Per la piena comprensione del testo delle prove scritte, la commissione può prevedere di individuare un proprio componente che possa leggere i testi delle prove scritte. Per i candidati che utilizzano la sintesi vocale, la commissione può provvedere alla trascrizione del testo su supporto informatico. In particolare, il Dm segnala l’opportunità di prevedere tempi più lunghi di quelli ordinari per lo svolgimento della prove scritte, di curare con particolare attenzione la predisposizione della terza prova scritta, con particolare riferimento all’accertamento delle competenze nella lingua straniera, di adottare criteri valutativi attenti soprattutto al contenuto piuttosto che alla forma. Al candidato potrà essere consentita la utilizzazione di apparecchiature e strumenti informatici nel caso in cui siano stati impiegati per le verifiche in corso d’anno
Per quanto riguarda i candidati con diagnosi di Disturbo specifico di apprendimento (Dsa), che hanno seguito un percorso didattico ordinario, con la sola dispensa dalle prove scritte ordinarie di lingua/e straniera/e, la commissione, nel caso in cui la lingua straniera sia oggetto di seconda prova scritta, dovrà sottoporre i candidati medesimi a prova orale sostitutiva della prova scritta (idem per terza prova)

Bes
La commissione, esaminati gli elementi forniti dal consiglio di classe, tiene in debita considerazione le specifiche situazioni soggettive, relative ai candidati con Bisogni educativi speciali (Bes), per i quali sia stato redatto apposito Piano didattico personalizzato, in particolare, le modalità didattiche e le forme di valutazione individuate nell’ambito dei percorsi didattici individualizzati e personalizzati
Il consiglio di classe trasmette alla commissione d’esame il Piano didattico personalizzato. In ogni caso, per siffatte tipologie, non è prevista alcuna misura dispensativa in sede di esame, mentre è possibile concedere strumenti compensativi, in analogia a quanto previsto per alunni e studenti con Dsa, solo nel caso in cui siano già stati impiegati per le verifiche in corso d’anno o comunque siano ritenuti funzionali allo svolgimento dell’esame senza che venga pregiudicata la validità delle prove scritte.

Dal credito scolastico al voto finale: guida alla valutazione dei candidati

da Il Sole 24 Ore

Dal credito scolastico al voto finale: guida alla valutazione dei candidati

di Laura Virli

In attesa che la Legge 107 esplichi i suoi effetti anche sulle procedure degli esami di Stato, che a breve saranno revisionate a norma del comma 181, lett. i 2) della Legge 107, gettiamo forse l’ultimo sguardo sulle modalità di valutazione degli studenti che affronteranno il 22 giugno l’ultima “fatica” prima di lasciarsi alla spalle la “vita da alunno”. Sono molte le famiglie e, a volte anche gli studenti, che al termine degli esami si lamentano della scarsa trasparenza delle procedure, segno che il meccanismo previsto dalla legge 425 nel lontano 1997, più volte ritoccata, è poco chiaro e ormai lontano dagli standard europei.
Per i “non addetti ai lavori” non è facile comprendere come si assegnano i punteggi alle varie prove e quale sia il peso del percorso quinquennale dell’allievo sulla valutazione finale.
Frequenti, quindi, i casi di insoddisfazione al termine dell’esame che ormai non viene considerato significativo nemmeno dalle Università per le immatricolazioni delle proprie matricole. Si potrebbe aprire un dibattito infinito sul mantenimento del valore legale del diploma della scuola superiore di secondo grado. Ma non è questo l’argomento da mettere a fuoco. Per cui, andiamo con ordine, e proviamo a spiegare alle famiglie, punto per punto, come la commissione assegnerà i punteggi nel corso dell’esame, seguendo la normativa vigente.

