Un’altra grande giornata di lotta delle maestre/i

Un’altra grande giornata di lotta delle maestre/i Diplomate Magistrali nel quadro dello sciopero generale contro il contratto miserabile e per l’assunzione stabile di tutti i precari/e

Nel corteo nazionale a Roma 10 mila docenti ed ATA lanciano un forte monito al prossimo governo: cancellare l’inqualificabile sentenza del Consiglio di Stato e restituire a tutti i lavoratori/trici quanto perso in 10 anni di blocco contrattuale. Corteo anche a Cagliari

Un’altra grande giornata di lotta, dopo quella dell’8 gennaio, delle maestre Diplomate Magistrali (DM) contro l’ignobile sentenza del Consiglio di Stato che ne ha messo a forte rischio il posto di lavoro e i diritti acquisiti, nel quadro più generale dello sciopero e della mobilitazione dei docenti ed ATA di tutti gli ordini di scuola contro un contratto miserabile, che, dopo 10 anni di blocco e di perdita salariale che ha superato il 20%, offre una insultante “mancetta” di 45-50 euro mensili nette e introduce negli obblighi contrattuali una parte delle schifezze della legge 107, con il sostegno e il consenso unanime di Cgil, Cisl e Uil. Le maestre/i DM hanno scioperato in massa e sono arrivate a Roma da ogni regione d’Italia; buona anche la partecipazione delle altre maestre/i della scuola primaria e dell’infanzia, e soddisfacente anche quella dei docenti ed ATA delle medie inferiori e superiori.

Il corteo ha attraversato il centro di Roma, su un itinerario di solito interdetto, ottenuto grazie alla presenza combattiva di tanti lavoratori/trici della scuola, purtroppo sotto una pioggia battente che non ha risparmiato neanche per un minuto i manifestanti, così come la neve aveva intralciato l’arrivo a Roma di vari pullman, ostacolati nell’ingresso in città anche dal traffico caotico delle giornate di forte pioggia. Nei comizi conclusivi a Piazza del Pantheon, oltre ai COBAS e agli altri sindacati conflittuali promotori dello sciopero, hanno preso la parola decine di maestre DM, oltre a docenti ed ATA indignati/e per il contratto miserabile. Nei vari interventi sono stati ribaditi con forza gli obiettivi della mobilitazione, inviando un forte monito al governo post-elezioni: rifiuto di un contratto indegno e richiesta del pieno recupero salariale almeno di quanto perso nel decennio di blocco contrattuale; conservazione del posto in “ruolo” o nelle GAE per le maestre/i DM che vi si trovano; riapertura delle GAE per tutti/e i precari/e abilitati; immissione “in ruolo” per chi ha 3 anni di servizio. Vari interventi hanno riaffermato il NO allo strapotere dei presidi, ai ridicoli quiz Invalsi, all’obbligo di una Alternanza scuola-lavoro inutile e dannosa e al mancato rientro dei “dispersi” in tutta Italia dall’algoritmo MIUR. Forte anche la richiesta del ripristino della democrazia sindacale nelle scuole e la restituzione a tutti/e del diritto di assemblea in orario di servizio, nonché la denuncia delle regole antidemocratiche nelle elezioni RSU e nella misurazione della rappresentatività nazionale, che penalizzano brutalmente i sindacati alternativi, per riaffermare il monopolio dei sindacati di Palazzo.

Infine, dagli interventi è venuta fortissima la proposta di un’Assemblea nazionale delle maestre/i DM per decidere i prossimi appuntamenti di lotta. Un corteo molto partecipato di maestre DM, precari/e, docenti ed ATA “stabili” si è svolto anche a Cagliari.

Piero Bernocchi    portavoce nazionale COBAS

Il nuovo contratto penalizza i dirigenti scolastici di alcune regioni

SCUOLA – Il nuovo contratto penalizza i dirigenti scolastici di alcune regioni: andranno a percepire stipendi più bassi degli attuali

Nel goffo tentativo di riparare all’assurda disparità che si è creata, negli ultimi anni, tra le diverse regioni italiane sempre riguardo alla retribuzione di posizione/quota variabile e della retribuzione di risultato, nel 2020 chi dirige un istituto in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Liguria si ritroverà con compensi annui inferiori a quelli di oggi. La colpa è tutta delle scelte sbagliate dei sindacati che hanno sottoscritto quello scellerato contratto, che poi sono gli stessi che stanno conducendo l’attuale trattativa.

Marcello Pacifico (presidente Udir): L’assurdo è che questo avverrà nonostante i 96 milioni stanziati dalla Legge di Bilancio a regime, come confermato dalla Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. I tagli degli anni passati, pertanto, annulleranno gli aumenti futuri. Questa è l’eredità negativa che grava sul prossimo contratto. L’Udir sta seguendo con puntualità la situazione delle diverse regioni, specialmente quelle dove i comportamenti dell’Amministrazione vanno a peggiorare la situazione: in Sicilia ben cinque Ragionerie territoriali dello Stato non hanno aggiornato gli stipendi, per cui i dirigenti della regione vengono pagati in base al Contratto integrativo regionale del 2011. In Calabria, i capi d’istituto stanno subendo pesanti recuperi erariali, in attesa che vengano pagati gli aumenti degli ultimi due CIR. Mentre in Lazio ed Abruzzo ci sono stati tagli aggiuntivi nel 2015/16, in Campania la decurtazione è stata fatta già nel 2010. Di tutte queste situazioni, Udir terrà conto nei ricorsi al giudice del lavoro, chiedendogli di fare giustizia, anche sugli errori sindacali prodotti.

