G. Carofiglio, La nuova manomissione delle parole

Gianrico Carofiglio tra i problemi della lingua

di Antonio Stanca

   Una seconda edizione de La nuova manomissione delle parole, ampio saggio di Gianrico Carofiglio, è uscita quest’anno, a Marzo, per conto della “Universale Economica Feltrinelli”. La prima nella stessa serie era stata del 2023. Più aggiornata, più arricchita è quella attuale. C’è, tra l’altro, un ben nutrito apparato bibliografico curato da Margherita Losacco, attenta e scrupolosa collaboratrice del Carofiglio.

   Nato a Bari nel 1961, si era laureato in Giurisprudenza, era stato magistrato e uomo politico. Poi professore a contratto presso l’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, sede di Ravenna. Vive a Roma e intorno ai primi anni 2000 ha cominciato a dedicarsi alla narrativa. Sarà autore di romanzi e racconti che molto premiati e molto tradotti risulteranno. Anche riduzioni televisive e cinematografiche avranno e vi parteciperà lo stesso autore. Pure saggista sarebbe stato Carofiglio, noto sarebbe diventato nel giro di poco tempo. Apprezzati perché vicini, attuali sono i temi della sua narrativa e della sua saggistica. Si riferiscono in generale a quanto sta avvenendo ai giorni nostri, alle gravi conseguenze dell’imponente processo di sviluppo, ammodernamento verificatosi soprattutto nell’Occidente degli ultimi tempi. Sia lo scrittore sia il saggista si mostrano impegnati a dire della crisi comportata dal progresso, crisi dei valori morali, spirituali perché guastati, annullati da altri completamente diversi, di ordine materiale, dovuti all’inarrestabile avanzata della scienza, della tecnica, alla creazione, alla diffusione di nuovi ambienti, nuovi sistemi. In molti modi interviene Carofiglio nelle sue opere a proposito di questo passaggio dal vecchio al nuovo, di questo cambiamento che, pur se positivo, inevitabile, ha provocato gravi problemi individuali e sociali, serie difficoltà al singolo e alla collettività, grossi pericoli all’ambiente naturale fino a mettere a rischio la stessa sopravvivenza del pianeta e dei suoi abitanti.

   Un attento esploratore del suo tempo può essere considerato Carofiglio. È un’opera importante quella che compie perché non si limita a rilevare i danni che sono venuti insieme al progresso ma s’impegna pure ad indicare i modi, i mezzi utili a contenerli, ridurli e cercare di evitarli. Anche un aspetto didattico assumono certe sue opere e non gli si possono disconoscere questi altri meriti. Così succede pure in La nuova manomissione delle parole dove l’effetto della modernità viene osservato dal Carofiglio in ambito linguistico, nell’uso delle parole, nella comunicazione, nel linguaggio parlato e scritto. Un uso, una comunicazione, un linguaggio dove molte, tante parole hanno subito delle vere e proprie modifiche, hanno assunto significati completamente diversi. Sono state “manomesse”, scomposte, smontate e usate per altri sensi, altri scopi, altre intenzioni. È un problema grave e per risolverlo non rimane che assumersi l’oneroso compito di ricostruire, ricomporre quelle parole, riportarle alla loro prima versione, restituire loro il vero significato, la vera funzione. In un’operazione di ricomposizione della lingua si è chiamati ad impegnarsi prima di perderla completamente. A causare il fenomeno molto hanno contribuito i sopravvenuti linguaggi informatici che, aggiuntisi a quelli cinematografici, radiofonici, televisivi, all’introduzione, alla diffusione di nuovi usi, costumi, al bisogno di definirli, all’ammissione, all’accesso di larghe fasce popolari nel contesto ufficiale, sociale, alle concessioni ammesse pur in ambito istituzionale, hanno rappresentato i motivi più gravi per la declassificazione, il decadimento della lingua italiana.

    Minuziosa è l’indagine che Carofiglio svolge nell’opera, molto documentata, molto ricca di citazioni importanti risulta ed esposta nei modi sempre chiari, scorrevoli della sua prosa. Ad ulteriore conferma dei propositi perseguiti l’autore rileva come per certe parole siano successe delle trasformazioni. Ne fa alcuni esempi con le parole “vergogna”, “giustizia”, “ribellione”, “bellezza”, “scelta”, “popolo” e ad ognuna dedica un intero capitolo. Ma come altre volte, come per altri problemi causati dai tempi anche per questo il Carofiglio suggerisce dei rimedi, non si arrende all’idea della mancata soluzione. Anche per la lingua propone oltre alle suddette ricostruzioni una combinazione tra passato e presente, un adattamento tra i due termini, un impegno a stare tra prima e dopo, a trovare un equilibrio, una misura tra parti diverse. Farle stare insieme, ricavare una sola lingua, una lingua nuova, avviare un’altra fase di quella storia della lingua partita da molto lontano, vederla come un’operazione naturale, necessaria, sarebbe l’unico modo per salvare la vecchia e la nuova lingua, per evitare ad una di corrompersi, all’altra di corrompere.