Credito scolastico
Il consiglio di classe attribuisce a ogni alunno, nello scrutinio finale di ciascuno degli ultimi tre anni della scuola secondaria superiore, un credito per l’andamento degli studi, denominato credito scolastico. La legge stabilisce il credito massimo conseguibile in ciascun anno scolastico che oscilla da un minimo di 10 (media del 6 in tutte le materie per l’intero triennio, compreso il comportamento) a un massimo di 25 punti (oltre la media del 9 in tutte le materie per l’intero triennio). Il credito può essere integrato di uno o due punti nell’ultimo anno per alunni meritevoli, a compensazione di situazioni di svantaggio documentate (gravi patologie, perdite di familiari, ecc), riscontrate negli anni precedenti in relazione a situazioni familiari o personali dell’alunno.
I criteri per l’attribuzione del credito scolastico sono preventivamente deliberati dal collegio docenti e comunicati agli studenti. L’attribuzione del punteggio, nell’ambito di precise bande di oscillazione, tiene conto del complesso di alcuni elementi valutativi tra cui l’aver frequentato le lezioni della religione cattolica o attività alternative alla religione, aver partecipato attivamente ad attività extracurricolari (gruppo sportivo, progetti, laboratori, corsi di lingue organizzati dalla scuola, ecc,) o extrascolastiche (cosiddetti crediti formativi ottenuti fuori dalla scuola quali attività lavorative, volontariato, certificazioni linguistiche, informatiche, ecc.) la cui attestazione deve pervenire alla scuola entro il 15 maggio di ogni anno per consentirne l’esame e la valutazione da parte dei consigli di classe in sede di scrutinio.
Un esempio? Se uno studente in sede di scrutinio del quinto anno ha conseguito la media del 7,3 e ha frequentato i corsi di lingua francese organizzati dalla scuola e ha ottenuto anche la certificazione esterna, rientra nella banda di oscillazione del credito che va da 7 a massimo 8 punti (6<m=7, dove=”” m=”” la=”” media=”” voti);=”” consiglio=”” classe=”” può=”” assegnare=”” 7=”” punti,=”” quali=”” sommati=”” a=”” quelli=”” dei=”” due=”” anni=”” precedenti,=”” diventa=”” il=”” credito=”” scolastico=”” totale=”” con=”” cui=”” è=”” ammesso=”” agli=”” esami=”” di=”” stato.=”” <br=”” i=””>

Punteggio prove d’esame
Durante l’esame il candidato deve affrontare, come noto, tre prove scritte e un colloquio.
La commissione, per la valutazione delle prove scritte e del colloquio, utilizza quale strumento docimologico, delle griglie elaborate dal Consiglio di Classe e allegate al Documento del 15 maggio, al fine di rendere la valutazione la più oggettiva possibile, essendo basata su indicatori predefiniti.
La commissione dispone di 45 punti per la valutazione delle tre prove scritte. Il voto per ciascuna prova scritta va da 1 a 15. E’ considerata sufficiente la prova che ha ottenuto 10 punti.
Per la valutazione del colloquio sono assegnati 30 punti. Il voto per il colloquio va da 1 a 30. E’ considerato sufficiente il colloquio che ha ottenuto 20 punti.
Il punteggio minimo per superare l’esame è di 60/100.
Uno studente che ha ottenuto nel triennio 25 punti di credito, che alle prove scritte colleziona tutti i 45 punti a disposizione, e al colloquio il punteggio massimo di 30 punti, ottiene il più alto voto conseguibile che è pari a 100 punti.
La commissione ha, però, anche due possibilità: integrare il punteggio con un <> e assegnare la lode.

Il bonus
Fermo restando il punteggio massimo di 100 punti, la Commissione di esame può motivatamente integrare il punteggio fino a 5 punti (il famoso <>) che può assegnare, in base a criteri oggettivi che stabilirà in sede di riunione preliminare, ai candidati in possesso di almeno 15 punti di credito scolastico e 70 tra prove scritte e colloquio orale.
Il bonus non è affatto un obbligo perché, anche se fossero soddisfatte le due condizioni (15 punti di credito e 70 alle tre prove scritte), può accadere che non siano rispettati i criteri di assegnazione definiti dalla Commissione.

La lode
Trattasi di una “specie di salto agli ostacoli”. A coloro che conseguono il punteggio massimo di 100 punti, senza fruire del bonus, può essere attribuita la lode, ma solo se in possesso di alcuni prerequisiti di ammissione, ossia che
1.nell’ultimo triennio del ciclo di studi siano stati sempre promossi alla classe successiva all’unanimità dei componenti del consiglio di classe
2.abbiano conseguito un credito scolastico di 25 punti
3.nell’ultimo triennio del ciclo di studi non abbiano mai avuto in nessuna disciplina un voto inferiore a 8, ivi compresa la valutazione del comportamento.
Inoltre la decisione di attribuzione della lode deve essere presa dalla commissione all’unanimità, così come deve essere stato deliberato all’unanimità il voto massimo in ciascuna delle quattro prove.
Infine, anche se i requisiti sopra elencati sono tutti soddisfatti, la commissione deve in ogni caso motivare l’attribuzione della lode al candidato meritevole e trasmetterla all’Ufficio scolastico regionale di competenza.
Un tale meccanismo di valutazione dell’esame, apparentemente meccanico e quindi oggettivo, non tiene conto, naturalmente, del fattore <<variabilità>> per la presenza, in commissione, di professionisti di diversa provenienza, anche se equamente ripartiti tra membri interni ed esterni. E che entrano in gioco tante altre componenti che a volte rendono il risultato dell’esame al pari di un colpo di fortuna per la vincita alla lotteria.
Insomma sarebbe tempo di cambiare. A garanzia della salvaguardia del merito e del talento, ma anche dell’equità.