Udir ritiene che, assieme alla protesta ad oltranza, l’unica via percorribile sia oggi quella di ricorrere in tribunale: a tale scopo chiede ai dirigenti scolastici che non vogliono soccombere agli aumenti farsa di aderire al ricorso gratuito al giudice del lavoro per il recupero del FUN, contro il taglio della retribuzione di posizione e di risultato dal 2011 al 2015. Ma il ricorso Udir serve anche per il recupero erariale imputabile agli effetti dei Contratti integrativi regionali.

Agid: chiesto incontro e accesso agli atti

Agid: ANP chiede incontro e presenta accesso agli atti

ANP ha chiesto all’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) di rivalutare con urgenza la decisione di escludere le Istituzioni scolastiche dall’utilizzo del dominio di terzo livello “.gov.it”, così come previsto dalla determinazione n. 36 del 2018.

Come noto, in tale determinazione si dispone che “lassegnazione dei domini di terzo livello nel dominio ‘gov.it’ è riservata alle sole amministrazioni centrali dello Stato indicate all’elenco delle amministrazioni pubbliche individuate ai sensi dell’articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e successive modificazioni e pubblicate annualmente in G.U.”.

Per ANP, invece, è evidente che le Istituzioni scolastiche statali sono Amministrazioni dello Stato. Basta leggere il c. 2 dell’art. 1 del D.lgs 30 marzo 2001, n. 165, che cosi dispone: “Per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, etc.”.

Che le scuole siano amministrazioni dello Stato potrà essere sfuggito all’Agid, non certo ai dirigenti delle scuole stesse. Sono loro, infatti, che soprattutto negli ultimi anni hanno dato applicazione nelle scuole una serie di disposizioni normative pensate più per uffici amministrativi centrali, che per uffici ‘periferici’ privi di adeguati strumenti e idonee risorse.

Del resto, se il dominio “gov.it” identifica non solo e non tanto le funzioni esercitate dall’ente quanto la “statalità” di questo, le Istituzioni scolastiche non possono essere equiparate agli enti locali o alle aziende sanitarie locali: escludere le Istituzioni scolastiche statali da tale dominio renderebbe un  informazione assolutamente scorretta e fuorviante agli utenti della rete.

ANP denuncia che l’applicazione della determinazione n. 36/2018 comporterà un ulteriore e insensato aggravio di lavoro per le scuole che, come noto, hanno strutture spesso ridotte a poche unità, devono far fronte alla continua riduzione del personale di segreteria, non hanno competenze adeguate al loro interno, hanno bilanci che non permettono agevolmente di ricorrere a professionalità esterne. Il tempo complessivamente dedicato alla modifica del dominio non sarà insignificante e graverà, ancora una volta, solo sulle scuole: si pensi solo a tutte le implicazioni che le scuole, che avevano personalizzato gli indirizzi e-mail con il “.gov”, dovranno fronteggiare in riferimento alla gestione della sezione Amministrazione Trasparente e dell’Albo on line.

ANP, pertanto, ha chiesto all’Agid un incontro urgente per affrontare la questione, proprio in considerazione della necessità di non aggravare la già difficile situazione dei dirigenti scolastici e delle istituzioni scolastiche da loro dirette.

ANP, inoltre, ha formulato, ai sensi dell’art. 22 della legge 241/1990,  formale istanza di accesso a tutti gli atti del procedimento che ha portato alla assunzione della Delibera n. 36 del 2018, con la motivazione che la decisione in esame, vista la mancanza di competenze interne delle Istituzioni scolastiche, aggrava indebitamente il lavoro dei dirigenti scolastici, in quanto  dovranno cimentarsi in attività complesse e non previste dalle leggi.

Contratto di lavoro: consultazione

Contratto di lavoro:
la FLC CGIL avvia la consultazione

Il 9 febbraio è stata sottoscritta tra Aran e organizzazioni sindacali l’Ipotesi di Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2016-2018 del comparto “Istruzione e Ricerca”. Il testo dell’Ipotesi di CCNL è ora al vaglio degli organi competenti previsti dalla legge (Corte dei Conti, Ministero dell’Economia e Funzione Pubblica) per i controlli di rito prima della sottoscrizione definitiva.

Nel frattempo, il nostro sindacato ha avviato la consultazione delle iscritte e degli iscritti, come previsto dallo Statuto: “Per la FLC CGIL – si legge all’articolo 7 comma 1 lettera d) – in assenza di accordo con le altre organizzazioni confederali di categoria sulle modalità di verifica del mandato delle lavoratrici e dei lavoratori, è vincolante il pronunciamento formalizzato degli iscritti”.

La consultazione si concluderà il 20 marzo 2018.

Per la FLC CGIL sarà quindi vincolante ai fini della firma definitiva del CCNL il pronunciamento delle iscritte e degli iscritti. Inoltre, nelle nostre assemblee verranno comunque registrati anche il voto e le valutazioni dei partecipanti non iscritti.

La macchina organizzativa è già in moto a pieno regime.
Le lavoratrici e i lavoratori della scuola statale, degli atenei, degli enti di ricerca e delle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica avranno dunque a disposizione uno strumento di democrazia e di partecipazione attiva alle scelte del proprio sindacato.

Aggressioni ai docenti

Aggressioni ai docenti, le istituzioni intervengano con fermezza

L’AND pronta a sostenere i colleghi nei modi e nelle forme che la legge prevede

 

“Il continuo ripetersi di gravi atti di violenza nei confronti dei docenti, espressione di un diffuso malessere sociale che appare trovare nella scuola il luogo privilegiato di sfogo, denota una situazione preoccupante e allarmante”, ha dichiarato il Prof. Francesco Greco, Presidente dell’Associazione Nazionale Docenti, nel corso del Consiglio Nazionale tenutosi a Napoli lo scorso 18 febbraio 2018. “Occorre – ha proseguito Greco- da parte delle istituzioni una forte ed autorevole presa di posizione a difesa di una categoria sempre più debole ed isolata. La violenza da qualunque parte provenga va respinta con fermezza.”

L’AND -per come deliberato dal Consiglio Nazionale- depreca ogni atto intimidatorio, oltraggioso, di aggressione fisica e psicologica di cui sono incolpevoli vittime i docenti e si schiera, nel silenzio generale, al loro fianco pronta a sostenerli nei modi e nelle forme che la legge prevede. A tal fine, intende costituirsi parte civile nei procedimenti penali di prossima instaurazione, a difesa degli interessi dell’intera categoria, per affermarne e reintegrarne la dignità professionale e avvierà azioni legali autonome contro ogni forma di attacco che possa riguardare anche singoli docenti e i cui effetti si riverberino su tutta la categoria. 

All’edilizia scolastica nuove risorse per oltre quattro miliardi di euro

da Il Sole 24 Ore

All’edilizia scolastica nuove risorse per oltre quattro miliardi di euro

di Massimo Frontera

All’istruzione arrivano quasi 4,2 miliardi di euro, di cui la quota prevalente – pari a 3,11 miliardi – è destinata a interventi per l’edilizia scolastica e, in misura minore, per l’edilizia universitaria. L’annuncio è arrivato ieri dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, dopo che il consiglio dei ministri ha approvato il decreto di riparto delle risorse del fondo investimenti (gestito da Palazzo Chigi), rifinanziato dalla legge di bilancio 2018, con 36,117 miliardi di euro.

Più in dettaglio, l’edilizia scolastica potrà contare su 2.917,5 milioni di euro, di cui 1,085 miliardi per la messa in sicurezza antisismica, 717,5 milioni per i soli interventi di messa in sicurezza delle scuole, 300 milioni per interventi di adeguamento antisismico, 800 milioni per l’adeguamento antincendio e, infine, 15 milioni sul fondo emergenze per gli «interventi indifferibili e urgenti».

All’edilizia universitaria vanno 196 milioni, da utilizzare per «progetti per la realizzazione e la riqualificazione di posti alloggi delle residenze universitarie, miglioramento dei servizi abitativi per gli studenti universitari riqualificando, al contempo, gli edifici interessati che, in molti casi risultano anche di pregio». Fin qui le risorse per l’edilizia.

Il secondo capitolo riguarda il mondo dell’università e della ricerca, che riceve complessivamente 1,075 miliardi. La quota maggiore delle risorse è costituita dai 600 milioni assegnati al Cnr per l’«impostazione strategica nello sviluppo delle politiche scientifiche», seguono i 250 milioni per programma First (Finanziamento per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica).
«Si tratta di un investimento molto consistente – ha detto la ministra Fedeli – . Investire sulla qualità e la sicurezza delle scuole e delle residenze universitarie, portare risorse al sistema della ricerca significa investire sul futuro. Una scelta che abbiamo fatto con chiarezza fin dall’inizio del nostro mandato e che abbiamo portato avanti in questi mesi, dedicando particolare attenzione all’intera filiera del sapere».

Entro il 10 marzo va consegnata la copia del certificato vaccinale

da Il Sole 24 Ore

Entro il 10 marzo va consegnata la copia del certificato vaccinale

di Claudio Tucci

L’ufficio scolastico regionale dell’Emilia Romagna fornisce alcune risposte in vista della scadenza del 10 marzo 2018 per il rispetto delle norme varate dal governo che hanno ripristinato l’obbligo vaccinale nelle scuole.

Le prime indicazioni alle scuole
Cosa deve fare entro il 10 marzo 2018 il genitore/tutore/affidatario che abbia in precedenza prodotto una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà attestante la regolarità rispetto all’obbligo vaccinale; oppure, che abbia ricevuto dalle Asl la relativa documentazione vaccinale; oppure, che abbia scaricato il certificato vaccinale dal fascicolo sanitario elettronico?
Risposta: Ove non abbia già provveduto, deve consegnare copia del certificato vaccinale alla
scuola.

Cosa deve fare entro il 10 marzo 2018 il genitore/tutore/affidatario che abbia prodotto una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà attestante di aver fissato un appuntamento presso la Asl e che abbia effettuato nel frattempo le vaccinazioni?
Risposta: Ove non abbia già provveduto, deve consegnare copia del certificato vaccinale alla
scuola.