Mobilità, titolarità di sede addio

da ItaliaOggi

Mobilità, titolarità di sede addio

Vale per i prof in esubero e dal 2017 per i trasferimenti

Marco Nobilio

Sono almeno 150mila i docenti che aspirano alle utilizzazioni e alle assegnazioni provvisorie. Il numero deriva dalla somma tra la media delle domande derivanti dalla serie storica delle istanze presentate finora e le circa 60mila domande potenziali dei docenti neoimmessi in ruolo. Per quest’anno, la mobilità annuale (è così che gli addetti ai lavori definiscono l’insieme della operazioni di utilizzazione e assegnazione provvisoria) consentirà ai diretti interessati di scegliere anche la sede. Riducendo così l’ansia della lotteria dei movimenti, sicuramente maggiore se alle assegnazioni e utilizzazioni fosse stato applicato da subito il sistema degli ambiti e della chiamata diretta da parte dei dirigenti. Ma il problema si pone già da quest’anno per quanto riguarda i neoimmessi in ruolo delle fasi B e C e per i docenti già in ruolo ma in esubero. Va detto subito che, per quanto riguarda gli esuberi, si tratta di situazioni residuali. Nella maggior parte dei casi, infatti, i docenti della ex Dop (dotazione organica provinciale: l’elenco in cui venivano graduati i docenti in più rispetto ai posti in organico) sono stati riassorbiti sui posti di potenziamento nella fase della mobilità a domanda (trasferimenti e passaggi). In pratica, molti dei posti inizialmente destinati ai neoimmessi in ruolo, anziché essere accantonati per questi docenti, sono stati assegnati ai docenti senza sede o che l’hanno persa quest’anno. Ciò non toglie che per gli oltre 60mila docenti neoimmessi in ruolo, nelle fasi B e C, il problema si pone fin da ora. E in ogni caso, quand’anche l’attuale disciplina negoziale della mobilità dovesse essere confermata anche in futuro, tutti i docenti che andranno in esubero nei prossimi anni andranno a finire negli ambiti, con tutte le incertezze che ciò comporta.

A far crescere l’ansia contribuisce non poco la situazione di stallo in cui si trova, attualmente, la trattativa sulle regole che dovrebbero vincolare i dirigenti nella chiamata diretta. Regole che dovrebbero essere pattuite al tavolo negoziale con un’apposita sequenza contrattuale. Che però ancora non si vedono. Anche perché l’amministrazione è ferma nella propria posizione, volta a dare ai dirigenti scolastici il massimo della discrezionalità possibile. Mentre i sindacati vorrebbero che venissero pattuite regole tassative e trasparenti, così da precludere ai dirigenti scolastici di operare sulla base del mero gradimento. Allo stato attuale, dunque, non è possibile fare previsioni affidabili, né a breve, né a medio-lungo termine sul destino della chiamata diretta. Una cosa è certa però. La legge parla chiaro: «Dall’anno scolastico 2016/2017», recita l’ultimo periodo del comma 79, dell’articolo 1, della legge 107, «la mobilità territoriale e professionale del personale docente opera tra gli ambiti territoriali». E il successivo comma 196 sgombra il campo dagli equivoci: «Sono inefficaci le norme e le procedure contenute nei contratti collettivi, contrastanti con quanto previsto dalla presente legge». Ciò vuol dire che le deroghe all’assoggettamento alla chiamata diretta, che è stato possibile applicare quest’anno, potrebbero non essere più applicabili dal prossimo. Resta da vedere in che misura. Ad essere più a rischio è la disciplina negoziale dei trasferimenti e dei passaggi. Che peraltro viene espressamente citata nella legge. Per mobilità territoriale si intendono, infatti, i trasferimenti in senso stretto e, per mobilità professionale, i passaggi di cattedra (passaggi da una classe di concorso ad un’altra nello stesso ordine di scuola) e i passaggi di ruolo (passaggi da un ordine o grado di scuola ad un altro). Dunque, queste operazioni sembrerebbero inesorabilmente destinate a cessare. Per lo meno da sede a sede.