Cosa deve fare entro il 10 marzo 2018 il genitore/tutore/affidatario che abbia prodotto una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà attestante di aver fissato un appuntamento presso la ASL e che abbia ricevuto prenotazione successiva al 10 marzo 2018?
Risposta: Ove non abbia già provveduto, deve consegnare copia della prenotazione ASL alla
scuola e, successivamente, in relazione alla data di prenotazione, copia del certificato
vaccinale.

Nei programmi di elementari e medie più spazio alla «cittadinanza consapevole»

da Il Sole 24 Ore

Nei programmi di elementari e medie più spazio alla «cittadinanza consapevole»

di Alessia Tripodi 

Un “restyling” delle materie di elementari e alle medie che dà sempre più spazio alla cittadinanza consapevole, quella che un tempo si chiamava educazione civica. Tanto da farla diventare trasversale agli altri insegnamenti: i ragazzi potranno imparare a diventare cittadini dotati di senso della legalità ed etica della responsabilità anche durante l’ora di storia, di matematica e di educazione fisica. È proprio la traversalità della cittadinanza consapevole uno dei perni della rilettura delle Indicazioni nazionali presentata oggi al ministero dell’Istruzione, alla presenza della ministra Valeria Fedeli.

Più attenzione a sostenibilità, lingue e digitale
Le Indicazioni nazionali, emanate nel 2012, sono il documento di riferimento per la progettazione del curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione e fissano «le finalità e i traguardi che vanno garantiti» agli alunni. A cinque anni dalla pubblicazione le Indicazioni vengono rilanciate, spiega il Miur, per «dare maggiore centralità e trasversalità al tema della cittadinanza, che attraverserà tutte le discipline», così da preparare gli studenti ad affrontare le nuove sfide e i cambiamenti in atto. E la nuova ricetta – alla quale ha lavorato un Comitato scientifico coordinato dal professor Italo Fiorin – non aggiunge nuovi insegnamenti, ma rinnova quelli esistenti, puntando sulla valorizzazione dell’educazione alla sostenibilità, delle lingue, del pensiero matematico e computazionale, del digitale, delle arti. Senza dimenticare la padronanza della lingua italiana «essenziale – spiega il ministero – per sviluppare le competenze necessarie per il successo scolastico e il pensiero critico».

Fedeli: per gli studenti strumenti per affrontare il mondo globale
«L’obiettivo è rendere questo testo del 2012 sempre più coerente con i tempi e con le sfide che viviamo», ha spiegato la ministra Fedeli, aggiungendo che dare ai ragazzi competenze di cittadinanza «vuol dire offrire strumenti per affrontare il mondo globale». Quello presentato ieri è un documento “aperto”, che prima dell’adozione definitiva – fa sapere il ministero – verrà proposto alle scuole per essere testato nella pratica didattica quotidiana. Sarà quindi trasmesso agli insegnanti con una nota illustrativa delle possibili azioni di accompagnamento per i prossimi due anni: seminari, attività per reti di scuole, percorsi di formazione, raccolta e diffusione di buone pratiche.

Concorso dirigenti scolastici: a breve la data della prova preselettiva

da La Tecnica della Scuola

Concorso dirigenti scolastici: a breve la data della prova preselettiva

Anquap: contratto personale segreterie insufficiente

da La Tecnica della Scuola

Anquap: contratto personale segreterie insufficiente

Concorso docenti 2018 abilitati, quando e come verrà comunicata la prova orale. Le info utili

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti 2018 abilitati, quando e come verrà comunicata la prova orale. Le info utili

Prove Invalsi secondaria di I grado: svolgimento per alunni con disabilità o DSA e candidati privatisti

da La Tecnica della Scuola

Prove Invalsi secondaria di I grado: svolgimento per alunni con disabilità o DSA e candidati privatisti

Di Lara La Gatta

La nota con la quale il Miur fornisce indicazioni in merito allo svolgimento delle prove Invalsi nelle classi III della scuola secondaria di I grado, ai fini dell’ammissione agli Esami di Stato conclusivi del I ciclo, contiene anche indicazioni relative agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento (DSA) e ai candidati privatisti.

 

Alunni disabili o con DSA

Ai sensi dell’articolo 11 del decreto legislativo n. 62/2017, per gli alunni con disabilità certificata ai sensi della legge n. 104/1992 o con disturbi specifici di apprendimento certificati ai sensi della legge n. 170/2010, in coerenza con quanto previsto, rispettivamente, dal PEI o dal PDP, sono previsti eventuali strumenti compensativi o misure dispensative per lo svolgimento delle prove INVALSI e, ove non fossero sufficienti, è possibile predisporre specifici adattamenti della prova – che sarà esclusivamente cartacea – ovvero l’esonero da una o più prove.

Per le alunne e gli alunni con DSA sono previsti strumenti compensativi, se indicati nel PDP e abitualmente utilizzati nel percorso scolastico. Se la certificazione di disturbo specifico di apprendimento prevede la dispensa dalla prova scritta relativa alle lingue straniere, ovvero l’esonero dall’insegnamento delle lingue straniere, la prova INVALSI di lingua inglese non sarà sostenuta.

Il Miur richiama l’attenzione dei Dirigenti scolastici affinché esercitino la massima attenzione nell’attribuzione delle predette misure dispensative o degli strumenti compensativi, per via del loro riflesso sulla certificazione delle competenze rilasciata dall’INVALSI. Infatti, gli alunni dispensati da una o più prove INVALSI, o che sostengono una o più prove differenziate in forma cartacea, secondo quanto previsto dal consiglio di classe, non riceveranno la relativa certificazione delle competenze da parte di INVALSI. In tali casi, il consiglio di classe dovrà integrare, in sede di scrutinio finale, la certificazione delle competenze rilasciata dalla scuola con puntuali elementi di informazione.

Si veda anche:  ELENCO STUDENTI ELETTRONICO – Classi III secondarie di primo grado –  Indicazioni operative per gli allievi DVA e DSA

Alunni con BES

Le alunne e gli alunni con bisogni educativi speciali non certificati né ai sensi della legge n. 104/1992 (alunni con disabilità) né ai sensi della Legge n. 170/2010 (alunni con disturbi specifici di apprendimento), dovranno invece svolgere le prove INVALSI standard al computer senza strumenti compensativi.

Candidati privatisti

Possono sostenere l’esame di Stato conclusivo del primo  ciclo di istruzione, in qualità di candidati privatisti, coloro che:

  • compiono, entro il 31 dicembre 2018, il tredicesimo anno di età e che abbiano conseguito l’ammissione alla prima classe della scuola secondaria di primo grado;
  • coloro che si avvalgono dell’istruzione parentale e coloro che frequentano la terza classe presso una scuola secondaria di primo grado non statale non paritaria iscritta all’albo regionale;
  • coloro che abbiano conseguito l’ammissione alla scuola secondaria di primo grado da almeno un triennio.

Per essere ammessi a sostenere l’esame di Stato, i candidati privatisti devono partecipare alle prove INVALSI presso l’istituzione scolastica statale o paritaria dove sosterranno l’esame di Stato.

Devono pertanto presentare domanda al dirigente scolastico, fornendo i dati anagrafici  dell’alunna o dell’alunno, gli elementi essenziali del suo curricolo scolastico e la dichiarazione di non  frequentare una scuola statale o paritaria nell’anno in  corso o di essersi ritirati entro il 15 marzo 2018.

Nel caso di alunne e alunni privatisti con disabilità o disturbi specifici di apprendimento che vogliano avvalersi delle misure dispensative o degli strumenti compensativi previsti dalla normativa vigente, deve essere fornita, unitamente alla domanda, anche copia delle certificazioni e, se predisposto, il piano educativo individualizzato o il piano didattico personalizzato.

Per quest’anno, la domanda di ammissione all’esame di Stato va presentata entro il 20 marzo 2018, per consentire alle alunne e agli alunni di sostenere le prove INVALSI entro il successivo mese di aprile; e la scuola deve iscrivere sul SIDI i candidati privatisti all’esame di Stato entro e non oltre il 23 marzo 2018.

Indicazioni nazionali scuola Infanzia e I ciclo, presentato oggi documento. Fedeli: ‘Agli studenti strumenti per affrontare i cambiamenti’

da Tuttoscuola

Indicazioni nazionali scuola Infanzia e I ciclo, presentato oggi documento. Fedeli: ‘Agli studenti strumenti per affrontare i cambiamenti’

Garantire a tutti gli studenti le competenze chiave per affrontare i cambiamenti e le sfide del loro presente, per proiettarsi al meglio nel futuro, per diventare cittadine e cittadini attivi e consapevoli, capaci di condividere valori comuni e di confrontarsi positivamente con l’altro. È l’obiettivo che si prefigge il documento “Indicazioni nazionali e nuovi scenari”, presentato oggi al MIUR e frutto del lavoro del Comitato scientifico per le Indicazioni nazionali della scuola dell’Infanzia e del primo ciclo di istruzione, coordinato dal professor Italo Fiorin. Ne dà comunicazione una nota del Ministero.

Il documento propone alle scuole una rilettura delle Indicazioni nazionali emanate nel 2012 ed entrate in vigore dall’anno scolastico 2013/2014 (sono il  punto di riferimento per la progettazione del curricolo da parte delle istituzioni scolastiche) attraverso la lente delle competenze di cittadinanza, di cui si propone il rilancio e il rafforzamento. Dalle lingue (quella madre e quelle straniere), al digitale, all’educazione alla sostenibilità, ai temi della Costituzione. Passando in maniera trasversale per le arti, la geografia, la storia, il pensiero matematico e computazionale. Questo anche in ragione delle novità che saranno introdotte nell’Esame finale del I ciclo in cui già da quest’anno si terrà maggiore conto, nel colloquio orale, delle competenze connesse alle attività svolte nell’ambito di Cittadinanza e Costituzione.