La ratio della legge, infatti, sembrerebbe proprio quella di cancellare definitivamente il diritto alla titolarità della sede. Vale a dire, il diritto alla inamovibilità d’ufficio in presenza di una cattedra utile alla permanenza in sede del titolare. Diritto che va accertato in loco, di anno in anno, tramite l’elaborazione di una graduatoria interna basata su regole tassative e sull’attribuzione di punteggi trasparenti in conformità a tali regole. Non così invece, per quanto riguarda quella che convenzionalmente viene indicata come mobilità annuale. Che dovrebbe continuare ad esistere così com’è adesso. E cioè le assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni. In riferimento a questa particolare tipologia di operazioni, infatti, il legislatore non solo non ha fatto alcuna menzione restrittiva nella legge 107. Ma addirittura ha introdotto dei precisi riferimenti volti ad agevolarne l’implementazione. Da una parte rafforzando la vigenza dell’articolo 17, comma 14, del decreto legge 95/2012, che reca la disciplina di dettaglio del trattamento dei docenti in esubero. E dall’altra parte consentendo ai docenti neoimmessi in ruolo di accedere alle assegnazioni provvisorie interprovinciali, in deroga al vincolo di permanenza triennale nella provincia di immissione in ruolo.

Presidi, cambiare la valutazione

da ItaliaOggi

Presidi, cambiare la valutazione

A partire dalla retribuzione di risultato: decida il contratto

Giuseppe Mantica

Rivitalizzare la contrattazione anche per la valutazione dei presidi. È una delle richieste formulate dal Cspi, il consiglio superiore della pubblica istruzione, al ministro, Stefania Giannini, nel parere sul regolamento per la valutazione dei dirigenti. Il parere è stato adottato all’unanimità, ma con proposte di rettifica che lo condizionano.

Infatti, il Consiglio ha articolato tutta una serie di suggerimenti, sia per commi che per articoli, ed ha espressamente avvisato nelle conclusioni che il parere (obbligatorio) resta favorevole solo se alla direttiva verranno apportate le modifiche indicate.

Una delle più rilevanti modifiche suggerite dal Consiglio riguarda la composizione del nucleo di valutazione dei dirigenti scolastici.. Il nucleo che gestisce il processo sarà composto da un dirigente tecnico, in funzione di coordinatore, e da due esperti in possesso di specifiche e documentate esperienze in materia di organizzazione e valutazione, di cui uno deve essere, chiede il Cspi, un dirigente scolastico in servizio in una regione/provincia diversa da quello del valutato. Il Cspi, infatti, ha avvertito l’esigenza di coinvolgere nel processo valutativo gli stessi presidi, altresì, prevedendo la loro presenza nell’Osservatorio nazionale sulla dirigenza scolastica (almeno cinque presidi di diversi ordini di scuola, e provenienti da differenti aree geografiche, indicati dai sindacati). Nel testo licenziato dal parlamentino della scuola si ha ulteriore conferma di questa attenzione verso la condivisione del fenomeno di valutazione laddove si vuole garantire la partecipazione ed il coinvolgimento dei soggetti interessati (dirigenti scolastici) anche attraverso adeguate iniziative di formazione, continua e strutturale, e con la necessità di tener conto dei diversi contesti di riferimento che rendono specifiche le funzioni degli istituti nei quali operano i presidi da valutare.

Il Cspi, anche richiamandosi alla legge sulla Buona Scuola, si è preoccupato di individuare un sistema di valutazione della dirigenza scolastica che possa tener conto della specificità degli obiettivi assegnati al preside. Ha ritenuto, inoltre, essenziale per la buona riuscita del processo, garantire la terzietà e l’alta professionalità del nucleo di valutazione nonché la collegialità del nucleo nella formulazione dei giudizi finali di valutazione da sottoporre ai direttori degli uffici scolastici regionali.

Dal Consiglio si sono, inoltre, avuti chiari segnali di rispetto del ruolo sindacale e della sua migliore espressione qual è la contrattazione collettiva per i ripetuti rinvii ai contratti di lavoro in tema di corrispettivi stipendiali. Relativamente alla misura della retribuzione di risultato connessa al raggiungimento degli obiettivi, il Consiglio ritiene che la definizione di eventuali criteri di ripartizione debba essere riservata alla competenza della contrattazione integrativa decentrata a livello regionale, prevedendo un contratto nazionale che fissi i criteri a cui dovranno poi attenersi a livello locale. L’attuale regolamento, invece, già definisce tre fasce di merito. Nella nuova versione, invece, resterebbe solo l’obbligo di retribuzioni differenziate,

Emerge senza dubbio alcuno la peculiarità che il Cspiha voluto rimarcare per il ruolo del dirigente scolastico, non paragonabile a quelli di altri dirigenti amministrativi, per il suo forte ancoraggio al ruolo sociale e culturale della scuola. Il preside assume un profilo professionale quale centro di tutta l’attività scolastica dove viene indirizzata l’architettura organizzativa della scuola autonoma e l’attività culturale dei docenti. Dunque, anche la valutazione dell’operato del dirigente scolastico merita di essere curvata su quelle peculiarità , al fine di garantire loro una valutazione equa, trasparente, attenta alla specificità del ruolo e in grado di riconoscere la funzione strategica della dirigenza scolastica nel governo della complessità del servizio nazionale di istruzione e formazione.

E i sindacati ritrovano l’unità

da ItaliaOggi

E i sindacati ritrovano l’unità

Oggi la sfida sulla chiamata diretta dei docenti

Sandra Cardi

Firma a cinque per il contratto integrativo sulla mobilità annuale. A sottoscriverlo il 15 giugno scorso al Miur tutti i sindacati rappresentativi della scuola: Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams. Il testo negoziale mette d’accordo anche la Gilda, che non aveva firmato il contratto sui trasferimenti e i passaggi che, a differenza del contratto sulla mobilità annuale che conferma il diritto a scegliere la sede di destinazione, prevede l’assoggettamento dei docenti al sistema degli ambiti territoriali e alla chiamata diretta. Il contratto sottoscritto completa, ampliandoli e perfezionandoli ulteriormente, spiegano i segretari dei 5 sindacati firmatari, Mimmo Pantaleo (Cgil), Maddalena Gissi (Cisl), Pino Turi (Uil), Marco Paolo Nigi (Snals), e Rino Di Meglio (Gilda) in un comunicato congiunto, gli elementi di tutela del personale in tema di mobilità. Un altro passo in avanti, secondo Cgil, Cisl Uil, Snals e Gilda, che consentirà il massimo delle possibilità di spostamento dei docenti anche sui posti disponibili per un solo anno scolastico.

I provvedimenti di assegnazione provvisoria, infatti, saranno tutti effettuati sulle singole scuole in cui vi siano posti disponibili. Resta tutta da scrivere, invece, la sequenza contrattuale sulla chiamata diretta: una sorta di appendice al contratto sui trasferimenti e sui passaggi, con la quale dovrebbero essere fissate le regole cui i dirigenti dovranno attenersi. La questione riguarda oltre 60mila docenti. Praticamente, tutti i docenti immessi in ruolo in fase B e C e un numero imprecisato di docenti che risulteranno in esubero all’esito della mobilità a domanda. L obiettivo è assicurare il massimo di obiettività e trasparenza a operazioni che riguarderanno migliaia di persone. «Servirà a tal fine un negoziato approfondito e serio con il ministero dell’istruzione», spiegano i 5 sindacati in una nota, «per completare il quadro delle regole per la mobilità, dando certezza e continuità al personale, anche al fine di garantire il regolare avvio dell anno scolastico. I nostri obiettivi: trasparenza, oggettività e omogeneità delle regole».

La strada, però, è tutta in salita. L’amministrazione, infatti, è ferma da oltre un mese su di una proposta, peraltro non ancora pienamente esplicitata, basata su 10 articoli, che non fanno altro che ricalcare le disposizioni contenute nella legge 107. Il tutto senza fare alcuna menzione a criteri oggettivi e trasparenti basati su graduatorie e punteggi. In buona sostanza: una posizione diametralmente opposta a quella dei sindacati che vorrebbero, invece, un articolato con regole tassative e senza margini di discrezionalità. Oggi il round decisivo a viale Trastevere.