“Ci stiamo ritrovando, oggi, a riflettere sulle competenze e sulle conoscenze che ciascuno deve possedere per vivere, muoversi in modo attivo nella società, costruire una cultura della democrazia. Per partecipare con protagonismo alla vita del proprio Paese e del mondo – ha dichiarato la Ministra Valeria Fedeli -. Stiamo ragionando sulla questione in termini innovativi: guardiamo alle competenze quali processi dinamici, in evoluzione. Espressioni di valori, atteggiamenti, attitudini e conoscenze. Credo sia un punto di vista necessario e innovativo: una competenza non è acquisita una volta nella vita. Va aggiornata e approfondita, rinnovata ed esercitata all’interno delle comunità in cui viviamo. In questo processo di acquisizione di competenze, di costruzione di forme di cittadinanza attiva la filiera educativa riveste un ruolo di primo piano. La scuola è il luogo in cui le giovani e i giovani vengono educati al rispetto dei diritti degli altri, all’apertura nei confronti della diversità personale e culturale, al senso civico, all’equità, al senso di giustizia, alla conoscenza di sé e all’attitudine al dialogo e al confronto. Parlare di competenze di cittadinanza vuol dire anche rinnovata attenzione all’educazione linguistica, artistica, storica, geografica, al pensiero computazionale. Vuol dire offrire strumenti per affrontare il mondo globale”, ha concluso la Ministra.

Il documento presentato oggi non è una integrazione né una riscrittura delle Indicazioni nazionali. Non si tratta, si legge nel testo illustrato al MIUR, “di ‘aggiungere’ nuovi insegnamenti, ma di ricalibrare quelli esistenti”, rileggendo le Indicazioni del 2012, alla luce dei nuovi spunti offerti che guideranno le scuole nella predisposizione della loro offerta formativa, della loro progettazione. Il tema della cittadinanza viene affrontato come il “vero sfondo integratore e punto di riferimento di tutte le discipline che concorrono a definire il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione in una prospettiva verticale. Cittadinanza che riguarda tutte le grandi aree del sapere, sia per il contributo che possono offrire i singoli ambiti disciplinari, sia, e ancora di più, per le molteplici connessioni che le discipline hanno tra di loro”. Con riferimento, in particolare all’educazione al rispetto e alla cittadinanza consapevole, ad una più sicura padronanza delle competenze di base (comprese le competenze linguistiche e quelle digitali), all’incontro con saperi e discipline che rispondono all’esigenza di uno sviluppo orientato alla sostenibilità in tutte le sue dimensioni, con l’acquisizione dei contenuti dell’Agenda 2030.

Questi temi sono già presenti nel testo programmatico del 2012, che mantiene intatto il suo valore culturale, pedagogico e giuridico, ma richiedono ulteriori attenzioni e approfondimenti che vengono affidati alla ricerca e all’elaborazione curricolare delle scuole e degli insegnanti. Si tratta di dare, si legge nel testo presentato oggi, una ancor più concreta risposta all’istanza, già presente nelle Indicazioni nazionali, quando affermano che è “decisiva una nuova alleanza fra scienze, storia, discipline umanistiche, arti e tecnologia, in grado di delineare la prospettiva di un nuovo umanesimo.

Il documento sarà ora consegnato alle scuole, sarà messo alla ‘prova sul campo’, sarà oggetto di consultazione e confronto con le istituzioni scolastiche e la comunità scientifica nazionale per un eventuale intervento di regolazione sulle Indicazioni nazionali. La Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione del MIUR assicurerà misure di accompagnamento avvalendosi della collaborazione del Comitato scientifico nazionale per Indicazioni. Saranno organizzati seminari nazionali su tre ambiti tematici: Cittadinanza e CostituzioneCittadinanza digitaleCittadinanza e sostenibilità. Saranno poi raccolte le esperienze più significative per costituire un archivio dinamico delle innovazioni metodologiche e didattiche, come base utile per alimentare la ricerca sul curricolo, la formazione in servizio e l’evoluzione delle Indicazioni.

Nel corso dell’evento di oggi al MIUR, oltre al professor Fiorin, sono intervenuti anche altri due componenti del Comitato,  Giancarlo Cerini e  Sergio Cicatelli, la Capo Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione, Rosa De Pasquale, la Capo Dipartimento per la Programmazione e la Gestione delle Risorse Umane, Finanziarie e Strumentali, Carmela Palumbo, il Direttore Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione, Maria Assunta Palermo.

Prove Invalsi Terza Media 2018: modalità, alunni disabili, DSA e candidati privatisti

da Tuttoscuola

Prove Invalsi Terza Media 2018: modalità, alunni disabili, DSA e candidati privatisti

Il Miur ha diramato la nota n. 2936 del 20 febbraio 2018, con lo scopo di fornire indicazioni in merito al legame esistente tra esame di Stato di I grado e Prova Invalsi, partendo dal fatto che quest’ultima ne costituisce uno dei requisiti d’ammissione. Vediamola insieme.

Prove Invalsi Terza Media 2018: esempi per lo svolgimento delle prove al computer

Come è noto, l’articolo 7 del decreto legislativo n. 62/2017 ha previsto che gli alunni partecipino, entro il mese di aprile, alle prove nazionali di italiano, matematica e inglese predisposte dall’INVALSI. La partecipazione alle prove, che per il corrente anno scolastico si svolgeranno nel periodo compreso tra il 4 e il 21 aprile 2018, secondo calendari specifici per ciascuna istituzione scolastica, è requisito di ammissione all’esame. L’introduzione delle prove INVALSI computer based (CBT) per la terza media tiene conto della fase di loro prima applicazione, utilizzando metodologie e strumenti che consentano di fornire alle alunne e agli alunni la possibilità di conseguire risultati positivi e che diano loro il giusto riconoscimento delle competenze acquisite durante il percorso scolastico. Proprio in questa prospettiva, il tempo di svolgimento delle prove è stato incrementato di 15 minuti ciascuna, (90 minuti per ogni prova) in modo che i ragazzi abbiano tutto il tempo per rispondere serenamente alle domande. Inoltre, la modalità CBT consente di mantenere la stessa precisione nella definizione dei risultati con un numero minore di quesiti di un’equivalente prova cartacea.