PA, la riforma non risparmia i dirigenti: chi non raggiunge gli obiettivi rischia grosso

da La Tecnica della Scuola

PA, la riforma non risparmia i dirigenti: chi non raggiunge gli obiettivi rischia grosso

Dopo aver annunciato la “guerra” contro gli statali “furbetti del cartellino”, il Governo Renzi punta il dito contro i dirigenti pubblici.

Lo si evince leggendo la bozza del decreto di riforma della dirigenza, capitanato dal ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia. Ebbene, una volta approvato, i dirigenti che non raggiungeranno gli obiettivi fissati rischieranno sia lo stipendio sia il mantenimento del posto.

Il provvedimento riprende le direttrici della delega al ministro per la P.A., con l’abolizione delle fasce, la creazione di ruoli unici e nuove regole sull’accesso.

Anche vincere il concorso non dà più una garanzia a 360 gradi, per essere confermati occorre passare anche un esame.

Non è chiaro, tuttavia, se le novità riguarderanno in toto anche anche i dirigenti scolastici. I quali, già, con la Buona Scuola, sono sottoposti ad un regime di valutazione periodico. Oltre che all’assegnazione dei finanziamenti legati al “merito”, sulla base delle risultanze emerse ad ogni fine anno scolastico.

Di sicuro, per gli ‘esterni’, si andrà verso una soglia unica del 10%, il che porterebbe a una stretta rispetto alle attuali finestre (fino al 30% negli enti locali).

Tornando alla dirigenza ‘interna’, trovano conferma le indiscrezioni già emerse, per cui se un dirigente rimane senza incarico per sei anni e il suo ultimo mandato si era chiuso con una ‘bocciatura’ allora decade. Non solo, per ogni anno che passa ci sarà un taglio del 10% della paga base. Per non perdere il lavoro si potrà anche optare per un declassamento a funzionario e se c’è l’accordo con l’amministrazione, pur di non restare a casa, si potrà essere anche al servizio di enti no profit.

La ‘vigilanza’ sulla dirigenza sarà affidata a una Commissione ad hoc, che, a livello di P.A. centrale, terrà le redini sul conferimento degli incarichi, sulle selezioni e avrà poteri sui procedimenti disciplinari per il licenziamento. Guardando a chi un incarico lo ha ottenuto, non è detto che tutto fili liscio: se si sta sotto i target previsti per quell’ufficio non si può essere rinnovati (la formula è 4+2) e in relazione “alla gravità dei casi” si può anche procedere alla revoca. Quanto meno si esce con una paga più leggera: la retribuzione di risultato può essere decurtata “fino all’80%”.

Tra le altre novità – scrive l’Ansa – anche la banca dati del sistema della dirigenza pubblica, con curriculum e ‘pagelle’. Inoltre viene sancita la cadenza annuale dei concorsi, con l’accesso consentito solo a quanti muniti almeno di laurea specialistica e la conferma solo dopo un periodo di prova di tre anni, altrimenti si resta quadri. E ancora un articolo è dedicato alla nuova Scuola nazionale dell’amministrazione, che dovrebbe diventare un’agenzia. I sindacati dei dirigenti aspettano di vedere come sarà affrontato il tema della valutazione, per l’Unadis “il vero nodo”. Fin qui per secondo il segretario generale dell’organizzazione, Barbara Casagrande, “il sistema premiale non si intravede”, con il rischio che si perda l’incarico non “per una vera responsabilità ma per puro arbitrio”.

La stesura del testo, che per adesso conta 23 articoli, è ancora in corso. Per ora si tratta quindi solo di un primo quadro che dovrà essere completato, tanti sono gli spazi bianchi, e soprattutto si dovrà decidere se collegare il decreto al Testo Unico sul pubblico impiego. Quanto ai tempi, l’obiettivo è quello di essere pronti con la versione definitiva entro luglio, insieme al secondo ‘pacchetto Madia’. Per il T.U. sugli statali invece i margini sono più comodi e coincidono con la fine dell’anno.

Maturità 2016, le ultimissime e i numeri del Miur

da La Tecnica della Scuola

Maturità 2016, le ultimissime e i numeri del Miur

Maturità 2016 ai nastri di partenza. Mercoledì 22 giugno per oltre 500mila studenti si parte con la prova di italiano. Appuntamento alle 8.30 per l’apertura del plico telematico.

Inizia così il documento ricevuto dal Miur, che vi proponiamo in modalità integrale.

La password per decriptare il Plico sarà pubblicata sulla Home Page del sito del Ministero, www.istruzione.it. In contemporanea sarà letta dal ministro Stefania Giannini dagli studi di Uno Mattina. La password sarà poi pubblicata anche sui profili social del Ministero, su Facebook (Miur Social) e su Twitter (@MiurSocial).

“Anche quest’anno abbiamo voluto un plico per la prova di italiano semplificato, senza troppi allegati, per far sì che davvero ogni ragazzo possa riflettere ed esprimere se stesso – dichiara il Ministro Stefania Giannini -. Ogni studente, domani, troverà una traccia vicina alla propria sensibilità. A tutti auguro un grande in bocca al lupo. Affrontate la prova con impegno, senso di responsabilità, date il meglio di voi stessi. Sono certa che lo farete”.

I numeri della #maturita2016

Le commissioni coinvolte quest’anno sono 12.554 ed esamineranno 24.991 classi. I candidati iscritti all’Esame sono 503.452, di cui 487.476 interni e 15.976 esterni. Secondo le prime rilevazioni del Miur, il tasso di ammissione all’Esame è del 96%. Quest’anno sono215gli istituti coinvolti nelprogetto Esabac, per il rilascio del doppio diploma italiano e francese, di cui 2 all’estero. La prima prova scritta, italiano, avrà luogo domani, 22 giugno 2016,alle ore 8.30. La seconda prova, diversa per indirizzo, è in calendario giovedì23 giugnoalle ore 8.30. La terza prova, diversa per ciascuna commissione, è programmata per lunedì27 giugnoalle 8.30.

Il plico telematico

L’invio delle tracce avverrà attraverso un plico telematico, ‘buste’ criptate recapitate per via informatica alle scuole. Per la loro apertura è necessaria una password che verrà resa nota, come di consueto, solo la mattina della prova. Oggi, per la prima volta, con un breve video, il Ministero ha mostrato i locali e gli uffici blindati dove vengono selezionate le tracce e dove si svolgono le operazioni legate alla Maturità. Qui il video: https://www.youtube.com/watch?v=_hCJdLTtmd4.

A partire da domani, nel corso di tutte le prove, i commissari assicureranno la massima vigilanza e non sarà consentito l’accesso alle scuole da parte di estranei. Prima dell’inizio gli studenti dovranno consegnare i cellulari e ogni altro apparecchio digitale in loro possesso.

Il tasso di ammessi per regione:

Regione % ammessi
PIEMONTE 95,7
LOMBARDIA 95,4
TRENTINO-ALTO ADIGE 95,9
VENETO 96,8
FRIULI VENEZIA GIULIA 96,3
LIGURIA 93,2
EMILIA ROMAGNA 95,6
TOSCANA 95,5
UMBRIA 97,0
MARCHE 96,8
LAZIO 95,9
ABRUZZO 96,5
MOLISE 97,2
CAMPANIA 97,5
PUGLIA 96,4
BASILICATA 97,1
CALABRIA 97,1
SICILIA 95,9
SARDEGNA 91,6
ITALIA 96,0

 

Le materie della seconda prova:

http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/cs280116bis

Attacco informatico all’Invalsi

da La Tecnica della Scuola

Attacco informatico all’Invalsi

Nelle prime ore di questa mattina gli investigatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni hanno concluso positivamente una lunga indagine svolta nei confronti di quattro giovani hacker residenti nelle province di Venezia, Torino, Firenze e Matera, perquisendo le loro abitazioni e sequestrando tutti i dispositivi utilizzati per portare a compimento le attività illecite loro contestate, tra i quali numerosi computer, tablet e telefoni cellulari.

I quattro giovani si erano resi responsabili di un attacco informatico del tipo “SQL injection” ai danni del sito web www.invalsi.it.

L’obiettivo era quello di acquisire il controllo del sito e, di conseguenza, di impossessarsi illecitamente dei dati contenuti nei database della società, sfruttando le vulnerabilità tecniche degli stessi.

L’hackeraggio era stato portato a termine grazie ad un file eseguibile di tipo “backdoor” che, usato da remoto, aveva consentito ai giovani di accedere al sistema informatico ed alle informazioni in esso contenute.