Pertanto, le prove CBT di aprile 2018 avranno circa il 10% in meno di domande rispetto alle prove cartacee degli anni passati. INVALSI ha già messo a disposizione alcuni esempi di prove – e altri saranno pubblicati nel corso delle prossime settimane – sul proprio sito al link: https://invalsi-areaprove.cineca.it/index.php?get=static&pag=Esempi_-_Prove%20CBT

Lo scopo dei predetti esempi è quello di fornire agli alunni e ai loro docenti la possibilità di familiarizzare con la piattaforma INVALSI. Per quanto riguarda i contenuti della prova INVALSI d’Italiano e di Matematica, essi saranno in perfetta continuità con quelli delle prove degli anni passati, mentre quelli della prova INVALSI d’Inglese sono in linea con quanto previsto dal QCER (Quadro Comune Europeo di Riferimento delle lingue, livello A1 e A2) secondo gli esempi pubblicati al link: https://invalsi-areaprove.cineca.it/index.php?get=static&pag=Esempi_-_Inglese.

Si precisa che le prove INVALSI CBT sono state predisposte su una piattaforma online già utilizzata in diversi Paesi europei per lo svolgimento di prove analoghe e in alcune importanti ricerche comparative internazionali. Il Miur segnala che nei mesi passati sono comparsi in rete o a corredo di alcuni testi scolastici alcuni esempi di prove CBT. Al riguardo, precisa che tali esempi non sono in alcun modo da collegarsi alle prove INVALSI, né rispetto alle modalità tecniche di svolgimento, né ai loro contenuti.

Prove Invalsi Terza Media 2018 per alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento (DSA) e rilascio della certificazione delle competenze

Nei prossimi giorni le scuole dovranno indicare nell’area riservata al Dirigente scolastico per quali alunne e alunni sono previsti eventuali strumenti compensativi o misure dispensative, in base a quanto disposto dall’articolo 11 del decreto legislativo n. 62/2017. Ai sensi del richiamato articolo 11 gli strumenti compensativi e/o le misure dispensative sono riservati soltanto alle alunne e agli alunni con disabilità certificata ai sensi della legge n. 104/1992 o con disturbi specifici di apprendimento certificati ai sensi della legge n. 170/2010, in coerenza con quanto previsto, rispettivamente, dal PEI o dal PDP.

Per gli alunni con disabilità il consiglio di classe può prevedere adeguati strumenti compensativi e/o misure dispensative per lo svolgimento delle prove INVALSI e, ove non fossero sufficienti, predisporre specifici adattamenti della prova – che sarà esclusivamente cartacea – ovvero l’esonero da una o più prove.

Per gli alunni con DSA sono previsti strumenti compensativi, se indicati nel PDP e abitualmente utilizzati nel percorso scolastico. Se la certificazione di disturbo specifico di apprendimento prevede la dispensa dalla prova scritta relativa alle lingue straniere, ovvero l’esonero dall’insegnamento delle lingue straniere, la prova INVALSI di lingua inglese non sarà sostenuta.

Si richiama l’attenzione dei Dirigenti scolastici affinché esercitino la massima attenzione nell’attribuzione delle predette misure dispensative o degli strumenti compensativi, anche in considerazione del loro riflesso sulla certificazione delle competenze rilasciata dall’INVALSI ai sensi dell’art. 9, comma 3, lettera f) del decreto legislativo n. 62/2017. Si fa infatti presente che gli alunni dispensati da una o più prove INVALSI, o che sostengono una o più prove differenziate in forma cartacea, secondo quanto previsto dal consiglio di classe, non riceveranno la relativa certificazione delle competenze da parte di INVALSI. In tali casi, sarà cura del consiglio di classe integrare, in sede di scrutinio finale, la certificazione delle competenze rilasciata dalla scuola con puntuali elementi di informazione. Si ricorda inoltre che le alunne e gli alunni con bisogni educativi speciali non certificati né ai sensi della legge n. 104/1992 (alunni con disabilità) né ai sensi della Legge n. 170/2010 (alunni con disturbi specifici di apprendimento), svolgono le prove INVALSI standard al computer senza strumenti compensativi.

Prove Invalsi Terza Media 2018: partecipazione dei candidati privatisti

Secondo quanto previsto dall’articolo 10 del decreto legislativo n. 62/2017 e dell’articolo 3 del decreto ministeriale n. 741/2017, sono ammessi a sostenere l’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione, in qualità di candidati privatisti, coloro che compiono, entro il 31 dicembre 2018, il tredicesimo anno di età e che abbiano conseguito l’ammissione alla prima classe della scuola secondaria di primo grado. Sono inoltre ammessi all’esame, sempre in qualità di candidati privatisti, coloro che si avvalgono dell’istruzione parentale e coloro che frequentano la terza classe presso una scuola secondaria di primo grado non statale non paritaria iscritta all’albo regionale oppure coloro che abbiano conseguito l’ammissione alla scuola secondaria di primo grado da almeno un triennio. Per essere ammessi a sostenere l’esame di Stato, i candidati privatisti devono partecipare alle prove INVALSI (articolo 7 del decreto legislativo n. 62/2017) presso l’istituzione scolastica statale o paritaria dove sosterranno l’esame di Stato. La richiesta di sostenere l’esame di Stato è presentata dai genitori dei candidati privatisti o da coloro che esercitano la responsabilità genitoriale al dirigente della scuola statale o paritaria prescelta, fornendo i dati anagrafici dell’alunna o dell’alunno, gli elementi essenziali del suo curricolo scolastico e la dichiarazione di non frequentare una scuola statale o paritaria nell’anno in corso o di essersi ritirati entro il 15 marzo 2018.