L’operazione, coordinata dal Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche – C.N.A.I.P.I.C. del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, con il supporto dei Compartimenti di Venezia, Torino, Firenze e Matera, arriva a poche ore dal lancio della campagna “Maturità al sicuro”, attraverso la quale la Polizia Postale e delle Comunicazioni, intende debellare il fenomeno delle “bufale” e delle leggende metropolitane che ruotano intorno alle prove d’esame, per evitare che gli studenti, oltre a perdere del tempo prezioso, possano anche rimetterci del denaro alla ricerca della soffiata giusta”.

Esame di Stato secondo ciclo: la commissione

da La Tecnica della Scuola

Esame di Stato secondo ciclo: la commissione

In base all’articolo 4 della legge 10 dicembre 1997, n. 425 (in seguito, legge n. 425/1997), come da ultimo modificato, la commissione di esame di Stato è composta da non più di sei commissari, dei quali il cinquanta per cento interni e il restante cinquanta per cento esterni all’istituto, più il presidente, esterno. La commissione è nominata dal dirigente preposto all’Ufficio Scolastico Regionale sulla base di criteri determinati a livello nazionale. Ogni due classi sono nominati un presidente unico e commissari esterni comuni alle classi stesse, in numero pari a quello dei commissari interni di ciascuna classe e, comunque, non superiore a tre. In ogni caso, è assicurata la presenza dei commissari delle materie oggetto di prima e seconda prova scritta.

Ad ogni classe sono assegnati non più di trentacinque candidati. I candidati esterni sono ripartiti tra le diverse commissioni degli istituti statali e paritari e il loro numero non può superare il cinquanta per cento dei candidati interni. Vediamo di seguito la normativa collegata:

D.M. 17 gennaio 2007, n. 6 – “ Modalità e termini per l’affidamento delle materie oggetto degli esami di Stato ai commissari esterni e i criteri e le modalità di nomina, designazione e sostituzione dei componenti delle commissioni degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore”;

C.M. n. 2 – prot. 2062 del 23 febbraio 2016 – Formazione delle commissioni degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio d’istruzione secondaria di secondo grado per l’anno scolastico 2015/16

D.M. n. 36 del 28 gennaio 2016 – Individuazione delle materie oggetto della seconda prova scritta negli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio ordinari e sperimentali di istruzione secondaria di secondo grado – Scelta delle materie affidate ai commissari esterni delle commissioni – Anno scolastico 2015/2016

Il 23 giugno è la Giornata della Trasparenza 2016

da La Tecnica della Scuola

Il 23 giugno è la Giornata della Trasparenza 2016

Si terrà il 23 giugno prossimo la Giornata della Trasparenza 2016. Per l’occasione, al Miur si svolgerà, dalle ore 10, l’evento Porte aperte al MIUR, un momento di incontro e dialogo con tutti i soggetti interessati al tema della trasparenza nella Pubblica Amministrazione.

Nel corso dell’incontro sarà presentata, tramite contenuti multimediali, l’attività svolta in materia di trasparenza, prevenzione della corruzione e servizi all’utenza.

Come riportato nel programma della giornata, sono previste diverse sessioni:

  • Trasparenza: il MIUR c’è” – presso il Salone dei Ministri: un momento di incontro, dialogo ed ascolto con gli Stakeholder, un’occasione volta a presentare non solo le iniziative e le attività promosse in materia di trasparenza e prevenzione della corruzione, ma anche quelle dirette ad una più piena soddisfazione dei bisogni dei portatori di interesse. I Dipartimenti, l’OIV e, quest’anno, per la prima volta anche gli Uffici scolastici regionali, presenteranno in modalità interattiva, alcuni progetti innovativi che il MIUR ha posto in essere e ed intende implementare per la soddisfazione dell’utenza, per realizzare una partecipazione sempre più consapevole, accrescere il coinvolgimento e migliorare la qualità dei servizi offerti.
  • Trasparenza: il MIUR c’è” – Conferenza Istituzionale – Salone della Comunicazione – in cui gli organi di vertice amministrativo nonché il Presidente dell’OIV affronteranno i temi della Performance, Prevenzione della Corruzione e Trasparenza all’interno del MIUR.
  • Trasparenza: il MIUR c’è” – Focus Group – incontri di approfondimento e confronto organizzati su tematiche specifiche, presentati e coordinati dai dirigenti dei settori di riferimento, nei quali i partecipanti potranno analizzare, confrontandosi, prospettive e soluzioni innovative.

Per iscriversi: http://www.istruzione.it/giornata_della_trasparenza_2016/index.shtml