Nel caso di alunni privatisti con disabilità o disturbi specifici di apprendimento che vogliano avvalersi delle misure dispensative o degli strumenti compensativi previsti dalla normativa vigente, deve essere fornita, unitamente alla domanda, anche copia delle certificazioni rilasciate, rispettivamente, ai sensi della legge n. 104/1992 e della legge n. 170/2010 e, ove predisposto, il piano educativo individualizzato o il piano didattico personalizzato. P

Per il corrente anno, la domanda di ammissione all’esame di Stato va presentata entro il 20 marzo 2018, per consentire agli alunni di sostenere le prove INVALSI entro il successivo mese di aprile. L’istituzione scolastica statale o paritaria, sulla base delle domande pervenute e tenuto conto della eventuale presenza di alunne e alunni con disabilità o DSA, iscrive presso il sistema SIDI del MIUR entro e non oltre il 23 marzo 2018 i candidati privatisti all’esame di Stato.

Per ulteriori indicazioni sulle prove CBT è possibile consultare il materiale informativo a cura di INVALSI disponibile all’indirizzo: https://invalsi-areaprove.cineca.it/index.php?get=static&pag=home.

Burnout, cos’è quel malessere che può colpire anche gli insegnanti

da Tuttoscuola

Burnout, cos’è quel malessere che può colpire anche gli insegnanti 

Da un po’ di anni a questa parte si è finalmente iniziato a parlare di burnout, la forma di forte stress lavorativo che può rivelarsi patologica.

Nel 2015 la presidentessa dell’Eurodap (Associazione Europea disturbi da Attacchi di Panico), nel rilevare come il profilo psicologico del copilota che ha provocato lo schianto dell’aereo della Germanwings che ha trascinato alla morte 149 persone, presentasse probabilmente segnali riconducibili a tale stato mentale, ha dichiarato che le categorie maggiormente a rischio per la sindrome del ‘burnout’ sono quelle dei piloti, ma anche dei medici e degli insegnanti.

‘Burnout’ è il termine inglese traducibile come ‘bruciato’ o ‘esaurito’ che sta dunque ad indicare una sindrome da esaurimento emotivo causata appunto dallo stress lavorativo. L’esaurimento è la prima reazione allo stress prodotto da eccessive richieste di lavoro o da cambiamenti significativi, ma tale sindrome, rilevano gli esperti, è anche caratterizzata dalla dimensione del cinismo, con un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti del lavoro e delle persone che si incontrano sul lavoro. Un atteggiamento così negativo, rilevava la presidentessa dell’Eurodap Paola Vinciguerra, “può compromettere seriamente il benessere di una persona, il suo equilibrio psico-fisico e la sua capacità di lavorare”.

Insomma, “l’altissimo livello di stress – spiegava – in alcuni soggetti può diventare molto pericoloso e causare atti che potrebbero mettere in pericolo la vita di chi ne soffre e di chi gli sta accanto. Il burnout è proprio l’esito patologico dello stress al quale determinate categorie di persone sono sottoposte a causa del loro lavoro”.

Per chi è affetto da burnout, sottolineava, “gli ambienti lavorativi perdono le caratteristiche di un luogo sicuro dove socializzare, fare squadra, conseguire risultati comuni. Al contrario si assiste a spaccature, nel tentativo di raggiungere traguardi individuali, e la tensione si accumula quotidianamente senza possibilità di soluzione”. Per certe categorie, in primis quella dei piloti, concludeva la presidente, “è quindi fondamentale che si monitorizzi lo stato psicologico, cosa che non viene assolutamente fatta da protocollo, ed è anche necessario insegnare tecniche di gestione dello stress che permettano di non entrare in dimensioni psichiche patologiche”.

Gli insegnanti non certo immuni da questi problemi, anzi. Qualche tempo fa Vittorio Lodolo D’Oria, medico e autore di molti studi sul burnout affermava che “ad ammettere di essere stressato per il lavoro ripetitivo e logorante è un’altissima percentuale di chi lavora dietro la cattedra. Poi ci sono le vere e proprie patologie. E anche in questo caso non c’è da sottovalutare la situazione. Perché dalle ultime rilevazioni risultano almeno 24mila psicotici e 120mila depressi nella categoria. Infine, ci sono tutte le altre malattie della psiche più lievi ma non per questo da trascurare, come i disturbi dell’adattamento e di personalità”.

Per gli insegnanti, come si sa, non è previsto alcun controllo né all’inizio della carriera né successivamente. Non è il caso di pensarci? Quei rari casi, anche recenti, di violenze su bambini nelle scuole dell’infanzia da parte di insegnanti anziani non sono forse un campanello d’allarme?